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La bisaccia del Bigolaro è una rubrica non strutturata che tratta vari argomenti di carattere botanico, folcloristico, faunistico ed etnobotanico che mettiamo a disposizione di tutti gli amanti della natura e di quelli che vogliono conoscere l’ambiente e qualche frammento dell’idioma e delle usanze delle piccole realtà locali nel territorio dei Colli Euganei.

 

Piante officinali e alimurgiche dei Colli Euganei.

Con questo primo titolo vogliamo dare un piccolo contributo alla conoscenza di questa straordinaria isola di biodiversità che sono i Colli Euganei, i quali, senza una consapevolezza collettiva del loro reale valore, nel lungo periodo possono diventare oggetto di spietate invasioni di ferro e cemento. Non sono pochi, purtroppo, quelli che mordono il freno per un assalto in grande stile. La carica devastante avvenuta nell’agro pedecollinare, zona ormai senza alcuna identità e totalmente assimilata all’informe periferia di Padova, è un minaccioso presagio. Respingere le offensive per mantenere integra l’oasi naturalistica euganea è un dovere etico di tutti quelli che la percorrono, a partire da chi ci vive e da chi governa il territorio. Da parte nostra, per adempiere a questo compito, continua alacremente l’indagine floristica iniziata quarant’anni fa. È una piccola cosa, ma comporre, come stiamo facendo, il quadro complessivo della flora del Distretto Euganeo, anche per ciò che riguarda le piante fitoalimurgiche, ci sembra un’azione utile.

Premessa

La letteratura divulgativa sulle piante usate a scopo alimentare e curativo è amplissima. Non c’è scaffale di libreria in cui non siano in mostra libri recenti e numerosissimi sono anche i siti che divulgano le conoscenze sulla medicina naturale o sulle piante alimurgiche.

 

Manca, però, per i Colli Euganei, in questo ambito, una rassegna soddisfacente.

Il presente elenco si configura, data questa lacuna, come un primo tentativo di inventario di tutte le specie euganee considerate mangerecce o a cui vengono attribuite proprietà medicamentose. Di esse una parte viene normalmente venduta nelle farmacie e nelle erboristerie sotto forma di integratori alimentari. Altre ancora sono diffuse erbe commestibili comunemente raccolte e consumate in tutto l’ambito nazionale o in particolari domini geografici. Da alcune si ricavano farmaci largamente usati la cui assunzione, talvolta, è strettamente legata al controllo medico. Parecchie, infine, sono poco usate o sono cadute in disuso in quanto contengono principi considerati tossici o perché la loro efficacia terapeutica attualmente, in fitoterapia non viene riconosciuta ma che, talvolta, vengono impiegate nelle medicine non convenzionali. Ci è parso utile, comunque, dando sommari resoconti sulle proprietà farmacologiche che vengono loro attribuite negli scritti consultati e solo segnalandone il possibile impiego alimentare, elencare tutte le entità di cui, nella letteratura attuale e in quella del passato (anche un piccolo numero di specie fungine, quindi non piante, frequenti nel Distretto) abbiamo trovato menzione. Ribadiamo, però, ancora una volta, che nulla di quanto riportato, per ciò che riguarda l’utilizzo fitoterapico delle piante deve essere considerato come una nosta indicazione, ma solo ed esclusivamente come tratto dalla letteratura.

 

Dove trovare le piante, quali piante cercare, Quale territorio considerare.

Le piante citate in questo essenziale scritto crescono nei più svariati ambienti, da quelli delle zone umide fino a quelli delle rupi assolate. La grande ricchezza floristica degli Euganei, i quali, con quasi 1600 taxa presenti, si collocano ai primi posti nel Veneto per densità di presenze vegetali, ha permesso di compilare un lunghissimo elenco di piante considerate officinali e un numero non piccolo ritenute buone da mangiare, di cui è documentata la crescita nell’area che si estende tra i rilievi e l’agro pedecollinare. Di conseguenza, numerosi alberi, erbe e arbusti, dei quali si utilizzano composti fitoterapici o parti commestibili, possono essere rintracciati in qualsiasi lembo della piana o delle alture. Le numerose piante che andiamo a riportare come curative o alimentari noi le abbiamo osservate fin da bambini e negli ultimi quarant’anni in migliaia e migliaia di escursioni condotte in tutto il complesso collinare. Alcune sono comuni, altre sono molto rare, talvolta persino a presenza puntiforme, tanto da essere considerate meritevoli di protezione e quindi assolutamente da non cogliere.

L’esposizione riguarda tutte le specie autoctone e le alloctone naturalizzate o localmente inselvatichite, anche accidentalmente, nell’ambito considerato. L’area di indagine comprende tutti i paesi del Padovano dove sono presenti le alture e si estende, per omogeneità territoriale, ai comuni limitrofi e alla propaggine euganea di Lovertino in comune di Albettone, nel Vicentino.

In appendice vengono considerate alcune specie non presenti sugli Euganei e da ricercare nell’Alta Padovana e lungo il bordo lagunare di Codevigo.

 

elenco floristico

Poichè il nostro lavoro è stato soprattutto quello di verificare quali specie considerate officinali o eduli in letteratura crescono nella zona degli Euganei, i taxa elencati nella lista non li abbiamo mai considerati, neppure nei casi in cui lo sono, come elementi peculiari della tradizione popolare fitoterapica o alimurgica del Distretto Euganeo. Il quadro che viene presentato, pertanto, per ciò che riguarda le virtù curative e la commestibilità delle piante, non fa riferimento a particolari utilizzi locali ma riporta gli appunti che abbiamo tratto dall’enorme mole di notizie che è emersa dalla consultazione della letteratura specializzata e divulgativa sulle proprietà medicinali e alimurgiche delle piante. In nessun modo vuole essere, in particolare in ambito fitoterapico, una fonte di suggerimenti per la cura di una certa malattia o di un qualunque disturbo, provenienti dalla tradizione etnobotanica dei Colli. Tantomeno, infine, intende rappresentare la promozione di un determinato tipo di cura in quanto, in ambito farmacologico, non abbiamo svolto o documentato alcuna indagine sperimentale. Ogni indicazione sull’efficacia curativa di una qualsiasi pianta riportata nell’elenco, di conseguenza, va letta come semplice segnalazione e sottointende che, in ambito fitoterapico, per qualsiasi scelta, è sempre necessario rivolgersi a professionisti qualificati. Le uniche note che vanno lette come nostre informazioni, riguardano esclusivamente un certo numero di piante di largo consumo (precedute da asterisco nel testo) da noi documentate come in uso nella tradizione in ambito euganeo. Il lettore, però, grazie alla nomenclatura scientifica aggiornata, è indirizzato verso l’esatta identificazione delle piante, fatto questo non sempre trattato con rigore nei testi che sviluppano studi sui vegetali con effetti medicamentosi o nutritivi. Di proposito, sono stati indicati solo per sommi capi le proprietà curative o gli usi alimentari delle piante e sono stati omessi tutti gli aspetti tecnici e scientifici legati all’utilizzo di vegetali, di parti di vegetali o di derivati, a scopo medicinale o alimentare, in quanto il nostro obiettivo è stato, nell’ambito della ricerca, ribadiamo esclusivamente quello di redigere una lista esaustiva di piante definite officinali e, o alimurgiche presenti nel territorio in modo da mettere in risalto, anche in questo ambito, le risorse degli Euganei.

 

L’invito, per chi confida nei rimedi di origine vegetale, prima di intraprendere qualsiasi trattamento con essenze considerate in possesso di virtù curative, è quello di consultare un medico specializzato e di evitare in ogni modo il “fai da te” partendo dalla lettura di un qualsiasi opuscolo divulgativo o dalla consultazione delle pagine che appaiono su internet, tanto meno della nostra. L’indicazione che ne consegue è quella di usare piante e prodotti erboristici a cui sono riconosciuti, a livello scientifico internazionale, reali principi attivi e vera efficacia terapeutica. In subordine occorre dire anche che le erbe commestibili, i cui nomi sono riportati nel testo, non sempre trovano unanime consenso nei palati e che, in cucina, i piatti preparati con le piante selvatiche non sempre sono delle golosità.

Decliniamo ogni responsabilità rispetto alle conseguenze dell’uso medicinale o alimurgico di una qualsiasi pianta inserita nella nostra lista e ricordiamo che all’interno del Parco Regionale dei colli euganei la raccolta delle erbe è sottoposta a precisi vincoli normativi.

 

 

Per la ricerca delle specie nel territorio i riferimenti bibliografici vanno ai testi elencati di seguito

 

Cusin G., 2013 – Tesori Naturalistici dei Colli Euganei Monte Calbarina – Futurama – Eugaeamente.

Lasen C., Minelli A., Masin R., Rallo G., Turin P., Sitzia T., Viola F., 2006 – La salvaguardia degli habitat di interesse naturale nel Parco Regionale dei Colli Euganei – Parco Regionale dei Colli Euganei. Este (PD).

Masin R., Ghirelli L., 2001 – Flora del territorio aponense – Cierre Edizioni. Sommacampagna (VR).

Masin R., Ghirelli L., 2003 – Il sentiero naturalistico Villa Draghi-Monte Ceva. Flora della propaggine orientale dei Colli Euganei e della pianura limitrofa – Bravape agroecosistema euganeo. Galzignano (PD).

Masin R., Scortegagna S., 2012 – Flora alloctona del Veneto centro-meridionale – Natura Vicentina N.15, (2011) 2012: 5-54. Vicenza.

Masin R., Tietto C., 2005 – Flora dei Colli Euganei e della pianura limitrofa – Sapi Editore, Padova.

Masin R., Tietto C., 2006 – Flora Vascolare della Provincia di Padova (Italia Nord Orientale) – Natura Vicentina N. 9, (2005) 2006: 7-103. Vicenza.

Masin R. 2014 – Addenda alla flora vascolare della Provincia di Padova – Natura vicentina N. 18, (2013) 2014: 63-72. Vicenza.

 

Come riconoscere le specie elencate.

Per un rapido ricoscimento delle piante citate nella tabella il riferimento va al sito curato da Pier Luigi Nimis, Rizzieri Masin, Corrado Tietto, Sebastiano Andreatta, Antonella Miola, Andrea Moro, Mariacristina Villani e Stefano Martellos: “Sistema informativo della flora dei Colli Euganei”, dove, attraverso delle chiavi interattive basate su immagini, è possibile, anche per chi non è un esperto, arrivare a determinare con esattezza una qualsiasi pianta euganea.

Per un riferimento mirato agli alberi e agli arbusti sono specifici i contenuti testuali e iconografici del sito predisposto da Pier Luigi Nimis, Rizzieri Masin, Corrado Tietto, Sebastiano Andreatta, Antonella Miola, Mariacristina Villani e Stefano Martellos: “GUIDA ALLE PIANTE LEGNOSE DEI COLLI EUGANEI” all’interno del quale, sempre attraverso chiavi interattive, possono essere determinate tutte le essenze legnose degli Euganei.

Chi non fosse riuscito, attraverso le chiavi interattive, a individuare autonomamente una qualsiasi pianta dei Colli Euganei, officinale, alimurgica o meno, puó contattare via mail il ristorante “Al Bigolaro” e chiedere una determinazione inviando una fotografia della pianta intera e altre immagini con i particolari dei fiori, dei frutti e delle foglie ben evidenziati.

Si precisa che tale prestazione è completamente gratuita.

 

 

elenco delle specie officinali euganee

Acacia di Costantinopoli Albizzia julibrissin Durazz.   Fabaceae

All’acacia di Costantinopoli vengono attribuite proprietà sedative (attenuano gli stati ansiosi), digestive, toniche, analgesiche, antiossidanti della pelle (antirughe), cardiotoniche (efficaci contro palpitazioni e aritmie), carminative, diuretiche e stimolanti. Specie usata in omeopatia nel trattamento degli stati ansiosi. Coltivata nei giardini e, casualmente, inselvatichita.

Acanto Acanthus mollis L. subsp. mollis   Acanthaceae

Le foglie e la radice dell’acanto sono ritenute cicatrizzanti, emollienti, anticatarrali, stomachiche (attivano la digestione), astringenti (attenuano delle diarree dovute a infiammazioni intestinali) e stimolanti. Le foglie pestate vengono dette efficaci contro le punture di ragni e insetti. Specie usata in omeopatia. Coltivata, sfuggita qua e là a coltivazioni e, localmente, inselvatichita in incolti ad Arquà, a Turri e a Lozzo.

 

Acero americano Acer negundo L.   Sapindaceae

Alla corteccia e ai rami dell’acero americano vengono attribuiti principi attivi in grado di stimolare le difese naturali dell’organismo. Dalla specie si ricavano farmaci omeopatici. Albero ornamentale naturalizzato negli incolti umidi e lungo i corsi d’acqua. Frequente.

 

Acero campestre Acer campestre L.   Sapindaceae

All’acero campestre vengono attribuite proprietà rinfrescanti (dissetano e depurano l’organismo), astringenti e leggermente anticoagulanti. Le foglie sono ritenute utili per lenire gli eritemi e gli arrossamenti della pelle. I germogli sono usati in gemmoterapia per curare varie forme di nevralgia e in omeopatia per curare i piccoli calcoli biliari e altre affezioni. Un tempo i semi tostati venivano usati per fare una bevanda simile al caffè. Il miele di acero campestre viene ritenuto di ottima qualità. Specie comune nei boschi, nelle siepi e lungo sponde.

 

Acero di monte, acero bianco Acer pseudoplatanus L.   Sapindaceae

La linfa, dal potere dolcificante, ottenuta incidendo la corteccia, sembra avere proprietà depurative (eliminano le impurità del corpo attraverso la pelle, l’apparato intestinale e le vie urinarie). Per il suo alto contenuto di vitamina C, un tempo veniva usata per combattere lo scorbuto. Trova impiego in omeopatia. L’acero di monte è un albero maestoso, frequente nei boschi dei versanti freschi. Talvolta si può osservare, nato da seme, presso i luoghi in cui viene coltivato a scopo ornamentale.

 

Acero riccio Acer platanoides L.   Sapindaceae

All’acero riccio vengono attribuite proprietà astringenti, antiossidanti, antireumatiche e oftalmiche. Albero di grandi dimensioni raro e localizzato sugli Euganei, presente con una vera e ricca popolazione spontanea solo nell’impluvio tra il M. Orbieso e il M. Gallo, mentre è molto raro sul versante nord del Venda. Talvolta si può osservare, nato da seme, casuale nei boschi e  presso i luoghi in cui viene coltivato a scopo ornamentale.

 

Acero saccarino Acer saccharinum L. Sapindaceae

All’acero saccarino vengono attribuite proprietà depurative. Per il suo alto potere dolcificante, dalla linfa si ricava un edulcorante meno calorico dello zucchero: lo sciroppo d’acero, un prodotto che in America trova largo impiego. Specie di origine nordamericana, coltivata nei giardini e nei parchi e, molto raramente, inselvatichita.

 

Acetosella cornicolata, acetosella dei campi Oxalis corniculata L.   Oxalidaceae

All’acetosella cornicolata numerosi autori attribuiscono proprietà astringenti, depurative, emmenagoghe, stomachiche e diuretiche. Le foglie sono ritenute utili contro le punture degli insetti e le eruzioni cutanee. Sono considerate commestibili e, per il loro delicato sapore acidulo, adatte a essere aggiunte alle insalate miste. Per l’alto contenuto di acido ossalico l’acetosella cornicolata è sconsigliata per chi soffre di artrosi e calcoli biliari. Specie comunissima negli incolti, nelle aiuole e negli orti. Si trova persino nei marciapiedi e nelle fioriere cittadine.

 

Acetosella dei boschi Oxalis acetosella L.   Oxalidaceae

All’acetosella dei boschi vengono ascritte proprietà depurative del sangue, decongestionanti (riducono o eliminano il gonfiore delle mucose) del fegato, diuretiche (aumentano la secrezione urinaria), astringenti e antinfiammatorie della pelle. Le foglie dal gusto acidulo sono dissetanti e possono essere messe nelle minestre e nelle insalate. Specie usata in omeopatia. Non è consigliata a chi soffre di artrosi e calcoli biliari, per il suo alto contenuto di acido ossalico. Poco frequente in alcuni impluvi ombrosi e umidi in collina. Nell’area euganea sono presenti alcune entità alloctone appartenenti al genere Acetosella con cui l’acetosella dei boschi, quando è allo stato vegetativo, può essere confusa. Tra queste spicca Oxalis articulata Savign. dai vistosi fiori rosa-purpurei.

 

Acetosella di Dillenius Oxalis dillenii Jacq.   Oxalidaceae

L’esotica acetosella di Dillenius viene ritenuta fruibile in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà astringenti, diuretiche, bechiche e depurative. Specie alloctona rara nel Distretto; osservata su muretti a secco e in incolti a Galzignano.

 

Acetosella minore Oxalis fontana Bunge   Oxalidaceae

All’acetosella minore (facilmente confondibile con l’acetosella di Dillenius) vari autori attribuiscono proprietà depurative, bechiche, astringenti e diuretiche. Alloctona comune negli incolti e nelle siepi.

 

Acetosella rizomatosa Oxalis articulata Savigny   Oxalidaceae

La specie viene indicata come fruibile in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti e stomachiche. Le foglie possono essere messe nelle insalate, ma un loro uso prolungato può arrecare danni all’organismo per la forte concentrazione di ossalati che contengono. Frequentemente coltivata per ornamento, l’acetosella rizomatosa si osserva inselvatichita nelle siepi, presso i giardini, negli incolti e ai margini di boschi degradati.

 

Acino annuale Acinos arvensis (Lam.) Dandy   Lamiaceae

L’acino annuale viene giudicato fruibile in fitoterapia in quanto gli vengono ascritte proprietà rubefacenti (richiamano il sangue negli strati superficiali della pelle alleggerendo le infiammazioni), stomachiche, odontalgiche (attenuano o eliminano il dolore dentale) e diuretiche. Specie frequente sui rilievi ai margini dei boschi mesofili.

 

Achillea millefoglio bianco-roseo Achillea roseoalba Ehrend   Asteraceae

Alle sommità fiorite dell’achillea millefoglio bianco-roseo vengono attribuite proprietà stomachiche, astringenti, antiemorragiche, vulnerarie (favoriscono la rigenerazione dei tessuti cutanei lesi, hanno effetti cicatrizzanti), eupeptiche (favoriscono la digestione, amaricanti) emmenagoghe (facilitano o aumentano il flusso mestruale, facilitano le normali funzioni dell’utero) e febbrifughe. La specie può essere messa nelle minestre (le foglie giovani) e usata per preparare liquori digestivi. Comune nei luoghi erbosi, soprattutto in pianura.

 

Achillea millefoglio montano Achillea millefolium L. s.l.   Asteraceae

Alle sommità fiorite di achillea millefoglio montano vengono attribuite proprietà stomachiche, astringenti, antiemorragiche, vulnerarie (favoriscono la rigenerazione dei tessuti cutanei lesi; hanno effetti cicatrizzanti), eupeptiche (favoriscono la digestione; amaricanti) emmenagoghe (facilitano o aumentano il flusso mestruale, facilitano le normali funzioni dell’utero) e febbrifughe. La specie viene impiegata in omeopatia. Può essere messa nelle minestre (le foglie giovani) e usata per preparare liquori digestivi. Comune nei luoghi erbosi soprattutto in collina. Entità affini: Achillea distans Waldst & Kit ex Willd. subsp distans, Achillea distans Waldst & Kit ex Willd. subsp. stricta (Gremli) Janch, Achillea collina Beker ex Rchb., Achillea roseoalba Ehrend., Achillea tomentosa L.

 

Achillea millefoglio subalpino Achillea distans Waldst & Kit ex Willd. s.l.

All’achillea millefoglio subalpino vengono attribuite proprietà stomachiche, eupeptiche, amaro-toniche, astringenti e vulnerarie. Può essere messa nelle minestre (le foglie giovani) e usata per preparare liquori digestivi. Comune ai margini di boschi mesofili.

 

Achillea millefoglio verdastro Achillea virescens (Fenzl) Heimerl   Asteraceae

All’achillea millefoglio verdastro vengono attribuite proprietà emmenagoghe, antiemorragiche, antispasmodiche (alleviano o eliminano le contrazioni involontarie di un muscolo o di un organo cavo, antispastiche) amaro toniche (facilitano la digestione aumentando la secrezione e il deflusso biliare) e diaforetiche. Specie presente copiosa, localmente, in zone incespugliate, ai margini di boschi termo-mesofili e in incolti, sui rilievi. Specie affine: Achillea nobilis L. s.l.

 

Adonide annua Adonis annua L.   Ranunculaceae

All’adonide annua vengono attribuite proprietà diuretiche e cardiotoniche (stimolano e regolano l’attività del cuore). La specie è TOSSICA e può provocare avvelenamenti anche mortali; assolutamente, da non usare in automedicazione. Molto rara nei campi con colture annuali nella zona meridionale dei Colli. Specie affini: Adonis flammea Jacq. subsp. flammea, Adonis aestivalis L. subsp. aestivalis.

 

Adonide estiva Adonis aestivalis L. subsp. aestivalis   Ranunculaceae

All’adonide estiva vengono attribuite proprietà cardiotoniche e diuretiche. La specie è TOSSICA e può provocare avvelenamenti anche mortali; assolutamente da non usare in automedicazione. Viene impiegata in omeopatia. Osservata qualche anno fa, rarissima, nei campi di grano a Monselice; attualmente, forse, è scomparsa dal Distretto Euganeo.

 

Agarico di S. Giorgio Calocybe gambosa (Fr.) Singer   Tricholomataceae

L’agarico di S. Giorgio è un fungo commestibile primaverile a cui vengono attribuite notevoli proprietà ipoglicemizzanti (riducono la concentrazione di glucosio nel sangue). Specie poco frequente, presente sui rilievi.

 

Agarico vellutato Flammulina velutipes (Kurt.: Fr.) Karsten   Dermolomataceae

All’agarico vellutato vengono attribuite proprietà antiossidanti (neutralizzano i radicali liberi e proteggono il corpo dalla loro funzione negativa) antiulcera, epatoprotettive, antinfiammatorie, antivirali (svolgono un’azione profilattica contro le infezioni causate da virus) e antibatteriche (svolgono un’azione profilattica contro le infezioni causate da batteri). Ricerche recenti gli ascrivono effetti positivi contro l’alzheimer e nella prevenzione del cancro. Non sono sufficientemente noti i possibili effetti negativi di un suo uso prolungato. La specie è commestibile ma va consumata cotta perché contiene una proteina cardiotossica termolabile. Frequente quale parassita di varie specie legnose nei boschi freschi dei rilievi.

 

Agave americana Agave americana L.   Asparagaceae

All’agave americana vengono ascritte proprietà lassative, depurative, antiscorbutiche, antileutiche (antisifilitiche), purgative e antireumatiche. La linfa viene considerata efficace contro le dermatiti e le irritazioni cutanee. Lo sciroppo di agave viene utilizzato come dolcificante. Le fibre, nelle zone di origine, vengono utilizzate per fare cordami e stuoie. In America da una specie congenere, l’agave azzurra (Agave tequilana F.A.C. Weber), si ricava il noto distillato detto tequila. Specie usata in omeopatia. Coltivata e inselvatichita, per via vegetativa, sui dirupi del M. Ceva e sul M. Cimisella.

 

Agazzino Pyracantha coccinea M. Roem. cv.   Rosaceae

L’agazzino trova uso in omeopatia. Frequentemente coltivato per fare decorative siepi di recinzione, si osserva spesso inselvatichito negli incolti e, talvolta, ai margini dei boschi come, ad esempio, sul M. Ricco. Allo stato spontaneo in Veneto è presente sulle dune litoranee di Rosolina.

 

Aglio di Cirillo Allium cyrilli Ten. Amaryllidaceae

Le foglie dell’aglio maggiore sono considerate revulsive, adatte a portare a maturazione i foruncoli. Specie commestibile. Rarissima e presente, in Veneto, solo sugli Euganei, nei cespuglieti termofili e nei coltivi erbosi del M. Lozzo; da proteggere e, assolutamente, da non cogliere.

 

*Aglio orsino Allium ursinum L. subsp. ursinum   Amaryllidaceae

All’aglio orsino vengono attribuite proprietà ipotensive (abbassano la pressione arteriosa), carminative (facilitano l’espulsione dei gas intestinali), lassative (facilitano l’evacuazione), stomachiche, anticolesterolemiche, stimolanti (favoriscono le attività dell’intero organismo o specifiche funzioni fisiologiche), depurative, antisettiche (eliminano i germi patogeni) e diuretiche. Le foglie e i bulbi si prestano a essere consumati in vari modi. Specie usata in omeopatia. Comune nei boschi freschi dei rilievi; rara e localizzata in pianura.

 

Aglio selvatico (senso ampio): aglio delle vigne Allium vineale L.; aglio selvatico Allium oleraceum L.; porraccio Allium ampeloprasum L.; aglio di Cirillo Allium cyrilli Ten.; aglio a pannocchia con lunghe spate Allium longispathum F. Delaroche; aglio delle streghe Alliun carinatum L.; aglio grazioso Allium coloratum Spreng.; aglio angoloso Allium angulosum L.; aglio napoletano Allium neapolitanum Cirillo; aglio di Sardegna Allium sardoum Moris; aglio di Coppoler Allium pallens L.; aglio arrotondato Allium rotundum L.; aglio delle bisce Allium sphaerocephalon L.; aglio orsino Allium ursinum subsp. ursinum   Amaryllidaceae

Come all’aglio coltivato (Allium sativum L.), all’aglio selvatico, anche se in minore misura, vengono attribuite proprietà diuretiche, depurative, antielmintiche (eliminano i vari tipi di vermi intestinali, vermifughe, tenuifughe) diaforetiche, colagoghe (agevolano e stimolano la produzione di bile) ipotensive, rubefacenti, antisettiche e febbrifughe. Tra le varie specie appartenenti al genere Allium presenti nel Distretto Euganeo, la più comune e facilmente reperibile, nei luoghi erbosi, pure in pianura, risulta essere A. vineale, una pianta usata anche in cucina. Alcune specie: Allium pallens, Allium cyrilli, Allium dentiferum e Allium rotundum sono molto rare e da proteggere. L’aglio selvatico, in particolare l’aglio delle vigne, quando è allo stato vegetativo viene confuso con l’erba cipollina (Alliun schoenoprasum L.), una specie propria degli ambienti umidi di montagna, che nel Distretto è presente solo come pianta orticola coltivata.

 

Agrifoglio Ilex aquifolium L.   Aquifoliaceae

Le foglie e la corteccia dell’agrifoglio trovano indicazione fitoterapiche in quanto considerate febbrifughe, diuretiche, antireumatiche e antiartritiche. La specie è uno dei “Fiori di Bach”. Viene usata in gemmoterapia e in omeopatia. Coltivata nei giardini a scopo ornamentale e casualmente inselvatichita.

 

Agrimonia Agrimonia eupatoria L. subsp. eupatoria   Rosaceae

L’agrimonia viene segnalata per le sue proprietà vulnerarie, epatoprotettive (facilitano la funzionalità del fegato), astringenti, diuretiche, antielmintiche, antinfiammatorie (riducono le infiammazioni) ed emmenagoghe. È ritenuta di sicura efficacia nella cura delle faringiti, delle stomatiti e della diarrea. A livello topico si usa per curare le congiuntiviti e le dermatiti essudative. Nella “Floriterapia” del dottor Bach viene indicata come attiva sugli stati emotivi. Trova impiego come rimedio omeopatico. Comune nei margini erbosi dei boschi, lungo sponde incespugliate e in incolti.

 

Ailanto Ailanthus altissima (Mill.) Swingle   Simaroubaceae

Si considerano efficaci la corteccia, i rami e il rizoma per le loro proprietà antispasmodiche, astringenti, antielmintiche, cardiotoniche e febbrifughe. L’ailanto, poco usato in Occidente, trova largo impiego in Cina dove viene utilizzato per curare vari disturbi. Specie da utilizzare sotto stretto controllo medico in quanto altamente TOSSICA. In dose eccessive può provocare nausea, vomito, emicranie e riniti. Incontra varie applicazioni in gemmoterapia e in omeopatia. Frequente negli incolti, nelle siepi, nei cespuglieti e nei prati degradati.

 

Albero delle farfalle Buddleja davidii Franch   Buddlejaceae

La specie viene usata in gemmoterapia come rimedio oftalmico e contro le vertigini. Poco frequente nei boschi degradati, nelle zone dirupate e sulle sponde dei corsi d’acqua.

 

Albero di Giuda Cercis siliquastrum L. subsp. siliquastrum   Fabaceae

Alla corteccia e ai fiori dell’albero di Giuda vengono attribuite proprietà amaricanti e anticatarrali. I gemmoderivati (composti ottenuti dai tessuti embrionali delle piante), secondo qualche autore, sono efficaci per curare l’arteriosclerosi e le trombosi. I baccelli giovani sono commestibili e vengono usati per fare frittelle dolci o come sottaceti. Specie usata in omeopatia. Frequente nella boscaglia termofila, soprattutto nella zona meridionale dei rilievi.

 

Alcea, malvone Alcea rosea L.   Malvaceae

L’alcea è conosciuta in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà lassative, espettoranti (facilitano l’eliminazione della tosse catarrale), diuretiche ed emollienti (rendono più morbida la pelle, decongestionano un tessuto infiammato). Specie coltivata e, sporadicamente, inselvatichita lungo le vie o in incolti. Specie affine: Alcea biennis Winterl subsp. biennis

 

Alchechengi Physalis alkechengi L.   Solanaceae

I frutti, gli steli e le foglie dell’alchechengi, secondo vari autori, hanno proprietà aperitive, coleretiche, antinfiammatorie del cavo orofaringeo, lassative e diuretiche. Per la sua forte azione diuretica l’alchechengi viene considerato molto efficace contro i calcoli dei reni e della vescica. Trova impiego come farmaco omeopatico. Secondo alcuni autori contiene principi tossici che possono provocare diarree prolungate. I frutti sono considerati edibili e vengono usati come componenti di varie ricette. Specie frequente soprattutto sui rilievi, ai margini dei boschi e nelle siepi.

 

Alisso annuale Alyssum alyssoides (L.) L.   Brassicaceae

Durante l’antichità le specie del genere Alyssum erano ritenute efficaci contro l’idrofobia (rabbia del cane). Nella farmacopea moderna questo tipo di proprietà non viene riconosciuto. Attualmente l’alisso annuale non trova impiego in fitoterapia. Frequente sui rilievi, ai margini della boscaglia termofila, su vulcaniti.

Alisso marittimo Lobularia maritima (L.) Desv. subsp. maritima   Brassicaceae

All’alisso marittimo, in passato, venivano attribuite proprietà astringenti, diuretiche e antiscorbutiche. I derivati erano usati nella cura della gonorrea e della dissenteria. Attualmente la specie viene impiegata in omeopatia. Coltivata per ornamento e subspontanea presso i giardini.

 

Alliaria Alliaria petiolata (M. Bieb.) Cavara et Grande   Brassicaceae

Alla radice e alle foglie dell’alliaria vengono ascritte proprietà antisettiche, cicatrizzanti, iperemizzanti (provocano un aumento di sangue a livello locale), revulsive (stimolano la circolazione sanguigna negli strati superficiali della pelle e provocano uno stato infiammatorio localizzato portando, ad esempio, a maturazione i brufoli), espettoranti e antiscorbutiche (per la ricchezza di vitamina C, fanno regredire rapidamente lo scorbuto). Le foglie sono commestibili e possono essere usate per preparare condimenti, minestre e torte salate. In omeopatia, in associazione con derivati di altre entità, la specie trova utilizzo nella cura delle bronchiti e di altre affezioni. Comune nelle siepi e ai margini di boschi freschi.

 

*Alloro Laurus nobilis L.   Lauraceae

Le foglie e ai frutti dell’alloro, secondo numerosi autori, hanno proprietà digestive, stimolanti e carminative. Per il loro forte aroma, in cucina, si prestano a vari usi. Vengono impiegate per fare un ottimo liquore digestivo. L’alloro, in associazione con altre piante medicinali trova utilizzo in aromaterapia e in omeopatia per curare le affezioni dell’apparato respiratorio. Coltivato e frequentemente inselvatichito negli incolti, nelle siepi e ai margini dei boschi.

 

Altea canapina Althaea cannabina L. s.l.   Malvaceae

All’altea canapina vengono attribuite proprietà antifebbrili, ipoglicemizzanti ed emollienti delle mucose faringee e gastriche. Le applicazioni esterne sono considerate efficaci nel combattere i geloni. Specie frequente nelle siepi, nei prati aridi e negli incolti erbosi.

 

Altea comune Althaea officinalis L.   Malvaceae

L’altea comune, secondo vari autori, ha proprietà emollienti e lenitive delle mucose ed è, quindi, considerata efficace contro la tosse, le tracheiti e le infiammazioni intestinali. Viene anche reputata un valido aiuto nella cura delle affezioni della pelle, in particolare per la sua azione contro la foruncolosi. In omeopatia viene usata la radice per la sua attività antitussiva. Specie frequente in pianura in zone con suolo umido, in particolare lungo sponde di fossi e di stagni.

 

Altea ispida Malva setigera Schimp. & Spenn.   Malvaceae

L’altea ispida, in passato, veniva utilizzata per preparare cataplasmi con cui fare maturare i foruncoli e per lenire le infiammazioni del cavo orofaringeo e le scottature. Le radici polverizzate erano usate come astringente e antitussivo. Specie molto rara sui rilievi, presente in zone marginali dei coltivi, su suolo di origine sedimentaria ricco in scheletro.

 

Amaranto coda rossa Amaranthus caudatus L.   Amaranthaceae

L’amaranto coda rossa produce semi commestibili il cui consumo viene considerato utile contro le carenze vitaminiche. Originario dell’America Centrale, viene coltivato in Asia dove sembra venga usato come pianta officinale per curare le affezioni respiratorie, l’anemia e persino i disturbi della vista e della crescita. Pianta ornamentale presente nei giardini. Accidentale in incolti.

 

Amaranto comune Amaranhus retroflexus L.   Amaranthaceae

In passato all’amarantacea veniva attribuita efficacia curativa nelle affezioni gastrointestinali e nel mal di gola, ma mancano conferme sperimentali. Secondo alcuni autori questa è tossica, tale da provocare gravi avvelenamenti e, quindi, non deve essere usata per automedicazione. I giovani getti, da altri autori, vengono considerati commestibili. La specie viene usata in omeopatia. Comune negli incolti e nei coltivi, dove si osserva soprattutto come infestante le colture sarchiate. Nel Distretto Euganeo crescono varie entità dall’aspetto generale molto simile a quello dell’amaranto comune: Amaranthus hybridus L., Amaranthus blitum L. subsp. blitum, Amaranthus cruenthus L. (usato in omeopatia), Amaranthus tuberculatus (Moq.) Sauer, Amaranthus deflexus L., Amaranthus graecizans L..

 

Ambretta dei querceti Knautia drymeja Heuff.   Dipsacaceae

All’ambretta dei querceti viene attribuito il potere di ridurre le secrezioni bronchiali ed epiteliali. Specie frequente nei boschi mesofili in tutta l’area dei rilievi.

 

Ambrosia a foglie di artemisia Ambrosia artemisiifolia L.   Asteraceae

Nella medicina popolare la specie era impiegata come lassativo, antiemetico, antifebbrile ed emmenagogo. A un olio essenziale, da essa ricavato, vengono attribuite proprietà antimicrobiche. L’ambrosia a foglie di artemisia è una delle principali specie responsabili delle allergie da polline e può provocare riniti, asma, senso di affanno, prurito e arrossamento degli occhi. Viene usata in omeopatia. Nel Distretto Euganeo è rara ma, in pianura, localmente, in particolare nelle golene dei grandi fiumi è, tra le piante alloctone, una delle infestanti con maggiore impatto. Altrettanto invasiva è Ambrosia psilostachya DC, un’entità diffusa lungo tutto il litorale veneto e in risalita verso l’interno attraverso i depositi sabbiosi delle golene fluviali.

 

Ammi, visnaga maggiore Ammi majus L.   Apiaceae

Secondo alcuni autori la tintura madre ottenuta dai semi di visnaga maggiore è efficace contro l’angina pectoris e l’asma. Il visnaga viene considerato attivo anche contro la vitiligine, le coliche biliari e le coliche renali. Per i possibili effetti collaterali provocate dai sovradosaggi (cefalee, vertigini, diarrea e vomito) trova scarso uso in fitoterapia. Viene usato in omeopatia per curare le affezioni cardiocircolatorie. Sporadico in pianura nei campi di cereali.

 

Anagallide dei campi, centonchio dei campi Lysimachia arvensis (L.) U. Manns & Anderb. s.l.   Primulaceae

All’anagallide dei campi vengono ascritte proprietà diaforetiche, antisettiche, capillotrope, sedative della tosse, colagoghe e diuretiche. I cataplasmi di foglie trovano impiego nella cura delle affezioni cutanee ma possono risultare irritanti. Secondo vari studi, la specie contiene principi tossici, tali che l’ingestione dei suoi derivati può provocare intossicazioni. Di conseguenza non viene considerata idonea a essere usata in fitoterapia. In omeopatia viene utilizzata per curare l’eczema delle mani e dei piedi. Comune nei coltivi e negli incolti.

 

Anagallide azzurra, centonchio azzurro Lysimachia foemina (L.) U. Manns & Anderb.   Primulaceae

All’anagallide azzurra vengono attribuite proprietà espettoranti, diuretiche, diaforetiche, sedative della tosse e colagoghe. La specie è ritenuta efficace anche come cicatrizzante epiteliale ma si ritiene che il suo uso, a livello topico, possa provocare irritazioni. Secondo vari studi contiene principi tossici e l’ingestione dei suoi derivati può provocare intossicazioni e, quindi, non viene considerata idonea a essere usata in fitoterapia. Frequente nelle zone erbose aride dei rilievi. Specie affine: Lysimachia minima (L.) U. Manns & Anderb.

 

Anemone bianco Anemonoides nemorosa (L.) Holub.   Ranunculaceae

L’anemone bianca sembra avere proprietà rigeneranti del tono muscolare ed energizzanti. I cataplasmi di foglie e fiori vengono ritenuti efficaci contro la tigna dei capelli. Specie TOSSICA da non usare in automedicazione. Viene utilizzata in omeopatia per curare gli stati ansiosi, l’insonnia, i fastidi allo stomaco, la cistite e i reumatismi. Comune nei boschi freschi sui rilievi. Specie tossica simile: Isopyrum thalictroides L.

 

Anemone fior-stella Anemone hortensis L. subsp. hortensis   Ranunculaceae

All’anemone fior stella vengono attribuite proprietà tonico-nervine. specie tossica da non usare in automedicazione. Presente inselvatichita in una piccola stazione alle pendici del M. Cecilia.

 

Anemone gialla Anemonoides ranunculoides (L.) Holub.   Ranunculaceae

All’anemone gialla vengono attribuite proprietà emmenagoghe. A livello topico la pianta trova applicazione contro i dolori articolari. Specie TOSSICA da non utilizzare, per uso interno, in automedicazione. Viene usata in omeopatia. Frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

Anemone fegatella Hepatica nobilis Schreb.   Ranunculaceae

La pianta intera di anemone fegatella viene adoperata in fitoterapia per le sue proprietà astringenti e diuretiche. Deve, però, essere somministrata sotto controllo medico in quanto TOSSICA. In omeopatia le foglie trovano utilizzo contro le bronchiti. Specie comune nei boschi mesofili sui rilievi.

 

Angelica selvatica Angelica sylvestris L. subsp. sylvestris.   Apiaceae

Si usano la radice, gli steli e i frutti per le proprietà antispastiche del tratto gastroenterico, carminative, stomachiche, digestive, toniche, colagoghe ed espettoranti. La specie trova impiego anche nella cura del sistema nervoso come analgesico e calmante. Viene utilizzata nella preparazione di dolci (i fusti canditi) e di amari. Frequente, soprattutto in pianura, lungo le sponde dei fossi.

 

*Anguria Citrullus lanatus (Thunb.) Matsum. & Nakai   Cucurbitaceae

L’anguria viene indicata come coadiuvante nella cura dell’artrite, della cellulite, del diabete, dell’ipercolesterolemia e delle infiammazioni provocate dall’asma. Secondo alcuni autori ha proprietà antiossidanti. Il suo consumo sembra avere effetti positivi contro l’ipertensione. Ai semi vengono attribuite blande proprietà diuretiche. Specie coltivata e presente, casualmente, negli incolti.

 

Aquilegia comune Aquilegia vulgaris L.    Ranunculaceae

Secondo la tradizione popolare l’aquilegia comune, in passato, veniva usata nella cura dello scorbuto, come calmante nella cura dei disturbi nervosi e come antisettico. Attualmente l’utilizzo fitoterapico della specie, per la notevole TOSSICITA’dei composti che questa contiene, è stato quasi abbandonato. L’ingestione di parti della pianta può provocare aritmie cardiache e disturbi respiratori. Assolutamente da evitare è l’uso casalingo di derivati. In omeopatia la ranuncolacea trova impiego come calmante nei casi di cefalea e di eccitazione nervosa. Entità molto rara presente, in alcune stazioni puntiformi, forse non spontanea, ai margini dei boschi della zona centrale dei Colli.

 

Arenaria a foglie di serpillo Arenaria serpyllifolia L.   Caryophyllaceae

All’arenaria a foglie di serpillo vengono attribuite proprietà bechiche, depurative, febbrifughe e diuretiche. Specie comunissima ovunque negli incolti, ai margini delle vie e nei coltivi. Specie simile: Arenaria leptoclados (Rchb.) Guss.

 

Aristolochia gialla Aristolochia clematitis L.   Aristolochiaceae

In passato le foglie e i rizomi dell’aristolochia gialla venivano adoperati come cicatrizzanti della pelle, come drastici purganti, come antitussivi, come antiulcera. Trovavano impiego anche nella cura delle mestruazioni dolorose e carenti, per i loro effetti ossitocici (che provocano la contrazione uterina durante il parto). Per l’alta TOSSICITA’ la specie non viene più usata in fitoterapia. Secondo alcuni studi la sua assunzione può provocare tumori al tratto urinario. Viene impiegata in omeopatia per curare vari disturbi, tra cui la depressione, l’insufficienza venosa, le cefalee e le mestruazioni dolorose. Cresce con frequenza negli incolti erbosi, nelle sponde e nelle siepi. Entità simile: Aristolochia pallida Willd.

 

Aristolochia rotonda Aristolochia rotunda L. subsp. rotunda   Aristolochiaceae

Alla radice dell’aristolochia rotonda vengono attribuite proprietà stimolanti dell’apparato gastroenterico e depurative. La specie viene considerata TOSSICA e, quindi, da usare sotto stretto controllo medico. Frequente sui rilievi, soprattutto nelle boscaglie termofile.

 

Asaro Asarum europaeum L.   Aristolochiaceae

I fiori, le radici e il rizoma dell’asaro, in passato, venivano utilizzati per le loro proprietà emetiche, purgative, diaforetiche, diuretiche, espettoranti, febbrifughe ed emmenagoghe. La specie è altamente TOSSICA e il suo uso non è consentito tra gli integratori alimentari. Trova impiego in omeopatia come farmaco antiemetico, antinausea, anticefalico e antidiarroico. È molto rara e presente in alcuni impluvi umidi sui rilievi: M. Venda, M. Solone.

 

*Asparago comune Asparagus officinalis L.   Asparagaceae

I turioni, i semi e il rizoma dell’asparago comune vengono considerati efficaci in fitoterapia in quanto sono loro attribuite proprietà lassative, depurative, diuretiche, antidrotiche, ipotensive e sedative della nevrosi cardiaca. I giovani turioni hanno un ottimo sapore e si prestano a vari usi in cucina. La specie viene impiegata in omeopatia per trattare vari disturbi. Poco frequente; presente soprattutto in pianura sugli argini dei canali.

 

*Asparago pungente Asparagus acutifolius L.   Asparagaceae

I turioni e il rizoma dell’asparago pungente, secondo la letteratura, possiedono proprietà diuretiche, antinfiammatorie e aperitive. I giovani turioni, molto ricercati nei Colli, si prestano a essere consumati in vari modi. La specie trova impiego in omeopatia nella cura delle infiammazioni delle vie urinarie. Comune ai margini della boscaglia termofila e nei cespuglieti soleggiati sui rilievi.

 

Asparago selvatico Asparagus tenuifolius Lam.   Asparagaceae

L’asparago selvatico, secondo vari autori, ha proprietà aperitive, diuretiche, depurative, antireumatiche, antinfiammatorie, antiedemigene e lassative. Sembra avere anche effetti dimagranti. Sporadico all’interno di boschi mesofili sui rilievi.

 

Asplenio adianto-nero Asplenium adiantum-nigrum L. subsp. adiantum-nigrum   Aspleniaceae

All’asplenio adianto-nero vengono attribuite proprietà digestive, espettoranti ed emollienti. Specie poco frequente nei boschi e nei terrazzamenti dei vigneti in collina; molto rara su muri o vecchi pozzi in pianura.

 

Asplenio maggiore Asplenium onopteris L.   Aspleniaceae

All’asplenio maggiore vengono ascritte proprietà antitussive e mucolitiche. Specie comune nei boschi e nei muretti a secco in collina.

 

Asplenio ruta di muro Asplenium ruta-muraria L. s.l.   Aspleniaceae

Si ritiene che l’asplenio ruta di muro possegga proprietà astringenti, diuretiche, aperitive, digestive, toniche, emmenagoghe, vulnerarie, oftalmiche e sedative. Specie rarissima (e da proteggere) in stazioni naturali: M. Fasolo, M. Partizzon, M. Gallo, Marlunghe. Rara su muri.

 

Asplenio settentrionale Aspleniun septentrionale (L ) Hoffm. subsp. septentrionale.   Aspleniaceae

Si ritiene che la felcetta abbia proprietà diuretiche e depurative. Rarissima su rupi sui rilievi: M. Venda, M. della Madonna, M. Ceva, Rocca Pendice. Specie da proteggere.

 

Asplenio tricomane Asplenium trichomanes L. subsp. quadrivalens D.E. Mey.   Aspleniaceae

La piccola felce, secondo numerosi autori, possiede proprietà emollienti, antinfiammatorie e decongestionanti. Viene usata in omeopatia. Comune su dirupi e boschi insediati su suoli sassosi sui rilievi; sporadica su muri in pianura. Due altre specie del genere Asplenium presenti nel Distretto Euganeo: Asplenium billotii F.W. Schultz e Asplenium foreziense Legrand ex Magnier, rarissime e localizzate, sono state inserite nella Lista Rossa Regionale della Flora Vascolare.

 

*Aspraggine comune Picris hieracioides L. s.l.   Asteraceae

L’aspraggine comune, secondo vari autori, possiede proprietà lassative e diuretiche. Può essere utilizzata tra le erbe da lessare e passare in padella. Specie comunissima in incolti e luoghi erbosi.

 

*Aspraggine volgare Helminthotheca echioides (L.) Holub Asteraceae

L’aspraggine volgare trova impiego fitoterapico in quanto le vengono attribuite proprietà emostatiche e cicatrizzanti. Viene usata in omeopatia. Le rosette basali lessate e saltate in padella sono tra le migliori “erbe di campo”. Allo stato giovanile sono commestibili anche crude in insalata. Specie comune negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Assenzio annuale, artemisia annuale Artemisia annua L.   Asteraceae

Si usano le foglie per la loro azione antidissenterica. L’artemisia annuale viene indicata anche come emmenagogo, sedativo, digestivo, antielmintico e antianoressico. Viene impiegata nella medicina cinese come antipiretico e antimalarico. I preparati di artemisia annuale hanno una potentissima azione antimalarica. Secondo gli scienziati il plasmodio della malaria ha subito delle mutazioni che lo rendono resistente al chinino ma non ai preparati di Artemisia annua. Di conseguenza, questa sembra essere la nuova arma che l’uomo ha per combattere il terribile flagello. Specie sporadica in incolti nell’area collinare, ma in fortissima espansione lungo i fiumi della Pianura Veneta.

 

Assenzio comune, artemisia comune Artemisia vulgaris L.   Asteraceae

Secondo la letteratura l’artemisia comune possiede proprietà digestive, astringenti, antispasmodiche e regolatrici del ciclo mestruale. Le vengono attribuiti anche effetti febbrifughi, sedativi e sudoriferi. Viene usata in aromaterapia e in omeopatia. Comune negli incolti. Specie affine: Artemisia verlotiorum Lamotte.

 

Assenzio dei Verlot Artemisia verlotiorum Lamot.   Asteraceae

L’asteracea viene considerata utile nella stimolazione della circolazione del sangue e nella regolazione della pressione arteriosa. Sembra anche favorire il rilassamento e il sonno. Specie alloctona invasiva, comune negli incolti.

 

Assenzio maschio Artemisia alba Turra   Asteraceae

L’artemisia maschio sembra avere proprietà amaricanti, eupeptiche toniche e depurative. Localmente comune in zone cespugliose aperte e prati aridi sui rilievi. Non cresce sui Colli l’affine Artemisia campestris L., una specie simile, comune, nel Padovano, sui terrazzi alluvionali del Brenta.

 

Assenzio vero Artemisia absinthium L.   Asteraceae

Sono considerati efficaci in fitoterapia foglie e i fiori per le loro proprietà toniche, stomachiche, colagoghe, digestive, aperitive, emmenagoghe, vermifughe e febbrifughe. Una tesi accreditata sostiene che il tujone, una sostanza contenuta nell’assenzio, è neurotossico e agisce nel tempo attraverso un consumo costante. Secondo altri studi non appaiono del tutto veri i resoconti ottocenteschi sulla tossicità del liquore a base di assenzio. I negativi effetti sulla mente dei bevitori sarebbero da imputare più alle sostanze alcoliche scadenti o tossiche impiegate per prepararlo, che ai principi attivi delle specie stessa. L’ assenzio vero, per prudenza, non deve essere usato in automedicazione. Da esso vengono ricavati farmaci omeopatici usati contro l’epilessia e le convulsioni isteriche. Non raro, localmente, sui rilievi, soprattutto nei cespuglieti e i margini della boscaglia termofila della zona meridionale.

 

Asterisco spinoso Pallenis spinosa (L.) Cass.   Asteraceae

All’asterisco spinoso vengono attribuite proprietà emollienti, antinfiammatorie e antipiretiche. Nella medicina popolare le foglie erano utilizzate contro il mal d’orecchi. La specie trova impiego come farmaco omeopatico. Molto rara e localizzata è presente con alcune piccole popolazioni in zone aride, su substrati calcarei con scarsa pedogenesi, nella zona meridionale dei Colli; é inserita nella Lista rossa regionale della flora vascolare quale entità gravemente minacciata.

 

Astragalo falsa-liquirizia Astragalus glycyphyllos L.   Fabaceae

All’astragalo falsa-liquirizia vengono attribuite proprietà diuretiche, depurative e rinfrescanti. Specie usata in omeopatia. Poco frequente; presente nei sentieri boschivi in collina e nelle capezzagne erbose in pianura.

 

Astro marino Tripolium pannonicum (Jacq.) Dobrocz s.l.   Asteraceae

All’astro marino vengono attribuite proprietà mucolitiche, toniche e astringenti. Un tempo la specie era diffusa nelle zone termali della piana perieuganea. Osservata fino al Duemila a Battaglia, ora è probabilmente scomparsa dal Distretto. Comune nella barena del tratto lagunare padovano.

 

Astro di Virgilio Aster amellus L.   Asteraceae.

Alla decorativa asteracea vengono attribuite proprietà amaro-toniche, eupeptiche, astringenti ed emollienti. Specie frequente nei prati aridi nella zona meridionale di rilievi.

 

Astro spillo d’oro Galatella linosyris (L.) Rchb. f.   Asteraceae

All’astro spillo d’oro vengono attribuite proprietà antisettiche. Specie frequente, nei prati aridi e ai margini della boscaglia termofila, sui rilievi.

 

Atriplice Atriplex prostrata DC.   Amaranthaceae

All’atriplice vengono attribuite proprietà lassative. Le foglie giovani possono essere consumate lesse e saltate in padella, oppure come componenti di minestre vegetali. Specie frequente, localmente, in particolare lungo i rii caldi nella piana pedecollinare. Specie affine: Atriplex patula L.

 

Aucuba Aucuba japonica Thunb.   Cornaceae

Nella medicina popolare i cataplasmi di foglie di aucuba venivano usati per trattare ustioni, geloni e gonfiori della pelle. Secondo vari autori la specie è in possesso di proprietà antibatteriche, antimicotiche, antiflogistiche, antispasmodiche ed epatoprotettive. Trova impiego come rimedio omeopatico. Coltivata per ornamento; presente nei parchi e raramente inselvatichita negli stessi.

 

Avena barbata Avena barbata Potter subsp. barbata   Poaceae

L’avena barbata è indicata come diuretica, emolliente e rinfrescante. Specie comune negli incolti e nei seminativi come pianta infestante.

 

Avena coltivata Avena sativa L. s.l.   Poaceae

La specie viene indicata come diuretica, emolliente, antinfiammatoria intestinale, detergente dell’epidermide con effetti sull’acne, anticolesterolemica e sedativa. È uno dei cosiddetti “Fiori di Bach”. Trova impiego in omeopatia. Coltivata sporadicamente e presente, casualmente, in incolti.

 

Avena maggiore Avena sterilis L.   Poaceae

La specie viene indicata in fitoterapia per le sue proprietà toniche, emollienti e diuretiche. Frequente negli incolti e lungo i bordi delle strade, in particolare nella zona meridionale dei rilievi; molto rara in pianura.

 

Avena selvatica Avena fatua L. subsp. fatua.

All’avena selvatica vengono attribuite proprietà antiasteniche, sedative, diuretiche, emollienti e rinfrescanti dell’epidermide. Specie comune soprattutto nei coltivi sarchiati.

 

*Azzeruolo Crataegus azarolus L.   Rosaceae

La rosacea viene indicata come un efficace cardiotonico, ipotensivo, sedativo, antiossidante e antispasmodico. Alla polpa dei frutti vengono attribuite proprietà antianemiche e oftalmiche. I frutti, commestibili da crudi, si possono usare per fare marmellate. L’azzeruolo viene raramente coltivato ai margini dei campi. Non mostra tendenza a diventare selvatico. Si osserva inselvatichito, invece, sporadicamente, l’affine Crataegus submollis Sarg., una specie che sembra possedere proprietà identiche a quelle dell’azzeruolo.

 

Bagolaro Celtis australis L. subsp. australis   Cannabaceae

Al bagolaro vengono attribuite proprietà astringenti e rinfrescanti dell’apparato gastroenterico. Le foglie sono ritenute utili nelle infiammazioni della mucosa della bocca. Specie usata in omeopatia. Comune in zone sassose o dirupate sui rilievi. Specie simile: Celtis occidentalis L.

 

Balsamina Impatiens balsamina L.   Balsaminaceae

Alla balsamina vengono attribuite proprietà antibatteriche e antifungine. Viene considerata efficace contro l’acne, gli ascessi cutanei e le micosi. È una delle piante considerate nella “Floriterapia” del dottor Bach, opera in cui viene detta attiva sugli stati emozionali. Coltivata per ornamento e presente, casualmente, in incolti. Specie simili presenti nel Padovano ma non sugli Euganei: Impatiens glandulifera Royle, Impaties balfourii Hook.f., Impatiens parviflora DC.

 

Balsamita, erba di S. Pietro Tanacetum balsamita L.   Asteraceae

L’asteracea trova indicazione come antispasmodico, carminativo, diuretico ed emmenagogo. Studi recenti le attribuiscono proprietà antisettiche. Viene usata in omeopatia. Coltivata e presente, molto raramente, inselvatichita nelle siepi.

 

Bambù Phyllostachys aurea Carrière ex Rivière & C. Rivière.   Poaceae

Alcune specie di bambù sembrano avere proprietà emmenagoghe, antielmintiche, afrodisiache e antispasmodiche. Nella zona euganea, tra le varie specie ornamentali di bambù coltivate e, o inselvatichite, sembra essere prevalente P. aurea.

 

Barba di becco violetta Tragopogon porrifolius L. subsp. porrifolius   Asteraceae

La barba di becco violetta viene indicata come depurativa, espettorante, sudorifera e diuretica. I giovani getti e la radice lessati sono commestibili. I capolini non aperti possono essere usati come sottaceti. Entità frequente, soprattutto sui rilievi, in zone erbose o ai margini di cespuglieti aperti.

 

Barba di becco gialla Tragopogon orientalis L.   Asteraceae

La barba di becco gialla, in passato, veniva utilizzata come aperitivo, antiacido e depurativo. Attualmente le vengono riconosciute proprietà diuretiche, sudorifere, astringenti e depurative. La radice viene indicata come coadiuvante nella cura del diabete. Le foglie, la radice e i giovani getti lessati sono commestibili e di ottimo sapore. Specie usata in omeopatia. Frequente nei luoghi erbosi. Specie simile: Tragopogon dubius Scop.

 

Barba di capra Aruncus dioicus (Walter) Fernald   Rosaceae

La barba di capra, sembra possedere proprietà antiossidanti, antipiretiche, toniche, espettoranti e astringenti. Un infuso ricavato dalla radice veniva usato contro la gonorrea, per fermare le perdite di sangue causate dal parto e contro la produzione di urina eccessiva. Allo stato adulto va usata sotto controllo medico perché, in dosi elevate, può risultare TOSSICA. Trova impiego in omeopatia. I giovani getti non sono tossici e possono essere consumati come gli asparagi. Non fanno parte, però, della tradizione culinaria euganea. Specie comune sui rilievi ai margini dei boschi freschi.

 

*Bardana minore Arctium minus (Hill) Bernh.   Asteraceae

Le radici della bardana minore vengono utilizzate per le proprietà colagoghe, diaforetiche, diuretiche, depurative, uricosuriche e antigottose. Raccolte quando sono tenere, tagliate a rondelle e saltate in padella hanno un ottimo sapore. Il loro decotto, che si può usare anche a livello topico, è considerato efficace contro l’acne. Sono commestibili, lessate, anche le foglie. In omeopatia la specie viene impiegata in caso di eczema, dermatite atopica, psoriasi, ascessi cutanei, acne, piede d’atleta e perdita di capelli. Comune negli incolti, ai margini dei boschi e lungo le siepi ombrose

 

Becco di gru comune, cicutaria Erodium cicutarium (L.) l’Hér   Geraniaceae

Alla geraniacea vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti e vasocostrittrici. È una specie considerata molto efficace in caso di diarrea, di emorragia uterina o di mestruazioni troppo abbondanti. Viene usata in omeopatia. Comune negli incolti con suolo ricco in scheletro.

 

Becco di gru maggiore Erodium ciconium (L.) l’Hér   Geraniaceae

Al becco di gru maggiore vengono attribuite proprietà vulnerarie, emostatiche e astringenti. Specie frequente in zone erbose soleggiate sui rilievi.

 

Becco di gru malvaceo Erodium malacoides (L.) L’Hér. subsp. malacoides   Geraniaceae

Al becco di gru malvaceo vengono attribuite, ugualmente alle congeneri, proprietà astringenti, emostatiche e vulnerarie. Le foglie sono considerate commestibili.  Entità rarissima sui Colli, osservata esclusivamente sul M. Lozzo; assolutamente da non cogliere.

 

Bella di notte Mirabilis jalapa L.   Nyctaginaceae

Secondo vari autori la bella di notte ha proprietà vulnerarie, antipruriginose, antinfiammatorie, antiossidanti, purgative e antifebbrili. L’ingestione dei fiori può provocare nausea, vomito e disturbi cardio-circolatori. Specie usata in omeopatia. Da non utilizzare in automedicazione. Coltivata e, spesso, inselvatichita presso i giardini.

 

Bergenia, ortensia Bergenia crassifolia Fritsch   Saxifragaceae

Secondo alcuni autori la bergenia ha proprietà antiossidanti. Specie coltivata e, casualmente, inselvatichita.

 

Betulla verrucosa Betula pendula Roth.   Betulaceae

La betulla verrucosa, secondo vari autori, ha proprietà antisettiche, cicatrizzanti, coleretiche, diuretiche, stimolanti, depurative e sudorifere. Viene anche considerata efficace contro la cellulite. Il carbone vegetale, ottenuto per distillazione secca del legno, è un noto coadiuvante nella cura delle gastriti, delle coliti e delle fermentazioni intestinali. I gemmoderivati vengono impiegati come tonici dell’organismo, come drenanti e come stimolanti le difese generali del corpo. Specie usata in omeopatia nella cura di varie affezioni. Poco frequente nei boschi freschi e luminosi sui rilievi.

 

*Biancospino comune Crataegus monogyna Jacq.   Rosaceae

Si usano i fiori del biancospino comune per le proprietà calmanti, antiossidanti, cardiotoniche e ipotensive. I frutti, poco saporiti da crudi, possono essere usati per fare giulebbe, marmellate e liquori. Specie usata in omeopatia per il trattamento di varie affezioni. Comune ai margini dei boschi, nei cespuglieti, nelle siepi e sulle sponde alberate.

 

*Biancospino selvatico Crataegus laevigata (Poir.) DC.   Rosaceae

Ai fiori del biancospino selvatico vengono attribuite proprietà calmanti, antiossidanti, cardiotoniche e ipotensive. I gemmoderivati sono considerati efficaci contro gli attacchi di angina pectoris, tachicardia, ipertensione arteriosa e stati ansiosi. I frutti, poco saporiti da crudi, possono essere usati per fare giulebbe, marmellate e liquori. La specie viene usata in omeopatia. Poco frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

Bietola comune Beta vulgaris L. subsp. vulgaris   Amaranthaceae

Alla bietola comune vengono attribuite proprietà lassative, aperitive, depurative, antianemiche, ricostituenti, colagoghe, mineralizzanti, antiossidanti, diuretiche e rinfrescanti. Le foglie bollite, applicate sulla parte lesa, sono considerate efficaci contro le scottature e gli eritemi solari. La bietola comune, come ortaggio, viene consumata fin dai tempi dell’antica Grecia. Nel Distretto Euganeo si osserva casualmente inselvatichita in incolti. Nell’area lagunare, lungo l’argine della Valle Morosina e della Valle Millecampi cresce anche l’affine Beta vulgaris subsp. maritima (L.) Arcang.

 

Billeri comune Cardamine impatiens L. subsp. impatiens   Brassicaceae

La medicina popolare attribuiva al billeri comune proprietà antiscorbutiche. Le foglie, dal sapore piccante, possono essere utilizzate come condimento. Specie frequente soprattutto nei luoghi erbosi, ai margini di boschi freschi sui rilievi.

 

Billeri flessuoso Cardamine flexuosa With. subsp. flexuosa   Brassicaceae

Il billeri flessuoso, nella medicina popolare, trovava impiego come espettorante e antireumatico. Le rosette basali possono essere consumate crude nelle insalate miste oppure lessate e saltate in padella. Specie poco frequente, presente lungo alcuni rii nella zona centrale dei Colli.

 

Billeri primaticcio Cardamine hirsuta L.   Brassicaceae

La medicina popolare attribuiva al billeri primaticcio efficacia nella cura della calvizie. Attualmente questo viene indicato per le proprietà ricostituenti e diuretiche. Le rosette basali si possono consumare nelle insalate miste. Specie comune negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Billeri di Mattioli Cardamine matthioli Moretti   Brassicaceae

Il billeri di Mattioli sembra avere proprietà antireumatiche e antiscorbutiche (curative dello scorbuto, una malattia dovuta a carenza di vitamina C). A livello topico viene considerata efficace contro l’acne e le efelidi (macchie giallo brune della pelle presenti soprattutto nelle persone dalla carnagione chiara). Le foglie basali possono essere consumate crude nelle insalate miste oppure aggiunte alle zuppe e alle minestre di verdura. Specie molto rara nel Distretto Euganeo, presente lungo le sponde di alcuni fossi ai piedi delle alture e da proteggere in quanto, in zona, è a forte rischio di estinzione. Non infrequente nei prati umidi dell’Alta Padovana.

 

Bocca di leone Antirrhinum majus L. subsp. majus   Plantaginaceae

La bocca di leone viene ritenuta portatrice di principi antinfiammatori, lenitivi ed emollienti. Viene usata contro le infiammazioni cutanee e dell’apparato orofaringeo. Trova impiego come rimedio omeopatico. Viene utilizzata in cucina per condire la pasta, le tartine e la carne e per preparare ripieni. Può essere usata per dare sapore a sorbetti e yogurt. Coltivata e, casualmente, inselvatichita su muri e dirupi.

 

Borracina acre, risetto acre Sedum acre L.   Crassulaceae

Secondo vari autori la pianta intera di borracina acre svolge azioni diuretiche, ipnotiche (inducono il sonno), ipotensive e febbrifughe. Nella medicina popolare veniva usata per la cura dell’epilessia. A contatto con la pelle può causare irritazioni, mentre ingerita può provocare vomito e diarrea. Qualsiasi suo uso casalingo, a scopo curativo, è assolutamente sconsigliato. In ambito omeopatico la specie trova impiego nella cura delle emorroidi. Frequente su rupi soleggiate, muri e suoli ricchi in scheletro. Specie simile: Sedum sarmentosum Bunge.

 

Borracina bianca Sedum album L.   Crassulaceae

Le parti aeree della borracina bianca trovano indicazione fitoterapica in quanto vengono loro attribuite proprietà emetiche, diuretiche e ipotensive. Sono, però, drasticamente purganti e devono essere usate con molta prudenza. A contatto con la pelle hanno effetti rubefacenti. La specie trova impiego in ambito omeopatico. Frequente in zone rupestri e sassose sui rilievi; rara su muri in pianura. Specie affini: Sedum rubens L. (usato in omeopatia), Sedum rupestre L. subsp. rupestre, Sedum hispanicum L., Sedum dasyphyllum L..

 

Borracina cepea Sedum cepaea L.   Crassulaceae

Secondo antichi testi la borracina cepea sarebbe efficace nelle ritenzioni urinarie. Attualmente non trova indicazioni terapeutiche. Frequente in zone dirupate aperte ai margini dei boschi freschi sui rilievi.

 

Borracina cinerea Sedum dasyphyllum L.   Crassulaceae

La borracina cinerea, come uso esterno, in passato, trovava applicazione nel trattamento delle emorroidi. Rarissima e presente su muri solo a Rovolon. Per la sua rarità, sugli Euganei, è da non cogliere assolutamente.

 

Borracian ispida, risetto a sei angoli Sedum sexangulare L.   Crassulaceae

Nella medicina popolare la borracina ispida veniva utilizzata come antidolorifico ed epitelizzante nelle escoriazioni della pelle. Frequente su muri, dirupi e suoli ricchi in scheletro.

 

Borracina rupestre Sedum rupestre L.   Crassulaceae

Alla borracina rupestre vengono attribuite proprietà antispasmodiche. Anticamente trovava impiego come antiemorragico. Non sono ben note le controindicazioni al suo impiego. In passato le foglie succulente venivano consumate nelle insalate miste. Specie comune in zone soleggiate sassose o dirupate sui rilievi; molto rara su muri in pianura.

 

Borragine Borago officinalis L.   Boraginaceae

La borragine viene segnalata in fitoterapia per le sue proprietà depurative, diuretiche, tussifughe, espettoranti, emollienti e sudorifere. Secondo studi recenti, però, oltre che essere provvista di proprietà curative, ha anche effetti epatotossici, genotossici (danneggiano il DNA) e, probabilmente, cancerogeni. La sua sospettata tossicità ha, così, indotto il Ministero della Salute a non ammetterla tra gli integratori alimentari. L’olio di semi di borragine, che sembra non provocare danni all’organismo, viene indicato come antiaggregante delle piastrine, vasodilatatore e cardioprotettivo. Il suo uso, però, è precluso in caso di epilessia o di sindromi dissociative. Le foglie giovani vengono usate come erba da lessare e da saltare in padella ma, come si è detto, il loro consumo, alla lunga, può avere effetti tossici sull’organismo. La specie trova impiego come rimedio omeopatico. Raramente coltivata e, casualmente, inselvatichita presso gli orti.

 

*Borsapastore comune Capsella bursa-pastoris (L.) Medik subsp. bursa-pastoris; *borsapastore annuale Capsella rubella Reut.   Brassicaceae

Le due brassicacee, dall’aspetto molto simile, sono considerate vasocostrittrici, emostatiche (vennero usate per curare le ferite durante la Prima Guerra Mondiale), antiepistassi, antiemorroidarie, astringenti, ipotensive, calmanti delle mucose uterine ed emmenagoghe. La borsapastore comune viene usata in omeopatia. Le rosette basali possono essere consumate come verdura cotta ma non sono di grande pregio. Specie entrambe comuni ovunque nei coltivi, negli incolti e nei luoghi erbosi in genere.

 

Bosso Buxus sempervirens L.   Buxaceae

La corteccia e le foglie del bosso sono considerate lassative, stimolanti della produzione di bile, diuretiche, sudorifere e febbrifughe. A queste parti della pianta inoltre, vengono attribuiti effetti cicatrizzanti delle lesioni cutanee. La specie, in quanto altamente TOSSICA, non è assolutamente utilizzabile in automedicazione; i suoi derivati, infatti, ingeriti in modo non controllato o non idoneamente dosati, possono provocare convulsioni, gastroenterite acuta, vomito, diarrea, crampi, vertigini e paralisi respiratoria mortale. Viene utilizzata in gemmoterapia e in omeopatia. Coltivata nei parchi e nei giardini e, casualmente, inselvatichita.

 

Brasca comune Potamogeton natans L.  Potamogetonaceae

Alla brasca comune vengono attribuite proprietà antipiretiche e risolventi. Specie utilizzata in omeopatia. Rara nei canali alla base dei rilievi. Specie simile: Potamogeton nodosus Poir.

 

Brionia Bryonia dioica Jacq.   Cucurbitaceae

Alla brionia vengono attribuite proprietà stimolanti dell’apparato gastroenterico e purgative drastiche. Questa sembra anche avere effetti positivi sul reumatismo articolare e sulla diuresi. Per la sua TOSSICITA’ la specie, però, non viene più impiegata in fitoterapia. Può causare dermatiti allergiche per contatto. Per ingestione provoca nausea, vomito, dolori addominali e, se assunta in forti dosi, arresto cardiocircolatorio. Trova ampio utilizzo in omeopatia nella cura delle affezioni reumatiche, del colon irritabile, della tosse secca con spasmi, delle cisti ovariche, delle mastiti, degli stati febbrili, delle vertigini causate da ipotensione, delle infiammazioni provocate da traumi e di altri disturbi. Comune nelle siepi e nei cespuglieti.

 

Brugo, calluna Calluna vulgaris (L.) Hull.   Ericaceae

Le sommità fiorite hanno effetti depigmentanti e astringenti sulla pelle. Sono inoltre considerate diuretiche e atte a prevenire la cistite e i calcoli renali. Gli estratti sembrano avere anche effetti anticoncezionali. Il brugo è uno dei “Fiori di Bach”. Viene usato in omeopatia nella cura dei disturbi delle vie urinarie. In gemmoterapia viene indicato nella cura delle affezioni epatiche e delle vie urinarie. Comune in collina, in particolare negli ecotoni boschivi, su vulcaniti acide.

 

Brunella comune, prunella Prunella vulgaris L.   Lamiaceae

La pianta intera di brunella comune, privata della radice, trova impiego in fitoterapia come astringente, ipotensivo, antinfiammatorio del cavo orale, oftalmico, cicatrizzante e detergente. Specie usata come rimedio omeopatico. Comune nei luoghi erbosi. Specie affini: Prunella laciniata (L.) L.

 

Brunella delle Alpi, prunella delle Alpi Prunella grandiflora (L.) Scholler   Lamiaceae

Alla brunella delle Alpi, da vari autori, vengono attribuite proprietà antispasmodiche, antielmintiche, carminative, antinfiammatorie, antisettiche, espettoranti, febbrifughe, ipoglicemiche e ipotensive. Specie presente copiosa in alcune zone dei Colli ai margini dei boschi.

Bucaneve Galanthus nivalis L.   Amaryllidaceae

I fiori e i bulbi del bucaneve sembrano avere proprietà digestive, cardiotoniche ed emmenagoghe ma non sono, assolutamente, da usare per automedicazione in quanto TOSSICI. La loro ingestione incontrollata può provocare acuti dolori gastrici, vomito e diarrea. Specie in uso nelle cure omeopatiche. Comune nei boschi freschi in collina; presente nei parchi anche in pianura.

 

Buglossa azzurra Anchusa italica Retz.   Boraginaceae

A livello topico la buglossa azzurra è ritenuta efficace come vulnerario, astringente ed emolliente. Le vengono, inoltre, attribuite anche proprietà diuretiche, sedative ed espettoranti. Non ci sono sufficienti conoscenze sulla sua tossicità e, di conseguenza, non va usata per automedicazione. Localmente frequente, ai margini delle boscaglie termofile e nei prati aridi in collina.

 

Buglossa comune Anchusa officinalis L.   Boraginaceae

Ai fiori e alle foglie della buglossa minore vengono attribuite proprietà diaforetiche, depurative, diuretiche, emollienti e sudorifere. Questa viene considerata utile anche nei disturbi cardiocircolatori. Dalla radice si ottiene un colorante rosso adatto alla produzione di rossetti. Specie usata in omeopatia come emmenagogo. Molto rara e localizzata nella zona del Venda e quindi da proteggere.

 

Buglossa dentata Asperugo procumbens L.   Boraginaceae

Nella medicina tradizionale iraniana gli estratti idroalcolici della buglossa dentata erano usati come ipnotico e antidepressivo. Specie rarissima e localizzata in una siepe, lungo una strada di forte traffico, ad Arquà; da proteggere perché a forte rischio di estinzione sugli Euganei.

 

Buglossa minore Lycopsis orientalis L.   Boraginaceae

Le foglie e i fiori della buglossa minore sono ritenuti diuretici, depurativi ed emollienti. Specie molto rara osservata solamente in un vigneto nella zona tra il Venda e il Baiamonte.

 

Caglio asprello Galium aparine L.   Rubiaceae

La rubiacea viene considerata efficace per curare le cistiti, le minzioni dolorose, la psoriasi e gli eczemi. Le vengono attribuite, infatti, proprietà depurative (linfatiche), drenanti, diuretiche e antinfiammatorie. In passato veniva usata come vulnerario e nella cura dei disturbi della tiroide. In omeopatia trova impiego in funzione antidegenerativa cellulare e come diuretico. Comune negli incolti e nelle siepi.

 

Caglio palustre Galium palustre L. subsp. palustre; Galium palustre L. subsp. elongatum (C. Presl) Lange   Rubiaceae

Il caglio palustre, presente nel Distretto, sia nella sottospecie nominale, sia nella sottospecie elongatum, viene ritenuto astringente. Frequente lungo le sponde dei fossi.

 

Caglio tirolese Galium mollugo L. subsp. mollugo; Galium mollugo L. subsp. erectum Syme   Rubiaceae

Le due piante sembrano avere proprietà vulnerarie e antispasmodiche, utili nella cura dell’isteria. In omeopatia il caglio tirolese, in entrambe le sottospecie, viene usato in funzione dell’eliminazione delle scorie accumulate nel tessuto connettivo. Comune nei luoghi erbosi umidi e lungo sponde la prima sottospecie; sporadica nei luoghi erbosi e nei cespuglieti la seconda.

 

Caglio zolfino Galium verum L. subsp. verum   Rubiaceae

Il caglio zolfino è noto per le sue proprietà diuretiche, astringenti, sedative e antispasmodiche. Trova impiego come rimedio omeopatico. Un tempo, un liquido bianco ottenuto dal fusto era usato come caglio per fare il formaggio. Dal rizoma e dai fiori si possono estrarre, rispettivamente, un colorante rosso e un colorante giallo. L’infuso delle parti aeree può essere utilizzato per fare liquori. Dai semi tostati si ottiene una bevanda simile al caffè. Specie comune nei luoghi erbosi e nei prati, anche aridi, in tutto il Comprensorio Euganeo.

 

Calcatreppola ametistina Eryngium amethystinum L.   Apiaceae

Secondo vari autori la calcatreppola ametistina ha proprietà diuretiche, spasmolitiche, galattofughe e decloruranti. Frequente sui rilievi nei margini erbosi dei boschi termofili e nei cespuglieti soleggiati.

 

Calcatreppola campestre Eryngium campestre L.   Apiaceae

La calcatreppola campestre è ritenuta portatrice di proprietà diuretiche, sudorifere, blandamente lassative e antiedematose. Viene considerata efficace contro l’ipertrofia prostatica e l’impotenza. Specie usata in omeopatia. Molto rara e localizzata, presente in alcuni cespuglieti termofili nella zona sud occidentale dei rilievi. Assolutamente da non cogliere

 

Calendula, fiorrancio Calendula officinalis L.   Asteraceae

La calendula viene utilizzata come pianta medicinale in quanto le vengono attribuite proprietà antispasmodiche e vulnerarie. Applicata a livello topico viene detta efficace contro le punture degli insetti. I fiori dei capolini si usano per preparare risotti al colore di zafferano. I capolini interi possono essere consumati come sottaceti. La specie trova uso in omeopatia nella cura delle vene varicose e delle ulcere cutanee. Coltivata e presente subspontanea presso i giardini e gli orti.

 

Calendula selvatica, fiorrancio selvatico Calendula arvensis L.   Asteraceae

La calendula selvatica è considerata vulneraria, antibatterica sulle ferite purulente, antiacne, emmenagoga, antiulcera e coleretica. I fiori dei capolini si usano per preparare risotti al colore di zafferano. I capolini interi possono essere consumati come sottaceti. Specie frequente nelle zone erbose aride con suolo ricco in scheletro, nella zona meridionale dei Colli.

 

 Calepina, miagro rostellato Calepina irregularis (Asso) Thell.   Brassicaceae

Alla comunissima ma poco invogliante brassicacea vengono attribuite blande proprietà vitaminizzanti, diuretiche, rimineralizzanti e disintossicanti. Le foglie (dall’odore poco gradevole) possono essere consumate lessate e passate in padella, oppure aggiunte alle minestre vegetali.

 

Calta palustre Caltha palustris L. s.l.   Ranunculaceae

I fiori e le foglie della calta palustre hanno proprietà antispasmodiche nei confronti dell’apparato cardio-vascolare. La specie è TOSSICA e va usata sotto stretto controllo medico. Viene impiegata in omeopatia. Molto rara e meritevole di protezione nel Distretto Euganeo; non rara nelle zone umide dell’Alta Padovana; rara nel Piovese.

 

Camedrio comune Teucrium chamaedrys L. subsp. chamaedrys   Lamiaceae

Le sommità fiorite del camedrio comune sono state utilizzate come antisettico e cicatrizzante dei tessuti cutanei. Hanno trovato impiego anche per le loro proprietà aperitive, toniche, stomachiche, stimolanti, diuretiche e sudorifere. La specie, però, secondo studi recenti, contiene principi epatotossici e il suo uso in fitoterapia deve essere abbandonato. Compare nella lista dei rimedi omeopatici. Comune in collina nei cespuglieti xerici, ai bordi dei boschi termofili e nei prati aridi.

 

Camedrio montano, polio montano Teucrium montanum L.   Lamiaceae

Il camedrio montano è considerato efficace contro gli spasmi dell’apparato digerente. Gli vengono ascritti effetti tonici, aperitivi, stomachici, antiossidanti e diuretici. Frequente, localmente, nei prati aridi e nei cespuglieti termofili nella zona meridionale dei rilievi.

 

Camedrio scordio Teucrium scordium L. subsp. scordium   Lamiaceae

Al camedrio scordio vengono attribuite proprietà vulnerarie, espettoranti, antisettiche del cavo oro-faringeo, stomachiche, eupeptiche e anticalcolose. Specie usata in omeopatia. Molto rara, presente nelle sponde dei fossi in pianura e da proteggere, perché a forte rischio di estinzione nel Distretto.

 

*Camomilla Matricaria chamomilla L.   Asteraceae

Ai capolini della camomilla vengono attribuite proprietà antalgiche, antinfiammatorie, antispasmodiche, eupeptiche, emmenagoghe e sedative. Specie comune in tutto il Distretto, ampiamente usata per fare infusi e decotti. Viene impiegata in aromaterapia e in omeopatia contro i dolori della dentizione dei lattanti, gli stati febbrili, i disturbi emotivi e l’intolleranza al dolore. Specie simile: Tripleurospermum inodorum (L.) Sch. Bip.

 

Camomilla bastarda Anthemis arvensis L. s.l.   Asteraceae

La camomilla bastarda sembra avere proprietà diaforetiche, digestive, stimolanti e antispasmodiche. Frequente in alcune zone dei rilievi su suolo ricco in scheletro.

 

Camomilla falsa Matricaria discoidea DC.   Asteraceae

La specie, secondo vari autori, ha proprietà antispasmodiche, sedative e antielmintiche. Rarissima nel Distretto Euganeo; infestante nelle zone montane del Veneto.

 

Camomilla fetida Anthemis cotula L.   Asteraceae

La specie viene detta efficace come sedativo, come vulnerario, come antispasmodico e nella cura dell’artrosi. Poco frequente in incolti e luoghi erbosi.

 

Camomilla per tintori Cota tinctoria (L.) J. Gay   Asteraceae

All’asteracea vengono ascritti principi amarotonici e antispasmodici. Specie frequente soprattutto in collina su suoli soleggiati ricchi in scheletro.

 

Campanellino Leucojum vernum L.   Amaryllidaceae

Al campanellino vengono attribuite proprietà emetiche e antinevralgiche. Questo, però, contiene principi TOSSICI ed è assolutamente da escludere in automedicazione. Specie frequente, localmente, nella zona centro-orientale dei Colli, in particolare nei boschi insediati negli impluvi dei versanti a nord. Specie affine presente alla base dei Colli: Leucojum aestivum L. subsp. aestivum.

 

Campanula a foglie d’ortica Campanula trachelium L.   Campanulaceae

Nella medicina popolare le radici della campanula a foglie d’ortica erano indicate come lenitivo delle infiammazioni del cavo orofaringeo. Attualmente questo uso è stato abbandonato. Specie comune ai margini dei boschi freschi sui rilievi e rara nelle siepi in pianura. Nel Distretto Euganeo sono presenti altre specie di campanula: Campanuala bononiensis L., Campanula cervicaria L., Campanula glomerata L., Campanula patula L. subsp. Jahorine, Campanula persicifolia L. subsp. persicifolia, Campanula rapunculus L. subsp. rapunculus, Campanula spicata L.

 

Campanuala agglomerata Campanula glomerata L.   Campanulaceae

Alla specie vengono attribuiti principi cicatrizzanti, astringenti e detersivi. Frequente nei prati aridi della zona meridionale dei rilievi.

 

Campanula ruvida Campanula cervicaria L.   Campanulaceae.

Nella medicina popolare era considera attiva contro le laringiti. Specie rarissima, presente in una sola stazione puntiforme sul Colle di S. Daniele. Assolutamente da non cogliere e da proteggere per la sua notevole infrequenza in tutto il Veneto.

 

Canapa acquatica Eupatorium cannabinum L. subsp. cannabinum   Asteraceae

L’asteracea è nota per le sue proprietà depurative, lassative, espettoranti e febbrifughe. Le vengono attribuiti anche principi anticancerogeni. Per le sostanze epatotossiche che contiene, però, non deve essere assolutamente usata in automedicazione. Viene utilizzata in omeopatia. Frequente nelle sponde dei fossi, nelle bassure con ristagno idrico e nelle zone boschive aperte o di margine con cadute d’acqua.

 

Canapetta a foglie strette Galeopsis angustifolia Erhr.   Lamiaceae

La specie, secondo la letteratura, ha proprietà espettoranti, antianemiche, remineralizzanti e astringenti. Presente nella zona euganea, molto rara, solo sui rilievi e quindi da non cogliere. Frequente, fuori del Distretto, nelle ghiaie incoerenti della golena del Brenta nel tratto dell’Alta Padovana.

 

Canapetta pubescente Galeopsis pubescens Besser   Lamiaceae

Alla lamiacea, in varie pubblicazioni, vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti, espettoranti e antispasmodiche. Specie frequente e, localmente, comune sui rilievi; molto rara nella pianura perieuganea. Frequente anche nell’Alta Padovana.

 

Canapetta violacea Galeopsis ladanum L.   Lamiaceae

La specie, in numerose pubblicazioni, trova indicazioni fitoterapiche in quanto le vengono attribuite proprietà espettoranti. Viene, infatti, considerata efficace nella cura delle affezioni respiratorie. Trova utilizzo in omeopatia. Molto rara nei boschi sui rilievi e, quindi, da non cogliere.

 

Canapicchia palustre Gnaphalium uliginosum L.   Asteraceae

Alla canapicchia palustre vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, afrodisiache, astringenti, diaforetiche e diuretiche. Specie usata in omeopatia. Presente sporadica in collina, soprattutto nei sentieri boschivi fangosi con suolo acido; meritevole di protezione.

 

Canna domestica Arundo donax L.   Poaceae

Alla canna domestica vengono ascritte proprietà sudorifere e diuretiche. Specie usata come farmaco omeopatico nelle affezioni delle vie respiratorie. Frequente lungo sponde e nei cespuglieti della zona meridionale dei Colli. Frequente su argini in pianura.

 

Cannuccia di palude Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud.   Poaceae

Secondo la letteratura la specie ha proprietà sudorifere, diuretiche, espettoranti, antifebbrili e antiedematose. Viene utilizzata in omeopatia. Comune in pianura lungo i corsi d’acqua e negli stagni; rara in collina.

 

Capelvenere Adiantum capillus-veneris L.   Adiantaceae

Il capelvenere è stato indicato in passato nella cura delle affezioni bronchiali. È stato ritenuto efficace, inoltre, come digestivo, diaforetico, diuretico, emmenagogo, astringente, antiemorragico, regolatore della pressione del sangue e stimolante la ricrescita dei capelli. Viene usato in omeopatia. Raro su muri umidi, pozzi, chiuse e stillicidi. Da censire scrupolosamente e da proteggere in tutto il Distretto.

 

*Cappero Capparis spinosa L. s.l.   Capparaceae

La specie è indicata come antispasmodico, detergente, antiemorroidario, aperitivo, antiartritico, diuretico e antinfiammatorio della mucosa orale. I boccioli verdi dei fiori sono i famosi capperi. Sono commestibili anche i frutti. Il cappero, cresce su vecchi muri nella zona meridionale dei Colli, in particolare sulla Rocca di Monselice.

 

Caprifoglio giapponese Lonicera japonica Thunb.   Caprifoliaceae

Al caprifoglio giapponese vengono attribuite proprietà espettoranti, bechiche, antisettiche del cavo orofaringeo, astringenti e antinfiammatorie intestinali. Le bacche sono tossiche e quindi da non usare in alcun modo. Specie utilizzata in gemmoterapia come antinfiammatorio della prime vie respiratorie e nella cura di altre affezioni. Alloctona infestante, inselvatichita con frequenza nelle siepi e ai margini di boschi degradati.

 

Caprifoglio madreselva, madreselva Lonicera caprifolium L.   Caprifoliaceae

Alla madreselva vengono attribuite proprietà antisettiche, antispasmodiche, emollienti, antireumatiche ed espettoranti. Per uso topico viene considerata efficace nella cura delle dermatosi e delle stomatiti. L’essenza di madreselva sembra avere effetti positivi negli stati di agitazione nervosa. Le bacche sono tossiche e quindi da non usare in alcun modo in automedicazione. La specie è uno dei “Fiori di Bach” ed è usata in omeopatia. Comune nei boschi mesofili collinari; molto rara in pianura.

 

Carciofo Cynara cardunculus L. subsp. scolymus (L.) Hayek   Asteraceae

Al carciofo vengono attribuite principi ipoglicemizzanti, antiossidanti anticolesterolemici, antilipidemici, diuretici, tonici, colagoghi e coleretici. In associazione all’eucalipto e al mirtillo nero, in omeopatia, viene indicato nella cura delle infezioni delle vie urinarie. Pianta coltivata e, casualmente, presente subspontanea presso i luoghi di coltura.

 

Cardiaca Leonurus cardiaca L.   Lamiaceae

La cardiaca sembra dimostrare proprietà sedative che la rendono efficace contro la nevrosi cardiaca, l’ipertensione e l’isterismo. Nella medicina popolare veniva ritenuta attiva contro l’amenorrea e i disturbi della menopausa. Specie usata in omeopatia nella cura dei dolori mestruali. Molto rara, presente casualmente in incolti.

 

Cardo asinino Cirsium vulgare (Savi) Ten.   Asteraceae

Il decotto di foglie fresche di cardo asinino viene indicato per la cura dei dolori reumatici. I cataplasmi di foglie, sempre allo scopo di alleviare i dolori reumatici, sono considerati utili a livello topico. Specie usata in omeopatia. Comune negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Cardo campestre Cirsium arvense (L.) Scop.   Asteraceae

Le radici sono considerate digestive, depurative del fegato, lassative e antipruriginose. Le foglie giovani e i capolini in boccio possono essere usati nella preparazione di minestre vegetali. Specie usata in omeopatia. Comunissima negli incolti e infestante i coltivi.

 

Cardo dei lanaioli Dipsacus fullonum L.   Caprifoliaceae

Il cardo dei lanaioli, secondo vari autori, ha proprietà aperitive, sudorifere, diuretiche, depurative e antireumatiche. Sembra efficace contro le foruncolosi e le screpolature della pelle. Specie usata in omeopatia. Frequente in zone con ristagno idrico.

 

Cardo mariano Silybum marianum (L.) Gaertn.   Asteraceae

Si utilizzano i fiori e gli acheni del cardo mariano per gli effetti anticolesterolemici, epatoprotettivi e stimolatori della secrezione biliare. La pianta sembra avere leggeri effetti ipertensivi. Viene usata in omeopatia per la cura delle affezioni dell’apparato digerente e dell’apparato circolatorio. Le foglie giovani, mondate delle spine, si cucinano come i cardi. Specie rara, solitamente avventizia nel Distretto ma in espansione.

 

Cardo pallottola Echinops sphaerocephalus L.   Asteraceae

Il cardo pallottola sembra dare benefici al fegato per i suoi effetti depurativi. Specie da proteggere, presente rarissima e localizzata sul M. Lozzo.

 

Cardo rosso Carduus nutans L. subsp. nutans   Asteraceae

Il cardo rosso viene ritenuto declorurante, stimolante la diuresi ed efficace contro l’idropisia. Localmente diffuso negli incolti e nei coltivi soleggiati, con suolo ricco in scheletro, soprattutto della zona meridionale dei Colli.

 

Cariofillata comune Geum urbanum L.   Rosaceae

Alle foglie e alle radici della cariofillata comune vengono attribuite proprietà antisettiche e astringenti dei tessuti cutanei. Queste sono considerate anche stomachiche e attivanti la circolazione del sangue nell’intestino. Specie usata in omeopatia. Comune ai margini ombrosi dei boschi, nei parchi con grandi alberi e nelle siepi.

 

Carlina comune Carlina vulgaris L.   Asteraceae

La carlina comune sembra avere proprietà diaforetiche, carminative, sudorifere, lassative, vulnerarie, diuretiche e purgative. Le foglie secche venivano usate per cagliare il latte. Le squame del capolino sono un igrometro naturale e si chiudono quando il tempo preannuncia pioggia. Specie usata in omeopatia. Frequente sui rilievi, nei cespuglieti soleggiati e ai margini della boscaglia termofila.

 

*Carota selvatica Daucus carota L. subsp. carota   Apiaceae

La radice e i semi della carota selvatica, secondo vari autori, hanno proprietà diuretiche, depurative e antinfiammatorie dello stomaco. Specie usata in omeopatia. È un’erba commestibile che si presta a svariati usi. Comune nei luoghi erbosi.

 

Carpino bianco Carpinus betulus L.   Betulaceae

Le gemme e le foglie del carpino bianco sono ritenute antiemorragiche, cicatrizzanti del tessuto cutaneo, antitussive e antispasmodiche delle vie respiratorie. I gemmoderivati vengono indicati anche per curare le sinusiti. La specie è uno dei “Fiori di Bach” e viene usata in omeopatia nella cura della sindrome piastrinopenica e dell’insufficienza epatica. Comune nei boschi freschi sui rilievi.

 

Carpino nero Ostrya carpinifolia Scop.   Betulaceae

Al carpino nero vengono attribuite proprietà antinfiammatorie delle prime vie respiratorie e quindi efficace nella cura delle occlusioni nasali e delle sinusiti. I decotti di corteccia, per uso esterno, vengono ritenuti attivi contro le dermatiti e le emorroidi. Specie comune nei boschi termo-mesofili sui rilievi.

 

Carqueja, buckbrush, chilca, tapafrío, Baccaharis halimifolia L.   Asteraceae

Nella medicina popolare, in Messico e negli Stati Uniti, la specie trova impiego nella cura delle affezioni respiratorie. Presente lungo il canaletto delle Valli di Galzignano. Alloctona invasiva lungo il litorale veneto.

 

Cartamo lanato, zafferanone giallo Carthamus lanatus L. subsp. lanatus   Asteraceae

Al cartamo lanato vengono attribuite proprietà diaforetiche, antielmintiche, stomachiche, antisettiche, sudorifere, diuretiche e febbrifughe. L’olio di semi di zafferanone si usa per frizioni antireumatiche. Specie usata in omeopatia. Diffusa, localmente, ai margini di boschi termofli e in zone cespugliose soleggiate, sui rilievi.

 

Carvifoglio palustre Selinum carvifolia (L.) L. Apiacea

Il carvifoglio palustre non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Viene utilizzato come rimedio omeopatico. Molto raro e meritevole di protezione. Presente lungo alcune scoline alla base dei rilievi nella zona orientale.

 

Cascellore comune Bunias erucago L.   Brassicaceae

Al cascellore comune vengono attribuite proprietà diuretiche, lassative, toniche ed espettoranti. Nella medicina popolare i preparati venivano usati per la cura dell’idropisia. Le rosette basali si usano come verdura cotta o come componenti di minestre vegetali. Specie di notevole rarità nel Distretto, esclusiva dei rilievi e meritevole di protezione.

 

Castagna d’acqua Trapa natans L.   Lythraceae

La castagna d’acqua ha proprietà lenitive, rinfrescanti, antidiarroiche e astringenti. I frutti sono commestibili. Il loro uso alimentare è documentato sin dalla preistoria. Specie usata in omeopatia. Rara ai piedi dei Colli, ma comune nei grandi corsi d’acqua della bassa Pianura Veneta.

 

*Castagno Castanea sativa Mill.   Fagaceae

Il castagno, secondo numerosi autori, ha proprietà antiossidanti, anticongestionanti, antispasmodiche, anticatarrali e digestive. È uno dei “Fiori di Bach”. Viene utilizzato come rimedio omeopatico. In gemmoterapia viene impiegato per curare la stasi linfatica. Comune soprattutto sui versanti freschi dei rilievi, dove forma boschi fitti su vulcaniti acide. Sui Colli vengono raccolte, oltre a quelle coltivate, anche le castagne selvatiche, ma hanno una resa minore.

 

Catalpa Catalpa bignonioides Walter   Bignoniaceae

La catalpa sembra essere efficace nel combattere l’asma bronchiale e, per le sue proprietà sedative, l’asma nervosa e gli stati di tensione. Pare, inoltre, che favorisca il sonno. Specie usata in omeopatia. Coltivata e, casualmente, inselvatichita.

 

Cavolo rapa Brassica rapa L. subsp. campestris (L.) Clapham   Brassicaceae

La pianta, secondo la letteratura, possiede principi diuretici e antiossidanti (contro l’invecchiamento cellulare causato dai radicali liberi). Entità usata in omeopatia. Avventizia molto rara nella pianura perieuganea.

 

Cavolo selvatico Brassica oleacea L. s.l.   Brassicaceae

Al cavolo selvatico vengono attribuite proprietà antiossidanti (contro l’invecchiamento cellulare causato dai radicali liberi) e antinfiammatorie delle mucose intestinali. Nei Colli vengono coltivate numerose varietà di Brassica oleracea. Il consumo di queste crude viene ritenuto efficace nella prevenzione di neoplasie dell’apparato digerente e dell’ulcera gastrica. I derivati di Brassica oleracea s.l. vengono utilizzati in omeopatia. Specie, allo stato spontaneo, presente casualmente negli incolti.

 

Cedro dell’Himalaya Cedrus deodara (Roxb.) G. Don   Pinaceae

Il cedro dell’Himalaya, secondo la letteratura, ha proprietà espettoranti, antisettiche, nervine e diuretiche. Viene coltivato nei giardini e usato per rimboschimenti. Casualmente inselvatichito presso i luoghi di coltura. Entità affini coltivate nei parchi e nei giardini ma non osservate inselvatichite: Cedrus libani A. Rich (indicato nelle affezioni della pelle, usato in gemmoterapia, in aromaterapia e in omeopatia), Cedrus atlantica (Endl.) Carrière.

 

Celidonia Chelidonium majus L.   Papaveraceae

Secondo vari autori la celidonia possiede proprietà drenanti epatobiliari, diuretiche, ipotensive, antispasmodiche e sedative del sistema nervoso. La sua linfa, per i suoi effetti caustici e cheratolitici sulla pelle, sembra avere effetti nella cura delle verruche. La specie è TOSSICA e i preparati vanno assunti sotto controllo medico. Può provocare irritazioni gastriche e intossicazione al fegato. Non va usata durante la gravidanza perché può causare danni al feto. Trova impiego in omeopatia per curare le coliche epatichee, la diarrea, il meteorismo e le disfunzioni biliari. Comune su muri e incolti ombrosi, margini boschivi dirupati e siepi.

 

Cencio minore Kickxia elatine (L.) Dumort. s.l. Plantaginaceae

Il cencio minore trova impiego fitoterapico in quanto gli vengono attribuite proprietà emostatiche e astringenti. Comune negli incolti e nei coltivi sarchiati. Specie affini: Kickxia spuria (L.) Dumort; kickxia commutata (Bernh ex Rchb.) Fritsch subsp. commutata.

 

Cencio molle Abutillon theophrasti Medic.   Malvaceae

Le foglie del cencio molle sono considerate utili contro la febbre, la dissenteria e le infiammazioni. I semi sono ritenuti lassativi. Specie comune, infestante dei campi destinati alla coltivazione di piante annuali.

 

Centauro giallo Blackstonia perfoliata (L.) Huds. subsp. perfoliata   Gentianaceae

La genzianacea, secondo vari autori, ha proprietà amarotoniche. Veniva usata, in passato, per produrre un colorante giallo. Frequente soprattutto su suoli argillosi prima umidi e successivamente disseccanti.

 

Centauro maggiore, biondella Centaurium erythraea Rafn subsp. erythraea   Gentianaceae

Al centauro maggiore vengono attribuite proprietà aperitive, carminative, stomachiche, digestive e antielmintiche. Le foglie sono ritenute vulnerarie e antisettiche. Entità usata in omeopatia e indicata come attiva negli stati emotivi nella “Floriterapia” del dottor Bach. Trova impiego nella preparazione di amari digestivi e del vermouth. Frequente in zone erbose soleggiate.

 

Centauro minore, centauro a foglie strette Centaurium pulchellum (Schwartz) Druce subsp. punchellum   Gentianaceae

Al centauro minore vengono attribuite proprietà, aperitive, immunostimolanti, febbrifughe, ipoglicemizzanti, digestive e carminative. In passato, nella medicina popolare, questo veniva usato contro le febbri malariche. Si ritiene che le foglie abbiano proprietà antisettiche. Entità poco frequente, tipica di zone con temporaneo ristagno d’acqua, presente soprattutto in pianura.

 

Centinodia, poligono centinodia Polygonum aviculare L. s.l.   Polygonaceae

Alla centinodia vengono attribuite proprietà diuretiche, espettoranti, astringenti, antinfiammatorie, remineralizzanti e regolatrici della pressione arteriosa. A livello topico questa viene considerata utile come antiemorragico, antiflogistico e cicatrizzante. Specie usata in omeopatia. Comune negli incolti, nei luoghi soggetti a calpestio, nelle capezzagne e negli orti. Specie affini: Polygonum bellardii All., Polygonum arenastrum Boreau subsp. arenastrum.

 

Centocchio acquatico Stellaria aquatica (L.) Scop.   Caryophyllaceae

Il centocchio acquatico in passato era ritenuto una specie galattogoga. Era utilizzato nella cura delle fistole. Trovava anche utilizzo alimentare in quanto ricco di sali minerali. Frequente soprattutto nei collettori campestri, nei rigagnoli con le sponde erbose e ai margini di boschi umidi.

 

Centocchio comune Stellaria media (L.) Vill. subsp. media   Caryophyllaceae

Al centocchio comune vengono ascritte proprietà diuretiche, lassative, espettoranti, vulnerarie, diaforetiche e rinfrescanti. Le giovani piantine possono essere consumate nelle insalate miste o usate per fare un pesto con mandorle, pinoli e olio d’oliva. Il succo mischiato a quello del Kiwi ha un ottimo sapore. Specie usata in omeopatia. Comune nei coltivi come infestante e negli incolti. Specie strettamente affini: Stellaria neglecta Weihne, Stellaria pallida (Dumort.) Crép.

 

Centocchio garofanina Stellaria holostea subsp. holostea   Caryophyllaceae

Sembra che, in passato, un infuso di ghiande, vino e centocchio garofanina venisse usato per alleviare i dolori ai fianchi. Entità comune, localmente, nei boschi freschi, sui rilievi. Specie simile: Stellaria graminea L.

 

Centograni annuo Scleranthus annuus L.   Caryophyllaceae

Secondo la “Floriterapia” del dottor Bach il centograni annuo agisce sugli stati emozionali. La specie non trova impiego in fitoterapia ma solo in omeopatia. Poco frequente sui rilievi su dirupi o su suoli molto ricchi in scheletro.

 

Cerfoglio Anthriscus cerefolium (L.) Hoffm.   Apiaceae

I frutti e i fiori sono considerati utili per combattere gli eczemi. Hanno, inoltre, proprietà diuretiche, espettoranti e ipotensive. Le foglie sono adatte ad aromatizzare minestre vegetali e altre pietanze. Il cerfoglio cresce molto copioso, localmente, soprattutto a Castelnuovo, nella zona di Rocca Pendice e lungo la strada per Boccon. Viene usato come rimedio omeopatico. Specie simile: Anthriscus caucalis M. Bieb.

 

Cerfoglio inebriante Chaerophyllum temulum Apiaceae

Al cerfoglio inebriante vengono attribuite proprietà diuretiche ed emmenagoghe. Specie tossica la cui ingestione provoca sintomi simili a quelli di una forte sbornia; da non usare in automedicazione. Comune ai margini di boschi degradati, nei cespuglieti e nelle siepi.

 

Cerretta comune Serratula tinctoria L. subsp. tinctoria   Asteraceae

La cerretta comune, nella medicina popolare, trovava impiego come astringente e vulnerario. Attualmente viene usata in omeopatia. Frequente ai margini dei boschi termo-mesofili sui rilievi.

 

Cetino dei campi Vaccaria hispanica  (Mill.) Rauschert   Brassicaceae

I semi di cetino dei campi vengono usati in auricologia. La specie viene utilizzata anche in omeopatia. Rarissima nel Distretto e a fortissimo rischio di scomparsa nel Veneto; assolutamente da non cogliere.

 

Cicerchia cicerchiella Lathyrus cicera L.   Fabaceae

La cicerchia cicerchiella non trova particolari indicazioni in fitoterapia. I baccelli maturi contengono semi tossici, mentre quando sono acerbi si possono consumare. Per questo motivo, coltivata come foraggio, viene falciata prima che si sviluppino i frutti. Trova impiego in omeopatia. Frequente nei cespuglieti assolati e ai margini delle boscaglie termofile sui rilievi. Specie simile: Lathyrus sphaericus Retz.

 

Cicerchia primaticcia Lahyrus vernus (L.) Bernh. subsp. vernus   Fabaceae

Alla cicerchia primaticcia vengono attribuite proprietà astringenti e vulnerarie. Entità frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

Ciclamino delle Alpi Cyclamen purpurascens Mill. subsp. purpurascens   Primulaceae

Il ciclamino delle Alpi è conosciuto per le sue proprietà vermifughe, capillotrope, catartiche, antidolorifiche e abortive. Data, però, la sua TOSSICITA’, l’uso terapeutico senza controllo medico è assolutamente da evitare. Specie usata in omeopatia. Rarissima, forse casuale, presente esclusivamente nella zona sommitale del M. Ricco.

 

Ciclamino napoletano: Cyclamen hederifolium Aiton subsp. hederifolium

Il ciclamino napoletano viene considerato efficace in fitoterapia per le sue proprietà emmenagoghe, abortive, antielmintiche e purgative. La specie, però, è TOSSICA e, assolutamente, da non usare in automedicazione. Presente, inselvatichita accidentalmente, in una piccola area boschiva nella zona di Castelnuovo.

 

*Cicoria selvatica, radicchio selvatico Cichorium intybus L. subsp. intybus   Asteraceae

Si usano le radici e le foglie fresche per le loro proprietà toniche, stomachiche, disintossicanti, antinfiammatorie, depurative, ipoglicemizzanti, diuretiche e blandamente lassative. Le rosette basali giovani possono essere consumate crude. Sono ottime anche bollite e saltate in padella. La cicoria selvatica viene usata in omeopatia. Nella “Floriterapia” del dottor Bach viene indicata come attiva negli stati emozionali. Comune negli incolti erbosi.

 

Cicuta Conium maculatum L. subsp. maculatum   Apiaceae

La cicuta, secondo vari autori, ha proprietà antispasmodiche e sedative. La specie, però, è TOSSICA, ricca di alcaloidi che provocano avvelenamenti mortali; il suo uso in fitoterapia, di conseguenza, è assolutamente da evitare. Trova impiego in omeopatia per il trattamento di numerosi disturbi, tra cui le turbe sessuali, le vertigini, varie fobie e i deficit cognitivi e mnemonici. Frequente negli incolti umidi, nelle sponde dei fossi e nelle siepi.

 

Cicuta minore, erba aglina Aethusa cynapium L.   Apiaceae

Nella medicina popolare, la cicuta minore trovava impiego come antilitisaico renale. La specie è TOSSICA e può provocare disturbi circolatori, convulsioni, vomito e diarrea. Viene usata in omeopatia per curare le affezioni gastroenteriche. Sporadica ai margini dei boschi freschi sui rilievi e molto rara in pianura.

 

*Ciliegio Prunus avium L. subsp. avium   Rosaceae

I peduncoli dei frutti del ciliegio (ciliegie) sono considerati diuretici, antiurici e astringenti. Applicati sulla cute, sono astringenti, tonici e lenitivi delle infiammazioni. I frutti sono lassativi. I semi sono TOSSICI in quanto contengono cumarina. I noccioli hanno la proprietà di assorbire e rilasciare il calore molto lentamente e vengono usati per preparare cuscini termici dai molteplici usi. I frutti del ciliegio selvatico sono leggermente amarognoli, adatti a preparare sciroppi e salse. Specie usata in omeopatia. Frequente nei boschi sui rilievi e casuale in pianura. Viene coltivata in numerose varietà da frutto.

 

Ciliegio canino Prunus mahaleb L.   Rosaceae

Dai frutti del ciliegio canino si ricava un liquore aperitivo. I semi sono TOSSICI in quanto contengono cumarina. La specie trova impiego in omeopatia. È un’ottima mellifera. Cresce rara e localizzata, in una piccola area sui rilievi centrali tra il M. Marco e il M. Venda e presso Villa Draghi a Montegrotto. È stata usata per rinverdimenti, ad esempio, a Baone presso Rivadolmo e a Galzignano in zona Valli. Il legno viene utilizzato per fare pipe.

 

*Ciliegio mirabolano, amolo Prunus cerasifera Ehrh.   Rosaceae

I fiori del ciliegio mirabolano hanno proprietà lassative e diuretiche. I frutti, susine o amoli, sono dissetanti, diuretici e depurativi. Si usano per fare marmellate e gelatine. La specie è uno dei “Fiori di Bach”. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente nelle siepi, nelle scarpate stradali e lungo sponde. Viene anche coltivata in alcune varietà.

 

Cipresso Cupressus sempervirens L.   Cupressaceae

Ai rametti, alle foglie e agli strobili del cipresso vari autori attribuiscono proprietà antidiarroiche, antisettiche, vasocostruttici e cicatrizzanti. Specie usata in omeopatia. Coltivata per ornamento e, casualmente, inselvatichita.

 

Cimbalaria Cymbalaria muralis P. Gaertn., B. Mey. & Scherb. subsp. muralis   Plantaginaceae

Secondo la letteratura la cimbalaria ha proprietà vulnerarie, diuretiche, astringenti, antinfiammatorie e antiscorbutiche. Entità usata in omeopatia. Frequente su muri, sporadica su dirupi.

 

Cinquefoglia a fiori piccoli Potentilla micrantha Ramond ex DC.   Rosaceae

La radice della cinquefoglia a fiori piccoli, secondo alcuni autori, ha proprietà astringenti. Specie frequente in zone dirupate o ricche in scheletro, ai margini di boschi mesofili, nella zona centrale dei rilievi.

 

Cinquefoglia bianca Potentilla argentea L.   Rosaceae

Alla cinquefoglia bianca vengono attribuite proprietà vulnerarie, antinfiammatorie e astringenti. Specie frequente nelle radure boschive soleggiate, nei prati aridi e ai margini dei boschi termofili sui rilievi.

 

Cinquefoglia comune Potentilla reptans L.   Rosaceae

Alle foglie della cinquefoglia comune vengono attribuite proprietà astringenti e antiscorbutiche. Queste sono, inoltre, considerate febbrifughe e stomachiche. Specie usata come rimedio omeopatico. Comunissima nei luoghi umidi. Entità simile: Potentilla pusilla Host.

 

Cinquefoglia tormentilla Potentilla erecta (L.) Rauchel   Rosaceae

La cinquefoglia tormentilla è considerata efficace come digestivo, stomachico, eupeptico, antisecrettico gastrico, vulnerario e antisettico del cavo orofaringeo. Viene usata come rimedio omeopatico. Frequente in collina, ai margini dei boschi freschi, su suoli originati da vulcaniti acide.

 

Cinquefoglia diritta Potentilla recta L.   Rosaceae

La cinquefoglia diritta si usa per le sue proprietà astringenti, antidiarroiche, antispasmodiche e antinfiammatorie. Frequente in collina nei prati aridi o ai margini di boscaglie soleggiate; rara in pianura nei luoghi erbosi aridi e solatii. Specie affini: Potentilla pedata Willd., Potentilla inclinata Vill.

Sui Colli è presente anche Potentilla rupestris L., l’unica entità euganea, appartenente al genere Potentilla, dai fiori completamente bianchi e non confondibile con alcuna delle altre specie di Potentilla del Distretto.

 

Cipollaccio con il fiocco, lampascione Muscari comosum (L.) Mill.   Asparagaceae

Il lampascione viene ritenuto ricco di proprietà diuretiche, antimicrobiche, lassative, aperitive, antinfiammatorie dell’intestino e della vescica, stimolanti della secrezione biliare ed emollienti. A livello topico viene detto efficace come revulsivo. I bulbi lessati e stufati trovano largo impiego alimentare in varie parti d’Italia ma non si ha menzione di un loro utilizzo nella tradizione alimurgica degli Euganei. Specie frequente nelle zone erbose ai margini dei boschi caldi e nei cespuglieti soleggiati sui rilievi; poco frequente in pianura nelle siepi, nei cespuglieti e nelle sponde alberate.

 

Cisto femmina Cistus salvifolius L.   Cistaceae

Al cisto femmina vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, antimicrobiche, antiossidanti, astringenti e vulnerarie. Specie comune in collina su vulcaniti, soprattutto ai margini della boscaglia termofila a prevalenza di erica arborea e corbezzolo.

 

Clematide eretta Clematis recta L.   Ranunculaceae

In letteratura la clematide eretta viene indicata tra le specie con proprietà antireumatiche; occorre, però, tenere presente che contiene principi TOSSICI. Per questo motivo non deve essere mai usata in automedicazione. È utilizzata in omeopatia nel trattamento dei disturbi dell’apparato genitale e urinario come l’ipertrofia prostatica e in altri inconvenienti. Poco frequente e localizzata ai margini di boschi mesofili in alcune ristrette aree dei rilievi più elevati. Specie da proteggere.

 

*Clematide vitalba, vitalba Clematis vitalba L.   Ranunculaceae

I cataplasmi di foglie della vitalba sono considerati analgesici e revulsivi. La ranuncolacea, come numerose piante appartenenti alla stessa sua famiglia, non va mai assunta oralmente per automedicazione in quanto contiene principi TOSSICI che possono arrecare danni all’apparato urinario e all’apparato digerente. È uno dei fiori di Bach. Viene impiegata in omeopatia come antinevralgico, antireumatico e tonico venoso. I giovani getti, previa bollitura, nei Colli vengono consumati come verdura cotta. Specie comune in tutto il Distretto ai margini dei boschi e nelle siepi. Specie affine: Clematis viticella L.

 

Clerodendro Clerodendrum trichotomum Thunb.   Lamiaceae

Al clerodendro sono attribuite proprietà analgesiche, sedative, antiartritiche, ipotensive. Le bacche possono essere utilizzate come colorante. I semi sono ritenuti utili per il trattamento della pediculosi. Specie coltivata e, accidentalmente, inselvatichita. Trova utilizzo in omeopatia.

 

Clinopodio dei boschi Clinopodium vulgare L. subsp. vulgare.   Lamiaceae

Al clinopodio dei boschi vengono attribuite proprietà toniche, emmenagoghe, stimolanti e carminative. Entità impiegata in omeopatia. Frequente nei luoghi erbosi.

 

Cocomero asinino Ecballium elaterium (L.) A. Rich.   Cucurbitaceae

Il cocomero asinino, secondo vari autori, ha proprietà purgative, abortive, cardiotoniche e analgesiche. A livello topico viene detto efficace contro le sinusiti e i dolori articolari. Specie altamente TOSSICA non usare in automedicazione. Trova impiego come rimedio omeopatico. Sui Colli è stata notata un paio di volte come avventizia effimera.

 

Coda cavallina acquatica Hippuris vulgaris L. Plantaginaceae

Alla coda cavallina acquatica vengono attribuite proprietà cicatrizzanti. La parte aerea è commestibile. Osservata fino a qualche anno fa a Battaglia, al presente, la specie sembra scomparsa dai fossi alla base dei Colli. Viene impiegata come rimedio omeopatico. Attualmente è divenuta rarissima e a forte rischio di scomparsa dal Padovano.

 

Colchico d’autunno, colchico Colchicum autumnale L.   Colchicaceae

Si usano i semi e i bulbi del colchico per le proprietà antigottose, analgesiche e antireumatiche. Il principio attivo, la colchicina, è un potente antireumatico ed è efficacissimo contro la gotta. La pianta va usata sotto stretto controllo medico in quanto è VELENOSA MORTALE. Allo stato sterile può essere confusa con il lampascione, una specie medicinale e alimurgica che si trova negli stessi ambienti. Viene usata in omeopatia nella cura di vari disturbi tra cui la colite. Comune in collina nei luoghi erbosi soleggiati, nei cespuglieti aperti e ai margini di boschi termo-mesofili; rara in pianura sugli argini dei canali o nelle siepi.

 

Colombina cava Corydalis cava (L.) Schweigg. & Körte subsp. cava   Papaveraceae

Le radici e il bulbo della colombina cava vengono ritenuti attivi sul sistema nervoso con effetti motoriosedativi, antispasmodici, narcotici e analgesici. L’ingestione non controllata dei loro preparati può provocare gravi avvelenamenti. La specie non va, quindi, usata in automedicazione. Viene impiegata nella medicina cinese e in omeopatia. Comune nei boschi freschi sui rilievi.

 

Colombina solida Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida   Papaveraceae

Alle radici e al bulbo della colombina solida vengono attribuiti effetti diaforetici, motoriosedativi, antispasmodici, narcotici e analgesici sul sistema nervoso. L’ingestione non controllata dei loro preparati può provocare gravi avvelenamenti. La colombina cava non va, quindi, usata in automedicazione. Specie comune nei boschi freschi della zona del M. Ceva, meno frequente nelle colline intorno a Bastia e Frassanelle.

 

Colombina rossa Russola emetica (Schaeff.: Fr.) Pers.   Russolaceae

Fungo tossico che, se ingerito in quantità, provoca il vomito. Viene usato in omeopatia. Frequente nei boschi freschi dei rilievi.

 

Colza Brassica napus L.   Brassicaceae

La colza viene indicata come stimolante della funzione articolare e come calmante dei sintomi del raffreddore. Sporadicamente coltivata e frequente fuori coltura nei margini erbosi delle vie e dei coltivi.

 

Consolida maggiore Symphytum officinale L. Boraginaceae

Alla radice e alle foglie della consolida maggiore sono attribuite proprietà antinfiammatorie, cicatrizzanti, bechiche e astringenti dei tessuti cutanei. Secondo recenti studi l’uso prolungato, nel tempo, dei loro derivati può provocare danni al fegato. La consolida maggiore trova impiego in omeopatia, nei casi di frattura, come stimolatore del callo osseo. Comune lungo i corsi d’acqua e nelle bassure con ristagno idrico.

 

Consolida femmina Symphytum tuberosum L. subsp. angustifolium (A. Kern.) Nyman   Boraginaceae

Numerosi autori attribuiscono alla consolida femmina proprietà vulnerarie, emollienti, espettoranti, astringenti ed epatoprotettive. Questa viene anche ritenuta attiva nell’accelerarare il processo di calcificazione delle ossa in caso di frattura. Secondo studi recenti, però, l’uso prolungato nel tempo dei suoi derivati può provocare danni al fegato. La loro ingestione, di conseguenza, è da evitare. In alcune parti d’Italia le foglie vengono consumate come verdura cotta o messe nelle zuppe e nelle minestre. Specie comune nei boschi, a esclusione di quelli termofili, in collina.

 

Consolida minore Symphytum bulbosum K.F. Schimp. Boraginaceae

Alla consolida minore vengono attribuite proprietà vulnerarie. In alcune parti d’Italia le foglie vengono consumate come verdura cotta o messe nelle zuppe e nelle minestre. Specie comune nei boschi freschi, nelle siepi e lungo le sponde dei corsi d’acqua.

 

*Corbezzolo Arbutus unedo L.   Ericaceae

Al corbezzolo, in particolare alle foglie, vengono riconosciute proprietà astringenti, antinfiammatorie e antispasmodiche dell’apparato gastroenterico. I meristemi sono considerati diuretici e antisettici delle vie urinarie e trovano impiego in gemmoterapia. I frutti vengono usati in omeopatia. Sono idonei alla preparazione di marmellate e liquori. Specie comune, formante fitte ed estese popolazioni sui versanti meridionali delle alture con substrato magmatico e scarsa pedogenesi. Nei Colli Euganei incontra il suo estremo limite settentrionale nell’entroterra europeo. È una buona pianta mellifera.

 

Cornetta dondolina Emerus majus Mill. s.l. Fabaceae

Alla cornetta dondolina vengono attribuite proprietà cardiotoniche, lassative e diuretiche. Entità comune ai margini dei boschi e nella boscaglia, sui versanti soleggiati dei rilievi.

 

Coriandolo Coriandrum sativum L.   Apiaceae

Secondo vari autori, i frutti del coriandolo contengono principi antisettici, carminativi, eccitanti, stimolanti e vulnerari. Trovano impiego in liquoreria, in profumeria e come spezie. L’olio essenziale, nella medicina popolare, veniva indicato come antielmintico. Specie usata in omeopatia nella cura delle affezioni dell’apparato gastroenterico. Casuale ma, talvolta, presente copiosa nei seminativi o nei campi a riposo.

 

*Corniolo Cornus mas L.   Cornaceae

I frutti e la corteccia del corniolo sono usati per le loro proprietà astringenti e febbrifughe. I frutti vengono utilizzati anche per preparare marmellate, gelatine e salse. Specie usata gemmoterapia per la cura dell’ipertiroidismo lieve e in omeopatia. Frequente nei boschi mesofili in collina.

 

Corniolo sanguinello Cornus sanguinea L. subsp. hungarica (Kárpáti) Soó   Cornaceae

Secondo vari autori il corniolo sanguinello ha proprietà anticoagulanti e antitrombotiche. Viene indicato anche nella cura degli effetti collaterali dell’ipertiroidismo. I gemmoderivati sono considerati particolarmente efficaci nel trattamento delle trombosi. In omeopatia si usa il macerato glicerico nei casi di insufficienza tiroidea. Entità comune ai margini dei boschi, lungo i corsi d’acqua e nelle siepi.

 

Crepide cotonosa, radicchiella cotonosa Crepis setosa Haller f.   Asteraceae

La radicchiella cotonosa non trova particolari indicazioni fitoterapiche. Le rosette basali sono commestibili e possono essere consumate crude nelle insalate miste o lessate e passate in padella. Specie comunissima negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

*Crepide vescicosa, radicchiella vescicosa Crepis vesicaria L. subsp. taraxacifolia (Thuill.) Thell.   Asteraceae

La crepide vescicosa è considerata diuretica, amarotonica, ipoglicemizzante e depurativa. È un’ottima erba da bollire e saltare in padella, molto ricercata nel Distretto. Comune nei luoghi erbosi. Entità simili: Crepis foetida L. subsp. foetida, Crepis capillaris (L.) Wallr., Crepis pulchra L. subsp. pulchra (leggermente tossica), Crepis neglecta L.

 

*Cren, barbaforte Armoracia rusticana P. Gaertn., B. Mey. & Scherb.   Brassicaceae

Al cren vengono attribuite proprietà eupeptiche, antiartritiche, stimolanti e diuretiche. Applicato a livello topico questo sembra apportare beneficio nelle infiammazioni articolari e nelle punture di insetti. Specie usata in omeopatia. Coltivata per la radice (da questa si ottiene la salsa al cren) e sporadicamente inselvatichita nei rigagnoli o lungo sponde in pianura.

 

Crescione d’acqua Nasturtium officinale R. Br. subsp. officinale   Brassicaceae

Le parti aeree del crescione d’acqua, vengono indicate come amaro toniche, aperitive, digestive, dissetanti, anticatarrali e diuretiche. Sono anche considerate balsamiche. Il consumo del crescione d’acqua viene indicato per gli effetti atabacici, cioè disintossicanti verso l’accumulo di nicotina. Specie usata in omeopatia. Poco frequente, però, non raramente presente copiosa nei tratti terminali del percorso collinare dei rii. Entità affine: Nasturtium microphyllum Boenn. ex Rchb.

 

Crescione radichina Rorippa sylvestris (L.) Besser   Brassicaceae

Al crescione radichina non vengono attribuite particolari proprietà farmaceutiche. Le giovani rosette basali possono essere consumate crude nelle insalate miste. Specie frequente negli incolti con suolo intriso temporaneamente d’acqua o fangoso. Entità simili presenti nel Distretto: Rorippa anceps (Wahlenb.) Rchb., Rorippa armoracioides (Tausch) Fuss., Rorippa palustris (L.) Besser, Rorippa amphibia (L.) Besser.

 

Crespino comune Berberis vulgaris L.   Berberidaceae

Al crespino comune vengono attribuite proprietà digestive, depurative, disinfettanti delle vie urinarie ed epatobiliari. Secondo alcuni studi la specie è nefrotossica e può provocare danni all’apparato circolatorio tali che il suo uso, in fitoterapia, dovrebbe essere abbandonato. In gemmoterapia viene usata come colagogo, coleretico e per altre applicazioni. Trova impiego in omeopatia come stimolatore biliare e per combattere la diuresi insufficiente. Molto rara e presente localizzata, in collina, nei boschi tra il M. Piccolo e il M. Ventolone. Specie da proteggere.

 

Cresta di gallo comune Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich. s.l.   Orobancaceae

Per le proprietà insetticide il decotto di semi di cresta di gallo comune veniva impiegato per fare frizioni contro i pidocchi. Un derivato, l’aucubina, si ritiene abbia effetti epatoprotettivi, antibatterici e antivirali contro l’epatite B. L’aucubina, contenuta principalmente nei semi, rende la pianta un po’ TOSSICA, tale che questa viene rifiutata dagli animali da pascolo. Entità rarissima sui rilievi del Distretto (comune lungo il tratto padovano dell’Adige) e da proteggere. Specie affini: Rhinantus minor L., Rhinantus freynii (Sterneck) Fiori. Entrambe le orobancacee sono presenti nel Padovano: la prima lungo l’Adige, la seconda lungo il Brenta, ma non sono state da noi osservate sugli Euganei.

 

Crocettona comune Cruciata laevipes Opiz   Rubiaceae

La crocettona comune viene ritenuta vulneraria, astringente e diuretica. Trova impiego in omeopatia. Frequente nei margini erbosi delle siepi e dei boschi collinari; poco frequente nelle siepi in pianura. Specie simili: Cruciata glabra (L.) Ehrend., Cruciata pedemontana (All.) Ehrend.

 

Crotonella coronaria Silene coronaria (L.) Clairv.   Caryophyllaceae

La crotonella coronaria in Turchia, anticamente, veniva impiegata per curare la lebbra, la diarrea e le ferite infiammate. La sua radice sembra avere proprietà epatoprotettive. Attualmente la specie non viene menzionata come in uso in fitoterapia. Trova utilizzo in omeopatia. Allo stato spontaneo è esclusiva dei margini dei boschi termo-mesofili della zona del M. Ceva. Talvolta si rinviene subspontanea nelle vicinanze dei giardini in cui viene coltivata come pianta ornamentale.

 

Crotonella fior di cuculo Silene flos-cuculi (L.) Clairv.   Caryophyllaceae

La specie, anticamente, veniva usata per curare le cefalee, la malaria e il mal di stomaco. Attualmente non trova uso in fitoterapia. Non rara su suoli umidi, sia in collina sia in pianura.

 

Cuscuta epitimo Cuscuta epithymum (L.) L. subsp. epithymum   Convolvulaceae

Alla convolvulacea, come a tutte le congeneri, vengono ascritte proprietà, colagoghe, lassative, diuretiche e carminative. Le piante appartenenti al genere Cuscuta trovano numerose applicazioni nella medicina cinese. La cuscuta epitimo, nel Distretto, è una specie presente in varie zone dei rilievi, talvolta copiosa, in particolare nei cespuglieti termofili quale parassita di lamiacee o di alte piante, ma non è comune.

 

Cuscuta europea Cuscuta europaea L.   Convolvulaceae

La cuscuta europea viene indicata in fitoterapia in quanto portatrice di principi carminativi, lassativi e diuretici. In passato trovava impiego nella cura dei disturbi del fegato e della milza. Specie usata in omeopatia. Molto rara, presente quale parassita su ortica e luppolo, lungo sponde alberate in pianura. Specie simili: Cuscuta cesattiana Bertol., Cuscuta campestris Yunk.

 

Dafne laurella Daphne laureola L.   Thymelaeaceae

Con i fiori, i frutti e la corteccia della dafne laurella, in passato, si preparavano impiastri revulsivi che venivano applicati sulla pelle. La specie è altamente TOSSICA e, se ingerita, provoca ulcerazioni alla mucosa orale, dolori gastrici e intestinali, vomito, diarrea ematica, vertigini e convulsioni. Viene usata come rimedio omeopatico. Frequente in collina ai margini di boschi mesofili.

 

Dentaria a nove foglie Cardamine enneaphyllos (L.) Crantz   Brassicaceae

La specie viene considerata portatrice di effetti anticatarrali sull’apparato respiratorio, sull’apparato digerente e sull’apparato urogenitale. Si ritiene abbia proprietà antinfiammatorie del cavo orofaringeo. Frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

Dentaria minore Cardamine bulbifera (L.) Crantz   Brassicaceae

La dentaria minore, secondo vari autori, ha proprietà depurative, rubefacenti, ricostituenti e antianemiche. Nella medicina popolare trovava impiego come antiscorbutico e antireumatico. Frequente in collina nei boschi mesofili.

 

Dente di leone Leontodon hispidus L. s.l.   Asteraceae

Al dente di leone vengono attribuite proprietà diuretiche. Le foglie giovani delle rosette basali possono essere consumate come verdura cotta alla pari di quelle del tarassaco e possono essere aggiunte alle insalate crude. Specie comune nei luoghi erbosi.

 

Digitale gialla piccola Digitalis lutea L. s.l.; digitale gialla grande Digitalis grandiflora Mill.   Plantaginaceae

Le piante appartenenti al genere Digitalis, sono ritenute utili nei disturbi cardiaci, nella diuresi e nelle insufficienze gastriche. Sono, però, tutte TOSSICHE e qualsiasi loro uso interno per automedicazione deve essere evitato; basti pensare che 40 grammi di foglie secche possono causare la morte. Una specie non presente sui Colli: Digitalis purpurea L. trova impiego in omeopatia nella cura dei disturbi cardiocircolatori, dell’apparato digerente e del sistema nervoso. D. lutea e D. grandiflora, nel Distretto, sono entrambe poco frequenti, presenti lungo i margini boschivi freschi in collina.

 

Dittamo Dictamnus albus L.   Rutaceae

La pianta intera di dittamo viene ritenuta in possesso di varie virtù curative, in particolare: digestive, ipotensive, diaforetiche, toniche, stimolanti e antispasmodiche. Specie urticante da usare sotto controllo medico. Viene usata come rimedio omeopatico. Frequente in collina su vulcaniti, ai margini di boschi termo-mesofili.

 

Draba primaverile Erophila verna (L.) DC. s.l.   Brassicaceae

La draba primaverile ha trovato utilizzo in fitoterapia in quanto le sono state attribuite proprietà vulnerarie, antiemorragiche e astringenti. Viene impiegata in omeopatia. È presente nel Distretto con la sottospecie nominale (rara) e con la comune sottospecie praecox (Steven) Walp., negli incolti con suolo umido o fangoso anche ricco in scheletro.

 

Dragontea, dragonzio Dracunculus vulgaris Schott   Araceae

La dragontea è una specie tossica che può provocare avvelenamenti anche mortali e non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Viene utilizzata in omeopatia. Nel Distretto, talvolta, trova impiego come pianta ornamentale. Osservata inselvatichita in incolti a Battaglia, a Baone e a Torreglia.

 

Doronico medicinale Doronicum pardalianches L.   Asteraceae

Il doronico medicinale, secondo vari autori, possiede proprietà antispasmodiche, astringenti, sedative, toniche e vulnerarie. Viene ritenuto efficace nel trattamento degli stati depressivi. Rarissimo, osservato ai margini di un bosco a Torreglia: forse accidentale.

 

Dulcamara Solanum dulcamara L.   Solanaceae

I ramoscelli giovani della dulcamara vengono ritenuti in possesso di principi depurativi, sudoriferi, antireumatici, antigottosi, antieczema e antipsoriasi. Alcuni autori attribuiscono alla pianta anche blande proprietà narcotiche e afrodisiache. Questa, però, contiene, in particolare nelle bacche, principi TOSSICI e non va usata in automedicazione. Specie utilizzata in omeopatia per la cura di varie affezioni tra cui il mal di gola, l’asma, le verruche piane del dorso della manno e del viso, i cervicali e i dolori articolari. Comune soprattutto in pianura lungo i fossi, ma presente anche ai margini dei boschi umidi sui rilievi. Un tempo i bambini del Distretto erano soliti masticarne i rametti per il retrogusto dolce che rimaneva a lungo in bocca.

 

Ebbio Sambucus ebulus L.   Adoxaceae

La radice di ebbio è considerata lassativa, purgativa, diuretica, antireumatica, antiedematosa. I frutti sono ritenuti drasticamente purgativi, sudoriferi ed efficaci nelle affezioni bronchiali. La specie, però, contiene principi TOSSICI e non va usata in automedicazione. Trova impiego come rimedio omeopatico. Comune soprattutto in pianura, lungo le sponde dei fossi e dei canali.

 

Eclipta Eclipta prostrata (L.) L.   Asteraceae

All’eclipta vengono attribuite proprietà aperitive, digestive, regolatrici intestinali, epatobiliari, stimolanti della memoria, ricostituenti, vulnerarie e antinfiammatorie. Alloctona di recente arrivo, rarissima nella pianura perieuganea, ma in forte espansione nella bassa Pianura Veneta, soprattutto lungo il Po.

 

Edera Hedera helix L. subsp. helix   Araliaceae

Le foglie hanno effetti vasocostrittori sulla pelle e si usano per curare gli edemi. Possiedono, inoltre, effetti espettoranti e antispasmodici sull’apparato respiratorio. Si usano anche per le proprietà antireumatiche, antinevralgiche e analgesiche dell’apparato mioarticolare. I frutti sono TOSSICI e, se ingeriti, possono provocare vomito e diarrea. L’edera viene largamente usata in omeopatia per curare vari disturbi tra cui l’insonnia, gli stati ansiosi, le febbri intermittenti e le infiammazioni della milza. Entità comunissima nei boschi freschi, nelle siepi e lungo sponde alberate. Specie alloctone simili: Hedera canariensis Willd, Hedera algeriensis Hibberd.

 

Edera terrestre comune Glechoma hederacea L.; edera terrestre pelosa Glechoma hirsuta Waldst. et Kit.   Lamiaceae

Le due lamiacee, dall’aspetto molto simile, in fitoterapia sono considerate utili come espettoranti, diaforetiche, antinevralgiche, rinfrescanti, galattofughe e stimolanti del sistema nervoso e vascolare. L’edera terrestre comune trova impiego in omeopatia. Si incontra nelle siepi, ai margini dei boschi e negli incolti erbosi. L’edera terrestre pelosa si osserva negli stessi ambienti ma è poco frequente e sembra non essere presente in pianura.

 

Eliantemo maggiore Helianthemum nummularium (L.) Mill. subsp. obscurum (Celak.) Holub   Cistaceae

Secondo il dottor Bach, il medico famoso per la cosiddetta “Floriterapia” elaborata intorno agli anni Trenta dello scorso secolo, l’eliantemo maggiore agisce sugli stati emozionali. Non trova concrete indicazioni in fitoterapia. Frequente nei prati aridi e nei cespuglieti termofili sui rilievi.

 

Eliotropio selvatico Heliotropium europaeum L.   Boraginaceae

All’eliotropio selvatico vengono attribuite proprietà sedative, analgesiche e astringenti. Questo, però, contiene sostanze dannose per il fegato ed è, quindi, da escludere la preparazione casalinga di suoi derivati. Specie usata in omeopatia. Poco frequente nei campi con colture sarchiate. In alcune zone degli Euganei, in particolare sulla Collina di S. Elena a Battaglia e, nella zona della Villa Bianca e in Cengolina, a Galzignano è presente copiosissima, inselvatichita, una specie ornamentale alloctona con effetti fortemente tossici per il fegato: Heliotropium amplexicaule Vahl.

 

Elleborine comune Epipactis helleborine (L.) Crantz   Orchidaceae

I tuberi dell’elleborine comune vengono indicati come cicatrizzanti. Specie protetta, osservata rarissima ai margini del bosco sul M. Calbarina e sul M. Grande. Assolutamente da non cogliere.

 

Elleborine minore Epipatis microphylla (Ehrh.) Sw.   Orchidaceae

Ai rizomi dell’elleborine minore vengono attribuite proprietà cicatrizzanti. Specie protetta, presente con un piccolissimo numero di individui nella zona di Passo Fiorine a Teolo. Assolutamente da non cogliere.

 

Elleborine violacea Epipactis atrorubens (Hoffm.) Besser   Orchidaceae

I rizomi dell’elleborine violacea sono considerati cicatrizzanti. Specie protetta, rarissima e localizzata nella boscaglia del M. Calbarina. Assolutamente da non cogliere.

 

Elleboro verde Helleborus viridis L. subsp. viridis   Ranunculaceae

La radice ha effetti vermifughi e drasticamente purgativi. Le vengono attribuite, inoltre, proprietà cardiotoniche, emmenagoghe e narcotiche. L’elleboro verde però, è altamente TOSSICO e può provocare nausea, vomito, diarrea e contrazione fortissima della diuresi. Agisce anche sul sistema nervoso centrale provocando torpore, apatia, sonno profondo e perfino il coma. L’uso dei suoi preparati, data la loro dannosità, è assolutamente sconsigliato. La specie trova impiego come rimedio omeopatico nella cura di varie affezioni. Comune nei boschi freschi in collina.

 

Enagra Oenothera latipetala (Soldano) Soldano   Onagraceae

L’enagra da qualche autore è ritenuta efficace nel lenire la tosse, gli spasmi bronchiali e i disturbi che accompagnano le mestruazioni. Le vengono attribuite anche proprietà vasodilatatrici e antitrombiche. Nella medicina popolare veniva usata come vulnerario. L’olio di enagra viene indicato nel trattamento delle pelli secche. Specie poco frequente negli incolti. Nell’area euganea, sempre principalmente negli incolti, crescono varie entità appartenenti al genere Oenothera del gruppo biennis, tutte dall’aspetto molto simile e dalle medesime proprietà terapeutiche. I loro derivati vengono usati in omeopatia.

 

Enula aspra Inula salicina L. Asteraceae

All’enula aspra qualche autore attribuisce prorietà antiemetiche, vulnerarie e inibitrici dei bruciori di stomaco. Specie poco frequente in collina ma, localmente, presente copiosa su suoli umidi (M. Calbarina, M. Ceva, Schivanoia); molto rara nella piana pedecollinare (Monteortone-S. Daniele).

 

Enula baccherina Inula conyza Griess.) Meikle   Asteraceae

L’enula baccherina viene considerata portatrice di principi diuretici, emmenagoghi, diaforetici e stomachici.

Frequente ai margini dei boschi termo-mesofili sui rilievi.

 

Enula campana Inula helenium L.   Asteraceae

All’enula campana vengono attribuite proprietà diuretiche, antisettiche, coleretiche, espettoranti ed emmenagoghe. Specie usata in omeopatia. Accidentale, sfuggita a colture in pianura.

 

Enula ceppitoni Inula viscosa (L.) Aiton   Asteraceae

In passato l’enula ceppitoni veniva usata come emostatico e cicatrizzante delle ferite. Attualmente viene impiegata in omeopatia. Nel Distretto si osserva localizzata in una cava alla base del M. Ricco, in zona Solana, ma qui presente copiosissima. A partire da piante coltivate, si è diffusa in zona Sottovenda.

 

Enula cespica Inula graveolens (L.) Desf.   Asteraceae

All’enula cespica vengono attribuite proprietà espettoranti, fluidificanti del catarro, bechiche, cardiotoniche, colagoghe e diuretiche. L’olio essenziale viene usato in aromaterapia per il trattamento di varie affezioni. La specie trova impiego come farmaco omeopatico. Molto rara sui rilievi e presente solitamente in zone con suolo umido scoperto, ricco in scheletro. Assolutamente da non cogliere.

 

Enula laurentina Inula britannica L.   Asteraceae.

All’enula laurentina vengono attribuite proprietà stomachiche e anticatarrali. Specie poco frequente lungo le sponde dei corsi d’acqua in pianura.

 

Epimedio Epimedium alpinum L.   Berberidaceae

Le foglie sono indicate per le loro proprietà sudorifere e rinfrescanti. All’epimedio vengono attribuiti anche effetti afrodisiaci. Specie comune in collina nei boschi freschi.

 

Equiseto dei campi, coda cavallina Equisetum arvense L. subsp. arvense   Equisetaceae

Il fusto della pianta sterile dell’equiseto dei campi viene indicato come emostatico e stimolante lo sviluppo della pelle. Gli vengono attribuiti anche effetti astringenti, protettivi dei capillari, diuretici, remineralizzanti e antireumatici. Specie usata in omeopatia. Comune nei luoghi erbosi molto umidi, negli alvei dei collettori campestri e lungo le sponde dei fossi.

 

Equiseto palustre Equisetum palustre L. Equisetaceae

All’equiseto palustre vengono attribuite proprietà mineralizzanti, emostatiche diuretiche e depurative. Specie poco frequente, alla base dei rilievi, nelle bassure temporaneamente inondate e nelle sponde dei fossi.

 

Equiseto ramosissimo Equisetum ramosissimum Desf. Equisetaceae

All’equiseto ramosissimo vengono attribuite proprietà mineralizzanti, emostatiche diuretiche e depurative.

Specie frequente nelle siepi, lungo le scarpate stradali e ferroviarie e, in genere, nei luoghi un po’ umidi con il suolo ricco in scheletro.

 

Equiseto maggiore Equisetum telmateia Ehrh.   Equisetaceae

Ai fusti sterili dell’equiseto maggiore vengono attribuite proprietà mineralizzanti, diuretiche e depurative. I fusti fertili, in alcune parti d’Italia, privati della parte con le spore, vengono consumati come gli asparagi. Specie comune nei luoghi erbosi molto umidi, negli alvei dei collettori campestri e lungo le sponde dei fossi.

 

Erba cimicina Ballota nigra L. subsp. meridionalis (Bég.) Bég.   Lamiaceae

L’erba cimicina, secondo vari autori, ha proprietà sedative, astringenti, antispasmodiche e coleretiche. In omeopatia viene impiegata per curare i disturbi della menopausa. Comune negli incolti, nei coltivi e nelle siepi.

 

Erba cucco Cucubalus baccifer L.   Caryophyllaceae

L’erba cucco non trova particolari indicazioni fitoterapiche. I germogli sono commestibili e possono essere consumati crudi o lessati e passati in padella. Presente rara ai margini dei boschi nella zona tra Torreglia e Castelnuovo. Diffusa lungo la sponda alberata del Bacchiglione.

 

Erba della Madonna, borracina maggiore Hylotelephium maximum (L.) Holub   Crassulaceae

Le foglie dell’erba della Madonna, secondo alcuni autori, hanno notevoli proprietà vulnerarie e sono utili nella cura di ascessi, fistole, punture d’insetti, ustioni e ferite. Specie usata in omeopatia. Frequente sui rilievi in zone sassose, dirupate e rupestri.

 

Erba di San Giovanni, cacciadiavoli, iperico Hypericum perforatum L. subsp. perforatum, Hypericum perforatum L.  subsp. veronense (Schrank) Fröhl.   Hypericaceae

Alle sommità fiorite di iperico sono attribuite proprietà stomachiche, digestive, anticalcolose, diuretiche, antireumatiche e antidolorifiche. A livello topico, per il loro effetto antinfiammatorio e cicatrizzante, queste sono considerate efficaci contro le piaghe da decubito e le ustioni. Sembra abbiano qualche effetto positivo anche come antidepressivo ma la quantità giornaliera che si può assumere senza avere effetti tossici viene ritenuta, da vari autori, nettamente inferiore a quella necessaria per aver risultati. L’iperico trova ampio utilizzo in aromaterapia e in omeopatia e per combattere disturbi conseguenti ai traumi subiti dalle terminazioni nervose in generale le nevralgie periferiche. La prima sottospecie è comune negli incolti, mentre è frequente ai margini soleggiati dei boschi termofili e nei prati aridi la seconda. Specie affini: Hypericum montanum L., Hypericum hirsutum L., Hypericum tetrapterum Fr.

 

Erba di San Giovanni alata, iperico alato Hypericum tetrapterum Fr.   Hypericaceae

La specie è ritenuta stimolante, balsamica e vulneraria. Rara sui rilievi in zone con ristagno idrico; rara in pianura nelle sponde erbose dei fossi.

 

Erba di San Giovanni montana, iperico montano Hypericum montanum   Hypericaceae

All’iperico montano vengono attribuite proprietà stimolanti, balsamiche e vulnerarie. Specie frequente ai margini dei boschi mesofili sui rilievi.

 

Erba di San Giovanni arbustiva, cacciadivoli arbustivo, erba sana arbustiva Hypericum androsaemum L.   Hypericaceae

All’erba di San Giovanni arbustiva vengono attribuite proprietà balsamiche, stimolanti e vulnerarie. Le foglie essiccate per il loro tenue odore di vaniglia vengono utilizzate come segnalibro. Specie presente qua e là lungo i margini dei boschi freschi sui rilievi, ma poco frequente.

 

Erba di Santa Barbara Barbarea vulgaris R. Br. subsp. vulgaris; Barbarea vulgaris R. Br subsp. arquata (Opiz) Hayek   Brassicaceae

All’erba di Santa Barbara vengono attribuite proprietà vulnerarie, antisettiche, aperitive, antiscorbutiche e diuretiche. Secondo alcune fonti un uso prolungato della pianta può arrecare danni ai reni. Frequente su suoli umidi o fangosi la prima sottospecie; poco frequente negli stessi ambienti la seconda.

 

Erba fragolina Sanicula europaea L.   Apiaceae

L’erba fragolina è considerata efficace contro le infiammazioni della bocca, della gola e della pelle. Nella medicina popolare veniva impiegata come antiemorragico, come astringente e come vulnerario. Trova applicazione in omeopatia nella cura della stipsi. Molto rara ai margini di boschi freschi sui rilievi, a rischio di scomparsa dal Distretto e meritevole di protezione

 

Erba gatta, cataria Nepeta cataria L.   Lamiaceae

All’erba gatta vengono conferite proprietà sedative e stimolanti il sonno. Le sommità fiorite sembrano avere effetti carminativi e antispasmodici sull’apparato gastroenterico. Sempre per le proprietà ipnotiche la specie viene usata anche in omeopatia. Molto rara e incostante nel Distretto, si osserva negli incolti e nei cespuglieti.

 

Erba graziella, graziola Gratiola officinalis L.   Plantaginaceae

L’erba graziella veniva impiegata come drastico purgante, cardiotonico, antielmintico, diuretico ed emetico. Era utilizzata anche nel trattamento dell’idropisia, della gotta e delle malattie del fegato. Usata in eccesso può provocare danni ai reni, emorragie intestinali e arresto cardiaco. Oggi, per la sua pericolosità, non trova applicazioni fitoterapiche. Assolutamente da non usare in automedicazione. Trova utilizzo come rimedio omeopatico nel trattamento delle diarree. Sporadica lungo le sponde dei fossi in pianura e nelle zone collinari con ristagno idrico permanente.

 

Erba limona Melittis melissophyllum L.   Lamiaceae

L’erba limona viene ritenuta in possesso di blande proprietà antisettiche, sedative e diuretiche. Trova utilizzo in omeopatia nella cura degli eczemi atopici. Frequente nei boschi mesofili sui rilievi.

 

Erba lucciola maggiore Luzula pilosa (L.) Willd. Juncaceae

L’erba lucciola maggiore viene definita attiva contro i calcoli biliari. Comune nei boschi freschi sui rilievi.

 

Erba lucciola mediterranea Luzula forsteri   Juncaceae

Alla radice dell’erba lucciola mediterranea vengono attribuite proprietà risolventi. Specie comune nei boschi, a eccezione di quelli termoofili

 

Erba maga Circaea lutetiana L.   Onagraceae

L’erba maga viene considerata astringente. In passato veniva usata per curare le ferite. Comune nei boschi freschi di tutta l’area collinare.

 

Erba mazzolina Dactylis glomerata L. subsp. glomerata; Dactylis glomerata L. subsp. lobata (Drejer.) Lindb. f.     Poaceae

L’erba mazzolina viene usata in omeopatia nella cura delle riniti allergiche. Fa parte delle cosiddette erbe gatte. Comune la prima sottospecie nei luoghi erbosi e negli incolti; meno frequente la seconda sottospecie, presente ai margini dei boschi, a eccezione di quelli termofili.

 

Erba medica Medicago sativa L.   Fabaceae

L’erba medica è considerata attiva come regolatrice epatobiliare, come ricostituente e come curativa dei reumatismi e dell’artrite. Sembra sia efficace anche come antiscorbutico, antiemorragico, diuretico, rinfrescante, stimolante dell’appetito e nella cura dell’ulcera gastrica e della colite. I germogli dei semi possono essere messi nelle insalate. Specie comune nei luoghi erbosi. Sugli Euganei crescono varie entità appartenenti al genere Medicago.

 

Erba medica falcata Medicago falcata L. subsp. falcata   Fabaceae

All’erba medica falcata strettamente, affine all’erba medica, vengono attribuite proprietà ricostituenti, vitaminizzanti e antiscorbutiche Specie frequente nei prati aridi in collina e nei luoghi erbosi soleggiati di tutto il Distretto. Dall’incrocio tra le due entità affini deriva un ibrido non raro sui Colli: Medicago x varia Martyn.

 

Erba medica lupulina Medicago lupulina L.   Fabaceae

Alla piccola fabacea vengono attribuite proprietà antibatteriche e lenitive. Specie comunissima negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Erba miseria asiatica Commelina communis L.   Commelinaceae

All’erba miseria asiatica vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, antipiretiche e diuretiche. Specie usata in omeopatia. Non rara negli incolti e lungo i sentieri boschivi aperti, su suolo siliceo ricco in scheletro.

 

Erba perla azzurra Buglossoides purpurocaelea (L.) Johnston   Boraginaceae

All’erba perla azzurra vengono attribuite proprietà epatoprotettive e antiossidanti. Specie comune ai margini dei boschi termofili sui rilievi. Trova impiego come rimedio omeopatico.

 

Erba perla-minore Buglossoides arvensis (L.) I.M. Johnst.   Boraginaceae

Secondo qualche autore la specie ha proprietà diuretiche. Dai semi si ricava un olio, il quale, raffinato, viene considerato commestibile. L’erba-perla minore è frequente nei campi di cereali e negli incolti.

 

Erba pesce Salvinia natans (L.) All. Salviniaceae

La felcetta trova impiego come rimedio omeopatico. Sporadica sulle superfici di acque ferme in pianura.

 

Erba ruggine Ceterach officinarum Willd. s.l.   Aspleniaceae

Alla felcetta vengono ascritte proprietà astringenti e dermopurificanti. Entità frequente in zone rupestri sui rilievi e rarissima in pianura su muri. Trova impiego in omeopatia.

 

Erba saetta Sagittaria sagittifolia L.   Alismataceae

All’erba saetta qualche autore attribuisce proprietà galattofughe, diuretiche e antiscorbutiche. Specie usata in omeopatia. Presente qua e là nei corsi d’acqua alle base dei Colli ma in via di rapidissima rarefazione a causa del degrado ambientale. Specie alloctona simile: Sagittaria latifolia.

 

Erba scopina, violetta d’acqua Hottonia palustris L.   Primulaceae

Secondo la “Floriterapia” del dottor Bach l’erba scopina è attiva negli stati emozionali. Non trova indicazioni in fitoterapia ma solo in omeopatia. Specie molto rara nei fossi alla base dei rilievi e, assolutamente, da proteggere in quanto, in zona, è a forte rischio di estinzione.

 

Erba-sega comune Lycopus europaeus L.   Lamiaceae

All’erba-sega comune vengono attribuite proprietà antigonadotropine, antitireotropine (regolatrici dell’attività della tiroide), antiemorragiche, astringenti, diuretiche, antibatteriche, stabilizzanti del ritmo cardiaco, toniche e febbrifughe. Specie usata in omeopatia. Comune soprattutto in pianura lungo i fossi, i canali e gli stagni. Specie affine: Lycopus exaltatus L. fil.

 

Erba vajola minore Cerinthe minor L.   Boraginaceae

All’erba vajola comune vengono attribuite proprietà diutiche. Specie poco frequente negli incolti, ai margini dei boschi e lungo le sponde dei fossi.

 

Erba vescica delle risaie Utricularia australis R. Br.   Lentibulariaceae

All’erba vescica delle risaie vengono attribuite proprietà diuretiche, antispasmodiche e antinfiammatorie. Specie molto rara nei fossi alla base dei rilievi, meritevole di protezione.

 

Erba viperina Echium vulgare L.   Boraginaceae

In passato l’erba viperina veniva indicata come emolliente, antitussiva ed espettorante. Attualmente le vengono attribuite proprietà antiemorroidarie. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente negli incolti soleggiati con suolo ricco in scheletro.

 

Erica arborea Erica arborea L.   Ericaceae

Le foglie dell’erica arborea sono indicate contro le affezioni dell’apparato urogenitale. Nella medicina popolare la specie veniva usata contro le manifestazioni infiammatorie della prostata. Comune, localmente, su vulcaniti, dove forma, nei versanti rivolti a sud, insieme al corbezzolo, fitte boscaglie sempreverdi.

 

Erisimo, erba cornacchia minore Sisymbrium officinale (L.) Scop.   Brassicaceae

L’erisimo è ritenuto in possesso di proprietà mucolitiche ed espettoranti e, quindi, utile per alleviare le irritazioni delle prime vie aeree. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente soprattutto sui rilievi, lungo i sentieri e i margini dei boschi e, più raramente, negli incolti.

 

Erniaria irsuta Herniaria hirsuta L. subsp. hirsuta   Caryophyllaceae

All’erniaria irsuta vengono attribuite proprietà antisettiche delle vie urinarie e diuretiche, con positivi effetti contro la calcolosi renale. Specie rara, allignante su suoli ricchi in scheletro, esclusivamente sui rilievi.

 

Escolzia Eschscholzia californica Cham.   Papaveraceae

La specie è ritenuta in possesso di proprietà ipotensive, antispasmodiche, sedative, analgesiche e ipnotiche. Viene segnalata nel trattamento dell’insonnia, degli stati ansiosi e delle emicranie. Trova impiego come farmaco omeopatico. Coltivata come pianta ornamentale, si osserva inselvatichita casualmente negli incolti presso i giardini.

 

Eufrasia officinale Euphrasia officinalis L. s.l.   Orobancaceae

L’eufrasia officinale viene indicata nella cura delle irritazioni e le infiammazioni agli occhi. Le vengono attribuite proprietà vulnerarie, toniche, diuretiche digestive e astringenti. Viene usata in omeopatia per la cura dei raffreddori da fieno, delle congiuntiviti, dei lipogranulomi delle palpebre e del morbillo. Rara nei luoghi erbosi, ai margini dei boschi, sui rilievi.

 

Euforbia cipressina Euphorbia cyparissias L.   Euphorbiaceae

All’euforbia cipressina vengono attribuite proprietà emetiche e purgative. In passato il lattice, oltre che come purgante drastico, veniva usato per togliere i porri e le verruche ed era impiegato per curare l’idropisia. È specie altamente TOSSICA che contiene composti caustici e vescicatori e qualsiasi forma di ingestione di sue parti o di suoi derivati deve essere assolutamente evitata. Viene utilizzata come rimedio omeopatico. Comune nei luoghi erbosi soleggiati e nei prati aridi.

 

Euforbia erba calenzuola Euphorbia helioscopia L.   Euphorbiaceae

Secondo la letteratura il lattice dell’erba calenzuola, tossico, ha una forte azione emetica e lassativa. Pare attivo contro le verruche. È assolutamente da evitare, in fitoterapia, qualsiasi ingestione di derivati o di parti di euforbiacee in quanto sono tutte TOSSICHE. La specie viene usata in omeopatia. Comune nei luoghi erbosi e negli incolti.

 

Euforbia delle faggete Euphorbia amygdaloides L. subsp. amygdaloides   Euphorbiaceae

All’euforbia delle faggete vengono attribuite proprietà emetiche, purgative e antireumatiche. È assolutamente da evitare, in fitoterapia, qualsiasi ingestione di derivati o di parti della pianta in quanto contengono sostanze TOSSICHE. Specie usata in omeopatia. Comune ai margini delle boscaglie e dei boschi mesofili luminosi sui rilievi.

 

Euforbia minore Euphorbia peplus L.   Euphorbiaceae

La specie in passato trovava impiego come purgativo, antiasmatico, sedativo, antinfiammatorio e antipiretico. La sua provata TOSSICITA’, però, porta ad escluderne qualsiasi utilizzo in fitoterapia. Comune negli incolti, negli orti e alla base di muri su suolo molto ricco in scheletro.

 

Euphorbia lattaiola Euphorbia palustris L.   Euphorbiaceae

L’euforbia lattaiola, in passato, trovava impiego come drastico purgante. A livello topico, il lattice veniva usato per curare le piaghe, la psoriasi e gli eczemi. L’uso dell’euforbiacea, attualmente, in fitoterapia, è stato abbandonato in quanto questa è altamente TOSSICA. Specie rara, presente in pianura lungo le sponde dei fossi e degli stagni.

 

Euphorbia lattona Euphorbia lathyris L.   Euphorbiaceae

L’euforbia lattona, in passato, veniva usata come drastico purgativo. Per uso topico il lattice era impiegato contro la sciatica, l’artrite, le verruche, i calli e i duroni. L’uso della specie, in fitoterapia, attualmente è stato abbandonato in quanto questa è altamente TOSSICA. Viene usata in omeopatia per trattare i disturbi mentali. Accidentale ma frequente negli incolti. Viene piantata presso gli orti per tenere lontane le talpe ottenendo ottimi risultati. Nel Distretto, tra le euforbiacee tossiche non di aspetto prostrato, appartenenti al genere Euphorbia sono presenti: Euphorbia dulcis L., Euphorbia carniolica Jacq., Euphorbia brittingeri Opiz ex Samp., Euphorbia platyphyllos L. subsp. platyphyllos, Euphorbia esula L. s.l., Euphorbia stricta L., Euphorbia exigua L. subsp. exigua, Euphorbia davidii Subils, Euphorbia falcata L. subsp. falcata.

 

 Euforbia della carniola Euphorbia carniolica Jacq.   Euphorbiaceae

Alcuni autori indicano il lattice dell’euforbia della Carniola come utile nel trattamento di calli e duroni. Specie Tossica. Non rara nei boschi freschi sui rilievi.

 

Euphorbia prostrata Euphorbia prostrata Aiton   Euphorbiaceae

Secondo un recente studio dall’euforbia prostrata si ricava un farmaco molto efficace nella cura delle emorroidi. Lo studio non da indicazioni sulla tossicità o meno della pianta. Specie comune in aree soggette e calpestio, orti e incolti. Specie simili nell’aspetto, reptanti o nutanti: Euphorbia maculata L., Euporbia humifusa Willd., Euphorbia nutans Lag.

 

Faggio Fagus sylvatica L. subsp. sylvatica.   Fagaceae

Il creosoto di faggio (estratto di legno) ha proprietà antifebbrili, antisettiche, disinfettanti e antitussive. Veniva usato contro la tubercolosi polmonare in quanto migliorava la resistenza della mucosa all’infezione. Il farmaco va somministrato sotto stretto controllo medico in quanto, in dosi elevate, può provocare avvelenamenti gravi anche mortali. In automedicazione si usa la corteccia per la cura delle febbri intermittenti. I gemmoderivati vengono indicati per curare le allergie, l’insufficienza renale, l’obesità e i calcoli ai reni. Nella “Floriterapia” del dottor Bach il faggio viene indicato come attivo negli stati emotivi. Trova impiego in omeopatia come antiallergico, diuretico e contro la sclerosi polmonare. Poco frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

*Fagiolo Phaseolus vulgaris L.   Fabaceae

Il fagiolo, secondo vari autori, ha proprietà lassative e enticolesterolemiche. Viene utilizzato in omeopatia per curare vari disturbi. Coltivato in numerose varietà e presente, accidentalmente, subspontaneo presso i luoghi di coltura. Specie coltivate affini: Phaseolus coccineus L., Phaseolus lunatus L., Vigna unguiculata (L.) Walp.

 

Falsa ortica bianca Lamium album L. subsp. album   Lamiaceae

Le foglie della falsa ortica bianca, secondo la letteratura, hanno proprietà emostatiche e astringenti dei tessuti cutanei, espettoranti e sedative sull’apparato respiratorio e funzioni antiemorragiche, vasocostrittrici uterine ed emmenagoghe riguardo all’apparato genitale femminile. La specie viene usata in omeopatia. Frequente nelle siepi e nei luoghi incolti erbosi.

 

Falsa ortica gialla Lamium galeobdolon L. subsp. flavidum (F. Herm.) A. Löve & D. Löve   Lamiaceae

Alla falsa ortica gialla vengono attribuite proprietà antispasmodiche, toniche, espettoranti e depurative. A livello topico, un tempo, questa trovava impiego come risolvente e vulnerario. Specie frequente sui rilievi ai margini di boschi freschi.

 

Falsa ortica macchiata Lamium maculatum L.   Lamiaceae

La falsa ortica macchiata secondo la letteratura, ha proprietà emostatiche, astringenti dei tessuti cutanei, emmenagoghe, espettoranti e sedative dell’apparato respiratorio. I giovani getti lessati sono commestibili come erbe da padella o per fare frittate. Specie molto rara, presente in aree incolte ai margini di boschi e nei cespuglieti.

 

Falsa ortica mora Lamium orvala L.   Lamiaceae

La specie è ritenuta vulneraria, antispasmodica, depurativa, espettorante e astringente. Comune nelle siepi, nelle sponde alberate e nei boschi freschi.

 

Falsa ortica purpurea Lamium purpureum L.   Lamiaceae

Alla falsa ortica purpurea vengono attribuite proprietà emostatiche e vulnerarie. I giovani getti lessati sono commestibili come erbe da padella o per fare frittate. Specie comunissima negli orti, nei campi con coltivazioni annuali e negli incolti in tutto il Distretto.

 

Falsa ortica reniforme Lamium amplexicaule L.   Lamiaceae

La falsa ortica reniforme viene indicata come portatrice di principi antireumatici, diaforetici, antipiretici, tonici e lassativi. Viene utilizzata in omeopatia. Frequente negli orti e negli incolti in tutto il Distretto.

 

Falso pistacchio Staphylea pinnata L.   Staphyleaceae

Dai semi del falso pistacchio, in Baviera, si ricava un liquore che pare abbia proprietà afrodisiache. Specie usata in omeopatia. Rara ed esclusiva dei boschi freschi dei rilievi.

 

Farfaraccio maggiore Petasites hybridus (L.) P. Gaertn., B. Mey. & Scherb. subsp. hybridus   Asteraceae

Al farfaraccio maggiore vengono attribuite proprietà vulnerarie, sedative, bechiche, emmenagoghe, diaforetiche e cardiotoniche. Specie usata in omeopatia. Molto rara, rinvenuta solo lungo alcuni rii, sui rilievi.

 

Farfaraccio vaniglione Petasites pyrenaicus (L.) G. Lòpez   Asteraceae

L’asteracea, secondo vari autori, ha proprietà bechiche, risolventi, sedative e vulnerarie. Specie rara ma, localmente, presente copiosa sfuggita a coltivazioni.

 

*Farinaccio bianco Chenopodium album L. s.l.   Amaranthaceae

Il farinaccio bianco sembra esercitare una blanda azione antireumatica, lassativa, antielmintica e antiflogistica. Le foglie delle piante giovanissime si possono cuocere e consumare come gli spinaci. Specie comune negli incolti e nei coltivi. Entità affini: Chenopodium striatum Roth subsp. striatum, Chenopodium suecicum Murr, Chenopodium ficifolium Sm.

 

Farinaccio puzzolente Chenopodium vulvaria L.   Amaranthaceae

La medicina popolare attribuiva al farinaccio puzzolente blande azioni emmenagoghe, antielmintiche,

antispasmodiche e, secondo qualche autore, narcotiche. Attualmente questo non trova alcun impiego in campo fitoterapico. Specie di grandissima rarità, osservata in due stazioni puntiformi in collina.

 

Farinaccio aromatico Dysphania ambrosioides (L.) Mosyachin & Clemants   Amaranthaceae

La specie, in vari scritti di erboristeria, viene detta in possesso di azioni antielmintiche, toniche, diuretiche, antitussive, espettoranti e calmanti. Sporadica negli incolti.

 

Fava Vicia faba L.   Fabaceae

Secondo ancuni studi le fave contengono sostanze utili a combattere il morbo di Parkinson. Vengono ritenute portatrici di proprietà diuretiche, energizzanti e lassative. La specie viene usata in omeopatia. Raramente coltivata e presente, con popolazioni effimere, casualmente, ai margini dei coltivi e negli incolti.

 

Felce aquilina Pteridium aquilinum (L.) kuhn subsp. aquilinum   Dennstaedtiaceae

Il rizoma della felce aquilina viene indicato per le proprietà antielmintiche, mentre le fronde per le proprietà antispasmodiche. La pianta contiene principi moltoTOSSICI, di conseguenza il suo uso medicinale è sconsigliato. Trova impiego come rimedio omeopatico. Comune nei boschi sui rilievi.

 

Felce florida Osmunda regalis L.   Osmundaceae

Secondo vari autori il rizoma della felce florida possiede proprietà astringenti, diuretiche e anticalcolose. Gli stessi gli attribuiscono un forte potere cicatrizzante sulle piccole ferite e sulle piccole ustioni. I preparati di felce florida assunti per via orale, in dosaggi eccessivi, possono avere effetti TOSSICI, quindi vanno usati sotto controllo medico. Specie usata in omeopatia. In Veneto è esclusiva degli Euganei, zona in cui cresce rara e localizzata in tre sole stazioni: una tra il M. Venda e il M. Vendevolo, una sul M. Rua e una puntiforme sulle colline intorno a Regazzoni. Da proteggere e, assolutamente, per la sua rarità, da non cogliere.

 

Felce femmina Athyrium filix-foemina (L.) Roth   Athyraceae

La felce femmina, secondo la letteratura, ha proprietà antireumatiche, antigottose e antisciatiche. Al rizoma vengono attribuite proprietà antielmintiche. La specie va usata sotto controllo medico in quanto dosi eccessive possono provocare gravi intossicazioni. Comune nei boschi freschi sui rilievi.

 

Felce maschio Dryopteris filix-mas (L.) Schott.   Dryopteridaceae

Il rizoma, secondo la letteratura, ha proprietà antielmintiche mentre le foglie combattono le coliche e sono calmanti della tosse. A livello topico la felce maschio viene indicata contro i dolori articolari e i crampi. Va usata sotto controllo medico in quanto dosi errate possono provocare gravi intossicazioni. In omeopatia, insieme all’erba graziella e all’erba gatta, viene indicata per la cura dell’insonnia. Comune nei boschi freschi sui rilievi; rarissima su muri umidi e siepi spondicole in pianura.

 

Felce certosina Dryopteris carthusiana (Vill.) H.P. Fuchs   Dryopteridaceae

Il rizoma della felce certosina, secondo la letteratura, ha notevoli proprietà antielmintiche. La specie va usato sotto controllo medico in quanto dosi errate possono provocare gravi intossicazioni. Poco frequente nei boschi freschi sui rilievi. Specie simile: Dryopteris dilatata (Hoffm.) A. Gray

 

Felce pelosa Dryopteris borreri (Newman) Newman ex Oberh. & Tavel   Dryopteridaceae

La felce pelosa, secondo vari autori, ha proprietà antielmintiche e bechiche. Va usata sotto controllo medico in quanto dosi errate possono provocare gravi intossicazioni. Frequente nei boschi freschi sui rilievi; molto rara in pianura. Specie affine: Dryopteris cambrensis (Fraser-Jenkins) Beitel & Buck

 

Felce aculeata Polystichum aculeatum (L.) Roth   Dryopteridaceae

Le fronde della felce aculeata vengono indicate come lassative. Specie poco frequente nei boschi dei rilievi.

 

Felce setifera Polystichum setiferum (Forsskål) Woynar   Dryopteridaceae

Il rizoma della felce setifera, secondo la letteratura, ha proprietà antielmintiche. Le foglie sono indicate per combattere le coliche e come calmanti della tosse. A livello topico vengono indicate contro i dolori articolari e i crampi. La specie va usata sotto controllo medico in quanto dosi errate possono provocare gravi intossicazioni. Frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

*Fico Ficus carica L.   Moraceae

Ai fichi e alle foglie sono attribuite proprietà digestive e lassative. Questi sono considerati efficaci anche come emollienti delle secrezioni bronchiali. Il fico viene impiegato in gemmoterapia per curare la gastrite. Trova impiego anche come rimedio omeopatico. Nel Distretto si trova sia coltivato, sia frequentemente inselvatichito. I fichi vengono usati per fare marmellate. In passato i fichi secchi venivano conservati sotto zucchero. Nelle zone rupestri dei Colli si può osservare il caprifico, una varietà selvatica di fico dai fichi stopposi e non commestibili.

 

Fico d’India nano Opuntia humifusa (Raf.) Raf.   Cactaceae

Si ritiene che il fico d’India nano sia uno stimolatore epatobiliare e, a livello topico, utile contro i dolori reumatici. Diffuso, localmente, sui rilievi. Trova impiego in omeopatia. Sui Colli esistono altre specie di fico d’India, ma sono tutte di taglia maggiore e non confondibili con il fico d’India nano. Particolarmente invasiva sul M. Ceva si dimostra Opuntia stricta (Haw.) Haw.

 

Fienarola indurita Sclerochloa dura (L.) P. Beauv.   Poaceae

La fienarola indurita trova indicazione nella cura dell’ulcera gastrica. Non rara nelle capezzagne fangose alla base dei rilievi.

 

Fieno greco selvatico Trigonella gladiata Steven ex M.Bieb.   Fabaceae

Ai semi della fabacea vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e ricostituenti. Specie non infrequente ai margini soleggiati della boscaglia termofila nelle colline calcaree tra Arquà e Baone; molto rara altrove.

 

Filipendula comune Filipendula vulgaris Moench.   Rosaceae

Si ritiene che la radice della rosacea abbia proprietà lassative e diuretiche. Specie frequente ai margini di boscaglie termofile sui rilievi.

 

Finocchiaccio Ferula communis L.    Apiaceae

Nella medicina popolare il finocchiaccio veniva impiegato come antisettico. Provoca gravi intossicazioni agli animali al pascolo che se ne cibano. Specie usata in omeopatia. Rarissima, quasi certamente casuale, osservata a Monselice e a Valsanzibio. Specie simile, frequente sui rilievi: Ferulago campestris (Bessser) Grec.

 

*Finocchio Foeniculum vulgare Mill.   Apiaceae

Si usano i frutti e la radice del finocchio per le loro proprietà aromatizzanti, digestive, carminative e antispasmodiche dell’apparato gastroenterico. Questi possiedono, secondo vari autori, inoltre, proprietà espettoranti, galattofore, oftalmiche ed emmenagoghe. I giovani getti possono essere consumati in vari modi. La specie trova impiego in aromaterapia e in omeopatia. Frequente, localmente, nei luoghi erbosi ai margini di boscaglie termofile in collina e rara in pianura.

 

Finocchio acqutico cicutario Oenanthe aquatica (L.) Poir.   Apiaceae

Il finocchio acquatico cicutario, in passato, veniva usato per curare le malattie bronc

hiali e polmonari. Attualmente, a causa della sua tossicità, il Ministero della Salute ne vieta la commercializzazione come integratore alimentare. In omeopatia, per curare l’apparato respiratorio, vengono impiegati preparati estratti dai semi. Specie frequente nei fossi in pianura. Specie simile: Oenanthe fistulosa L.

 

*Finocchio acquatico comune Oenanthe pimpinelloides L.   Apiaceae

La specie è considerata vitaminizzante, diuretica e aperitiva. Nella medicina popolare era ritenuta efficace nelle malattie bronchiali e polmonari e nelle ulcere. Viene usata come pianta da lessare e saltare in padella. Frequente nei luoghi umidi o nei sentieri boschivi con percolamento e ristagno d’acqua.

 

Finocchio acquatico tubuloso Oenanthe fistulosa  L.   Apiaceae

L’apiacea sembra avere proprietà diuretiche ed espettoranti. Contiene principi TOSSICI. Rarissima in alcuni fossi alla base dei Colli e a forte rischio di scomparsa a causa del degrado ambientale. Specie da proteggere

 

Fiordaliso vero Centaurea cyanus L.   Asteraceae

Al fiordaliso vero vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, bechiche, astringenti e diuretiche. Questo trova impiego anche come farmaco omeopatico. Specie rarissima, presente soprattutto nei campi di cereali e da non cogliere. Un tempo era comune, mentre attualmente è in via di estinzione dal Distretto Euganeo.

 

Fiordaliso bratteato Centaurea jacea L. subsp. gaudinii (Boiss. & Reut.) Gremli   Asteraceae

La medicina popolare attribuiva al fiordaliso bratteato proprietà, stomachiche, oftalmiche, diuretiche e toniche. Specie frequente sui rilievi, ai margini di boschi termofili e nei cespuglieti soleggiati, soprattutto su vulcaniti. Specie simili: Centaurea deusta Ten., Centaurea stoebe L. s.l.

 

Fiordaliso giallo Centaurea solstitialis L.   Asteraceae

Il fiordaliso giallo viene indicato come antipiretico e diuretico. Nella medicina popolare trovava impiego nella cura della leucemia linfoide. Le rosette basali cotte si mettono nelle minestre e nelle zuppe. Specie molto rara ai margini della boscaglia termofila sui rilievi; assolutamente da non cogliere.

 

Fiordaliso di trionfetti Centaurea triumfetti All.   Asteraceae

Al fiordaliso di trionfetti, nella medicina popolare, venivano attribuite proprietà lassative, diuretiche, espettoranti e toniche. Specie frequente, localmente, nelle boscaglie termo-mesofile, sui rilievi.

 

Fiordaliso nerastro Centaurea nigrescens Willd. s.l.   Asteraceae

Nella medicina popolare il fiordaliso nerastro veniva indicato come diaforetico, stomachico, vulnerario, tonico e diuretico. Specie comunissima negli incolti, nei luoghi erbosi e ai margini dei boschi.

 

Fiordaliso vedovino Centaurea scabiosa L. s.l.   Asteraceae

Nella medicina popolare il fiordaliso vedovino veniva indicato come bechico, espettorante, diuretico e tonico. Era ritenuto efficace nel combattere la scabbia. Attualmente, però, queste proprietà non gli vengono più riconosciute. Entità presente, localizzata, in alcune zone dei rilievi ai margini dei boschi termofili e nei prati aridi.

 

Fior d’angelo Philadelphus coronarius L.   Hidrangeaceae

Il fior d’angelo viene utilizzato nell’industria dei profumi, ma non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Viene impiegato in omeopatia. Le foglie in passato erano impiegate come detergente. Specie diffusa nei foschi freschi del corpo centrale dei rilievi, insediati su vulcaniti con suolo molto sassoso.

 

Fitolacca, uva di Spagna Phytolacca americana L.   Phytolaccaceae

La fitolacca sembra svolgere un’azione depurativa, antinfiammatoria e immunostimolante. A livello topico pare avere effetti contro la tigna e la psoriasi. È accertata la sua azione disinfettante sul cavo orofaringeo. I giovani germogli sono considerati privi di sostanze tossiche e ritenuti eduli previa cottura. È specie TOSSICA che in forti dosi può provocare vomito, dispnea, coliche, diarrea, convulsioni e tremori. Assolutamente da non usare in automedicazione. Trova impiego come rimedio omeopatico nella cura delle affezioni articolari e dei noduli al seno dovuti alle mastiti. Frequente negli incolti, nelle siepi, nelle sponde alberate e ai margini dei boschi degradati.

 

Forbicina bipennata Bidens bipinnatus L.   Asteraceae

La forbicina bipennata viene considerata antibatterica, emmenagoga, vermifuga, espettorante e stimolante della circolazione sanguigna. Frequente in zone umide lungo i rii o ai margini dei boschi degradati sui rilievi.

 

Forbicine comuni Bidens tripartitus L. subsp. tripartitus   Asteraceae

Alla forbicina comune vengono attribuite proprietà digestive. La medicina popolare le conferiva proprietà astringenti, antisettiche, emostatiche, emmenagoghe, antipiretiche, lassative, sedative e narcotiche. Specie poco frequente nei fossati e negli scoli campestri in pianura. Specie simili: Bidens frondosus L., Bidens connatus Willd.. Non viene più osservato, da qualche anno, alla base dei Colli Bidens cernuus L.

 

Forbicina peduncolata Bidens frondosus L.   Asteraceae

La forbicina peduncolata viene indicata nella cura delle infiammazioni delle vie urinarie e come antigottoso. Specie comune nelle bassure con ristagno d’acqua e nei collettori campestri.

 

*Fragola di bosco Fragaria vesca L. subsp. vesca   Rosaceae

Le foglie, il rizoma e i “frutti” della fragola vengono indicati in fitoterapia per le loro proprietà antinfiammatorie, rinfrescanti, diuretiche e antireumatiche. In associazione con il cerfoglio e l’ippocastano, in omeopatia, la specie trova impiego nelle cura delle emorroidi. Viene usata anche in aromaterapia per fare idromassaggi. Comune ai margini dei boschi mesofili sui rilievi; molto rara nelle siepi e nei parchi in pianura.

 

*Fragola verde Fragaria viridis Duchesne subsp. viridis   Rosaceae

Alla fragola verde vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti, antinfiammatorie, antireumatiche e rinfrescanti. Specie frequente ai margini dei boschi termo-mesofili sui rilievi; rarissima in pianura.

 

Fragola falsa Potentilla indica (Andrews) Th. Wolf   Rosaceae

La specie, in passato, veniva usata per attivare la circolazione del sangue e per curare le affezioni del cavo orofaringeo. Attualmente non trova indicazioni terapeutiche. Comune.

 

Frangola Frangula alnus Mill. subsp. alnus   Rhamnaceae

La ramnacea trova impiego in fitoterapia per le proprietà blandamente lassative. Viene usata per queste proprietà anche in gemmoterapia. Consegue utilizzo in omeoptia per curare vari disturbi, tra cui, in associazione con l’erba ruggine (Ceterach officinarum), gli ingrossamenti della milza. Frequente nei boschi freschi e lungo sponde. Le drupe sono TOSSICHE.

 

Frassino da manna, orniello Fraxinus ornus L. subsp. ornus    Oleaceae

Le secrezioni dei rami di orniello hanno effetti lievemente lassativi e rinfrescanti. Da una varietà di orniello, sulle Madonie, in Sicilia, si ottiene una secrezione particolare: la famosa manna, un prodotto a cui vengono attribuite, oltre che lassative, varie proprietà curative. Entità usata in omeopatia. Comune nei boschi in collina; poco frequente nelle siepi in pianura.

 

Frassino maggiore Fraxinus excelsior L. subsp. excelsior   Oleaceae

Il frassino maggiore, secondo vari autori ha proprietà lassative, diuretiche, antinfiammatorie, antireumatiche e antinevralgiche. Viene indicato nelle cura della gotta, dei reumatismi, dell’iperuricemia e della cellulite. Viene usato in gemmoterapia e in omeopatia. Molto raro sui rilievi. Talvolta viene piantato nei parchi e si può osservare inselvatichito nelle loro vicinanze.

 

Frassino meridionale Fraxinus angustifolia Vahl. subsp. oxycarpa (Willd.) Franco & Rocha Afonso   Oleaceae

La corteccia e le foglie del frassino meridionale sono definite lassative e decongestionanti dell’apparato gastroenterico. Sono considerate, inoltre, diuretiche, diaforetiche e stimolanti l’eliminazione dell’acido urico. Arrecano benefici all’apparato mioarticolare con un’azione antireumatica e antigottosa. Specie poco frequente, presente lungo le sponde di corsi d’acqua in pianura e negli impluvi umidi sui rilievi, soprattutto in quelli dell’estrema propaggine orientale.

 

Frumento Triticum aestivum L.   Poaceae

Il frumento, in passato, veniva usato come antinfiammatorio intestinale, come revulsivo e per fare cataplasmi espettoranti. Trova impiego in omeopatia. Largamente coltivato e presente, accidentalmente, in incolti.

 

Fumana comune Fumana procumbens (Dunal) Gren. & Godr.   Cistaceae

Al piccolo frutice vengono attribuite proprietà vulnerarie e astringenti. Specie frequente nei prati aridi sui rilievi.

 

Fumaria a fiore piccolo Fumaria parviflora Lam.   Papaveraceae

La fumaria a fiore piccolo trova indicazione come lassativo, come diuretico e nella cura degli eczemi. Studi recenti condotti dall’Università di Schiraz sembrano attestarne le sue proprietà antieczematose. Nella medicina tradizionale iraniana era usata nella cura del diabete. Molto rara nei coltivi in tutto il Distretto Euganeo.

 

Fumaria bianca Fumaria capreolata L. subsp. capreolata   Papaveraceae

La specie, nella letteratura medica, viene ritenuta in possesso di virtù aperitive, antiscorbutiche, depurative, diuretiche, detergenti, lassative, stomachiche e toniche. Rarissima, presente in due stazioni puntiformi; assolutamente da non cogliere.

 

Fumaria comune Fumaria officinalis L. subsp. officinalis   Papaveraceae

Le parti aeree della fumaria comune, secondo vari autori, hanno proprietà diuretiche, stomachiche, diaforetiche, antigottose e ipotensive. La specie viene indicata anche per una blanda azione narcotica e anestetica sul sistema nervoso che favorisce l’attenuazione delle emicranie. È ritenuta efficace, infine, per la cura dell’acne, degli eczemi e della psoriasi. Trova uso terapeutico in omeopatia. Comunissima negli incolti, nei coltivi e sui muretti a secco. I giovani getti possono essere messi nelle minestre ma sono un po’amari.

 

 Fumaria di Vaillant Fumaria vaillantii Loisel.   Papaveraceae

Alla fumaria di Vaillant vengono attribuite proprietà diuretiche, stomachiche, diaforetiche, antigottose, ipotensive, antipsoriasi e antieczematose. Specie rarissima, presente in poche stazioni con popolazioni circoscritte; da non cogliere.

 

Fusaggine Euonymus europaeus L.   Celestraceae

La corteccia e i frutti della fusaggine sono considerati lassativi, colagoghi, epatostimolanti e diuretici. La loro azione, però, è molto violenta tale da escluderne l’utilizzo in automedicazione. I frutti, in particolare, per la loro TOSSICITA,’ provocano vomito e diarree sanguigne. Specie usata in omeopatia. Frequente nelle siepi, lungo le sponde dei fossi e nei cespulieti.

 

Fusaggine giapponese Euonymus japonicus L. fil.   Celestraceae

La fusaggine giapponese viene ritenuta lassativa, aromatica e digestiva ma è TOSSICA e può provocare vomito, diarrea, convulsioni e coma. Per i danni che può arrecare non deve essere assolutamente usata in automedicazione. Coltivata come ornamentale e inselvatichita casualmente.

 

Galega Galega officinalis L.   Fabaceae

La fabacea viene ritenuta galattofora, digestiva e ipoglicemizzante. Viene impiegata come antidiabetico orale ma recenti studi ne mettono in discussione l’efficacia curativa. Sono stati descritti casi di intossicazione in animali, con comparsa di dispnea (respiro corto provocato da sforzo), schiuma dalla bocca, accessi di tosse e morte che sopravviene per edema polmonare. Specie usata in omeopatia. Frequente negli incolti erbosi e, talvolta, presente anche nei boschi .

 

Galinsoga comune Galinsoga parviflora Cav.

Alla galinsoga comune vengono attribuite proprietà ipocolesterolemiche, galattogoghe, diaforetiche, diuretiche, astringenti e cicatrizzanti. Nella medicina popolare la specie veniva usata come coagulante nei casi di ferite. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente negli incolti e nei coltivi. Presente anche ai margini dei boschi lungo i sentieri. Specie simile: Galinsoga quadriradiata Ruiz & Pav.

 

Gallinella Misopates orontium (L.) Raf. subsp. orontium   Plantaginaceae

Tutte le parti della gallinella vengono indicate come astringenti, epatoprotettive depurative e diuretiche. Entità poco frequente, esclusiva dei rilievi del Distretto e presente in zone dirupate o con suolo ricco in scheletro.

 

*Gallinella comune Valerianella locusta (L.) Laterrade   Caprifoliaceae

Alla gallinella comune vengono attribuite proprietà vitaminizzanti, emollienti, lassative, diuretiche e depurative. Le giovani rosette danno un ottimo sapore alle insalate crude. Sugli Euganei e in pianura crescono altre specie appartenenti al genere Valerianella: Valerianella dentata (L.) Pollich, Valerianella coronata (L.) DC., Valerianella rimosa Bastard e Valerianella carinata Loisel. Tra esse V. locusta è la più diffusa e la più facilmente reperibile. Comune negli incolti erbosi.

 

Garofanino d’acqua Epilobium hirsutum L.   Onagraceae

La radice del garofanino d’acqua è considerata adatta a preparare colluttori efficaci nella cura delle afte della bocca. Specie (come le congeneri, nulla ha a che vedere con i garofani) frequente nei fossi, soprattutto in pianura.

 

Garofanino maggiore Epilobium angustifolium L.   Onagraceae

La specie dimostra, secondo numerosi autori, proprietà diuretiche, antibatteriche e astringenti. Come il garofanino d’acqua trova impiego nella cura delle afte boccali. Sembra possedere anche effetti curativi nell’iperplasia benigna della prostata. Molto rara, sui rilievi, nei boschi chiari o negli spiazzi creati dal taglio o dagli incendi.

 

Garofanino minore Epilobium parviflorum Schreb.   Onagraceae

Il garofanino minore, secondo vari autori, ha proprietà analoghe a quelle del garofanino maggiore. In particolare viene associato alla cura dell’iperplasia prostatica benigna. Viene usato in omeopatia. Poco frequente lungo i fossi in pianura e lungo i rii in collina. I giovani germogli lessati vengono considerati commestibili.

 

Garofanino lanceolato Epilobium lanceolatum Sebast. & Mauri   Onagraceae

Al garofanino lanceolato viene attribuita efficacia nella cura della prostatite. Specie rara e localizzata su muri e rupi stillicidiose in una ristretta area dei rilievi. Da proteggere per la sua rarità. Specie affine: Epilobium montanum L. Altre specie appartenenti al genere Epilobium presenti nel Distretto: Epilobium tetragonum L. s.l., Epilobium ciliatum Raf., Epilobium dodonaei Vill.

 

Garofano dei certosini Dianthus cartusianorum L. subsp. carthusianorum   Caryophyllaceae

In fitoterapia la specie (un vero garofano) è indicata come curativa per le sue proprietà sudorifere e diuretiche. Frequente sui nei cespuglieti termofili su suolo riccio in scheletro sui rilievi. Sugli Euganei sono presenti altre tre entità appartenenti al genere Dianthus: Dianthus armeria L. subsp. armeria, Dianhus sylvestris Wulfen s.l., Dianthus monspessulanus L. subsp. monspessulanus.

 

Gazania Gazania rigens (L.) Gartn.   Asteraceae

La specie non presenta particolari indicazioni fototerapiche. Viene usata in omeopatia. Coltivata nei giardini e presente, casualmente, sfuggita a colture.

 

Gelso bianco Morus alba L.   Moraceae

I “frutti”, le foglie e la corteccia del gelso bianco vengono indicati come lassativi e rinfrescanti. Le radici, secondo alcuni autori, avrebbero proprietà antitussive e antiasmatiche. I preparati di gelso bianco sono segnalati anche come espettoranti e come coadiuvanti nella cura del diabete.  Specie frequente ai margini dei boschi freschi degradati, nelle siepi e nelle sponde alberate .

 

Geranio malvaccino Geranium rotundifolium L.   Geraniaceae

Il geranio malvaccino viene indicato come astringente, tonico, emostatico, emmenagogo e vulnerario. Comune negli incolti erbosi.

 

Geranio nodoso Geranium nodosum L.   Geraniaceae

La specie, secondo la letteratura, ha proprietà astringenti, antinfiammatorie e vulnerarie. Rarissima, localizzata in un bosco a Castelnuovo; da proteggere.

 

Geranio di S. roberto, erba roberta Geranium robertianum L.; geranio di S. Roberto purpureo, erba roberta purpurea Geranium purpureum Vill.   Geraniaceae

Alle due piante, di aspetto quasi identico, vengono riconosciute proprietà diuretiche, antireumatiche, vulnerarie, astringenti e antispasmodiche. L’erba roberta viene usata in omeopatia. Specie comuni: la prima ama i luoghi freschi e ombrosi, mentre l’altra è più termofila.

 

Geranio sanguigno Geranium sanguineum L.   Geraniaceae

Le foglie, la radice e i fiori del geranio sanguigno sono indicati come cicatrizzanti, emostatici, tonici e astringenti del tessuto cutaneo. Sono noti anche per le loro proprietà diuretiche. Specie comune in collina ai margini dei boschi termofili e nei cespuglieti assolati.

 

Geranio sbrindellato Geranium dissectum L.   Geraniaceae

Al geranio sbrindellato vengono ascritte proprietà astringenti, emostatiche ed emmenagoghe. Specie comune negli incolti.

 

Geranio volgare Geranium molle L.   Geraniaceae

Il geranio volgare, secondo vari autori, possiede proprietà astringenti, lenitive e vulnerarie. Comunissimo negli incolti. Specie simile: Geranium pusillum L.

 

Giacinto comune Hyacinthus orientalis   Asparagaceae

La specie viene usata in aromaterapia per curare la tossicodipendenza, la depressione, lo stress e l’affaticamento.

Coltivata per ornamento e raramente inselvatichita nelle siepi.

 

Giaggiolo d’acqua Iris pseudacorus L.   Iridaceae

Il rizoma del giaggiolo d’acqua, secondo la letteratura fitoterapica, ha proprietà lassative, stomachiche, emetiche emmenagoghe, toniche, rinfrescanti, odontalgiche, astringenti e diuretiche ma non è adatto all’automedicazione in quanto può provocare scariche diarroiche ripetute e vomito. Specie utilizzata in omeopatia. Comune nei fossi, lungo i canali e negli stagni in pianura.

 

Giaggiolo paonazzo Iris germanica L.   Iridaceae

I rizomi del giaggiolo paonazzo vengono indicati come diuretici, depurativi, espettoranti, circolatori sanguigni, colagoghi e antifermentativi. Specie tossica da non usare in automedicazione in quanto dosi sbagliate possono provocare scariche diarroiche ripetute e vomito. Viene impiegata in omeopatia. Frequente e localmente comune, in prati aridi o zone dirupate e soleggiate sui rilievi.

 

Giaggiolo puzzolente Iris foetidissima L.   Iridaceae

I rizomi del giaggiolo puzzolente, in particolare, vengono indicati come lassativi diuretici, eupeptici e antispasmodici. In passato sembra che il giaggiolo puzzolente trovasse uso come abortivo. Specie da non usare in automedicazione in quanto dosi sbagliate possono provocare scariche diarroiche ripetute e vomito. Trova utilizzo in omeopatia. Sporadica ma, localmente, presente copiosa nella boscaglia termofila e nelle siepi, soprattutto sui rilievi. In pianura si osserva nei parchi.

 

Giaggiolo susinario Iris graminea L.   Iridaceae

Al rizoma del giaggiolo susinario vengono attribuite blande proprietà espettoranti Specie da non usare in automedicazione in quanto dosi sbagliate possono provocare scariche diarroiche ripetute e vomito. Poco frequente ai margini di boschi mesofili sui rilievi.

 

Gigaro scuro Arum maculatum L.   Araceae

Alle radici di gigaro scuro vengono attribuite proprietà stomachiche, emetiche, diaforetiche ed espettoranti. Veniva usato come antielmintico. Si tratta però di una specie estremamente TOSSICA (in particolare le bacche) e il loro uso in automedicazione è assolutamente da evitare. Il gigaro scuro viene utilizzato in omeopatia per curare le affezioni dell’apparato respiratorio e i disturbi dell’orecchio. Frequente localmente soprattutto in alcune aree boschive fresche della parte centrale dei rilievi (comune nel bosco alla base della Rocca Pendice).

 

Gigaro chiaro, pan di serpe Arum italicum Mill. subsp. italicum   Araceae

Le foglie ed il rizoma, trovano utilizzo come coadiuvante nelle affezioni delle prime vie respiratorie. Da freschi sono tossici e non vanno mai usati in automedicazione. Poiché i principi nocivi del rizoma sono termolabili e diminuiscono, sino quasi a dissolversi, anche con l’essiccazione, in passato questo, in quanto composto per il 70 per cento di amido, veniva mescolato alla farina o era venduto come amido con il nome di Tapioca di Portland. Estremamente tossici sono,invece i frutti e la loro ingestione è assolutamente da evitare. Specie comune nel Comprensorio Euganeo lungo i fossi, negli incolti umidi, nelle siepi e nei boschi. Nei pressi delle case, lungo i fossi, viene coltivata la calla [Zantedeschia aethiopica (L.) Spreng.] un’aracea decorativa di origine africana, anch’essa pianta estremamente tossica, i cui derivati depurati vengono usati in ambito omeopatico e in altri ambiti curativi non convenzionali.

 

Giglio di Sant’ Antonio Lilium candidum L.   Liliaceae

I fiori e il bulbo del giglio di Sant’ Antonio vengono indicati come portatori di effetti astringenti, diuretici e cicatrizzanti sulla pelle. La specie trova utilizzo in omeopatia. Coltivata per ornamento e, casualmente, presente inselvatichita.

 

Giglio di San Giuseppe Hemerocallis fulva L.   Liliaceae

La specie sembra possedere blande proprietà diuretiche. Coltivata per ornamento e inselvatichita in qualche spiazzo boschivo molto umido e lungo le sponde di alcuni canali in pianura

 

Giglio martagone Lilium martagon L.   Liliaceae

Il giglio martagone viene indicato come cardiotonico, diuretico, emmenagogo ed espettorante. Il bulbo e i petali sono considerati efficaci nelle applicazioni esterne contro piaghe, eczemi, macchie della pelle e scottature. Specie usata in omeopatia. Presente nei boschi freschi dei rilievi centrali, ma divenuta molto rara e a rischio di scomparsa. Assolutamente da non cogliere.

 

Giglio rosso Lilium bulbiferum L. subsp. bulbiferum   Liliaceae

Il giglio rosso viene ritenuto portatore di principi diuretici, espettoranti, risolventi ed emollienti. Viene utilizzato in omeopatia. Presente molto raro in alcuni boschi chiari sui rilievi; assolutamente da non cogliere.

 

Ginepro comune Juniperus communis L.   Cupressaceae

Si usano i galbuli del ginepro comune per le loro proprietà toniche, antisettiche, diuretiche, emmenagoghe, antireumatiche, stomachiche e depurative. Questi vengono ritenuti utili contro il diabete perchè in grado di ridurre il livello di glucosio nel sangue. I gemmoderivati sono considerati drenanti del fegato e dei reni ed efficaci contro l’artrosi e l’artrite. Specie usata in omeopatia e in aromaterapia. Frequente nei boschi chiari e nei cespuglieti termofili in tutta l’area delle alture.

 

Ginestra comune Spartium junceum L.   Fabaceae

Ai fiori e ai semi della ginestra comune vengono attribuite proprietà purgative e diuretiche ma questi sono TOSSICI e non vanno assolutamente usati in automedicazione. Trovano impiego in omeopatia. Specie comune nei cespuglieti assolati e nelle boscaglie termofile, localmente, sui rilievi.

 

Ginestra minore, ginestra dei tintori Genista tinctoria L.   Fabaceae

Il piccolo arbusto trova impiego in fitoterapia in quanto gli vengono attribuite proprietà lassative, emetiche e diuretiche. Contiene sostanze tossiche e non va usato in automedicazione. Viene utilizzato in omeopatia. Dalla radice si ricava un colorante giallo. Specie frequente sui rilievi ai margini dei boschi, soprattutto su vulcaniti; rara in pianura su sponde argillose.

 

Ginestra spinosa Genista germanica L.   Fabaceae

Al piccolo e tenace arbusto vengono attribuite proprietà stimolatrici del sistema cardiocircolatorio e diuretiche. Specie tossica da non usare in automedicazione. Cresce sui rilievi con suolo siliceo, ai margini della macchia e nelle schiarite soleggiate.

 

Ginestrella Osyris alba L.   Santaleceae

Alla ginestrella vengono associate proprietà lassative, depurative, diuretiche, emollienti e sudorifere. Specie molto rara, assolutamente da proteggere, presente localizzata in sole due stazioni ad Arquà e a Baone.

 

Ginestrino comune Lotus corniculatus L. subsp. corniculatus.   Fabaceae

I fiori del ginestrino comune, secondo vari autori, possiedono proprietà sedative e vanno usati nei casi di ansia, insonnia e tachicardia. La specie, comunissima, viene indicata anche per avere effetti carminativi, diuretici, ipoglicemizzanti, vermifughi e febbrifughi. Trova uso in omeopatia. Specie affini: Lotus tenuis Waldst et Kit. ex Willd., Lotus angustissimus L.

 

Ginestrino glabro Lotus tenuis Waldst et Kit. ex Willd. Fabaceae

Al ginestrino glabro, pianta strettamente affine al ginestrino comune, vengono attribuite proprietà sedative. Con ogni probabilità i suoi effetti curativi sono identici a quelli del ginestrino comune. Specie comune nei luoghi erbosi con suolo umido.

 

Ginkgo Ginkgo biloba L.   Ginkgoaceae

La specie, secondo la letteratura ha proprietà, antielmintiche, abortive, antiartritiche ed espettoranti. Viene definita efficace contro gli edemi, l’ipertensione arteriosa, le trombosi venose, le ischemie cerebrali e cardiache. A livello topico veniva usata contro i geloni. I derivati di ginkgo, se ingeriti senza adeguata dosatura, possono provocare vari disturbi, tra cui: vomito, diarrea, cefalea ed emorragie. Il loro utilizzo va effettuato sotto stretto controllo medico. Il ginkgo viene usato in gemmoterapia come antinfiammatorio e come migliorativo della circolazione sanguigna. Trova impiego anche come rimedio omeopatico. Frequentemente coltivato lungo i viali cittadini e nei parchi. Fuori coltura si osserva casualmente.

 

Girasole Helianthus annuus L.

Ai semi di girasole vengono attribuiti effetti positivi nella cura del diabete per le loro proprietà ipoglicemizzanti. Questi sono considerati, inoltre, un valido aiuto nella prevenzione dell’arteriosclerosi, dell’osteoporosi e delle malattie cardiocircolatorie. Vengono loro attribuite anche proprietà anticolesterolemiche, lenitive dei disturbi della menopausa e curative delle malattie della prostata. La specie viene usata in omeopatia. Coltivata e accidentalmente presente subspontanea in incolti e nelle vicinanze dei luoghi di coltura.

 

Gittaione Agrostemma githago L.   Caryophyllaceae

Il gittaione, in passato, veniva usato come vermifugo, espettorante, diuretico, antiasmatico e nella cura delle prostatiti. La specie, però, è TOSSICA e i semi, in particolare, possono provocare gravi avvelenamenti; quando era una comune infestante dei campi di grano, infatti, non erano rari gli avvelenamenti provocati dai semi, inconsapevolmente macinati insieme ai chicchi di frumento. Attualmente viene usata in omeopatia. Rarissima nei campi di cereali primaverili presso Arquà e Baone. A forte rischio di scomparsa dai Colli e da tutto il Veneto. Assolutamente da non cogliere.

 

Giuggiolo Ziziphus zizyphus (L.) Meikle   Rhamnaceae

I frutti, le foglie la corteccia e i semi del giuggiolo sono ritenuti tonici e sedativi sull’apparato digerente. Specie usata come rimedio omeopatico. Largamente coltivata per i frutti, si osserva, raramente nata da seme, presso i luoghi dove viene piantata.

 

Giunco comune Juncus effusus L.   Juncaceae

Al giunco comune vengono attribuite proprietà diuretiche. Specie utilizzata in omeopatia. Comune lungo i fossi, i rii e nelle zone con ristagno idrico. Specie simili: Juncus articulatus L., Juncus compressus Jacq., Juncus conglomeratus L., Juncus inflexus L., Juncus subnodulosus Forssk.

 

Giusquiamo nero Hyoscyamus niger L.   Solanaceae

Il giusquiamo nero secondo vari autori ha proprietà, analgesiche, narcotiche, psicotrope (stupefacenti), sedative, antireumatiche e antispasmodiche. È ben noto il suo contenuto in  principi tossici, quali gli alcaloidi iosciamina, scopolamina e atropina, che possono provocare avvelenamenti molto gravi. I sintomi dell’intossicazione si manifestano con un forte aumento del battito cardiaco, con la dilatazione delle pupille, con allucinazioni, con secchezza alla bocca e nausea. Nei casi più gravi si arriva all’arresto respiratorio, al coma e perfino al decesso. Si deve, quindi, escludere ogni uso del giusquiamo nero per automedicazione. Trova impiego in omeopatia nel trattamento delle balbuzie causate da agitazione nervosa, della tosse spasmodica e di altri disturbi. Specie rarissima sugli Euganei, presente in incolti in due stazioni puntiformi e a forte rischio di estinzione.

 

Giusquiamo bianco Hyoscyamus albus L.   Solanaceae

Al giusquiamo bianco vengono associate proprietà antidrotiche, calmanti, narcotiche, analgesiche e midriatiche. Questo, però, contiene principi TOSSICI che possono provocare avvelenamenti anche mortali ed è, quindi, da escludere ogni suo uso per automedicazione. Specie impiegata in omeopatia. Rarissima, osservata solo a Villa Beatrice sul Gemola e, forse, estinta sugli Euganei.

 

Spino di Giuda Gleditsia triacanthos L.   Fabaceae

I legumi dello spino di giuda allo stato fresco sono dolciastri e graditi agli erbivori; agli scoiattoli ed alcuni uccelli si cibano dei semi rompendo i baccelli che si trovano a terra durante l’inverno. I legumi teneri da poco formati possono essere usati, come verdura bollita e condita, anche per l’alimentazione umana. Il legno, molto duro e pesante, con durame bruno ed alburno giallo-rosato, viene raramente (per la scarsa diffusione dell’albero) impiegato per costruire mobili. La pianta è stata largamente impiegata per formare siepi impenetrabili, data la presenza delle numerose e temibili spine.

 

Glicine Wisteria sinesis (Sims) Sweet   Fabaceae

Al glicine vengono attribuiti effetti curativi sulla sinusite, sui dolori mestruali, sui disturbi digestivi, sull’insonnia, sulle prostatiti e su varie altre affezioni. Mancano, però, dati clinici attestanti queste proprietà. I semi e la radice sono TOSSICI e hanno effetti emetici e gastroenterici con diarrea. Specie usata come rimedio omeopatico. Coltivata per ornamento e, talvolta, presente subspontanea presso i parchi e i giardini.

 

Gramigna comune Elytrigia repens (L.) Nevski. subsp. repens   Poaceae

Al rizoma della gramigna comune vengono riconosciute proprietà emollienti, aperitive e rinfrescanti dell’apparato gastroenterico. Specie usata come rimedio omeopatico. Comune negli incolti erbosi e nei coltivi.

 

Gramigna rampicante Cynodon dactylon L.   Poaceae

Alla gramigna rampicante vengono associate marcate proprietà antisettiche e antinfiammatorie delle vie urinarie. Questa viene considerata utile anche come drenante epatico biliare e nella cura della cellulite e dell’ipertensione arteriosa. Specie usata in omeopatia per curare vari disturbi, tra cui le riniti allergiche. Comune negli incolti, nei suoli calpestati e nei coltivi.

 

Grano, frumento Triticum aestivum   Poaceae

Il germe di grano viene utilizzato in fitoterapia in quanto gli vengono attribuite proprietà antiossidanti, ipocolesterolemizzanti ed ergogeniche. Trova impiego come rimedio omeopatico. Il frumento è una pianta largamente coltivata e si può osservare, casualmente, negli incolti o ai margini delle strade.

 

Grano saraceno Fagopyrum esculentum Moench   Polygonaceae.

Il grano saraceno è ritenuto epatoprotettivo, attivo contro le patologie e l’invecchiamento della pelle e capace di abbassare la glicemia. Viene usato in omeopatia. Raramente coltivato come pianta da sovescio, si può osservare, casualmente, nei campi a riposo.

 

*Grattalingua comune Reichardia picroides (L.) Roth   Asteraceae

Il grattalingua comune è ritenuto diuretico, rinfrescante, analgesico e antiscorbutico. Applicato a livello topico, viene considerato efficace, contro le mialgie. Le rosette basali sono ottime bollite e passate in padella. Specie diffusa, localmente, in zone ricche in scheletro ai margini di boscaglie termofile e cespuglieti, soprattutto nella zona calcarea meridionale dei rilievi.

 

Grespignolo Lapsana communis L. subsp. communis   Asteraceae

La pianta di grespignolo è ritenuta cicatrizzante, purgativa, antiglicemizzante, depurativa ed emolliente. Viene usata come rimedio omeopatico. È buona in insalata e ottima come verdura cotta da padella e per torte salate. Comune negli orti, nei campi e negli incolti.

 

Grespino comune Sonchus oleraceus L.   Asteraceae

Al grespino comune, in particolare nella medicina popolare, vengono attribuite proprietà emmenagoghe, antiemorragiche, catartiche, galattoghe, emollienti, coleretiche, colagoghe, rinfrescanti esterne, diuretiche, febbrifughe, toniche ed epatoprotettive. Mancano, attualmente, conferme sperimentali di questi effetti. È una delle piante che possono essere consumate bollite e saltate in padella. Comune negli incolti e nei coltivi.

 

Grespino dei campi Sonchus arvensis L. s.l.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, espettoranti, diuretiche, colagoghe, ipoglicemizzanti, sedative e lassative. Mancano conferme sperimentali di questi effetti salutari. La pianta è commestibile come gli altri grespini ma meno pregiata. Frequente lungo le sponde erbose dei collettori campestri e nei luoghi erbosi umidi in due sottospecie: S. arvensis L. subsp. arvensis, S. arvensis L. subsp. uliginosus (M. Bieb.) Nyman.

 

Grespino spinoso Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper   Asteraceae

Analogamente alle congeneri, al grespino spinoso vengono attribuite varie proprietà, tra cui non dimostrati effetti depurativi, rinfrescanti, mineralizzanti, epatoprotettivi e diuretici. L’asteracea ha trovato indicazione anche come vulnerario. È una delle pianta da bollire e saltare in padella. Frequente nei coltivi e negli incolti.

 

Ibisco vescicoso Hibiscus trionum L.   Malvaceae

Alla malvacea, come alle altre specie del genere Hibiscus, vengono attribuite proprietà diuretiche, regolatrici della pressione del sangue, aperitive, emollienti, espettoranti, epatobiliari e antiscorbutiche. Specie presente, raramente, come infestante i campi con piante a ciclo annuale.

 

Ibisco cinese Hibiscus syriacus L.   Malvaceae

All’ibisco cinese vengono attribuite proprietà diuretiche, antipruriginose, epatobiliari, antiforfora, astringenti e regolatrici della pressione sanguigna. Specie coltivata e, accidentalmente, inselvatichita.

 

Ilatro comune Phillyrea latifolia L.   Oleaceae

L’ìlatro comune sembra avere proprietà astringenti e diuretiche. Specie localizzata su vulcaniti, in alcuni boschi termofili presso Teolo, ma, in questi, presente copiosa e formante macchie estese.

 

Imperatoria apio-montano Oreoselinum nigrum Delarbre   Apiaceae

All’imperatoria apio-montano vengono attribuite proprietà diuretiche e febbrifughe. Specie usata in omeopatia. Comune ai margini soleggiati dei boschi termofili, nelle radure assolate e sugli argini dei fiumi e dei canali.

 

Imperatoria cervaria Cervaria rivini Gaertn.   Apiaceae

La specie, in letteratura, viene indicata come mucolitica, emmenagoga, antipiretica, lassativa, stomachica, antiscorbutica, diuretica e antiedematosa. Frequente sui rilievi, ai margini assolati dei boschi termofili e nei cespuglieti xerici.

 

Imperatoria finocchio porcino Peucedanum officinale L.   Apiaceae

In passato l’imperatoria finocchio porcino era considerata efficace contro le affezioni dell’apparato respiratorio ma questi effetti non sono confermati. Le venivano attribuite anche proprietà aperitive e digestive. È specie tossica che può provocare reazioni fotoallergiche. In Veneto, esclusiva degli Euganei, è diffusa localmente in zone silicee soleggiate, sassose o rupestri, ai margini dei boschi termofili.

 

Imperatoria veneta Xantoselinum venetum (Spreng) Soldano &Banfi

All’imperatoria veneta vengono attribuite proprietà antipiretiche e mucolitiche. Specie frequente ai margini dei boschi degradati, nelle siepi, nei cespuglieti e nelle scarpate erbose.

 

Incensaria comune Pulicaria disenterica (L.) Bernh.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà, vulnerarie, toniche, astringenti, antiemorroidarie e antinfiammatorie. Le sommità fiorite sembrano avere effetti disinfestanti contro le pulci. Specie usata in omeopatia. Frequente lungo i fossi e nelle bassure umide.

 

Incensaria fetida: Pulicaria vulgaris Gaertn.   Asteraceae

Nelle medicina popolare l’incensaria fetida veniva impiegata come oftalmico. Specie molto rara presente, solitamente, su suoli ricchi in scheletro temporaneamente allagati e poi disseccanti. Data la sua notevole infrequenza, assolutamente da non cogliere.

 

Indaco bastardo Amorpha fruticosa L.   Fabaceae

Una resina ricavata dall’indaco bastardo viene impiegata come stomachico e insetticida. Questa, però, contiene principi TOSSICI e non va usata in automedicazione. In passato la specie veniva coltivata come pianta tintoria per il pigmento blu che contiene. Frequente in pianura su argini e sponde.

 

Ipocisto Cytinus hypocistis L.   Rafflesiaceae

Il succo dell’ipocisto sembra avere proprietà toniche, astringenti ed emostatiche. Specie diffusa, come parassita del cisto femmina, localmente, sui rilievi.

 

Ipomea Ipomoea purpurea (L.) Roth   Convolvulaceae

La specie e altre convolvulacee del genere Ipomoea producono semi che, per i loro notevoli effetti psicotropi, non vanno utilizzati in alcun modo. Non trova impiego in fitoterapia ma solo in omeopatia. Nel Distretto viene coltivata nei giardini e si può osservare, casualmente, subspontanea nelle loro vicinanze.

 

Ippocastano Aesculus hippocastanum L.   Sapindaceae

La sapindacea viene indicata nella cura dell’insufficienza veno-linfatica, degli edemi post operatori, delle vene varicose, delle emorroidi, della cellulite, delle contusioni, della fragilità capillare, della diarrea e delle nevralgie. Per curare le emorroidi e l’ipertrofia prostatica vengono impiegati i gemmoderivati. Specie usata in omeopatia nel trattamento delle cefalee acute, delle emorroidi degli edemi agli arti inferiori e delle vene varicose. È uno dei “Fiori di Bach”. Coltivata e inselvatichita, accidentalmente, nei boschi sui rilievi.

 

Iva artritica Ajuga chamaepytis (L.) Schreb. s.l.   Lamiaceae

Secondo alcuni autori l’iva artritica ha proprietà antigottose, antiartritiche, stimolanti, sudorifere, toniche, depurative e diuretiche. Specie usata in omeopatia. Frequente soprattutto in collina nei campi con colture di piante annuali.

 

Iva comune, bugola Ajuga reptans L.   Lamiaceae

La bugola è conosciuta per le sue proprietà vulnerarie, antiossidanti, astringenti epiteliali e antinfiammatorie del cavo orofaringeo. Le foglie giovani vengono aggiunte alle insalate miste o messe nelle minestre. Secondo alcune fonti, però, la specie può avere effetti epatotossiche non deve essere assunta oralmente ma solo per uso esterno. Trova impiego nella produzione di lozioni anticalvizie. Viene usata in omeopatia nella cura delle ulcere della bocca e delle infiammazioni della gola. Comunissima negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Lacrime d’Italia Symphoricarpos albus (L.)S.F. Blacke   Caprifoliaceae

La specie non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Contiene principi TOSSICI e ingerita può provocate gravi disturbi. Viene usata in omeopatia per il trattamento della nausea e del vomito durante la gravidanza, dei disturbi gastrici e della stitichezza. Coltivata come pianta ornamentale si può osservare raramente inselvatichita nelle siepi, soprattutto nella zona orientale dei Colli.

 

Lagenaria Lagenaria siceraria (Molina) Standl.   Cucurbitaceae

Alle foglie della lagenaria vengono attribuiti effetti rinfrescanti e diuretici. Specie raramente coltivata e, casualmente, presente in incolti.

 

Lantana Viburnum lantana L.   Adoxaceae

La radice, la corteccia e le gemme della lantana sono ritenute antidiarroiche, toniche, sedative e antispasmodiche dell’apparato gastroenterico. Sono, inoltre, considerate stimolanti della diuresi. I gemmoderivati vengono indicati come sedativi degli spasmi bronchiali e quindi curativi delle bronchiti asmatiche. Per gli stessi effetti curativi la specie trova impiego in omeopatia. Frequente, in varie zone, all’interno di boscaglie termofile e di cespuglieti assolati sui rilievi.

 

Lappola carota Caucalis platycarpos L.   Apiaceae

La lappola carota viene definita diuretica e capace di aumentare l’eliminazione dei cloruri, dell’urea e dell’acido urico, attraverso le urine. Localizzata (talvolta copiosa) nei campi di cereali primaverili nella zona meridionale dei rilievi.

 

Lappolina canaria, zecca Torilis arvensis (Huds.) Link., subsp. neglecta (Schult.) Thell.   Apiaceae

Alla lappolina canaria vengono attribuite proprietà carminative ed emmenagoghe. Entità comunissima negli incolti e nelle siepi. Specie affine Torilis nodosa (L.) Gaertn.

 

Lappolina petrosello Torilis japonica (Houtt.)DC.   Apiaceae

Alla lappolina petrosello vengono attribuite proprietà toniche ed espettoranti. Secondo la letteratura le foglie e la radice sono commestibili. Specie non rara in zone cespugliose soleggiate sui rilievi. Rara nelle siepi in pianura.

 

Latrea comune Lathraea squamaria L.   Orobancaceae

Alla latrea comune venivano attribuiti principi antispasmodici e anticonvulsivi. Specie rara, presente ai margini dei boschi umidi e nei luoghi erbosi madidi che contornano i rii collinari.

 

Latte di gallina Ornithogalum umbellatum L.   Asparagaceae

Secondo la “Floriterapia” del dottor Bach il latte di gallina agisce negli stati emozionali ed è efficace nella cura degli effetti degli schock fisici, mentali ed emotivi. Specie TOSSICA che non trova indicazioni in fitoterapia. Trova utilizzo in omeopatia per la cura delle gastriti, delle ulcere gastriche e degli stati depressivi. Comune nei luoghi erbosi. Specie affini: Ornithogalum kochii Parl., Ornithogalum divergens Bureau. Appartengono a un genere analogo: Loncomelos brevistylus (Wolfner) Dostál e Loncomelos pyrenaicus (L.) Hrouda ex J. Holub subsp. pyrenaicus, entrambe piante tossiche.

 

Lattona cocola Cardaria draba (L.) Desv.   Brassicaceae

La lattona cocola sembra avere moderati effetti antiscorbutici, antinfiammatori e carminativi. Specie comune negli incolti erbosi.

 

Lattuga dei boschi Lactuca muralis (L.) Gaertn.   Asteraceae

La lattuga dei boschi non trova particolari indicazioni fitoterapiche se non quelle sedative. Le foglie giovani possono essere consumate in insalata. Specie comune nei boschi freschi sui rilievi.

 

Lattuga montana Prenanthes purpurea L.   Asteraceae

La lattuga montana non trova particolari indicazioni fitoterapiche. Le foglie giovani possono essere consumate in insalata. Specie comune ai margini dei boschi freschi sui rilievi.

 

Lattuga rupestre Lactuca perennis L. subsp. perennis   Asteraceae

La lattuga rupestre è ritenuta diuretica, sedativa, antispasmodica e digestiva. Viene ricercata per l’ottima commestibilità da cruda. Specie frequente in zone dirupate e soleggiate sui rilievi.

 

Lattuga saligna Lactuca saligna L.   Asteraceae

La lattuga saligna viene considerata sedativa, leggermente ipnotica, analgesica, diuretica e antipiretica. Può essere consumata, insieme ad altre erbe, come verdura cotta ma ha pochissima resa. Specie frequente negli incolti.

 

 Lattuga selvatica, scarola Lactuca serriola L.   Asteraceae

Alcuni autori asseriscono che le foglie della lattuga selvatica esercitano un’azione emolliente, rinfrescante, sedativa sull’apparato gastrointestinale e che sono utili per fare cataplasmi contro gli ematomi. La specie sembrerebbe avere proprietà calmanti e antispasmodiche (il lattice viene considerato leggermente ipnotico e analgesico). Può essere consumata, insieme ad altre erbe, come verdura cruda, oppure anche cotta ma ha pochissima resa. Comune negli incolti.

 

Lattuga velenosa Lactuca virosa L.   Asteraceae

All’asteracea, da vari autori, vengono attribuite proprietà antispasmodiche. Questa, però, non va usata in automedicazione in quanto può avere effetti TOSSICI. Specie impiegata come rimedio omeopatico. Molto rara negli incolti; forse scomparsa dal Distretto.

 

Lattugaccio comune Chondrylla juncea L.   Asteraceae

La specie sembra avere blande proprietà sedative dello stomaco. È un’ottima e ricercata lattuga commestibile da cruda. Frequente in zone erbose, soprattutto sui rilievi.

 

Lauroceraso Prunus laurocerasus L.   Rosaceae

Secondo alcuni autori, in fitoterapia si possono utilizzare i derivati delle foglie fresche del lauroceraso per le loro proprietà bechiche ed espettoranti. La pianta, però, deve essere usata sotto stretto controllo medico in quanto è ritenuta altamente TOSSICA. Trova impiego in omeopatia per la cura delle infiammazioni degli organi genitali femminili e per il trattamento della tosse e degli spasmi bronchiali. Frequentemente coltivata e potata per fare siepi. Si osserva inselvatichita, soprattutto nella zona centrale dei Colli, in particolare nel versante settentrionale del M. Rua e sul M. Pirio.

 

Lavanda Lavandula angustifolia Mill. subsp. angustifolia   Lamiaceae

I fiori di lavanda, secondo quanto emerge dalla letteratura, esercitano funzioni cicatrizzanti e antisettiche sulla pelle. Per vari autori, inoltre, hanno proprietà digestive, coleretiche, carminative, diuretiche, bechiche, antispasmodiche, blandamente ipotensive e analgesiche. La lavanda viene usata in aromaterapia e in omeopatia. Sugli Euganei viene coltivata e si osserva casualmente inselvatichita all’interno di cespuglieti assolati nella zona di Arquà e Baone.

 

Lepidio campestre Lepidium campestre (L.) R. Br.   Brassicaceae

Al lepidio campestre vengono attribuite proprietà diuretiche, antiemorragiche ed emmenagoghe. In passato questo veniva usato come antiscorbutico. Le foglie giovani sono commestibili crude o cotte. Le siliquette immature possono essere messe nelle insalate. Specie presente negli incolti e nelle zone erbose dei coltivi, ma rara.

 

Lepidio della virginia Lepidium virginicum L.   Brassicaceae

La brassicacea trova menzione fitoterapica per le sue proprietà antiasmatiche, espettoranti, cardiotoniche e diuretiche. In passato era usata come antiscorbutico e antidiabetico. Frequente negli incolti. Specie simile: Lepidium graminifolium L.

 

Lentaggine Viburnum tinus L. subsp. tinus   Adoxaceae

Ai frutti della lentaggine vengono attribuite proprietà catartiche (drasticamente purganti), anticatarrali e diaforetiche. Questi, però, sono TOSSICI e il loro uso, senza una guida specializzata, è assolutamente da evitare. Specie coltivata per fare siepi e ampiamente inselvatichita al Parco Frassanelle e sulla Collina di S. Elena a Battaglia.

 

Lenticchia d’acqua Lemna minor L.   Araceae

La lenticchia d’acqua non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Viene usata in omeopatia per curare le riniti croniche, le poliposi nasali, l’ozena (rinite cronica caratterizzata da atrofia della mucosa nasale), la perdita dell’odorato e il gusto putrido in bocca, al risveglio. Comune sulle acque dei piccoli invasi, degli stagni e dei fossi con acqua ferma. Specie simili: Lemna minuta Kunth., Lemna gibba L., Lemna trisulca L.

 

Lenticchia d’acqua maggiore Spirodela polyrrhiza (L.) Schleid.

Secondo alcuni studi la lenticchia d’acqua maggiore, applicata a livello topico, è efficace contro le dermatiti atipiche. Presente qua e là sulle acque dei fossi e degli stagni in pianura.

 

Ligustro Ligustrum vulgare L.   Oleaceae

La corteccia, i fiori e le foglie di ligustro vengono indicati come amaricanti, astringenti, tonici, digestivi e antinfiammatori delle mucose del cavo orale. L’olio di ligustro viene ritenuto efficace nelle frizioni contro i dolori. I frutti sono TOSSICI; la loro ingestione provoca irritazione gastrica, vomito e diarrea. In passato, insieme ai frutti della cremesina uva-turca (Phytolacca americana), venivano usati per colorare il vino rosso di scarsa qualità. Specie usata nella medicina cinese e in omeopatia pr curar i dolori causati dall’r. Comune nelle boscaglie termofile, nelle siepi e nei cespuglieti. Specie alloctone simili coltivate e inselvatichite nel Distretto Euganeo: Ligustrum lucidum Aiton, Ligustrum sinense Lour., Ligustrum ovalifolium Hassk.

 

“Ligustro lucido” Ligustrum lucidum Aiton… Oleaceae

La specie, originaria dell’Asia orientale, nella medicina cinese veniva usata per curare vari disturbi, tra cui le disfunzioni epatiche e renali, le vertigini e i reumatismi. Secondo fonti attuali ha proprietà epatoprotettive, antiglicemiche e anticolesterolemiche. Coltivata per ornamento e frequentemente inselvatichita.

 

Lillà Syringa vulgaris L.   Oleaceae

In fitoterapia vengono usati i fiori, le foglie e la corteccia. Il lillà sembra essere efficace contro il mal di gola, la febbre intermittente e il reumatismo articolare. Gli vengono attribuite anche proprietà astringenti e amaro-toniche. In gemmoterapia viene utilizzato per favorire il tropismo coronarico e cardiaco contro l’angina pectoris e la sclerosi del miocardio. Trova impiego in omeopatia. Coltivato e, con frequenza, inselvatichito nelle aree calde cespugliose della zona meridionale dei rilievi.

 

Limnantemio Nymphoides peltata (S.G. Gmel.) Kuntze   Menyanthaceae

Il limnantenio viene ritenuto curativo per le sue proprietà lassative, emetiche e antifebbrili. Specie molto rara nella pianura perieuganea, ma frequente nei canali della Bassa Padovana.

 

Linajola comune Linaria vulgaris Mill.   Plantaginaceae

La linajola comune viene detta efficace nella cura delle emorroidi. Le foglie sono considerate diuretiche e lassative. A livello topico si ritiene che esplichino effetti astringenti e cicatrizzanti sul tessuto cutaneo. Specie utilizzata in omeopatia. Comune nei luoghi erbosi.

 

Lingua di cane a fiori piccoli Cynoglossum creticum Mill.   Boraginaceae

La lingua di cane a fiori piccoli sembra avere proprietà emollienti ed espettoranti. Le foglie sono ritenute vulnerarie e pare siano efficaci nella cura degli eczemi. L’assunzione dei preparati di lingua di cane e fiori piccoli per via orale è stata quasi abbandonata in quanto la pianta contiene principi TOSSICI. Specie da non usare in automedicazione. Molto rara, presente in zone cespugliose soleggiate sui rilievi meridionali del Distretto e, assolutamente, da non cogliere.

 

Lino purgativo Linum catharticum L. s.l.   Linaceae

Il lino purgativo viene considerato utile quale lassativo, diuretico, antielmintico e antifebbrile.Trova utilizzo come farmaco omeopatico. Specie presente qua e là nei luoghi umidi ma poco frequente.

 

Lino selvatico Linum bienne Mill.   Linaceae

I semi del lino selvatico, secondo vari autori, hanno proprietà rinfrescanti, antinfiammatorie, diuretiche, lassative ed emollienti. I cataplasmi di semi vengono applicati come revulsivo delle infiammazioni respiratorie. Specie rara presente ai margini delle boscaglie termofile e negli incolti; assolutamente da non cogliere per la sua notevole infrequenza. Diffusa nella zona litoranea del Veneto

 

Lino coltivato Linum usitatissimum L.   Linaceae

Il lino coltivato viene indicato per i semi ai quali vengono riconosciute proprietà rinfrescanti, antinfiammatorie, diuretiche, lassative ed emollienti. I cataplasmi di semi vengono applicati come revulsivo delle infiammazioni respiratorie. Specie utilizzata in omeopatia. Molto raramente coltivata e presente, casualmente, sub spontanea nelle discariche e nei coltivi.

 

Liriope muscari Liriope spicata L.   Asparagaceae

La specie non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Viene impiegata come rimedio omeopatico. Coltivata con frequenza nei parchi come pianta per bordure. Tende a propagarsi per via vegetativa.

 

Lisca a foglie strette Typha angustifolia L.   Typhaceae

Alla lisca a foglie strette venivano attribuite proprietà emostatiche e vulnerarie. Specie poco frequente nei fossi e negli stagni.

 

Lisca lacustre Schoenoplectus lacustris (L.) Palla

Alla lisca lacustre vengono attribuite proprietà diuretiche. Specie non rara lungo i corsi d’acqua e gli stagni in pianura.

 

Lisca maggiore Typha latifolia L.   Typhaceae

Nella medicina popolare la lisca maggiore veniva usata come antielmintico, astringente e diuretico. La radice, a livello topico, veniva impiegata come vulnerario e antinfiammatorio cutaneo. I frutti maturi, un tempo, servivano per imbottire i materassi. Specie utilizzata in omeopatia. Comune nei fossi e negli stagni.

 

Lisca marittima Bolboschoenus maritimus aggr.   Cyperaceae

Alla lisca marittima, considerata come una sola specie prima della sua divisione in entità diverse, di cui quattro presenti nel Padovano, venivano attribuite proprietà astringenti. Il taxon che interessa maggiormente il Distretto è Bolboschoenus latycarpus Marhold, Hroudova, Duchacec & Zakravsky, presente lungo i fossi in pianura, ma poco frequente. Bolboschoenus maritimus (L.) Palla) sensu strictu è invece diffuso ai margini del tratto lagunare padovano.

 

Listera maggiore Listera ovata (L.) R. Br.   Orchidaceae

La listera maggiore viene ritenuta efficace nelle piccole desquamazioni a scaglie della pelle. Poco frequente nei boschi sui rilievi. Specie da proteggere.

 

Loglio comune Lolium perenne L.   Poaceae

Alle cariossidi del loglio comune venivano attribuite proprietà sedative, antidolorifiche e astringenti. Specie comunissima, ovunque, nei luoghi erbosi del Distretto.

 

Lupinella dei colli Onobrychis arenaria (Kit.)DC.; lupinella comune Onobrychis viciifolia Scop.

Alle due specie, strettamente affini, vengono attribuite proprietà astringenti e diuretiche. Entrambe sono presenti nei prati collinari. La lupinella comune, talvolta, viene coltivata per arricchire di azoto i campi destinati a colture cerealicole.

 

*Luppolo Humulus lupulus L.   Cannabaceae

Alle infiorescenze femminili del luppolo vengono attribuite proprietà digestive, stomachiche, eupeptiche, diuretiche e antisettiche delle vie urinarie. Le stesse sembrano avere anche effetti anafrodisiaci sull’apparato genitale maschile. Sono un essenziale componente della birra. Il luppolo viene indicato anche come blando sedativo e ipnotico. Trova impiego in omeopatia. I germogli sono commestibili, largamente raccolti e consumati in vari modi in tutto il Distretto. Specie comune nelle siepi e nelle sponde alberate.

 

Maggiociondolo comune Laburnum anagyroides Medik. subsp. anagyroides   Fabaceae

La medicina popolare attribuiva al maggiociondolo proprietà sedative, psicoattive, antiasmatiche ed epatoprotettive. Specie TOSSICA (in particolare i semi) che può provocare avvelenamenti mortali e, assolutamente, da non usare in automedicazione. Attualmente trova impiego come rimedio omeopatico. Poco frequente nei boschi chiari sui rilievi.

 

Mais Zea mays L.   Poaceae

Il mais trova indicazione come diuretico, disintossicante, coleretico e colagogo. È ritenuto efficace contro le cistiti e le malattie reumatiche. I gemmoderivati sono considerati utili alla cicatrizzazione del tessuto cardiaco colpito da infarto. In omeoatia il mais viene indicato nella cura delle affezioni a carico delle pelle. Intensamente coltivato, talvolta, si osserva subspontaneo in incolti e presso i coltivi.

 

Malva alcea Malva alcea L.   Malvaceae

Alla malva alcea vengono attribuite proprietà lenitive, emollienti, sedative, ipnotiche, antinfiammatorie, lassative ed espettoranti. Specie rarissima presente in sole due stazioni, sul M. Rua e presso Montemerlo; assolutamente da non cogliere perché a rischio di estinzione nel Distretto Euganeo.

 

Malva moscata Malva moschata L.   Malvaceae

Alla malva moscata vengono attribuite proprietà emollienti. Specie utilizzata in omeopatia. Rarissima: osservata in due stazioni puntiformi sul M. Cinto e sul M. Marco. Assolutamente da non cogliere.

 

Malva selvatica Malva sylvestris L. subsp. sylvestris   Malvaceae

Le foglie e i fiori della malva selvatica sono ritenuti portatori di effetti protettivi, emollienti e antinfiammatori sulla pelle e sulle mucose intestinali. Sono considerati rinfrescanti, espettoranti, antipruriginosi e lassativi con azioni positive di regolazione enterica. Le foglie, dal sapore dolciastro, sono un buon addensante di minestre e passati di verdura. Specie usata in omeopatia per combattere vari disturbi, tra cui quelli degli occhi. Comune negli incolti, nei luoghi erbosi, nelle siepi e nei coltivi.

 

Malva a foglie rotonde Malva neglecta Wallr.   Malvaceae

La malva a foglie rotonde, in fitoterapia, è ritenuta utile per le sue proprietà emollienti, lenitive, antinfiammatorie, espettoranti, antisettiche e leggermente lassative. Poco frequente ma presente, nei luoghi erbosi, in varie parti del Distretto Euganeo.

 

*Mandorlo Prunus dulcis (Mill.) D.A. Webb   Rosaceae

Alle foglie del mandorlo vengono attribuite proprietà emollienti, rinfrescanti, regolatrici delle funzioni intestinali e sedative della tosse. La polpa di mandorle è considerata efficace contro gli arrossamenti della pelle. Il latte di mandorle è ritenuto un antinfiammatorio dell’apparato gastrointestinale e della vescica. I gemmoderivati vengono impiegati per abbassare i trigliceridi. La specie trova utilizzo in omeopatia. Coltivata e inselvatichita nei campi abbandonati nelle aree soleggiate della zona meridionale dei rilievi.

 

Maonia Mahonia aquifolium (Pursh) Nutt.   Berberidaceae

Alla maonia vengono ascritte proprietà amarotoniche, espettoranti, immunostimolanti, depurative, lassative, diuretiche, espettoranti e colagoghe. Per uso topico, la specie pare abbia effetti molto positivi contro l’acne, la psoriasi e le dermatiti. Frequentemente inselvatichita nelle siepi e nei cespuglieti sui rilievi.

 

Margherita Leucanthemum vulgare Lam. subsp. vulgare   Asteraceae

Alla margherita vengono ascritte proprietà diuretiche, bechiche e depurative. La specie trova impiego come rimedio omeopatico. Comune nei luoghi erbosi. Specie affine: Leucanthemum heterophyllum (Willd.) DC.

 

Marrobio nero Ballota nigra L. subsp. meridionalis (Bég.) Bég.   Lamiaceae

Alle parti aeree del marrrobio nero vari autori attribuiscono effetti sedativi, stomachici e coleretici sull’apparato digerente. Queste, quindi, sono indicate per combattere gli spasmi intestinali. Sono considerate utili anche contro gli  spasmi cardiaci e ritenute efficaci nella cura delle sofferenze nevrosiche dovute alla menopausa. Specie usata in omeopatia. Comune negli incolti, nelle siepi e nei margini erbosi dei boschi degradati.

 

Mazza d’ oro maggiore Lysimachia vulgaris L.   Primulaceae

La primulacea, in passato, era ritenuta attiva come antipiretico, astringente, antiscorbutico, emostatico, lenitivo e fluidificante delle secrezioni bronchiali. Veniva considerata utile anche nella cura degli ascessi. Ora il suo uso è praticamente abbandonato. Specie comune, soprattutto in pianura, lungo le sponde dei corsi d’acqua.

 

Mazza d’oro minore Lysimachia nummularia L.   Primulaceae

Alla mazza d’oro minore vengono ascritte proprietà astringenti, cicatrizzanti, antiemorragiche, astringenti analgesiche e antinfiammatorie. Specie usata in omeopatia. Comunissima nelle bassure erbose umide e lungo le sponde dei fossi e dei rii.

 

Medaglioni del papa Lunaria annua L.   Brassicaceae

Alla brassicacea vengono attribuite proprietà stomachiche, diuretiche e antiscorbutiche. Si ritiene che il rizoma abbia notevoli proprietà afrodisiache, ma che sia da usare sotto stretto controllo medico in quanto fa aumentare la pressione arteriosa. Specie frequente ai margini delle boscaglie e nei cespuglieti sui rilievi; accidentale in pianura.

                                                                                                                                          

Meliloto comune Melilotus officinalis (L.) Pall.   Fabaceae

La fabacea è nota per le sue proprietà antinfiammatorie, antiedemigene, diuretiche e flebo toniche. Trova particolare indicazione nelle malattie delle vene e nelle emorroidi. Viene considerata efficace nella cura della cellulite. Non hanno riscontri sperimentali le attribuzioni di proprietà sedative. Specie impiegata in omeopatia nella cura delle vampate di calora causate dalla menopausa . Comune negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Meliloto altissimo Melilotus altissimus Thuill. Fabaceae

Al meliloto altissimo vengono attribuite proprietà diuretiche e sedative ma le seconde non trovano conferme sperimentali. Specie molto rara, presente in poche stazioni umide alla base dei rilievi e a forte rischio di estinzione dal Distretto; assolutamente da non cogliere.

 

Meliloto bianco Melilotus albus Medik.   Fabaceae

Al meliloto bianco vengono ascritte proprietà risolutive, antisettiche, emollienti, sedative ed antispasmodiche, ma le ultime due attribuzioni non trovano riscontri sperimentali. Specie comune negli incolti, nei luoghi erbosi e lungo le vie.

 

*Melissa Melissa officinalis L. s.l.   Lamiaceae

Si usano le sommità fiorite della melissa per le loro proprietà calmanti, antistaminiche, coleretiche, digestive e sudorifere. Le foglie vengono impiegate per aromatizzare varie pietanze. Specie usata in omeopatia e in aromaterapia come attiva sul sistema nervoso. Comune in collina ai margini erbosi dei boschi mesofili e lungo i sentieri; molto rara in pianura.

 

Melo cotogno Cydonia oblonga Mill.   Rosaceae

Secondo vari autori il melo cotogno possiede, in particolare nei frutti, proprietà astringenti, digestive, protettive della mucosa intestinale e antinfiammatorie del cavo orofaringeo. Viene detto efficace anche contro le rughe e le ragadi. In passato le foglie venivano usate come antielmintico, ma il loro uso in fitoterapia è stato abbandonato a causa dei principi tossici che contengono. Specie usata in omeopatia. Coltivata raramente e, casualmente, inselvatichita.

 

*Melo selvatico Malus sylvestris (L.) Mill Rosaceae  (Pomàro mato)

I “frutti” del melo stimolano la digestione e hanno effetti diuretici, antinfiammatori, rinfrescanti e disintossicanti. È da evitare il consumo dei semi in quanto può dare effetti tossici. In gemmoterapia il melo viene indicato contro l’ipertiroidismo e contro le trombosi. È uno dei “Fiori di Bach” e trova impiego in omeopatia. Ovunque coltivato, ma ormai in poche varietà, il melo comune si rinviene spesso inselvatichito. Il melo selvatico cresce sporadico nei boschi sulle alture e produce mele di piccola taglia che incontrano scarso consumo nei Colli.

 

*Melograno Punica granatum L.   Lythraceae

Il melograno ha proprietà astringenti, antielmintiche e febbrifughe. Viene usato in aromaterapia per il trattamento cosmetico dell’epidermide. In gemmoterapia e in omeopatia viene usato la cura di varie affezioni. I frutti del melograno si usano quale componente di varie pietanze. Specie coltivata e, localmente, inselvatichita nella zona meridionale dei rilievi, nelle siepi soleggiate e ai margini dei boschi termofili.

 

Menta acquatica Mentha aquatica L.   Lamiaceae

La menta acquatica ha proprietà digestive, vasodilatatrici, stomachiche, carminative, refrigeranti, toniche, emetiche e antispasmodiche. Viene usata in omeopatia. Frequente nei fossi e lungo i canali, soprattutto in pianura.

 

Menta campestre Mentha arvensis L.   Lamiaceae

Alla menta campestre vengono attribuite proprietà, digestive, tussifughe coleretiche e carminative. Specie usata in omeopatia. Poco frequente nei luoghi erbosi umidi, nei collettori campestri e nei fossati.

 

Menta poleggio Mentha pulegium L.   Lamiaceae

Alla menta poleggio vengono attribuite proprietà carminative, diaforetiche, stomachiche, digestive, epatobiliari, emmenagoghe, sedative, espettoranti e antitussive. A livello topico questa ha effetti analgesici, antipruriginosi e antisettici. Viene usato di norma l’olio essenziale, un derivato il cui uso prolungato o in dosaggi eccessivi, può avere effetti TOSSICI sull’organismo. La specie trova impiego in omeopatia. Presente nelle bassure umide temporaneamente sommerse, ma divenuta molto rara.

 

*Menta romana Mentha spicata L. s.l.   Lamiaceae

La menta romana ha proprietà stomachiche, antispasmodiche, dissetanti, rinfrescanti, carminative, antielmintiche, anestetiche, antisettiche e antifermentative intestinali. A livello topico sembra efficace contro le affezioni cutanee e i dolori muscolari. Viene usata in aromaterapia. Poco frequente ma, localmente, presente copiosa sfuggita a colture. In cucina si presta agli usi più svariati. Gli infusi sono di sapore molto gradevole e ottimi come dissetante. Simile nell’aspetto e dalle medesime proprietà è un’altra menta coltivata e, talvolta, inselvatichita: Mentha x piperita L., un’entità, utilizzata in omeopatia, ritenuta un ibrido tra la menta acquatica e la menta romana.

 

Mentastro a foglie rotonde Mentha suaveolens Ehrh.   Lamiaceae

Al mentastro a foglie rotonde vengono attribuite proprietà stomachiche, antinfiammatorie del cavo orale, bechiche, antispasmodiche, antielmintiche, e antifermentative. Le foglie sono commestibili, adatte ad essere aggiunte al te. Specie usata in omeopatia. Frequente negli incolti.

 

*Mentastro verde Mentha longifolia (L.) Huds.   Lamiaceae

L’assunzione dei preparati di mentastro verde ha effetti antifermentativi durante la digestione e antisettici dell’intestino. La pianta, inoltre, come le altre specie di menta, ha proprietà, stomachiche, carminative, vermifughe,  dissetanti, rinfrescanti, anestetiche e antispasmodiche. Anch’essa sembra efficace nella cura delle affezioni cutanee e nel combattere i dolori muscolari. Le foglie si prestano a vari usi alimentari. Specie frequente negli incolti, soprattutto su suolo umido.

 

Mentuccia comune Clinopodium nepeta (L.) Kuntze subsp. sylvaticum (Bromf.) Peruzzi & F. Conti; Clinopodium nepeta (L.) Kuntze subsp. nepeta   Lamiaceae

La mentuccia comune è considerata pianta medicinale in quanto le vengono attribuite proprietà stimolanti, toniche, aromatizzanti, digestive, antispasmodiche, diuretiche, espettoranti, emmenagoghe e carminative. Viene usata in omeopatia. La foglie si possono impiegare per aromatizzare varie pietanze. Nel Distretto sono presenti entrambe le sottospecie: la prima è comune ai margini dei boschi mesofili sui rilievi; la seconda è comune nei luoghi erbosi in tutto il Distretto.

 

Mentuccia montana Clinopodium grandiflorum (L.)Kuntze.   Lamiaceae

La mentuccia montana non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Viene impiegata come farmaco omeopatico. Nella zona dei Colli è utilizzata per aromatizzare la grappa. Frequente ai margini dei boschi freschi sui rilievi.

 

Mercorella annuale Mercurialis annua L.   Euphorbiaceae

Alle parti aeree e ai semi della mercorella annuale vengono ascritte proprietà colagoghe, lassative, diuretiche ed emmenagoghe. Per l’alta TOSSICITA’ dimostrata, i preparati di mercorella annuale sono ritenuti inidonei all’assunzione orale. Usata a livello topico la specie viene ritenuta efficace come antiverruche e come vulnerario. Trova utilizzo in omeopatia. Comune negli incolti negli orti e nei campi.

 

Mercorella bastarda Mercurialis perennis L.; mercorella ovata Mercurialis ovata Sternb. ex Hoppe   Euphorbiaceae

Le due euforbiacee vengono considerate curative per le loro proprietà purganti, antireumatiche, diuretiche, colagoghe, emmenagoghe, emollienti ed emetiche. Usate a livello topico sono ritenute efficaci contro le verruche e come vulnerarie. In passato il succo delle foglie veniva usato per interrompere il flusso latteo delle nutrici. Per l’alta TOSSICITA’di tutte le loro parti, l’ingestione di derivati, per automedicazione, è sconsigliato. La mercorella perenne trova impiego come rimedio omeopatico. Specie comune nei boschi freschi sui rilievi la mercorella perenne; meno frequente e più localizzata la mercorella ovata. Nei Colli si osservano individui dai caratteri intermedi di difficile attribuzione specifica.

 

Mestolaccia comune Alisma plantago-aquatica L.   Alismataceae

Alla mestolaccia comune viene attribuita efficacia curativa nei casi di diarrea, di infiammazione intestinale, di glicemia alta, di colesterolo alto, di emorroidi, di mal di denti, di gengiviti e di tracheiti. La specie può essere usata come rubefacente e come vescicatorio per uso esterno. Trova impiego come farmaco omeopatico. Comune nei fossi, soprattutto in pianura

 

Mestolaccia lanceloata Alisma lanceolatum With.   Alismataceae

Alla mestolaccia lanceolata, analogamente alla mestolaccia comune, viene attribuita efficacia nei casi di diarrea, di infiammazione intestinale, di glicemia alta, di colesterolo alto, di emorroidi, di mal di denti, di gengiviti e di tracheiti. La specie può essere usata come rubefacente e vescicatorio per uso esterno. Non rara nei fossi, soprattutto in pianura.

 

 

Migliarina a quattro foglie Polycarpon tetraphyllum L.   Caryophyllaceae

Alla migliarina a quattro foglie vengono ascritte proprietà diuretiche, espettoranti e tussifughe. Specie comune nei selciati e, in genere, negli incolti con suolo sabbioso o ricco in scheletro.

 

Miglio coltivato, panico coltivato Panicum miliaceum L.   Poaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà astringenti, bechiche, energizzanti, digestive, diuretiche, antianemiche, anticatarrali ed emollienti. Il miglio coltivato è privo di glutine e quindi adatto ai celiachi. Sporadicamente infestante i campi di mais.

 

Miglio selvatico Milium effusum L.   Poaceae

Al miglio selvatico venivano attribuite proprietà astringenti, antiputride, digestive e rinfrescanti. Specie frequente nei boschi dei rilievi, a esclusione di quelli termofili.

 

Mirtillo nero Vaccinium myrtillus L.   Ericaceae

Il mirtillo nero ha proprietà protettrici del sistema circolatorio periferico, antiossidanti, diuretiche, ipoglicemizzanti (antidiabetiche), antifermentative del tratto intestinale e antidiarroiche. In gemmoterapia trova varie applicazioni terapeutiche, in particolare nelle affezioni dell’apparato urinario. Viene utilizzato in omeopatia. Molto raro nei boschi freschi dei rilievi e per questo da non cogliere.

 

Morella nera Solanum nigrum L.   Solanaceae

La morella nera, secondo vari autori, possiede proprietà analgesiche, sedative, antipiretiche, antiemorroidarie, emollienti, diuretiche, purgative e antipruriginose. Si ritiene che i cataplasmi di foglie abbiano potere revulsivo sugli ascessi, leniscano i dolori articolari e riducano il turgore delle infiammazioni cutanee. Specie TOSSICA, i cui derivati, in fitoterapia, non vanno mai ingeriti per automedicazione. Viene usata in omeopatia. Comune negli incolti e nei coltivi.

 

Morella rossa Solanum villosum Mill.   Solanaceae

Alla specie vengono riconosciute proprietà analgesiche, sedative e blandamente narcotiche. Tutta la pianta è TOSSICA, quindi, i suoi derivati non sono assolutamente da ingerire per automedicazione. Le foglie, in africa e in Asia vengono consumate cotte. Erbacea non rara ai margini erbosi dei boschi e negli incolti in collina; rara in pianura.

 

Morso del diavolo Succisa pratensis Moench   Caprifoliaceae

Del morso del diavolo, in fitoterapia, per le loro proprietà diaforetiche, febbrifughe, diuretiche ed espettoranti, si considerano efficaci le radici, le foglie e i capolini fioriti. Specie usata in omeopatia. Molto rara, localizzata in una bassura umida sul M. Ceva e lungo lo Scolo Canaletto presso Lozzo Atestino. Da non cogliere perché a rischio di estinzione nel Distretto.

 

Moscatella Adoxa moschatellina L. subsp. moschatellina   Adoxaceae

Alla moscatella vengono attribuite proprietà sedative e antispasmodiche. Specie diffusa, localmente, nei boschi freschi, sui rilievi.

 

Muscari ignorato Muscari neglectum Guss.ex Ten.   Asparagaceae

Al muscari ignorato vengono ascritte proprietà lassative, antinfiammatorie dell’intestino e delle vie urinarie, colagoghe ed emollienti. Specie usata in omeopatia. Frequente ai margini erbosi di boschi, sugli argini e sulle scarpate erbose e negli incolti erbosi. Specie affine: Muscari botryoides (L.) Mill. s.l.

 

Nandina Nandina domestica Thunb.   Berberidaceae

Alla nandina vengono attribuite proprietà antireumatiche, bechiche, antipiretiche, toniche e stomachiche. La specie viene usata in omeopatia. Coltivata nei giardini e nelle fioriere, talvolta si può rinvenire inselvatichita presso i luoghi in cui viene messa a dimora. Cresce ai margini di un bosco in zona Ragazzoni a Torreglia.

 

Nappola italiana Xanthium orientale L. subsp. italicum (Moretti ) Greuter   Asteraceae

Alla nappola italiana vengono attribuite proprietà diuretiche, antispastiche, analgesiche, antireumatiche, antibatteriche, astringenti e sudorifere. A livello topico la specie, nella medicina popolare, era usata come antipruriginosa e contro i foruncoli. Frequente negli incolti e nei campi abbandonati. Specie affine: Xanthium strumarium L.

 

Nappola spinosa Xanthium spinosum L.   Asteraceae

La specie viene considerata diuretica. Trova impiego come farmaco omeopatico. Alloctona rarissima, osservata solo a Turri lungo i sentieri boschivi.

 

Narciso dei poeti Narcissus poeticus L.   Amaryllidaceae

Vari autori attribuiscono al narciso dei poeti proprietà astringenti, antitussive, sedative, antiasmatiche e ipnotiche. Si considerano utilizzabili solo i fiori sotto controllo medico. L’uso del bulbo è da evitare in quanto altamente TOSSICO. Specie usata in omeopatia. Rara e localizzata nella parte centrale dei rilievi; assolutamente da non cogliere e meritevole di protezione.

 

Narciso trombone Narcissus pseudonarcissus L.   Amaryllidaceae

Al narciso trombone vengono attribuite proprietà astringenti, antifebbrili, sedative, antispasmodiche e bechiche. I fiori sono considerati utili nella cura della tosse nervosa, dell’asma e della pertosse. Si ritiene, inoltre, che abbiano effetti sedativi e che favoriscano il sonno. Come per tutte le altre specie di narciso, l’uso del narciso trombone va fatto sotto controllo medico. Per l’alta TOSSICITA’ l’uso casalingo dei bulbi per curare il tratto gastrointestinale è assolutamente da evitare. Entità dal grande effetto ornamentale largamente coltivata e qua e là inselvatichita. Viene usata in omeopatia. Amaryllidacee affini: Narcissus incomparabilis Mill., Narcissus medioluteus Mill., Narcissus tazetta L. s.l.

 

Ninfea comune Nymphaea alba L.   Nymphaeaceae

La ninfea comune ha proprietà calmanti e trova indicazione terapeutica nei casi di eccitazione sessuale patologica. Viene ritenuta anche in possesso di principi antinfiammatori, astringenti ed emollienti. Trova impiego in omeopatia. Rara in pianura negli alvei di stagni, fossi e canali.

 

Ninfea gialla, Nanufario Nuphar lutea (L.) Sm.   Nymphaeaceae

La ninfea gialla viene indicata in fitoterapia per le proprietà, calmanti, ansiolitiche, astringenti, anafrodisiache. In passato le venivano attribuite proprietà balsamiche e stimolanti. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente nei fossi e nei canali della piana pedecollinare.

 

Nespolo Mespilus germanica L.   Rosaceae

La corteccia è considerata un poderoso astringente e un antinfiammatorio del cavo orale. I frutti acerbi, alla pari delle foglie e della corteccia, sono ritenuti astringenti. Quando sono ben maturi sono, invece, lassativi e idonei per preparare delle gustosissime marmellate e gelatine. Il nespolo è una specie usata in omeopatia. Comune nei boschi sui rilievi.

 

Non ti scordar di me dei boschi Myosotis sylvatica Hoffm. s.l.   Boraginaceae

La boraginacea viene indicata come idonea a curare l’ipotensione, la stipsi, gli arrossamenti degli occhi e le congiuntiviti e a prevenire l’opacizzazione del cristallino. In omeopatia trova impiego nella cura delle affezioni a carico dell’apparato respiratorio. Frequente nei boschi freschi sui rilievi.

 

Non ti scordar di me delle paludi Myosotis scorpioides L. subsp. scorpioides   Boraginaceae

La specie è indicata per curare le congiuntiviti, il mal d’orecchi, l’ipotensione, la stipsi e gli arrossamenti degli occhi. Frequente nei fossi, soprattutto in pianura.

 

Non ti scordar di me minore Myosotis arvensis (L.) Hill   Boraginaceae

La boraginacea non trova particolari indicazioni fitoterapiche. In omeopatia, viene indicata nel trattamento delle affezioni polmonari. Frequente nei coltivi e negli incolti in tutto il Distretto.

 

Non ti scordar di me ramosissimo Myosotis ramosissima Rochel ex Schult.   Boraginaceae

La boraginacea, nella medicina popolare, veniva usata come emostatico e vulnerario. Frequente nei coltivi e negli incolti in tutto il Distretto.

 

*Nocciolo comune Corylus avellana L.; nocciolo lungo Corylus maxima Mill.   Betulaceae

I semi, le foglie e la corteccia delle due specie, vengono indicati come portatori di proprietà toniche, astringenti, rinfrescanti ed emollienti del tessuto cutaneo. Secondo alcuni studi, i gemmoderivati del nocciolo mettono in moto processi metabolici che riducono il colesterolo totale e combattono la sclerosi del tessuto epatico. Questi, inoltre, si ritiene agiscano sul tessuto connettivo dei polmoni rendendolo più elastico e resistente nei casi di enfisema e bronchiti croniche. Il nocciolo trova impiego in omeopatia; associato al cardo benedetto (Cnicus benedictus) e al fieno greco (Trigonella foenum-graecum) è indicato nella cura degli edemi periferici. Sui Colli, oltre ai frutti delle varietà coltivate, un tempo si raccoglievano anche quelli della pianta selvatica. C. avellana è specie comune sui rilievi e meno frequente in pianura, mentre C. maxima si trova esclusivamente quale pianta coltivata.

 

Noce comune Juglans regia L.   Juglandaceae

Le foglie vengono ritenute efficaci nelle infiammazioni delle mucose. In fitoterapia sono indicate nelle gengiviti, nelle infiammazioni intorno all’occhio, nelle stomatiti e nella diarrea provocata dalle irritazioni delle pareti intestinali. L’olio di noce sembra essere utile nei casi di artrite reumatoide e di articolazioni doloranti. I gemmoderivati sono indicati nell’insufficienza pancreatica. Il noce è uno dei “Fiori di Bach”. Viene utilizzato in omeopatia per curare vari disturbi. Con i frutti acerbi si prepara il famoso liquore nocino. Specie largamente coltivata e largamente inselvatichita soprattutto lungo gli argini dei canali della piana pedecollinare.

 

Noce nero Juglans nigra L.   Juglandaceae

L’estratto alcolico di mallo di noce nera sembra avere proprietà antibatteriche e antiparassitarie. Specie accidentalmente inselvatichita.

 

Ofioglosso Ophioglossum vulgatum L.   Ophioglossaceae

L’ofioglosso viene indicato come astringente durante i flussi mestruali prolungati. Rarissimo e localizzato in una stazione puntiforme sul M. Ceva. Pianta assolutamente da non cogliere e da proteggere.

 

Ofride fior d’ape, vesparia Ophrys apifera Huds.

Ai tuberi della vesparia vengono attribuite proprietà antinfiammatorie ed emollienti. Specie protetta, presente rarissima nei prati aridi delle colline tra Arquà e Baone. Assolutamente da non cogliere.

 

Oleandro Nerium oleander L. subsp. oleander   Apocynaceae

All’oleandro vengono attribuite proprietà cardiotoniche e diuretiche, ma il suo uso è assolutamente da evitare in quanto questo è velenoso è può causare avvelenamenti mortali. Provoca salivazione, midriasi (dilatazione della pupilla), agitazione generale, poliuria (aumento eccessivo della produzione di urina) seguita da anuria (mancata emissione di urina), diarrea sanguinolenta, convulsione e, infine, paralisi. Specie da cui si ricavano farmaci omeopatici per la cura delle cefalee, delle vertigini e degli eczemi del cuoio capelluto. Largamente coltivata per ornamento e presente, casualmente, nei pressi dei luoghi dove viene messa a dimora. Trova impiego come parassiticida.

 

Olivo Olea europaea L.   Oleaceae

Alle foglie dell’olivo sono riconosciute proprietà ipotensive, diuretiche, antiuriche, ipoglicemizzanti e febbrifughe. All’olio di oliva vengono attribuiti effetti benefici sulla pelle e sui capelli. L’olivo è uno dei “Fiori di Bach”. Trova impiego in omeopatia. In gemmoterapia viene usato come ipotensivo e come ipocolesterolemizzante. Largamente coltivato. Casualmente, nei luoghi aridi, in collina si osserva l’olivo selvatico (Olea europaea L. var. sylvestris Brot.).

 

Olmo comune  Ulmus minor L. subsp. minor   Ulmaceae

La radice e le foglie trovano indicazioni fitoterapiche in quanto vengono loro attribuite proprietà cicatrizzanti con positivi effetti nella cura delle eruzioni cutanee e delle infiammazioni del cavo orale. Sono considerate, inoltre, diaforetiche, astringenti ed espettoranti. Per i possibili effetti emetici le ingestioni dei preparati di olmo vanno effettuate sotto controllo medico. I frutti (samare), quando sono verdi e teneri, possono essere consumati nelle insalate miste. I gemmoderivati vengono indicati per il trattamento degli eczemi umidi, dell’acne e di tutte le dermatosi trasudanti. L’olmo comune viene usato in omeopatia come antieczema eantireumatico. Diffuso in tutto il Distretto nelle siepi, nei boschi e lungo i fossi . Specie affini: Ulmus glabra Huds. (rarissimo, autoctono), Ulmus laevis Pall. (alloctono)., Ulmus pumila L. (alloctono).

 

Ononide spinosa, stancabue Ononis spinosa L. subsp. spinosa   Fabaceae

L’ononide spinosa trova impiego in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà diuretiche, espettoranti, antireumatiche e antinfiammatorie. Viene ritenuta efficace anche contro la psoriasi e le ulcerazioni della pelle. Consegue indicazione terapeutica in omeopatia. Frequente nei luoghi erbosi.

 

Onopordo tomentoso Onopordum acantium L.   Asteraceae

All’onopordo tomentoso vengono attribuite proprietà aperitive, antinfiammatorie dell’apparato digerente e diuretiche. In omeopatia questo trova impiego nella cura dei disturbi cardiocircolatori. Specie presente sporadica ai margini di prati aridi, negli incolti e nei cespuglieti. I ricettacoli dei capolini, giovani e non ancora aperti, possono essere cotti e consumati come i carciofi. Sono eduli anche le coste delle foglie che possono essere cucinate alla stregua di quelle dei cardi.

 

Ontano nero Alnus glutinosa Gaertn.   Betulaceae

Alle foglie e la corteccia si riconoscono proprietà emostatiche, astringenti, antidrotiche, vermifughe, diaforetiche diuretiche e febbrifughe. I gemmoderivati si usano per combattere l’artrosi, i reumatismi cronici, la periartrite scapolo-omerale, la sclerosi cerebrale e le turbe circolatorie dell’encefalo. In omeopatia, l’ontano nero, in associazione con altri farmaci, trova utilizzo nella cura della tosse catarrale. Specie frequente in pianura e rara sui rilievi.

 

Orchide acquatica Anacamptis laxiflora (Lam.) R.M. Bateman, Pridgeon & M.W. Chase   Orchidaceae

Ai bulbi dell’orchide acquatica vengono attribuite proprietà emollienti. Specie protetta, presente rarissima in due bassure con suolo molto umido sul M. Lonzina e sul M. Ceva.

 

Orchide militare Orchis militaris L.   Orchidaceae

Ai bulbi dell’orchidea militare vengono attribuite proprietà mucolitiche, antidiarroiche ed emollienti. Specie utilizzata in omeopatia. Pianta protetta, presente rarissima, nei prati aridi collinari, nella zona meridionale.

 

Orchidea delle zanzare Gymnandenia conopsea (L.) R. Br.

Ai bulbi dell’orchidea delle zanzare vengono attribuite proprietà antispasmodiche ed emollienti. Specie usata come rimedio omeopatico. Sui Colli è protetta. Presente rarissima ai margini della boscaglia nella zona meridionale.

 

Orchidea macchiata Dactilorhiza maculata (L.) Soó subsp. fuchsii (Druce) Hyl.   Orchidaceae

Ai tuberi, nella medicina popolare rumena, vengono attribuite proprietà afrodisiache. L’orchidea macchiata viene usata in omeopatia. Specie protetta, presente rara nei boschi freschi della zona centrale dei Colli.

 

Orchidea purpurea Orchis purpurea Huds.

Ai bulbi dell’orchidea purpurea vengono attribuite proprietà emollienti. Specie protetta, frequente in particolare nella boscaglia termofila delle colline calcaree della zona meridionale.

 

Orchidea maschia Orchis mascula L. s.l.   Orchidaceae

Il decotto di tuberi dell’orchidea maschia sembra avere proprietà rigeneranti dopo eccessive prestazioni fisiche e sessuali. La specie trova impiego come rimedio omeopatico. Molto rara nei boschi freschi sui rilievi e protetta .

 

Orchidea nido d’uccello Neottia nidus-avis (L.) Rich.   Orchidaceae

Ai rizomi dell’orchidea nido d’uccello vengono attribuite proprietà cicatrizzanti e astringenti. Specie protetta, osservata rarissima nella boscaglia sul M. Cero.

 

Orchidea omiciattolo Orchis simia Lam.   Orchidaceae

La farina saleb, ottenuta dai bulbi dell’orchidea omiciattolo essiccati, ha proprietà nutritive e sedative. La specie viene usata in omeopatia. Frequente, in particolare nei prati aridi e ai margini dei boschi termofili nella zona meridionale dei Colli ma è protetta e da non cogliere.

 

Orecchio di Giuda Auricularia auricula-judae (Bull.) Quèl.   Auriculariaceae

Al piccolo fungo lignicolo commestibile vengono attribuite proprietà vasodilatatorie con effetti ipotensivi e capillotropi.  Questo, inoltre, viene considerato antinfiammatorio del tratto gastrointestinale, delle mucose e della pelle. Specie frequente in collina.

Origano Origanum vulgare L. subsp. vulgare   Lamiaceae

All’origano vengono ascritte proprietà, antispasmodiche, digestive, diaforetiche, diuretiche, bechiche, stomachiche e antireumatiche. Specie utilizzata in omeopatia. Frequente in zone soleggiate di margine boschivo, con ridotta pedogenesi, sui rilievi.

 

Ortica Urtica dioica L.   Urticaceae

All’ortica vengono riconosciute proprietà emostatiche, colagoghe, diuretiche, antiuriche, remineralizanti, antigottose e antireumatiche. È considerata efficace contro l’ipertrofia prostatica. I giovani getti lessati sono adatti a fare risotti e ripieni di torte salate. Specie usata in omeopatia per curare varie affezioni tra cui, i reumatismi, la gotta e il prurito cutaneo. Comunissima negli incolti e nei coltivi.

 

Ortica minore Urtica urens L.  Urticaceae

L’ortica minore, secondo vari autori, ha le medesime proprietà dell’ortica maggiore. È considerata particolarmente efficace nella cura delle eruzioni cutanee. Trova impiego in omeopatia contro il prurito causato dalla presenza di vesciche cutanee e i vari tipi di orticaria. Rara, presente in incolti con suolo ricco in scheletro. Specie da proteggere

 

Orzo Hordeum vulgare L. s.l.   Poaceae

All’orzo vengono attribuite proprietà rinfrescanti, depurative, emollienti, diuretiche, digestive, antidiarroiche, antinfiammatorie e ipotensive. Specie usata in omeopatia. Coltivata largamente, si osserva, casualmente, avventizia, in incolti e coltivi.

 

Orzo selvatico Hordeum murinum L. s.l.   Poaceae

All’orzo selvatico vengono attribuite proprietà diuretiche. Entità comunissima, in due sottospecie di aspetto molto simile negli incolti erbosi in tutto il Distretto.

 

Paleo odoroso Anthoxanthum odoratum L. subsp. odoratum   Poaceae

Il paleo odoroso non incontra particolare utilizzo in fitoterapia. Contiene, in alta concentrazione, cumarina, una sostanza dalle proprietà aromatizzanti e deodoranti usata nella produzione di cosmetici. Trova impiego in ambito omeopatico. Comune nei luoghi erbosi in tutto il Distretto.

 

Pallone di maggio Viburnum opulus L.   Adoxaceae

In fitoterapia si usa la corteccia del pallone di maggio per le proprietà antiossidanti, astringenti e sedative. La pianta ha anche effetti antispasmodici sull’utero dopo il parto. I frutti sono ritenuti leggermente TOSSICI. In particolare, da acerbi possono provocare vomito e diarrea. La specie trova impiego in omeopatia per il trattamento degli stati nervosi e dei dolori dovuti alle mestruazioni. Poco frequente negli impluvi boschivi umidi sui rilievi e lungo i fossi in pianura.

 

Panace comune Heracleum sphondylium L. subsp. sphondylium L.   Apiaceae

Il panace comune, in fitoterapia, viene usato per le proprietà ipotensive, diuretiche, digestive, stimolanti e sedative. Trova impiego come rimedio omeopatico. Frequente nei boschi freschi sui rilievi. Poco frequente lungo le siepi e le sponde alberate in pianura.

 

Pan di cuculo Anacamptis morio  (L.) R.M. Bateman, Pridgeon &. M.W. Chase   Orchidaceae

I tuberi sono ritenuti utili nei casi di diarrea, cistite, catarro intestinale e febbre tifoidea. Il pan di cuculo è diffuso, localmente, sui rilievi ma, come tutte le altre orchidacee sugli Euganei, è specie protetta e da non cogliere.

 

Panico capillare Panicum capillare L.   Poaceae

In passato il panico capillare veniva usato come diuretico. Frequente in incolti in tutto il Distretto Euganeo.

 

Papavero da oppio Papaver somniferum L.   Papaveraceae

Il papavero da oppio ha effetti calmanti, antitussivi, astringenti, antidolorifici (morfina) e narcotici. Dai frutti verdi si ottiene l’oppio (da cui si ricava l’eroina), un potentissimo sedativo ed euforizzante il cui commercio è vietato e penalmente punito, a livello internazionale, fuori degli ambiti medici. In passato la tintura di oppio, il laudano (preparato per la prima volta da Paracelso: 1493-1541) veniva usata come bechico e antidiarroico. L’oppio, assunto in continuazione, può causare ascessi, collasso venoso e malattie epatiche. In nessun caso il papavero da oppio può essere usato in automedicazione. Specie in uso nelle cure omeopatiche. Presente, casualmente, in incolti.

 

*Papavero rosso, rosolaccio Papaver rhoeas L. subsp. rhoeas   Papaveraceae

Dai fiori e dai semi del papavero rosso si ottiene un olio, dalle proprietà emollienti, che agisce sull’intestino. A questi vengono attribuiti, inoltre, effetti antitussivi e antispasmodici sull’apparato respiratorio. Vengono ritenuti anche blandi sedativi del sistema nervoso e sembrano efficaci contro lo stress e gli stati ansiosi. Trovano uso, infine, contro le punture degli insetti. Specie usata in omeopatia. Comune negli incolti e nei campi di cereali primaverili ma in regresso. Entità affini: Papaver dubium L. subsp. dubium (usato in omeopatia), Papaver hybridum L., Papaver argemone L. subsp. argemone, Papaver apulum Ten. Tutte le specie di papavero affini a P. rhoeas, presenti sugli Euganei, hanno le stesse proprietà e le rosette basali commestibili.

 

Parietaria, vetriola comune Parietaria officinalis L.   Urticaceae

Le foglie e le sommità fiorite della vetriola comune, secondo vari autori, hanno proprietà diuretiche, depurative decloruranti, antireumatiche, espettoranti e antinfiammatorie dell’apparato circolatorio. La specie trova impiego in omeopatia. Allo stato giovanile può essere utilizzata nella preparazione di minestre e zuppe. Comune nelle siepi, negli incolti e ai margini dei boschi e boscaglie degradate. Il polline di parietaria, in soggetti predisposti, può provocare reazioni allergiche.

 

Parietaria minore, vetriola minore Parietaria judaica L.   Urticaceae

Alla parietaria minore vengono attribuite proprietà espettoranti, emollienti, antiartritiche, antireumatiche, diuretiche, e depurative. La pianta giovane può essere utilizzata nella preparazione di minestre e zuppe. Specie comune in zone dirupate mancanti di pedogenesi e su muri. Il polline, in soggetti predisposti, può provocare reazioni allergiche.

 

Partenio, erbe amare Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip.   Asteraceae

A fiori del partenio vengono riconosciuti effetti tonici e antispasmodici dell’apparato digerente. Questi sono considerati anche febbrifughi, emmenagoghi e blandamente analgesici con effetti sulla cefalea. Non si usano durante la gravidanza. Con le foglie si preparano ripieni per torte salate, frittate, polpette e frittelle dal gusto amarognolo. Specie usata come rimedio omeopatico. Raramente coltivata, si osserva casualmente inselvatichita, in aree sassose, nelle zone di Vo’ e Teolo e sul M. Venda.

 

Passiflora Passiflora caerulea L.   Passifloraceae

Alla passiflora vengono attribuite proprietà sedative, ansiolitiche, ipnotiche ed emmenagoghe. Specie usata in omeopatia per la cura dell’insonnia e degli stati ansiosi. Coltivata per ornamento e, casualmente, presente subspontanea presso i giardini.

 

Pastinaca Pastinaca sativa L. subsp. sativa   Apiaceae

La pastinaca sembra avere proprietà, digestive, diuretiche e antiossidanti. Deve essere manipolata con attenzione perché ha effetti urticanti. Viene usata in omeopatia. La radice è commestibile. Specie comunissima nei luoghi erbosi.

 

*Patata Solanum tuberosum L.   Solanaceae

La patata ha proprietà ipertensive, lenitive e anticongestionanti. Le applicazioni dei tuberi sulla pelle e sugli occhi arrecano benefici nei casi di arrossamento, irritazione e prurito. Le parti verdi contengono sostanze tossiche e quindi non sono assolutamente da ingerire. Pianta ampiamente coltivata e largamente usata in cucina. Presente, casualmente, nei campi a riposo e negli incolti.

 

Peonia Paeonia officinalis L. subsp. officinalis 

Alla peonia vengono attribuite proprietà analgesiche, purganti, emetiche, anticoagulanti, antifebbrili, antispasmodiche, antinfiammatorie ed epatoprotettive. A Livello topico questa viene usata per curare piaghe, eczemi e foruncoli. È una pianta tossica che in dosi eccessive può provocare nausee, diarree e depressione. Da non usare in automedicazione. Trova impiego in omeopatia per il trattamento di varie affezioni, in particolare di quelle a carico del retto. Rarissima e da proteggere; presente in una stazione puntiforme, ai margini di un bosco a Teolo in zona Molinarella. Specie affine: Paeonia mascula (L.) Mill. s.l.

 

Perilla Perilla frutescens (L.) Britton  Lamiaceae

La specie è considerata attiva contro le allergie, le dermatiti atipiche, i disturbi cardiaci, l’asma bronchiale e le bronchiti croniche. Viene usata in omeopatia. Coltivata nei giardini e accidentalmente inselvatichita.

 

Pero comune Pyrus communis L. subsp. communis   Rosaceae

Ai frutti vengono attribuite proprietà mineralizzanti, digestive e rinfrescanti. Questi sembrano avere, inoltre, funzioni positive sul cervello per ciò che riguarda la memoria e la prontezza di riflessi. I fiori e le foglie sono diuretici e lassativi. ll pero comune viene ampiamente coltivato e si osserva inselvatichito casualmente. Viene indicato come rimedio omeopatico.

 

Pero selvatico, perastro Pyrus communis L. subsp. pyraster (L.) Erhr.   Rosaceae

I fiori e le foglie del perastro sono diuretici, lassativi e, sembra, anche antisettici del cavo orofaringeo. I frutti hanno un sapore asprigno e si prestano a essere consumati solo dopo maturazione nella paglia. Vengono loro attribuite proprietà astringenti. Entità frequente nei boschi termo-mesofili sui rilievi.

 

Pero mandorlino Pyrus amygdaliformis Vill.   Rosaceae

Sembra che in passato il pero mandorlino trovasse impiego nei casi di enterite, menorragia (sanguinamento eccessivo durante le mestruazioni) e polimenorrea (mestruazioni troppo frequenti). Rarissimo e localizzato in una zona dirupata con scarsissima pedogenesi tra il M. Croce e il M. Spinefrasse a Battaglia. Specie da proteggere.

 

Pervinca maggiore Vinca major L.   Apocynaceae

La pervinca maggiore trova impiego in fitoterapia perché le vengono riconosciute proprietà diuretiche, astringenti, digestive, ipotensive, anticatarrali, antiemorroidarie e antinfiammatorie della cute. Contiene principi TOSSICI e non deve essere usata in automedicazione. Viene utilizzata come rimedio omeopatico. Localmente non rara e naturalizzata nelle siepi e nei boschi degradati in collina; meno frequente in pianura.

 

Pervinca minore Vinca minor L.   Apocynaceae

La pervinca minore vanta riconosciute proprietà ipotensive, astringenti, vulnerarie, spasmolitiche, cardiovascolari e stimolanti della circolazione cerebrale. In omeopatia trova impiego nella cura di vari disturbi. Comune al margine dei boschi mesofili sui rilievi; molto rara in pianura nelle siepi.

 

Pesco Prunus persica (L.) Batsch   Rosaceae

Il frutto del pesco è considerato mineralizzante, rinfrescante, diuretico, ricostitiuente, antiossidante e disintossicante. I semi vengono usati in gemmoterapia per la cura di vari disturbi e in omeopatia. Specie largamente coltivata e, talvolta, inselvatichita lungo le scarpate delle strade e ai margini dei coltivi e dei boschi.

 

Pettine di Venere Scandix pecten-veneris L.   Apiaceae

La radice del pettine di Venere viene considerata efficace in fitoterapia per le sue proprietà aperitive, digestive, diuretiche e antinfiammatorie. Specie frequente in collina nei luoghi erbosi ai margini dei boschi termofili.

 

Piantaggine lanceolata Plantago lanceolata L.   Plantaginaceae

Vari autori suggeriscono l’uso delle foglie e i semi della piantaggine lanceolata in fitoterapia, per le loro proprietà antibatteriche, cicatrizzanti, emollienti, emostatiche, antinfiammatorie, diuretiche e antidiarroiche (anche nelle diarree in forma batterica). La specie è considerata efficace anche contro le punture di insetti e l’acne. Viene, infine, indicata per fare gargarismi contro le faringiti. Dioscoride (I sec. d.C.) in “De Materia Medica” la dice utile nella cura dell’epilessia e della dissenteria. Le foglie basali giovani sono buone da mangiare sia crude sia cotte. Possono essere messe nelle minestre o adoperate, insieme ad altre erbe, per fare ripieni per torte salate. Durante il Medioevo la piantaggine lanceolata era ritenuta un rimedio contro i filtri d’amore e gli incantesimi amorosi. Viene usata in omeopatia. Comune negli incolti, nei coltivi e nei luoghi erbosi in genere, anche soggetti a calpestio.

 

Piantaggine maggiore: Plantago major L. subsp. major, Plantago major L. subsp. pleiosperma Pilg.   Plantaginaceae

Alla piantaggine maggiore vengono ascritte proprietà espettoranti, diuretiche, emostatiche, coagulatorie, antisettiche, dermoprotettive e vulnerarie. Le giovani foglie basali si prestano agli stessi usi alimentari di quelli della piantaggine lanceolata. In omeopatia, in associazione con il pino silvestre, il timo e il ginepro, la pianta trova impiego nella cura dell’asma bronchiale, della tosse convulsiva e la dispnea. La tintura madre, secondo qualche autore, può essere utilizzata per combattere la dipendenza da fumo  Comune negli incolti e nei coltivi la prima sottospecie; poco frequente nelle zone fangose con ristagno d’acqua la seconda.

 

Piantaggine mezzana: Plantago media L. subsp. media   Plantaginaceae

Alla piantaggine mezzana vengono attribuite proprietà emollienti, rinfrescanti, depurative, diuretiche ed emollienti. Il succo fresco delle foglie è ritenuto efficace contro le punture di insetti e l’acne. Le giovani foglie si prestano agli stessi usi alimentari di quelli della piantaggine lanceolata. Specie impiegata in omeopatia. Poco frequente ma, localmente, nelle zone erbose di margine boschivo, sui rilievi, talvolta, si osserva copiosa.

 

Piattello Hypochaeris radicata L.   Asteraceae

Il piattello viene considerato blando lassativo e digestivo. Le foglie delle rosette basali sono ottime come verdura cotta. Specie comune. Affine al piattello, nella zona del M. Ceva, si osserva un’altra specie: Hypochaeris glabra L.

 

Piè di gallo Eranthis hyemalis (L.) Salisb.   Ranunculaceae

Il piè di gallo è una specie ritenuta tossica che non sembra avere applicazioni in fitoterapia. Viene usato come rimedio omeopatico. Poco frequente in zone erbose o di margine boschivo sui rilievi e nelle zone attigue ma, localmente, come ad esempio al Parco di Frassanelle, presente copiosissimo.

 

Pigamo con foglie di aquilegia Thalictrum aquilegifolium L. subsp. aquilegifolium   Ranunculaceae

Alle foglie vengono riconoscite proprietà sedative, antipiretiche e anestetiche a livelloe locale. Come numerose altre ranunculacee il pigamo a foglie di aquilegia contiene dei principi attivi TOSSICI per l’organismo umano; di conseguenza l’uso fitoterapico dei sui preparati, senza la consultazione di uno specialista, è assolutamente da evitare. Rarissimo e forse scomparso dal Distretto Euganeo, ma non raro nell’Alta Padovana.

 

Pigamo giallo Thalictrum lucidum L.   Ranunculaceae

La radice del pigamo giallo viene considerata catartica e diuretica. Questa, però, è tossica e, in fitoterapia, senza l’ausilio di uno specialista, il suo uso è assolutamente da evitare. Specie frequente lungo le sponde dei fossi e dei canali in pianura.

 

Pigamo minore Thalictrum minus L. s.l.   Ranunculaceae

Secondo recenti studi il pigamo minore, [non è ancora stato chiarito quale sia la sottospecie presente sugli Euganei: forse si tratta della subsp. pratense (F.W. Schultz) Hand], possiede proprietà antinfiammatorie. Nella medicina popolare veniva usato come antipiretico. La pianta, però, per la sua TOSSICITA’, in fitoterapia, senza l’ausilio di uno specialista, è assolutamente da non usare. Molto rara, in pochissime stazioni nella boscaglia termofila, sui rilievi intorno a Teolo; da non cogliere.

 

Pilosella, sparviere pelosetto Pilosella officinarum Vaill.   Asteraceae

La pilosella è considerata diuretica e antisettica delle vie urinarie. Per questi suoi principi viene eritenuta efficace nella cura della cistite. Le vengono attribuite anche proprietà antibiotiche, astringenti, emostatiche, antinfiammatorie e blandamente ipotensive. Usata a livello topico sembra svolgere un effetto lenitivo sulle dermatiti. Trova applicazione contro la cistite anche in omeopatia. Comune sui rilievi su suoli soleggiati ricchi in scheletro. Specie simili: Pilosella brachiata F.W. Schulz & Sch. Bip., Pilosella piloselloides (Vill.) Soják, Pilosella praealta (Vill. ex Gochnat) F.W. Schultz & Sch. Bip.

 

Pino nero Pinus nigra J.f. Arnold subsp. nigra   Pinaceae

I derivati vengono indicati come espettoranti e diuretici. Sono considerati efficaci anche nella cura dei dolori artritici e articolari. In gemmoterapia vengono usati contro i reumatismi cronici non infiammatori. Il pino nero trova impiego anche in aromaterapia e come rimedio omeopatico. Diffuso sui Colli per effetto di estese piantumazioni, talvolta si osserva inselvatichito nei luoghi in cui viene coltivato. Specie affini: Pinus pinea L., Pinus pinaster Aiton subsp. pinaster

 

Pino domestico Pinus pinea L.   Pinaceae

Il pino domestico trova indicazione fitoterapiche come espettorante, antiemorragico, antireumatico e antisettico delle vie urinarie. Presente in alcune aree dei Colli per effetto di piantumazioni, talvolta si osserva inselvatichito nei luoghi in cui viene coltivato.

 

Pino marittimo Pinus pinaster Aiton subsp. pinaster   Pinaceae

I derivati sono indicati come espettoranti, diuretici e antisettici delle vie urinarie. Sono considerati efficaci anche nella cura dei dolori artritici e articolari. In omeopatia insieme a Serenoa repens e a Urtica dioica il pino marittimo viene usato per curare l’ipertrofia prostatica. Trova indicazioni terapeutiche in aromaterapia e in omeopatia. Presente in alcune parti dei Colli a causa di piantumazioni, talvolta si incontra inselvatichito (M. Rua).

 

Pioppo bianco Populus alba L.   Salicaceae

Alla corteccia del pioppo bianco vengono attribuite proprietà febbrifughe. Specie i cui derivati trovano impiego come rimedio omeopatico. Frequente in zone con suolo umido, soprattutto in pianura.

 

Pioppo nero Populus nigra L.   Salicaceae

Alle gemme, per uso topico, viene riconosciuta una funzione antisettica, antinfiammatoria e astringente sui tessuti cutanei. Le stesse sono ritenute anche balsamiche, antinfiammatorie delle vie respiratorie, depurative, diuretiche e febbrifughe. In gemmoterapia vengono usate in funzione antitrombofila. Il pioppo nero trova impiego in omeopatia. È un albero comune nei luoghi umidi, in particolare in pianura. Entità affine (facilmente confondibile con il pioppo nero, largamente coltivata alla base dei rilievi inselvatichita e in espansione): Populus x canadensis.

 

Pioppo tremolo Populus tremula L.   Salicaceae

Le foglie la corteccia sono indicate come antinfiammatorio dell’apparato mio articolare, come antisettico della pelle, come antiemorroidario, come balsamico espettorante e come diuretico. Sono suggerite anche nelle affezioni delle vie urinarie in quanto efficaci contro le infiammazioni della vescica, la cistite e l’ipertrofia prostatica. Nella “Floriterapia” del dottor Bach il pioppo tremolo viene indicato come attivo negli stati emotivi. Viene usato in omeopatia nella cura delle affezioni dell’apparato urinario. Pianta frequente sui rilievi. Nei punti di contatto con il pioppo bianco, raramente, si può osservare l’ibrido: Populus canescens (Aiton) Sm.

 

Pisello selvatico Pisum sativum L. subsp. biflorum (Raf.) Soldano   Fabaceae

Al pisello selvatico vengono attribuite blande proprietà diuretiche. Questo, usato a livello topico, si ritiene abbia effetti rassodanti e tonificanti sulla pelle. I semi giovani possono essere usati per fare risotti, minestre e zuppe. Specie frequente sui rilievi nei versanti silicei caldi. Largamente coltivato, in numerose varietà, è il pisello comune P. sativum L. subsp. sativum, un’ entità dalle identiche proprietà, ma che non tende a inselvatichire.

 

Platano orientale  Platanus orientalis L.   Platanaceae

Il platano orientale viene utilizzato in gemmoterapia nella cura dell’acne giovanile e della vitiligine. Trova impiego in omeopatia. Raramente coltivato in pianura e accidentalmente inselvatichito. Frequentemente coltivato lungo i fossi o molto raramente inselvatichito si osserva: Platanus hispanica Mill. ex Münchh.

 

Podagraria Aegopodium podagraria L.   Apiaceae

Alla podagraria vengono attribuite proprietà depurative, rinfrescanti, antinfiammatorie, diuretiche e vulnerarie.

A livello topico questa viene ritenuta utile contro i dolori articolari. Specie usata in omeopatia. Comune nelle siepi e ai margini dei boschi freschi.

 

Poligala comune Polygala vulgaris L. subsp. vulgaris   Polygalaceae

La poligala comune viene utilizzata per le sue proprietà bechiche, sudorifere, vulnerarie, antireumatiche, diaforetiche, stomachiche, toniche e galattogene. Poco frequente ai margini dei boschi sui rilievi. Specie affine: Polygala comosa Schkurh

 

Poligono anfibio Persicaria amphibia (L.) Delarbre   Polygonaceae

Il poligono anfibio viene definito attivo come diuretico e nel trattamento dell’iperuricemia. Poco frequente nei fossi alla base dei rilievi.

 

Poligono del Giappone Reynoutria Japonica   Polygonaceae

Dal poligono del Giappone si estrae il resveratrolo, una sostanza dalle proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie. Mancano allo stato attuale applicazioni terapeutiche. Specie invasiva in zone cespugliose sui rilievi.

 

Poligono delle siepi Fallopia dumetorum (L.)Holub   Polygonaceae

Al poligono delle siepi vengono attribuite proprietà diuretiche e astringenti. Specie frequente nelle siepi, nei cespuglieti e ai margini di boscaglie degradate. Specie simile: Fallopia convolvulus (L.) Holub

 

Poligono nodoso Persicaria laphatifolia (L.) Delarbre s.l.   Polygonaceae

Al poligono nodoso vengono attribuite proprietà diuretiche e astringenti. Specie frequente negli ambienti ruderali fangosi, nei coltivi con suolo umido e lungo sponde. Specie affini: Persicaria minor (Hudz.) Opiz, Persicaria dubia (Stein.) Fourr., Persicaria orientalis (L.) Spach.

 

Poligono pepe d’acqua Persicaria hydropiper (L.) Delarbe   Polygonaceae

La poligonacea, secondo vari autori, funziona come emostatico, antiemorroidario, astringente e vasocostrittore. Viene indicata per curare le emorroidi, l’ipertrofia prostatica, le varici, le varicocele (dilatazione patologica delle vene testicolari) e le emorragie. Viene usata in omeopatia. Comune lungo i fossi.

 

Poligono persicaria, persicaria Persicaria maculosa (Raf.) S.F. Gray   Polygonaceae

Il poligono persicaria veniva usato nella medicina popolare per supposte proprietà vulnerarie, antielmintiche, rubefacenti, emostatiche, astringenti, diuretiche, antigottose e antiscorbutiche. Comune nei coltivi e negli incolti.

 

Poligono persicaria mite Persicaria dubia (Stein.) Fourr.   Polygonaceae

Il poligono persicaria mite, secondo alcuni autori, ha proprietà diuretiche e antiemorragiche. Specie comune lungo le sponde dei fossi e dei canali.

 

Polio montano Teucrium montanum L.   Lamiaceae

Il polio montano è considerato efficace contro gli spasmi dell’apparato digerente. Gli vengono riconosciuti anche effetti tonici, stomachici, antiossidanti e diuretici. Secondo recenti studi un uso prolungato dei suoi derivati può provocare danni epatici. Specie frequente, localmente, nei prati aridi e ai margini di boscaglie termofile, sui rilievi.

 

Polipodio, felce dolce: polipodio comune Polypodium vulgare L. polipodio meridionale Polypodium cambricum L.; polipodio sottile Polypodium intrjectum Schivas;   Polypodiaceae

Il rizoma e le fronde delle tre felci, di aspetto molto simile, sono indicati come cicatrizzanti dei tessuti cutanei. Secondo vari autori hanno anche proprietà coleretiche, lassative, bechiche ed espettoranti. Il polipodio comune viene usato in omeopatia. Specie frequenti nei boschi pietrosi sui rilievi ma rarissime in pianura.

 

Poliporo verniciato Ganoderma lucidum (Kurt.: Fr.) Karsten   Ganodermataceae

Al poliporo verniciato, fungo lignicolo non commestibile, vengono attribuite varie proprietà, tra cui: antistaminiche, analgesiche, epatoprotettive, stimolatrici del sistema immunitario e ipotensive. Specie non rara sui rilievi.

 

Polmonaria maggiore Pulmonaria officinalis L.; polmonaria subalpina Pulmonaria australis (Murr) W. Sauer   Boraginaceae

Le foglie delle specie appartenenti al genere Pulmonaria sono indicate come cicatrizzanti e astringenti dei tessuti cutanei. Si ritiene che posseggano, inoltre, effetti antidiarroici, diuretici, antitussigeni ed espettoranti. Possono essere incorporate alle minestre per aggiungervi aroma e sapore o usate per fare torte salate. La polmonaria maggiore viene usata in omeopatia. Questa è comune nei boschi freschi in tutti i Colli, mentre è rarissima ed esclusiva del M. Venda la polmonaria subalpina.

 

Pomodoro Solanum lycopersicum L.   Solanaceae

Al pomodoro vengono riconosciute proprietà, antinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali. È considerato efficace nella cura della gotta dei reumatismi, dell’uremia, dell’ipertensione, della nefrite e della stitichezza. Largamente coltivato e inselvatichito, casualmente, nei luoghi umidi. Può capitare di trovare in incolti piante con i frutti dal sapore molto gradevole.

 

Porraccio Allium ampeloprasum L.   Amaryllidaceae

Il porraccio è ritenuto antibatterico, diuretico, ipotensivo, lassativo e rubefacente. Strettamente affine al porro coltivato (il porro coltivato viene usato in omeopatia), viene largamente usato in cucina per preparare numerose pietanze. Comune, localmente, ai margini di boscaglie termofile e nelle zone erbose soleggiate, sui rilievi.

 

Portulaca a fiori grandi Portulaca grandiflora Hook   Portulacaceae

La portulaca a fiori grandi è considerata febbrifuga, tonica, diuretica, purgativa, antielmintica e depurativa.  Frequentemente coltivata a scopo ornamentale e presente inselvatichita, casualmente, presso le case.

 

Portulaca comune gruppo di Portulaca oleacea   Portulacaceae

Alle specie appartenenti al gruppo di P. oleracea vengono attribuite proprietà antiemetiche, antinfiammatorie,  dissetanti, antiemorragiche, antidiarroiche, antidiabetiche, antiossidanti, blandamente depurative e diuretiche. A livello topico queste sembrano efficaci contro foruncolosi ed eczemi. Lapiante giovani si consumano in insalata. Vengono utilizzate in omeopatia. Manca per il Distretto un’indagine sulle singole entità specifiche ma il gruppo, considerato in sé, è da ritenere rappresentato da una o più specie, comuni negli incolti, nei coltivi e nelle zone soggette a calpestio. La specie più frequente sembra essere:  Portulaca granulato-stellulata (Poellnitz) C. Ricceri & P. V. Arrigoni

 

Pratolina Bellis perennis L.   Asteraceae

La pianta intera di pratolina rivela funzioni antisettiche e cicatrizzanti ed è, quindi, indicata per curare ecchimosi, abrasioni ed eruzioni cutanee. Si ritiene eserciti un’azione antispasmodica, antinfiammatoria e lassativa sull’apparato digerente e che agisca sul sistema nervoso come analgesico nei confronti della cefalea. Trova impiego in omeopatia. I fiori dei capolini sono commestibili e possono essere usati per preparare minestre e risotti. Le foglie possono essere aggiunte alle insalate miste. Specie comune nei luoghi erbosi e negli incolti.

 

Prezzemolo Petroselinum crispum (Mill.) Fuss   Apiaceae

Al prezzemolo vengono attribuite proprietà antiossidanti, diuretiche, cardiocircolatorie e carminative. Specie usata in omeopatia. Assunta in dosi elevate può avere effetti abortivi. Largamente coltivata e presente, casualmente, su muri, macerie e selciati.

 

Primula , primavera Primula vulgaris L. subsp. vulgaris   Primulaceae

Le radici della primula sono indicate in fitoterapia per le proprietà espettoranti, mucolitiche, analgesiche, antinfiammatorie e antireumatiche. La specie trova impiego in omeopatia. Accidentale, sfuggita a coltivazioni.

 

*Pruno Prunus domestica L.subsp. domestica    Rosaceae

I frutti del pruno sono considerati digestivi, lassativi, rinfrescanti dell’intestino, antiossidanti e sembrano essere efficaci contro la tosse. Per il loro apporto vitaminico si ritiene che rechino benefici alla pelle, alle unghie e ai capelli. I decotti, ricavati dai noccioli, pare abbiano effetti lenitivi della raucedine. Le drupe si prestano a vari usi in cucina. Specie coltivata e inselvatichita in particolare a S. Daniele e in zona Guazzi a Giarre. Trova impiego in omeopatia. Sul M. Rua è presente, rarissimo, l’affine P. domestica L. subsp. insititia (L.) Bonnier & Layens. Non mostra tendenza a inselvatichire l’albicocco (Prunus armeniaca L.) una specie largamente coltivata, usata in aromaterapia e dai cui semi si ricava un olio emolliente e nutriente della pelle che trova impiego nel trattamento delle rughe e delle smagliature.

 

*Pruno selvatico, prugnolo Prunus spinosa L.   Rosaceae

Ai fiori del prugnolo vengono riconosciute proprietà lassative, antiacne e diuretiche. I gemmoderivati sono indicati nei casi di debilitazione psicofisica, negli stati depressivi, nelle sindromi da affaticamento e nell’inappetenza. I frutti si utilizzano per fare marmellate e liquori. Il loro estratto ha effetti antidiarroici. Specie usata in omeopatia nella cura dell’herpes zoster. Comune ai margini dei boschi, nelle siepi e lungo sponde.

 

Pueraria, kudzu Pueraria montana  (Lourr.) Merr. var. lobata (Willd.) Sanjappa & Pradeep   Fabaceae

Si ritiene che la pueraria esplichi effetti benefici sulla dipendenza da fumo. Viene considerata un buon ipotensivo e capace di migliorare le funzioni cardiache e la circolazione nei vasi sottili del cervello e delle gambe. Sembra efficace anche nella cura dei disturbi causati dalla pre menopausa. La polvere di radice, molto ricca di amido, viene usata per fare bevande o come addensante o gelificante per zuppe, creme e dolci. Alloctona, originaria del Giappone, inselvatichita a Treponti presso una cava e al Parco dei Frati a Monselice.

 

*Pungitopo Ruscus aculeatus L.   Asparagaceae

Il rizoma del pungitopo è indicato come vasoprotettivo, entiedematico, rigenerativo della pelle e antiemorroidario. Gli vengono attribuite anche proprietà diuretiche, antinfiammatorie vulvovaginali e anticellulitiche I frutti sono tossici mentre i germogli sono eduli e largamente consumati nella zona dei Colli. Specie usata in omeopatia. Comune nei boschi termo-mesofili sui rilievi.

 

Quercia cerro, cerro Quercus cerris L.   Fagaceae

Al cerro vengono attribuite proprietà astringenti ed emostatiche. La specie si osserva localizzata, ma frequente in alcune zone boschive, soprattutto nella parte meridionale dei Colli.

 

Quercia farnia, farnia  Quercus robur L. subsp. robur   Fagaceae

La farnia viene usata in fitoterapia in quanto sembra svolgere un’efficace azione cicatrizzante e antisettica sul tessuto cutaneo e agire come antipiretico e come astringente sull’apparato gastroenterico. I gemmoderivati trovano indicazione come antiastenici, rivitalizzanti e stimolatori della peristalsi intestinale. Vengono utilizzati in omeopatia. La farnia è uno dei “Fiori di Bach”. Frequente negli impluvi umidi dei rilievi; più rara lungo i fossi in pianura.

 

Quercia leccio, leccio Quercus ilex L. subsp. ilex   Fagaceae ó

Le galle, la corteccia e le ghiande del leccio sono considerate antisettiche, emostatiche e astringenti. Le foglie sembrano avere proprietà antiossidanti. La specie trova scarso uso in fitoterapia. È uno dei “Fiori di Bach”. Comune in collina, nei boschi termofili, soprattutto su vulcaniti. La rovere trova indicazioni curative per le sue proprietà antipiretiche, astringenti, emostatiche e decongestionanti. Sembra possedere blande proprietà antivirali e analgesiche. La corteccia è considerata efficace contro i geloni e la leucorrea. Specie comune in collina nei boschi mesofili.

 

Quercia roverella, roverella  Quercus pubescens Willd. subsp. pubescens   Fagaceae

La corteccia di roverella viene ritenuta vulneraria, emostatica e astringente. Specie comune in collina, soprattutto nei boschi termofili dei versanti rivolti a meridione. Probabilmente di origine ibrida tra Q. petraea e Q. pubescens, in collina, si osserva con frequenza un’entità dal controverso valore sistematico: Quercus dalechampii Ten.

 

Radicchiella di Terrasanta Crepis sancta (L.) Babc. subsp. nemausensis (P.Fourn.) Babc.   Asteraceae

La radicchiella di Terrasanta, in passato, era considerata efficace contro le infiammazioni delle vie urinarie. È una buona pianta da lessare e saltare in padella. Frequente, particolarmente in collina, nei prati aridi e negli incolti erbosi soleggiati.

 

Radicchio stellato Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertn   Asteraceae

Le giovani foglie basali del radicchio stellato sono ottime in insalata o lessate e passate in padella. La specie non incontra particolari indicazioni in fitoterapia. Trova impiego in omeopatia. Localmente diffusa in collina, nei margini soleggiati dei boschi o nei campi di cereali primaverili.

 

Ranno lanterno, alaterno Rhamnus alaternus L.   Rhamnaceae

Ai frutti dell’alaterno vengono attribuite proprietà antielmintiche e lassative. Specie casuale, sfuggita a colture e localizzata a Frassanelle.

 

Ranno spinocervino Rhamnus catharticus L.   Rhamnaceae

Le drupe dello spincervino possiedono drastiche proprietà purgative ma il loro uso è da escludere in automedicazione in quanto possono provocare avvelenamenti gravi. Specie usata in omeopatia. Frequente lungo siepi, cespuglieti insediati su suolo umido e sponde alberate.

 

Ranuncolo comune Ranuculus acris L. subsp. acris   Ranunculaceae

Il ranuncolo comune ha forti effetti vescicatori e svolge azioni antinevralgiche e antireumatiche. In passato i cataplasmi di ranuncolo comune, per le proprietà rubefacenti, venivano impiegati , con buoni risultati, per curare le sciatalgie. Ora, per le forti ulcerazioni che la pianta provoca durante i trattamenti, questo uso è stato abbandonato. Data la TOSSICITA’ della CCCCCCpianta, qualsiasi suo uso, senza la consultazione di uno specialista, è assolutamente da evitare. Specie usata in omeopatia. Comune nei luoghi erbosi freschi o moderatamente umidi. Sugli Euganei e nella contigua pianura, le specie appartenenti al genere Ranunculus sono numerose.

 

Ranuncolo bulboso Ranunculus bulbosus L.  s.l. Ranunculaceae

Al ranuncolo bulboso vengono riconosciute proprietà revulsive, vescicatorie e antispasmodiche. In passato i cataplasmi, per le proprietà rubefacenti, venivano usati per curare le sciatalgie. Ora per le ulcerazioni che la pianta provoca questo, utilizzo è stato abbandonato. Data la sua TOSSICITA,’ senza la consultazione di uno specialista, qualsiasi impiego del ranuncolo bulboso è assolutamente da evitare. Specie usata in omeopatia per curare l’herpes labiale e altri disturbi. Comune nei luoghi erbosi e negli incolti. Nel Distretto Euganeo si incontrano solitamente individui con caratteristiche intermedie tra Ranunculus bulbosus L.  e Ranunculus neapolitanus Ten. Per le particolarità delle radici e dell’ingrossamento basale dello stelo, attribuire gli individui che si osservano nel Distretto a una o all’altra specie risulta molto problematico.

 

Ranuncolo dei campi   Ranunculus arvensis L.   Ranunculaceae

Il ranuncolo dei campi è noto per le sue proprietà revulsive e vescicatorie. Non va usato in automedicazione in quanto TOSSICO. Non raro nei campi di cereali primaverili nella parte meridionale dei Colli. Molto raro altrove.

 

Ranuncolo ficaria, ficaria Ficaria verna s.l.   Ranunculaceae

Il ranuncolo ficaria è considerato antibatterico, rubefacente, analgesico, astringente, revulsivo, antiemorroidale e fungicida. In passato veniva usato per curare lo scorbuto. Come tutte le ranuncolacee non va usato in automedicazione. Viene impiegato come rimedio omeopatico. Allo stato giovanile della pianta, le foglie, previa abbondante lessatura, possono essere consumate come verdura da saltare padella o per fare ripieni per torte salate. Vengono considerate commestibili anche le radici tuberose. Entità comune nei boschi, nelle sponde alberate e nelle siepi.

 

Ranuncolo lanuto Ranunculus lanuginosus L., Ranunculaceae.

Al ranuncolo lanuto vengono vengono attribuite proprietà analgesiche e antiartritiche. Data la TOSSICITA’ della pianta qualsiasi suo uso, senza la consultazione di uno specialista, è assolutamente da evitare. Specie comune ai margini dei boschi mesofili in collina; frequente nelle siepi di pianura prossime ai rilievi.

 

Ranuncolo strisciante Ranunculus repens L.   Ranunculaceae

Il ranuncolo strisciante, in passato, veniva impiegato come revulsivo, rubefacente e analgesico. Data la sua TOSSICITA’ qualsiasi uso dei derivati senza la consultazione di uno specialista, è assolutamente da evitare. Specie usata in omeopatia. Comune nei luoghi umidi.

 

Ranuncolo velenoso Ranunculus sceleratus L.   Ranunculaceae

Al ranuncolo velenoso vengono riconosciute proprietà antireumatiche, antispasmodiche ed ammenagoghe. I cataplasmi di radice, un tempo, erano impiegati, a livello topico, con successo, nella cura della sciatica. La specie è TOSSICA e i suoi derivati non sono assolutamente da utilizzare in automedicazione, perché, se ingeriti, possono provocare gravi convulsioni. Viene impiegata come farmaco omeopatico. Comune nei luoghi umidi in pianura.

Altre specie terrestri tossiche appartenenti al genere Ranunculus presenti nel Distretto Euganeo: Ranunculus nemorosus DC., Ranunculus sardous Crantz s.l., Ranunculus velutinus Ten., Ranunculus mediogracilis Dunken, Ranunculus palaeoeuganeus Pignatti var. pseudobaldensis Dunkel, Ranunculus parviflorus L.. Ranuncoli acquatici presenti nell’area euganea: Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus, Ranunculus peltatus Schranch subsp. baudotii (Godr.) C.D.K. Cook, Ranunculus circinatus Sibht.. Non è stato osservato ai piedi degli Euganei Ranunculus penicillatus (Dumort.) Bab. subsp. pseudofluitans (Syme) S.D. Webster., un’entità frequente nel Brenta e nelle rogge nell’Alta Padovana. Data la TOSSICITA’ dei ranuncoli acquatici, qualsiasi loro uso, senza la consultazione di uno specialista, è assolutamente da evitare.

 

Raperonzolo Campanula rapunculus L.   Campanulaceae

Alla graziosa e decorativa campanula, venivano attribuite proprietà lassative, carminative, antinfiammatorie del cavo orofaringeo, ipoglicemizzanti e rinfrescanti. Trovava impiego, in passato, anche per applicazioni topiche contro le verruche. Attualmente il suo impiego in fitoterapia è molto modesto. È un’ottima e molto ricercata pianta alimentare con cui preparare saporitissime insalate. Comune in collina nei luoghi erbosi assolati ai margini dei boschi e nei prati aridi, ma rarissima in pianura.

 

Ravanello selvatico Raphanus raphanistrum L. subsp. raphanistrum   Brassicaceae

Al ravanello selvatico vengono attribuite proprietà diuretiche, rubefacenti, colagoghe, coleretiche, toniche, aperitive e antiscorbutiche. I giovani getti si possono mettere nelle minestre e nelle zuppe. Entità molto rara in collina ma comune lungo gli argini di alcuni grandi corsi d’acqua in pianura. Alla base dei Colli si osserva, soprattutto su argini erbosi, lungo il Bacchiglione, il Canale Battaglia, il Canale Bisatto e il Canale Vigenzone.

 

Reseda comune Reseda lutea L. subsp. lutea   Resedaceae

La specie, nella medicina popolare, trovava impiego come diuretico e vulnerario. Attualmente viene utilizzata come rimedio omeopatico. Contiene una sostanza colorante. Frequente sui rilievi nei prati aridi, ai margini di boschi termofili e nei cespuglieti soleggiati.

 

Reseda selvatica Reseda phyteuma L. subsp. phyteuma   Resedaceae

La specie, nella medicina popolare, trovava impiego come diuretico e sudorifero. Contiene una sostanza colorante. Frequente nei prati aridi e ai margini dei boschi termofili nella zona meridionale dei rilievi.

 

Ribes rosso Ribes rubrum L.   Grossulariaceae

Al ribes rosso vengono attribuite proprietà emollienti, dermotrofiche, vasoprotettive e antinfiammatorie dell’apparato circolatorio. Secondo alcuni autori i suoi preparati contribuiscono a eliminare le tossine dall’organismo e svolgono un’azione, lassativa, tonica, diuretica e antireumatica. I frutti sono adatti per fare marmellate. Specie usata in omeopatia. Una piccola popolazione di ribes rosso si osserva inselvatichita nel versante settentrionale del M. Rua.

 

Ricino Ricinus communis L.   Euphorbiaceae

L’estratto dei semi di ricino è atossico e viene usato come purgante. Con gli impacchi di olio di ricino si curano i dolori articolari, i gonfiori e le infiammazioni ai nervi. La specie è altamente TOSSICA e l’ingestione dei semi, in particolare, può provocare avvelenamenti mortali; di conseguenza, qualsiasi uso interno in automedicazione è assolutamente da evitare. Viene usata in omeopatia. Raramente coltivata per ornamento e presente, casualmente, negli incolti.

 

Robbia coltivata Rubia tinctorum L.   Rubiaceae

La robbia coltivata viene indicata come curativa in quanto le vengono attribuite proprietà diuretiche e antinfiammatorie. Non si usa durante la gravidanza e l’allattamento in quanto può colorare di rosso il latte materno. Trova impiego come rimedio omeopatico. La radice, sin dall’antichità, trova utilizzo per la preparazione di un brillante colore rosso, usato, in particolare, per tingere le stoffe. La scoperta del principio attivo del colorante, l’alizarina e la preparazione sintetica della stessa hanno indotto una drastica riduzione della coltivazione della pianta. Specie accidentalmente inselvatichita lungo siepi, sui rilievi di Torreglia e di Teolo.

 

Robbia selvatica Rubia peregrina L.   Rubiaceae

La robbia selvatica trova impiego in fitoterapia in quanto le vengono riconosciute proprietà emmenagoghe, diuretiche, lassative e toniche. Si può estrarre l’alizarina anche dalle sue radici. Specie frequente ai margini dei boschi termofili e nei cespuglieti assolati in collina.

 

*Robinia Robinia pseudacacia L.   Fabaceae

I preparati della tenace fabacea vengono ritenuti efficaci contro le infiammazioni del cavo orofaringeo. In passato la corteccia era utilizzata come tonico e lassativo. La robinia si deve usare con prudenza in quanto sembra che contenga principi tossici. I fiori si consumano fritti in pastella. Specie impiegata in omeopatia per la cura di varie affezioni dell’apparato digerente. Comune nei boschi degradati, nelle siepi, nei coltivi abbandonati e nelle sponde alberate.

 

Romice acetosa,  acetosa maggiore Rumex acetosa L. subsp. acetosa   Polygonaceae

L’acetosa maggiore è considerata depurativa, digestiva, emmenagoga, diuretica, lassativa, stomachica e tonica. Viene  ritenuta efficace contro lo scorbuto. È sconsigliato l’uso dell’acetosa maggiore a chi soffre di gotta, artrite e calcoli renali per il suo alto contenuto di acido ossalico. Le foglie possono essere consumate crude in insalata, oppure cotte. Sono adatte anche per fare salse e torte salate. Specie usata in omeopatia. Comune nei luoghi erbosi.

 

Romice acetosella, acetosa minore Rumex acetosella L. subsp. acetosella   Polygonaceae

All’acetosa minore vengono ascritte proprietà lassative, disintossicanti, antiscorbutiche, aperitive, rinfrescanti intestinali e diuretiche. Nella medicina popolare questa era utilizzata contro gli stati febbrili, lo scorbuto, le infiammazioni, la diarrea e il sanguinamento mestruale eccessivo. Si presta ai medesimi usi alimentari dell’acetosa maggiore. Specie impiegata come farmaco omeopatico. Frequente sui rilievi su dirupi o su suoli ricchi in scheletro.

 

Romice cavolaccio Rumex pulcher L. subsp. pulcher   Polygonaceae

Al romice cavolaccio vengono ascritte proprietà astringenti e tonico stimolanti con effetti durevoli. Specie comune negli incolti e nei luoghi erbosi.

 

Romice comune Rumex abtusifolius L. subsp. obtusifolius   Polygonaceae

Il romice comune viene ritenuto astringente e depurativo del sangue Le foglie giovani possono essere mangiate in insalata e messe nelle minestre. Specie affini: Rumex cristatus DC., Rumex pulcher L. subsp. pulcher, Rumex palustris Sm., Rumex crispus L.

 

Romice conglomerato Rumex conglomeratus Murray   Polygonaceae

Nella medicina popolare il romice conglomerato era considerato curativo dello scorbuto e delle infiammazioni della bocca. Attualmente gli vengono attribuite proprietà diuretiche e astringenti Specie comune soprattutto lungo le sponde alberate dei fossi e le siepi spondicole.

 

Romice crespo Rumex crispus L.   Polygonaceae

Al rizoma del romice crespo sono attribuite proprietà stomachiche, carminative e lassative. Le foglie giovani possono essere messe nelle minestre. Specie usata in omeopatia per curare vari disturbi tra cui le manifestazioni pruriginose, il ronzio agli orecchi, la tosse secca e le affezioni della laringe e della trachea. Comune negli incolti e nei luoghi erbosi con suolo umido.

 

Romice sanguineo Rumex sanguineus L.   Polygonaceae

Al romice sanguineo vengono attribuite proprietà astringenti. Specie frequente ai margini dei boschi freschi sui rilievi.

 

Rosa selvatica Rosa canina L.   Rosaceae

I falsi frutti (cinorrodi) sono ritenuti antidrotici, astringenti e diuretici. Viene loro riconosciuta anche un’azione vasoprotettrice e antireumatica. Sono ricchissimi di vitamina C e aiutano l’organismo a rafforzare le difese naturali. Sono adatti a preparare delle gustose gelatine. I loro decotti hanno un ottimo sapore. I gemmoderivati sono considerati antinfiammatori, antiossidanti, stimolatori del sistema immunitario e vengono usati per curare vari disturbi. La rosa selvatica viene impiegata anche in aromaterapia e in omeopatia. È un arbusto comune nei cespuglieti, nei boschi caldi degradati e nelle sponde alberate. Specie affini: Rosa corymbifera Borkh., Rosa arvensis Huds., Rosa agrestis Savi, Rosa multiflora Thunb.

 

Rosa serpeggiante Rosa gallica L.   Rosaceae

Alla rosa serpeggiante vengono attribuite proprietà astringenti, antinfiammatorie, digestive, rinfrescanti intestinali, oftalmiche e toniche. Con i petali messi a macero per alcune ore si prepara la famosa “acqua di rose”, un derivato ritenuto tonico e rinfrescante. Specie impiegata in omeopatia. Sui Colli cresce, non rara, nelle boscaglie termofile, nei cespuglieti soleggiati e ai margini della macchia, solitamente su vulcaniti. È la “capostipite” delle rose coltivate non rifiorenti.

 

*Rosmarino Rosmarinus officinalis L.   Lamiaceae

Al rosmarino vengono attribuite proprietà analgesiche, antisettiche, epatoprotettive, antiossidanti, espettoranti, disinfettanti, disintossicanti, antivirali e antidepressive. In gemmoterapia questo viene considerato molto efficace nella cura dei disturbi del fegato. Trova uso in aromaterapia e in omeopatia. Le foglie vengono usate per dare fragranza a varie pietanze. Specie coltivata e inselvatichita in zone aride, sassose o rupestri, in collina. Non cresce spontanea sugli Euganei la salvia domestica (Salvia officinalis L.), una pianta dalle varie applicazioni fitoterapiche, largamente usata nel Distretto a scopo alimentare.

 

Rovo bluastro Rubus caesius L.   Rosaceae

Al piccolo e tenace rovo vengono attribuite proprietà astringenti. I frutti sono commestibili ma di scarsissima resa per usi culinari. Specie comune ai margini dei boschi umidi e lungo le sponde dei corsi d’acqua. Entità simili: Rubus Sect. Corylifolii

 

*Rovo comune Rubus ulmifolius Schott   Rosaceae

Il rovo comune viene considerato capace di esercitare azioni astringenti e normalizzanti delle funzioni intestinali. È ritenuto utile come coadiuvante nella cura delle emorroidi e delle ragadi anali. Ai gemmoderivati vengono attribuite proprietà osteoblastiche e antisclerosanti e sono impiegati nei casi di artrosi e osteoporosi. I frutti si utilizzano per fare marmellate. I rametti giovani non ancora lignificati decorticati, previa lessatura, sono eduli. I bambini dei Colli, un tempo, erano soliti assaggiare qualche pezzetto di germoglio di rovo crudo. Specie usata in omeopatia. Comunissima negli incolti, ai margini dei boschi degradati, nelle siepi e nei terreni abbandonati. Entità affini: Rubus sect. Discolores, Rubus hirtus Waldst & Kit, Rubus Sect. Corylifolii, Rubus ser. Sylvatici, Rubus canescens DC.

 

Ruchetta dei muri Diplotaxis muralis (L.) DC.   Brassicaceae

La ruchetta dei muri è ritenuta astringente, fluidificante, mineralizzante, vitaminizzante ed espettorante. È un’ottima rucola commestibile. Poco frequente in zone incolte.

 

Ruchetta selvatica Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.   Brassicaceae

Alla ruchetta selvatica vengono riconosciute proprietà vitaminizzanti, diuretiche, astringenti ed espettoranti. La specie trova impiego come rimedio omeopatico. È un’ottima rucola commestibile. Comune nei luoghi erbosi e negli incolti.

 

Ruchetta violacea Diplotaxis erucoides (L.) DC. subsp. erucoides   Brassicaceae

La ruchetta violacea sembra avere effetti depurativi sull’organismo e agire positivamente sul sistema cardiocircolatorio. Le foglie giovani sono commestibili. La specie, di cui non si ha menzione nella letteratura dell’800 e del primo ’900, viene osservata copiosa in alcune zone coltivate a vigneto sui rilievi, da circa una trentina d’anni, probabilmente introdotta insieme a essenze da frutto prelevate nei vivai del Centro Italia.

 

Rucola commune Eruca vesicaria (L.) Cav.   Brassicaceae

Alla rucola comune vengono riconosciute proprietà antiscorbutiche, diuretiche, depurative, digestive, rubefacenti e toniche. Specie utilizzata in omeopatia. Coltivata e presente, casualmente, sfuggita a colture.

 

Rudbechia Rudbeckia laciniata L.   Asteraceae

Alla rudbechia, in passato, venivano attribuite proprietà emollienti e carminative. Specie inselvatichita molto raramente lungo i canali nella pianura perieuganea, ma frequente nell’Alta Padovana.

 

*Ruta comune Ruta graveolens L.   Rutaceae

Alla ruta comune vengono attribuite proprietà stomachiche, toniche, diaforetiche, protettrici dei vasi capillari, ossitociche ed emmenagoghe. Il contatto con le sue parti può avere effetti urticanti. I suoi preparati, assunti in forti, dosi sono TOSSICI e persino mortali. Possono provocare forti danni renali ed epatici e avere effetti abortivi. Non vanno mai ingeriti per automedicazione. Attualmente l’uso della ruta comune in fitoterapia è stato quasi abbandonato. La specie trova impiego come farmaco omeopatico per la cura di vari disturbi. Nei Colli viene usata per aromatizzare la grappa. Frequentemente inselvatichita ai margini delle boscaglie termofile e nei cespuglieti soleggiati, nella zona meridionale dei Colli. Specie simile, rara e protetta: Haplophyllum patavinum (L.) G. Don.

 

Saepppola canadese Erigeron canadensis L.   Asteraceae

Alla saeppola canadese vengono attribuite proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Specie impiegata come rimedio omeopatico. Comune negli incolti, lungo le vie e nei coltivi.

 

Saeppola di Buenos Aires Erigeron bonariensis L.   Asteraceae

Alla saeppola di Buenos Aires vengono attribuite proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Specie rara, ma in espansione nel Distretto Euganeo. Localmente comune lungo la costa veneta.

 

Saeppola di Naudin Erigeron sumatrensis Retz.   Asteraceae

Alla saeppola di Naudin, analogamente alle congeneri, vengono arrogate proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Secondo alcuni autori le saeppole hanno anche proprietà vulnerarie. Specie comune. Nell’area euganea, oltre alle specie menzionate, è diffuso ovunque: Erigeron annuus (L.) Desf.

 

Salcerella Lythrum salicaria L.   Lythraceae

La salcerella, secondo vari autori, ha proprietà antinfiammatorie intestinali, astringenti, antiemorroidarie e vulnerarie. Nella medicina popolare veniva usata come emmenagogo e antiemorragico. Trova impiego come farmaco omeopatico. Comune lungo i fossi e gli stagni, soprattutto in pianura.

 

Salice cenerino Salix cinerea L.   Salicaceae

Il salice cenerino, secondo vari autori, ha proprietà astringenti, antireumatiche, antifebbrili e antinfiammatorie. Le foglie, applicate localmente, sono considerate utili contro le verruche, le punture di insetti e gli eritemi. Specie frequente in zone con ristagno idrico e lungo le sponde dei fossi. Specie affine: Salix apennina A.K. Skvortsov.

 

Salice comune Salix alba L.   Salicaceae

Il salice comune possiede proprietà febbrifughe, antireumatiche, antinevralgiche, antinfiammatorie e antisettiche cutanee. In gemmoterapia, per la sua azione antinfiammatoria, viene indicato nella cura delle patologie reumatiche. È uno di “Fiori di Bach”. Trova impiego in omeopatia. Comune lungo gli stagni, i fossi e i canali e nelle aree dove tende a ristagnare l’acqua.

 

Salice da ceste Salix triandra L. subsp. amygadalina (L.) Schübl. & G. Martens   Salicaceae

Al salice da ceste vengono attribuite proprietà antipiretiche, antinfiammatorie e antidolorifiche. Specie presente nelle zone con ristagno idrico e lungo i fossi, ma poco frequente nel Distretto. Comune nell’Alta Padovana.

 

Salice delle capre, salicone Salix caprea L.   Salicaceae

AI salicone vengono attribuite proprietà, antireumatiche, febbrifughe, astringenti, antifermentative e toniche. Specie frequente nei boschi radi e umidi sui rilievi.

 

Salice piangente Salix babylonica L. s.l.

La specie, spontanea in Cina, presente in Europa con cultivar ornamentali di difficile interpretazione ha, analogamente ai salici autoctoni, proprietà febbrifughe, toniche, astringenti e antireumatiche. Coltivata e inselvatichita, in pianura, lungo i corsi d’acqua. Il taxon più diffuso, considerato quale ibrido tra S. babylonica e S. alba, sembra essere Salix x sepulcralis Simonk. Secondo alcuni autori fa parte del ciclo di S. babylonica anche Salix matsudana Koidzumi var. tortuosa, un alberello anch’esso coltivato per ornamento, presente, qua e là inselvatichito, nella pianura perieuganea.

 

Salice rosso Salix purpurea L. subsp. purpurea   Salicaceae

Il salice rosso è molto noto in fitoterapia perché, generalmente, ritenuto in possesso di principi, antinevralgici, antireumatici, antinfiammatori, antifebbrili e antisettici cutanei. Viene usato in omeopatia. Alla base dei Colli è molto raro ma è frequente in altre zone del Padovano, in particolare lungo il Brenta e l’Adige.

 

Salvastrella, sanguisorba minore Poterium sanguisorba L. subsp. balearicum (Bourg. ex Nyman) Stace   Rosaceae

La salvastrella è indicata come digestiva e come astringente nelle affezioni intestinali. Per uso topico viene considerata come un efficace cicatrizzante. Viene impiegata come farmaco omeopatico. In cucina si presta a diversi usi. Si consuma sia cruda, sia cotta. Comune nei luoghi erbosi soleggiati e nei prati aridi.

 

Salvia dei prati Salvia haematodes L.; Salvia pratensis L. s.l.   Lamiaceae

Alle due lamiacee vengono attribuite proprietà toniche, sedative, ipotensive, anticonvulsive e antisettiche del cavo orale. I giovani getti possono essere messi nelle minestre e nelle zuppe. Salvia pratensis L. s.l. viene indicata come rimedio omeopatico. Non è ancora chiaro quale delle due specie sia effettivamente presente nel Distretto Euganeo, comunque, quella che si osserva nella zona degli Euganei è una pianta comunissima nei luoghi erbosi. Specie simili: Salvia verbenaca L., Salvia verticillata L.

 

Salvia minore Salvia verbenaca L.   Lamiaceae

La salvia minore ha proprietà antiossidanti, carminative, diuretiche, depurative, espettoranti, antibatteriche, antidrotiche, emmenagoghe e antisettiche del cavo orale. Per uso topico dimostra proprietà oftalmiche. I giovani getti possono essere messi nelle minestre e nelle zuppe. Specie diffusa, localmente, nei luoghi erbosi.

 

Salvia vischiosa Salvia glutinosa L.   Lamiaceae

La foglie della sono considerate emollienti. In passato, nella medicina popolare il decotto trovava impiego come febbrifugo. Specie frequente, sui rilievi, ai margini dei boschi freschi; molto rara, in pianura, nelle siepi e nelle sponde alberate.

 

Salvia moscatella Salvia sclarea L.   Lamiaceae

La salvia moscatella trova varie indicazioni terapeutiche in quanto le vengono attribuite proprietà antispasmodiche, antidepressive, tonico-stimolanti dell’apparato digerente, ipotensive, battericide, emmenagoghe e antidrotiche. A livello topico sembra efficace contro l’alopecia. Viene considerata utile anche nella cura dell’impotenza e degli effetti collaterali della menopausa. Le foglie sono commestibili e vengono cucinate in vari modi. Specie usata in aromaterapia e in omeopatia. Sporadica negli incolti e ai margini dei coltivi nella zona meridionale dei rilievi.

 

Samolo Samolus valerandi L.   Primulaceae

Al samolo vengono attribuite proprietà antiscorbutiche. Specie usata in omeopatia. Frequente alla base dei rilievi, sulle sponde dei fossi e dei collettori campestri.

 

Sambuco Sambucus nigra L.   Adoxaceae

Il sambuco trova varie indicazioni fitoterapiche in quanto gli vengono attribuite proprietà lassative, diuretiche, diaforetiche, analgesiche, antinevralgiche, sudorifere e antinfluenzali. Viene impiegato in gemmoterapia per curare l’influenza. È utilizzato in omeopatia per la cura di vari disturbi tra cui le riniti le affezioni bronchiali. I fiori, eduli, sono considerati portatori di effetti galattoghi. I frutti, adatti a fare marmellate e sciroppi, vanno colti ben maturi perchè da acerbi sono tossici. Specie comune nei boschi umidi degradati, nelle siepi e lungo le sponde dei fossi e dei canali.

 

Santoreggia domestica Satureja hortensis L.   Lamiaceae

La santoreggia domestica, secondo vari autori, dimostra proprietà diuretiche, antispasmodiche, astringenti e antisettiche dell’apparato digerente. Trova impiego come rimedio omeopatico. Le foglie sono adatte ad aromatizzare le minestre e i piatti di carne e pesce. Specie presente inselvatichita, sporadicamente, spesso con popolazioni consistenti, presso gli orti.

 

Santoreggia montana Satureja montana L. subsp. variegata (Host) Ball.   Lamiaceae

Le sommità fiorite della santoreggia montana sono considerate stimolanti, digestive, carminative, antiemetiche,

coleretiche, vermifughe e un naturale antisettico e cicatrizzante della pelle. Sono ritenute efficaci anche come espettorante. Le foglie sono ottime per aromatizzare le minestre e i piatti di carne e pesce. Sono utili aggiunte ai legumi per i loro effetti carminativi. La specie trova impiego in omeopatia. Rarissima in una zona cespugliosa arida sui rilievi tra Baone ed Arquà; assolutamente da non cogliere.

 

Saponaria comune Saponaria officinalis L.   Caryophyllaceae

La specie, in passato, veniva usata per le sue proprietà toniche e depurative. Contiene, però, principi tossici per l’apparato digerente e, di conseguenza, la somministrazione orale dei suoi preparati non va assolutamente effettuata. A livello topico è considerata efficace nella cura delle dermatiti. Viene utilizzata in omeopatia. Frequente nelle siepi e negli incolti erbosi .

 

Saponaria rossa Saponaria ocymoides L. subsp. ocymoides   Caryophyllaceae

La radice della saponaria rossa viene ritenuta diuretica. Può essere usata come detergente della pelle. Sembra abbia effetti nella cura della psoriasi. . Specie frequente sui rilievi, in zone sassose o rupestri assolate.

 

Sassifraga annuale Saxifraga tridactylites L.   Saxifragaceae

Alla sassifraga annuale vengono attribuite proprietà astringenti, depurative, diuretiche e colagoghe. Specie comune nei suoli umidi ricchi in scheletro e privi di cotica erbacea.

 

Scagliola comune Phalaris canariensis L.   Poaceae

La medicina popolare attribuiva alla scagliola comune proprietà ipolipemizzannti (riduttrici dei grassi nel sangue), emollienti e diuretiche. Specie casuale negli incolti.

 

Scapigliata Nigella damascena L.   Ranunculaceae

La scapigliata viene ritenuta in possesso di varie virtù curative, in particolare emmenagoghe, espettoranti, diuretiche, carminative, fortificanti e afrodisiache. Specie tossica da non usare in automedicazione. Trova impiego in omeopatia. Localmente diffusa, su suolo sedimentario, nei campi di cereali della zona meridionale dei rilievi e negli incolti aridi con suolo ricco in scheletro.

 

Scarlina Galactites tomentosa Moench   Asteraceae

Alla scarlina vengono attribuite proprietà astringenti, stimolanti, ipertensive, toniche diuretiche. Specie osservata avventizia, una sola volta, lungo le vie, a Monselice e poi scomparsa.

 

Scilla autunnale Prospero autumnale (L.) Speta

Nella medicina popolare la scilla autunnale era impiegata per curare gli edemi cardiaci e le infiammazioni cutanee. La specie è tossica e attualmente non trova uso in fitoterapia. Comune nella boscaglia del gruppo del M. Ceva e poco frequente altrove.

 

Scilla silvestre Scilla bifolia L.

Nella medicina popolare la scilla silvestre veniva usata come espettorante, cardiotonico e diuretico. La specie è TOSSICA e, al presente, non viene impiegata in fitoterapia. Comune, localmente, nei boschi freschi sui rilievi.

 

Scolopendrio Asplenium scolopendrium L. subsp. scolopendrium   Aspleniaceae

Le fronde e il rizoma dello scolopendrio trovano indicazioni fitoterapiche in quanto sono loro riconosciute funzioni cicatrizzanti e antinfiammatorie sul tessuto cutaneo. Vengono individuati anche come portatori di principi diuretici, diaforetici ed espettoranti. Specie usata in omeopatia. Frequente in impluvi molto umidi sui rilievi; rarissima su muri in pianura.

 

Scotano Cotinus coggygria Scop.   Anacardiaceae

Lo scotano, secondo vari autori, ha proprietà febbrifughe, emostatiche e astringenti. Sembra contenere principi tossici e, quindi, non è da usare in automedicazione. Trova impiego come rimedio omeopatico. Comune sui rilievi, nei cespuglieti soleggiati e nei boschi termofili.

 

Scrofularia alata Scrophularia umbrosa Dumort. subsp. umbrosa   Scrophulariaceae

Alla scrofularia alata alcuni autori attribuiscono proprietà vulnerarie e detergenti. Specie poco frequente, presente  lungo le sponde dei rii e dei fossi.

 

Scrofularia comune Scrophularia canina L. s.l.   Scrophulariaceae

Alla scrofularia comune vengono attribuite proprietà emetiche e purganti. Specie frequente, nei prati aridi con suolo ricco in scheletro, sui rilievi

 

Scrofularia gialla Scrophularia vernalis L.   Scrophulariaceae

La scrofularia gialla trova menzione come fitofarmaco in quanto le vengono ascritte proprietà ipnotiche, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Specie presente, rara, nei boschi freschi sui rilievi.

 

Scrofularia nodosa Scrophularia nodosa L.   Scrophulariaceae

I tuberi della scrofulariacea vengono considerati utili per curare l’acne, gli eczemi e le emorroidi. Un unguento, ottenuto dai tuberi, veniva utilizzato, in passato, nelle campagne padovane, per frizionare i linfonodi ingrossati. Alla scrofularia nodosa vengono genericamente attribuite proprietà cardiotoniche, cardiocinetiche (stimolanti l’azione del cuore e capaci di aumentarne la forza contrattile) diuretiche, lassative vulnerarie e cicatrizzanti. Specie usata in omeopatia per il trattamento di numerosi disturbi. Frequente lungo le sponde dei fossi e ai margini di boschi freschi o umidi.

 

Scutellaria palustre Scutellaria galericulata L.   Lamiaceae

Alla lamiacea vengono attribuite proprietà febbrifughe, antinfiammatorie, toniche, nervine, antispasmodiche e antisettiche del cavo orale. In passato la specie veniva usata per curare l’epilessia, l’ansia e il delirium tremens. Viene usata in omeopatia. Frequente lungo i fossi e i canali, soprattutto in pianura.

 

Sedanina d’acqua Berula erecta (Huds.) Coville

La sedanina d’acqua viene considerata diuretica. Frequente nei tratti terminali dei rii, nelle zone di confluenza con i canaletti di scolo della pianura pedecollinare.

 

Sedano d’acqua Helosciadium nodiflorum (L.) W.D.J. Coch   Apiaceae

Nella letteratura sulle piante fitoterapiche il sedano d’acqua è poco menzionato. Sembra che abbia proprietà diuretiche, decongestionanti, analgesiche e antinfiammatorie. In cucina può essere usato al posto del sedano. Molto raro, presente nei fossi con acqua corrente della pianura perieuganea. Frequente nell’alta Pianura Veneta.

 

Segale cornuta Claviceps purpurea (Fr.) Tull.   Clavicipitaceae

Fungo parassita della poacee coltivate quali: frumento, orzo, riso e avena ma, in particolare della segale (Secale cereale). Lo sclerozio di questo parassita dei cereali coltivati ha un altissimo potere vasocostrittore e proprietà psicoattive, tali da provocare allucinazioni. Da esso si ricava un farmaco usato nelle emicranie e nelle endometriti. Il fungo è velenosissimo e, quindi, assolutamente da non usare in automedicazione. Nel Medioevo l’ingestione di pane di segale contaminato provocava una grave malattia, l’ergotismo o fuoco di Sant’Antonio, caratterizzato da sintomi  neuroconvulsivi di carattere epilettico o da cancrene distali negli arti. Le allucinazioni provocate dal fungo facevano considerare i malati come indemoniati o dediti alla stregoneria. La segale cornuta è un fungo raro e presente, soprattutto, durante gli anni particolarmente piovosi. Trova impiego in omeopatia.

 

Semprevivo dei tetti Sempervivum tectorum aggr.   Crassulaceae

Per uso topico il semprevivo dei tetti è indicato contro le punture d’insetti, le ulcerazioni e le ustioni cutanee. Viene usato nelle infiammazioni degli occhi. Gli vengono attribuite proprietà astringenti e rinfrescanti. Molto raro in zone rupestri (M. Venda, M. della Madonna); talvolta presente copioso su muri, sfuggito a coltivazioni fatte a scopo ornamentale (Regazzoni e Madonnetta a Galzignano, Villa di Teolo, Cinto Euganeo, ecc.).

 

Semprevivo ragnateloso Sempervivum arachnoideum L.   Crassulaceae

La crassulacea viene considerata utile in fitoterapia per le sue proprietà astringenti, diuretiche, detersive, antispasmodiche e rinfrescanti. Diffusa in zone rupestri del gruppo del M. Ceva.

 

Senape selvatica Sinapis arvensis L. subsp. arvensis   Brassicaceae

Ai semi della senape selvatica vengono attribuite proprietà digestive. Da essa si ricavano farmaci usati in omeopatia per curare gli stati emozionali. Le foglie e le cimette non fiorite possono essere messe nelle minestre o consumate come verdura cotta. La specie è uno dei “Fiori di Bach”. Frequente negli incolti, nei campi con colture annuali e nelle aree con sbancamenti o con cumuli di terreno di riporto. Specie simile: Rapistrum rugosum (L.) Arcang.

 

Senape bianca Sinapis alba L. subsp. alba   Brassicaceae

Alla senape bianca vengono attribuite proprietà stomachiche, revulsive, emollienti, emetiche e stimolanti. I semi, commestibili, possono essere conservati sotto aceto o tostati per condire pietanze varie. Specie presente casualmente in incolti con popolazioni effimere.

 

Senecionecomune Senecio vulgaris L.   Asteraceae

All’asteracea vengono ascritte proprietà, espettoranti, vulnerarie, astringenti, diuretiche ed emmenagoghe, per cui viene indicata per la cura delle cistiti, dell’ipertrofia prostatica e delle alterazioni del ciclo mestruale. Secondo alcuni studi le piante appartenenti al genere Senecio contengono principi tossici. Specie usata in omeopatia per curare l’amenorrea, le emorragie vaginali e altri disturbi. Comunissima negli orti, nei campi e negli incolti.

 

Senecione di Fuchs Senecio ovatus (G. Gaertn., B. Mey. & Scherb.) Willd.   Asteraceae

Il senecione di Fuchs non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Viene usata in omeopatia nei casi di amenorrea, dismenorrea e mestruazioni irregolari. Secondo alcuni studi le piante appartenenti al genere Senecio contengono principi tossici Specie rara, presente in alcuni boschi freschi delle zone sommitali dei rilievi centrali (M. Rua, M. Venda).

 

Senecione serpeggiante Jacobaea erucifolia (L.) G. Faertn. et al.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà antielmintiche, antiscorbutiche, diaforetiche, diuretiche, emmenagoghe e lassative. Viene utilizzata a livello topico per la sua azione emolliente. Secondo alcuni studi recenti le piante appartenenti ai generi Senecio e Jacobaea contengono principi tossici (è presente una sostanza che danneggia il fegato). Specie molto rara e da proteggere, presente, nel Distretto, solo in collina nei prati aridi tra Arquà e Baone.

 

Settembrini Aster amellus L.   Asteraceae

I settembrini incontrano varie indicazioni fitoterapiche in quanto vengono loro attribuite proprietà emostatiche, antitussive, espettoranti e depurative. Specie localmente frequente nei prati aridi sui rilievi.

 

Siegesbechia Siegesbeckia orientalis L.   Asteraceae

La specie, secondo la farmacopea cinese, è efficace nella cura dei reumatismi, delle infiammazioni cutanee e come vulneraria. In cosmesi viene impiegata come rigenerante contro le smagliature delle pelle. Trova applicazione in omeopatia. Frequente sui rilievi ai margini dei boschi degradati e negli incolti; rara in pianura.

 

Sigillo di Salomone comune Polygonatum multiflorum (L.) All.   Asparagaceae

Il rizoma del sigillo di Salomone comune trova varie indicazione fitoterapiche in quanto gli vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, astringenti, lenitive e decongestionanti. Le bacche del sigillo di Salomone sono tossiche. La specie viene impiegata in omeopatia. Comune nei boschi freschi sui rilievi. Rara nelle siepi in pianura.

 

Sigillo di Salomone maggiore Polygonatum odoratum (Mill.) Druce    Asparagaceae

Al sigillo di Salomone maggiore vengono attribuite proprietà digestive, astringenti, depurative e antinfiammatorie. A livello topico i cataplasmi sono efficaci contro le macchie della pelle. Le bacche sono tossiche. Specie poco frequente, presente nei boschi mesofili sui rilievi.

 

Silene a fiori verdastri Silene viridiflora L.   Caryophyllaceae.

La silene a fiori verdastri sembra contenere sostanze capaci di stimolare positivamente l’organismo mentre è in condizioni di intenso sforzo fisico o di debilitazione. Non infrequente ai margini di boschi mesofili nel corpo centrale dei Colli.

 

Silene bianca Silene latifolia Poir. subsp. alba Greuter & Burdet   Caryophyllaceae

La silene bianca è una notissima pianta alimentare. Le foglie basali, raccolte in inverno e in primavera, nel Distretto sono molto apprezzate. Sono ottime lessate e saltate in padella. Il loro decotto viene considerato mineralizzante. La specie trova impiego in omeopatia. Comune negli incolti erbosi e nelle siepi.

 

*Silene rigonfia Silene vulgaris (Moench) Garcke s.l.

La silene rigonfia è una notissima pianta alimentare a cui vengono attribuite proprietà emollienti e depurative. I germogli sono gustosissimi e si prestano ottimamente alla preparazione di frittate, risotti, minestre e ripieni per torte salate. Specie comune nei prati, sugli argini dei fiumi e dei canali, nei luoghi erbosi in genere e negli incolti.

 

Sommaco americano Rhus hirta (L.) Sudw   Anacardiaceae

I derivati dell’anacardiacea vengono indicati nella cura del mal di gola e dell’enuresi notturna. Sembra che la specie contenga principi tossici e, quindi, non è da usare in automedicazione. Sporadicamente inselvatichita negli incolti e nei boschi degradati.

 

Sommaco pro Saepppola canadese Erigeron canadensis L.   Asteraceae

Alla saeppola canadese vengono attribuite proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Specie impiegata come rimedio omeopatico. Comune negli incolti, lungo le vie e nei coltivi.

 

Saeppola di Buenos Aires Erigeron bonariensis L.   Asteraceae

Alla saeppola di Buenos Aires vengono attribuite proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Specie rara, ma in espansione nel Distretto Euganeo. Localmente comune lungo la costa veneta.

 

Saeppola di Naudin Erigeron sumatrensis Retz.   Asteraceae

Alla saeppola di Naudin, analogamente alle congeneri, vengono arrogate proprietà ipoglicemiche, astringenti, emmenagoghe, diuretiche, antielmintiche e toniche. Secondo alcuni autori le saeppole hanno anche proprietà vulnerarie. Specie comune. Nell’area euganea, oltre alle specie menzionate, è diffuso ovunque: Erigeron annuus (L.) Desf.

 

Salcerella Lythrum salicaria L.   Lythraceae

La salcerella, secondo vari autori, ha proprietà antinfiammatorie intestinali, astringenti, antiemorroidarie e vulnerarie. Nella medicina popolare veniva usata come emmenagogo e antiemorragico. Trova impiego come farmaco omeopatico. Comune lungo i fossi e gli stagni, soprattutto in pianura.

 

Salice cenerino Salix cinerea L.   Salicaceae

Il salice cenerino, secondo vari autori, ha proprietà astringenti, antireumatiche, antifebbrili e antinfiammatorie. Le foglie, applicate localmente, sono considerate utili contro le verruche, le punture di insetti e gli eritemi. Specie frequente in zone con ristagno idrico e lungo le sponde dei fossi. Specie affine: Salix apennina A.K. Skvortsov.

 

Salice comune Salix alba L.   Salicaceae

Il salice comune possiede proprietà febbrifughe, antireumatiche, antinevralgiche, antinfiammatorie e antisettiche cutanee. In gemmoterapia, per la sua azione antinfiammatoria, viene indicato nella cura delle patologie reumatiche. È uno di “Fiori di Bach”. Trova impiego in omeopatia. Comune lungo gli stagni, i fossi e i canali e nelle aree dove tende a ristagnare l’acqua.

 

Salice da ceste Salix triandra L. subsp. amygadalina (L.) Schübl. & G. Martens   Salicaceae

Al salice da ceste vengono attribuite proprietà antipiretiche, antinfiammatorie e antidolorifiche. Specie presente nelle zone con ristagno idrico e lungo i fossi, ma poco frequente nel Distretto. Comune nell’Alta Padovana.

 

Salice delle capre, salicone Salix caprea L.   Salicaceae

AI salicone vengono attribuite proprietà, antireumatiche, febbrifughe, astringenti, antifermentative e toniche. Specie frequente nei boschi radi e umidi sui rilievi.

 

Salice piangente Salix babylonica L. s.l.

La specie, spontanea in Cina, presente in Europa con cultivar ornamentali di difficile interpretazione ha, analogamente ai salici autoctoni, proprietà febbrifughe, toniche, astringenti e antireumatiche. Coltivata e inselvatichita, in pianura, lungo i corsi d’acqua. Il taxon più diffuso, considerato quale ibrido tra S. babylonica e S. alba, sembra essere Salix x sepulcralis Simonk. Secondo alcuni autori fa parte del ciclo di S. babylonica anche Salix matsudana Koidzumi var. tortuosa, un alberello anch’esso coltivato per ornamento, presente, qua e là inselvatichito, nella pianura perieuganea.

 

Salice rosso Salix purpurea L. subsp. purpurea   Salicaceae

Il salice rosso è molto noto in fitoterapia perché, generalmente, ritenuto in possesso di principi, antinevralgici, antireumatici, antinfiammatori, antifebbrili e antisettici cutanei. Viene usato in omeopatia. Alla base dei Colli è molto raro ma è frequente in altre zone del Padovano, in particolare lungo il Brenta e l’Adige.

 

Salvastrella, sanguisorba minore Poterium sanguisorba L. subsp. balearicum (Bourg. ex Nyman) Stace   Rosaceae

La salvastrella è indicata come digestiva e come astringente nelle affezioni intestinali. Per uso topico viene considerata come un efficace cicatrizzante. Viene impiegata come farmaco omeopatico. In cucina si presta a diversi usi. Si consuma sia cruda, sia cotta. Comune nei luoghi erbosi soleggiati e nei prati aridi.

 

Salvia dei prati Salvia haematodes L.; Salvia pratensis L. s.l.   Lamiaceae

Alle due lamiacee vengono attribuite proprietà toniche, sedative, ipotensive, anticonvulsive e antisettiche del cavo orale. I giovani getti possono essere messi nelle minestre e nelle zuppe. Salvia pratensis L. s.l. viene indicata come rimedio omeopatico. Non è ancora chiaro quale delle due specie sia effettivamente presente nel Distretto Euganeo, comunque, quella che si osserva nella zona degli Euganei è una pianta comunissima nei luoghi erbosi. Specie simili: Salvia verbenaca L., Salvia verticillata L.

 

Salvia minore Salvia verbenaca L.   Lamiaceae

La salvia minore ha proprietà antiossidanti, carminative, diuretiche, depurative, espettoranti, antibatteriche, antidrotiche, emmenagoghe e antisettiche del cavo orale. Per uso topico dimostra proprietà oftalmiche. I giovani getti possono essere messi nelle minestre e nelle zuppe. Specie diffusa, localmente, nei luoghi erbosi.

 

Salvia vischiosa Salvia glutinosa L.   Lamiaceae

La foglie della sono considerate emollienti. In passato, nella medicina popolare il decotto trovava impiego come febbrifugo. Specie frequente, sui rilievi, ai margini dei boschi freschi; molto rara, in pianura, nelle siepi e nelle sponde alberate.

 

Salvia moscatella Salvia sclarea L.   Lamiaceae

La salvia moscatella trova varie indicazioni terapeutiche in quanto le vengono attribuite proprietà antispasmodiche, antidepressive, tonico-stimolanti dell’apparato digerente, ipotensive, battericide, emmenagoghe e antidrotiche. A livello topico sembra efficace contro l’alopecia. Viene considerata utile anche nella cura dell’impotenza e degli effetti collaterali della menopausa. Le foglie sono commestibili e vengono cucinate in vari modi. Specie usata in aromaterapia e in omeopatia. Sporadica negli incolti e ai margini dei coltivi nella zona meridionale dei rilievi.

 

Samolo Samolus valerandi L.   Primulaceae

Al samolo vengono attribuite proprietà antiscorbutiche. Specie usata in omeopatia. Frequente alla base dei rilievi, sulle sponde dei fossi e dei collettori campestri.

 

Sambuco Sambucus nigra L.   Adoxaceae

Il sambuco trova varie indicazioni fitoterapiche in quanto gli vengono attribuite proprietà lassative, diuretiche, diaforetiche, analgesiche, antinevralgiche, sudorifere e antinfluenzali. Viene impiegato in gemmoterapia per curare l’influenza. È utilizzato in omeopatia per la cura di varie affezioni. I fiori, eduli, sono considerati portatori di effetti galattoghi. I frutti, adatti a fare marmellate e sciroppi, vanno colti ben maturi perchè da acerbi sono tossici. Specie comune nei boschi umidi degradati, nelle siepi e lungo le sponde dei fossi e dei canali.

 

Santoreggia domestica Satureja hortensis L.   Lamiaceae

La santoreggia domestica, secondo vari autori, dimostra proprietà diuretiche, antispasmodiche, astringenti e antisettiche dell’apparato digerente. Trova impiego come rimedio omeopatico. Le foglie sono adatte ad aromatizzare le minestre e i piatti di carne e pesce. Specie presente inselvatichita, sporadicamente, spesso con popolazioni consistenti, presso gli orti.

 

Santoreggia montana Satureja montana L. subsp. variegata (Host) Ball.   Lamiaceae

Le sommità fiorite della santoreggia montana sono considerate stimolanti, digestive, carminative, antiemetiche,

coleretiche, vermifughe e un naturale antisettico e cicatrizzante della pelle. Sono ritenute efficaci anche come espettorante. Le foglie sono ottime per aromatizzare le minestre e i piatti di carne e pesce. Sono utili aggiunte ai legumi per i loro effetti carminativi. La specie trova impiego in omeopatia. Rarissima in una zona cespugliosa arida sui rilievi tra Baone ed Arquà; assolutamente da non cogliere.

 

Saponaria comune Saponaria officinalis L.   Caryophyllaceae

La specie, in passato, veniva usata per le sue proprietà toniche e depurative. Contiene, però, principi tossici per l’apparato digerente e, di conseguenza, la somministrazione orale dei suoi preparati non va assolutamente effettuata. A livello topico è considerata efficace nella cura delle dermatiti. Viene utilizzata in omeopatia. Frequente nelle siepi e negli incolti erbosi .

 

Saponaria rossa Saponaria ocymoides L. subsp. ocymoides   Caryophyllaceae

La radice della saponaria rossa viene ritenuta diuretica. Può essere usata come detergente della pelle. Sembra abbia effetti nella cura della psoriasi. . Specie frequente sui rilievi, in zone sassose o rupestri assolate.

 

Sassifraga annuale Saxifraga tridactylites L.   Saxifragaceae

Alla sassifraga annuale vengono attribuite proprietà astringenti, depurative, diuretiche e colagoghe. Specie comune nei suoli umidi ricchi in scheletro e privi di cotica erbacea.

 

Scagliola comune Phalaris canariensis L.   Poaceae

La medicina popolare attribuiva alla scagliola comune proprietà ipolipemizzannti (riduttrici dei grassi nel sangue), emollienti e diuretiche. Specie casuale negli incolti.

 

Scapigliata Nigella damascena L.   Ranunculaceae

La scapigliata viene ritenuta in possesso di varie virtù curative, in particola emmenagoghe, espettoranti, diuretiche, carminative, fortificanti e afrodisiache. Specie tossica da non usare in automedicazione. Trova impiego in omeopatia. Localmente diffusa, su suolo sedimentario, nei campi di cereali della zona meridionale dei rilievi e negli incolti aridi con suolo ricco in scheletro.

 

Scarlina Galactites tomentosa Moench   Asteraceae

Alla scarlina vengono attribuite proprietà astringenti, stimolanti, ipertensive, toniche diuretiche. Specie osservata avventizia, una sola volta, lungo le vie, a Monselice e poi scomparsa.

 

Scilla autunnale Prospero autumnale (L.) Speta

Nella medicina popolare la scilla autunnale era impiegata per curare gli edemi cardiaci e le infiammazioni cutanee. La specie è tossica e attualmente non trova uso in fitoterapia. Comune nella boscaglia del gruppo del M. Ceva e poco frequente altrove.

 

Scilla silvestre Scilla bifolia L.

Nella medicina popolare la scilla silvestre veniva usata come espettorante, cardiotonico e diuretico. La specie è TOSSICA e, al presente, non viene impiegata in fitoterapia. Comune, localmente, nei boschi freschi sui rilievi.

 

Scolopendrio Asplenium scolopendrium L. subsp. scolopendrium   Aspleniaceae

Le fronde e il rizoma dello scolopendrio trovano indicazioni fitoterapiche in quanto sono loro riconosciute funzioni cicatrizzanti e antinfiammatorie sul tessuto cutaneo. Vengono individuati anche come portatori di principi diuretici, diaforetici ed espettoranti. Specie usata in omeopatia. Frequente in impluvi molto umidi sui rilievi; rarissima su muri in pianura.

 

Scotano Cotinus coggygria Scop.   Anacardiaceae

Lo scotano, secondo vari autori, ha proprietà febbrifughe, emostatiche e astringenti. Sembra contenere principi tossici e, quindi, non è da usare in automedicazione. Trova impiego come rimedio omeopatico. Comune sui rilievi, nei cespuglieti soleggiati e nei boschi termofili.

 

Scrofularia alata Scrophularia umbrosa Dumort. subsp. umbrosa   Scrophulariaceae

Alla scrofularia alata alcuni autori attribuiscono proprietà vulnerarie e detergenti. Specie poco frequente, presente  lungo le sponde dei rii e dei fossi.

 

Scrofularia comune Scrophularia canina L. s.l.   Scrophulariaceae

Alla scrofularia comune vengono attribuite proprietà emetiche e purganti. Specie frequente, nei prati aridi con suolo ricco in scheletro, sui rilievi.

 

Scrofularia gialla Scrophularia vernalis L.   Scrophulariaceae

La scrofularia gialla trova menzione come fitofarmaco in quanto le vengono ascritte proprietà ipnotiche, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Specie presente, rara, nei boschi freschi sui rilievi.

 

Scrofularia nodosa Scrophularia nodosa L.   Scrophulariaceae

I tuberi della scrofulariacea vengono considerati utili per curare l’acne, gli eczemi e le emorroidi. Un unguento, ottenuto dai tuberi, veniva utilizzato, in passato, nelle campagne padovane, per frizionare i linfonodi ingrossati. Alla scrofularia nodosa vengono genericamente attribuite proprietà cardiotoniche, cardiocinetiche (stimolanti l’azione del cuore e capaci di aumentarne la forza contrattile) diuretiche, lassative vulnerarie e cicatrizzanti. Specie usata in omeopatia per il trattamento di numerosi disturbi. Frequente lungo le sponde dei fossi e ai margini di boschi freschi o umidi.

 

Scutellaria palustre Scutellaria galericulata L.   Lamiaceae

Alla lamiacea vengono attribuite proprietà febbrifughe, antinfiammatorie, toniche, nervine, antispasmodiche e antisettiche del cavo orale. In passato la specie veniva usata per curare l’epilessia, l’ansia e il delirium tremens. Viene usata in omeopatia. Frequente lungo i fossi e i canali, soprattutto in pianura.

 

Sedanina d’acqua Berula erecta (Huds.) Coville

La sedanina d’acqua viene considerata diuretica. Frequente nei tratti terminali dei rii, nelle zone di confluenza con i canaletti di scolo della pianura pedecollinare.

 

Sedano d’acqua Helosciadium nodiflorum (L.) W.D.J. Coch   Apiaceae

Nella letteratura sulle piante fitoterapiche il sedano d’acqua è poco menzionato. Sembra che abbia proprietà diuretiche, decongestionanti, analgesiche e antinfiammatorie. In cucina può essere usato al posto del sedano. Molto raro, presente nei fossi con acqua corrente della pianura perieuganea. Frequente nell’alta Pianura Veneta.

 

Segale cornuta Claviceps purpurea (Fr.) Tull.   Clavicipitaceae

Fungo parassita della poacee coltivate quali: frumento, orzo, riso e avena ma, in particolare della segale (Secale cereale). Lo sclerozio di questo parassita dei cereali coltivati ha un altissimo potere vasocostrittore e proprietà psicoattive, tali da provocare allucinazioni. Da esso si ricava un farmaco usato nelle emicranie e nelle endometriti. Il fungo è velenosissimo e, quindi, assolutamente da non usare in automedicazione. Nel Medioevo l’ingestione di pane di segale contaminato provocava una grave malattia, l’ergotismo o fuoco di Sant’Antonio, caratterizzato da sintomi  neuroconvulsivi di carattere epilettico o da cancrene distali negli arti. Le allucinazioni provocate dal fungo facevano considerare i malati come indemoniati o dediti alla stregoneria. La segale cornuta è un fungo raro e presente, soprattutto, durante gli anni particolarmente piovosi. Trova impiego in omeopatia.

 

Semprevivo dei tetti Sempervivum tectorum aggr.   Crassulaceae

Per uso topico il semprevivo dei tetti è indicato contro le punture d’insetti, le ulcerazioni e le ustioni cutanee. Viene usato nelle infiammazioni degli occhi. Gli vengono attribuite proprietà astringenti e rinfrescanti. Molto raro in zone rupestri (M. Venda, M. della Madonna); talvolta presente copioso su muri, sfuggito a coltivazioni fatte a scopo ornamentale (Regazzoni e Madonnetta a Galzignano, Villa di Teolo, Cinto Euganeo, ecc.).

 

Semprevivo ragnateloso Sempervivum arachnoideum L.   Crassulaceae

La crassulacea viene considerata utile in fitoterapia per le sue proprietà astringenti, diuretiche, detersive, antispasmodiche e rinfrescanti. Diffusa in zone rupestri del gruppo del M. Ceva.

 

Senape selvatica Sinapis arvensis L. subsp. arvensis   Brassicaceae

Ai semi della senape selvatica vengono attribuite proprietà digestive. Da essa si ricavano farmaci usati in omeopatia per curare gli stati emozionali. Le foglie e le cimette non fiorite possono essere messe nelle minestre o consumate come verdura cotta. La specie è uno dei “Fiori di Bach”. Frequente negli incolti, nei campi con colture annuali e nelle aree con sbancamenti o con cumuli di terreno di riporto. Specie simile: Rapistrum rugosum (L.) Arcang.

 

Senape bianca Sinapis alba L. subsp. alba   Brassicaceae

Alla senape bianca vengono attribuite proprietà stomachiche, revulsive, emollienti, emetiche e stimolanti. I semi, commestibili, possono essere conservati sotto aceto o tostati per condire pietanze varie. Specie presente casualmente in incolti con popolazioni effimere.

 

Senecionecomune Senecio vulgaris L.   Asteraceae

All’asteracea vengono ascritte proprietà, espettoranti, vulnerarie, astringenti, diuretiche ed emmenagoghe, per cui viene indicata per la cura delle cistiti, dell’ipertrofia prostatica e delle alterazioni del ciclo mestruale. Secondo alcuni studi le piante appartenenti al genere Senecio contengono principi tossici. Specie usata in omeopatia per curare l’amenorrea, le emorragie vaginali e altri disturbi. Comunissima negli orti, nei campi e negli incolti.

 

Senecione di Fuchs Senecio ovatus (G. Gaertn., B. Mey. & Scherb.) Willd.   Asteraceae

Il senecione di Fuchs non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Viene usata in omeopatia nei casi di amenorrea, dismenorrea e mestruazioni irregolari. Secondo alcuni studi le piante appartenenti al genere Senecio contengono principi tossici Specie rara, presente in alcuni boschi freschi delle zone sommitali dei rilievi centrali (M. Rua, M. Venda).

 

Senecione serpeggiante Jacobaea erucifolia (L.) G. Faertn. et al.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà antielmintiche, antiscorbutiche, diaforetiche, diuretiche, emmenagoghe e lassative. Viene utilizzata a livello topico per la sua azione emolliente. Secondo alcuni studi recenti le piante appartenenti ai generi Senecio e Jacobaea contengono principi tossici (è presente una sostanza che danneggia il fegato). Specie molto rara e da proteggere, presente, nel Distretto, solo in collina nei prati aridi tra Arquà e Baone.

 

Settembrini Aster amellus L.   Asteraceae

I settembrini incontrano varie indicazioni fitoterapiche in quanto vengono loro attribuite proprietà emostatiche, antitussive, espettoranti e depurative. Specie localmente frequente nei prati aridi sui rilievi.

 

Siegesbechia Siegesbeckia orientalis L.   Asteraceae

La specie, secondo la farmacopea cinese, è efficace nella cura dei reumatismi, delle infiammazioni cutanee e come vulneraria. In cosmesi viene impiegata come rigenerante contro le smagliature delle pelle. Trova applicazione in omeopatia. Frequente sui rilievi ai margini dei boschi degradati e negli incolti; rara in pianura.

 

Sigillo di Salomone comune Polygonatum multiflorum (L.) All.   Asparagaceae

Il rizoma del sigillo di Salomone comune trova varie indicazione fitoterapiche in quanto gli vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, astringenti, lenitive e decongestionanti. Le bacche del sigillo di Salomone sono tossiche. La specie viene impiegata in omeopatia. Comune nei boschi freschi sui rilievi. Rara nelle siepi in pianura.

 

Sigillo di Salomone maggiore Polygonatum odoratum (Mill.) Druce    Asparagaceae

Al sigillo di Salomone maggiore vengono attribuite proprietà digestive, astringenti, depurative e antinfiammatorie. A livello topico i cataplasmi sono efficaci contro le macchie della pelle. Le bacche sono tossiche. Specie poco frequente, presente nei boschi mesofili sui rilievi.

 

Silene a fiori verdastri Silene viridiflora L.   Caryophyllaceae.

La silene a fiori verdastri sembra contenere sostanze capaci di stimolare positivamente l’organismo mentre è in condizioni di intenso sforzo fisico o di debilitazione. Non infrequente ai margini di boschi mesofili nel corpo centrale dei Colli.

 

Silene bianca Silene latifolia Poir. subsp. alba Greuter & Burdet   Caryophyllaceae

La silene bianca è una notissima pianta alimentare. Le foglie basali, raccolte in inverno e in primavera, nel Distretto sono molto apprezzate. Sono ottime lessate e saltate in padella. Il loro decotto viene considerato mineralizzante. La specie trova impiego in omeopatia. Comune negli incolti erbosi e nelle siepi.

 

*Silene rigonfia Silene vulgaris (Moench) Garcke s.l.

La silene rigonfia è una notissima pianta alimentare a cui vengono attribuite proprietà emollienti e depurative. I germogli sono gustosissimi e si prestano ottimamente alla preparazione di frittate, risotti, minestre e ripieni per torte salate. Specie comune nei prati, sugli argini dei fiumi e dei canali, nei luoghi erbosi in genere e negli incolti.

 

Sommaco americano Rhus hirta (L.) Sudw   Anacardiaceae

I derivati dell’anacardiacea vengono indicati nella cura del mal di gola e dell’enuresi notturna. Sembra che la specie contenga principi tossici e, quindi, non è da usare in automedicazione. Sporadicamente inselvatichita negli incolti e nei boschi degradati.

 

Sommaco provenzale Coriaria myrtifolia L.   Coriariaceae

La specie è tossica e non ha particolari indicazioni fitoterapiche. Trova impiego come rimedio omopatico. Presente inselvatichita in una stazione puntiforme lungo la strada Arquà-Monte Fasolo.

 

*Sorbo ciavardello Sorbus torminalis (L.) Crantz.   Rosaceae

Nella medicina popolare il sorbo ciavardello era usato contro la colite e la dissenteria. Attualmente gli vengono attribuite proprietà astringenti. I frutti sono commestibili e vengono impiegati per preparare un’acquavite aromatica e profumata. Possono anche essere utilizzati per fare sciroppi e marmellate. Specie comune nei boschi in collina; solitamente, però, a causa della ceduazione, presente con individui di piccola taglia e quindi poco fruttiferi.

 

*Sorbo domestico Sorbus domestica L.   Rosaceae

I frutti del sorbo domestico sono indicati come astringenti intestinali, rinfrescanti e antinfiammatori. Quando sono ben maturi si usano per fare marmellate, sidro e liquori. I gemmoderivati vengono utilizzati come tonici della parete venosa nella cura delle varici. Specie a lenta crescita, frequente nei boschi caldi dei rilievi del Distretto, ma a causa della ceduazione, raramente presente con individui di grande taglia. Non cresce sugli Euganei, contrariamente a quanto apparso in letteratura in passato, il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.), una specie facilmente confondibile con il sorbo domestico quando questo si presenta allo stato vegetativo o privo di frutti.

 

Sorbo montano Sorbus aria (L.) Crantz. subsp. aria   Rosaceae

Il sorbo montano, secondo vari autori, ha proprietà astringenti e antinfiammatorie intestinali. I frutti sono adatti a fare marmellate e bevande fermentate. Specie rara, presente nei boschi soprattutto sul M. Venda.

 

Sparviere a ombrella Hieracium umbellatum L.   Asteraceae

Lo sparviere a ombrella non incontra particolari indicazioni in fitoterapia. Trova utilizzo come rimedio omeopatico.

Frequente ai margini dei boschi termo-mesofili e nei cespuglieti termofili in tutta l’area dei rilievi.

 

Spergularia comune Spergularia rubra (L.) C. Presl.   Caryophyllaceae

Alla specie vengono ascritte proprietà diuretiche e anticalcolose. Alcuni autori indicano gli infusi come calmanti dei dolori legati all’urinazione. A livello topico la spergularia comune è ritenuta efficace sul viso, contro le macchie della pelle. Si ritiene che abbia proprietà antifungine. Molto rara sui rilievi, presente in zone dirupate, con limitata pedogenesi (M. della Madonna, M. Rua) e prive di cotica erbosa.

 

Speronella consolida, fiorcappuccio Delphinium consolida L. subsp. consolida   Ranunculaceae 

In passato la speronella consolida era usata in fitoterapia per la cura di varie patologie in quanto ritenuta in possesso di virtù diuretiche, vulnerarie, depurative ed eupeptiche. Attualmente, per l’alta tossicità dei principi attivi, il suo uso in fitoterapia è stato quasi abbandonato. Non deve essere fatto alcun utilizzo dei derivati di speronella per automedicazione. Specie usata in omeopatia. Presente nei campi di cereali ma in regresso a causa dei diserbi. Specie tossiche affini: Delphinium fissum Waldst. & kit. subsp. fissum, Delphinium ajacis Schur.

 

Speronalla peregrina Delphinium peregrinum L.   Ranunculaceae

La speronalla peregrina non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Specie TOSSICA. Trova impiego esclusivamente in omeopatia. Non rara su calcare nei prati aridi e nei campi di cereali del settore meridionale dei Colli. Da non cogliere in quanto i Colli Euganei sono uno dei pochi luoghi in cui è presente in Italia.

 

Spina di Cristo Paliurus spina-christi Mill.   Rhamnaceae

La spina di Cristo viene considerata diuretica, antilitiasica vescicale, depurativa ipoglicemizzante e antiinfiammatoria nei disturbi artritici e gottosi. I frutti, dal sapore di mela essiccata, sono commestibili. I semi, tostati e macinati, possono essere utilizzati come un surrogato del caffè. Con le foglie viene preparata una crema contro la pelle grassa. Dai fiori si ricava un ottimo miele.  La specie viene impiegata come rimedio omeopatico. Localmente comune nella boscaglia termofila in collina.

 

Stellina comune Asperula cynanchica L.   Rubiaceae

I derivati della stellina comune vengono ritenuti efficaci nella cura delle tonsilliti, delle prostatiti, nell’angina pectoris e nell’ipotensione arteriosa. Specie comune, localmente, nei prati aridi o ai bordi della boscaglia termofila sui rilievi.

 

Stellina odorosa, Asperula odorata Galium odoratum (L.) Scop.   Rubiaceae

Alla rubiacea vengono attribuite proprietà antispasmodiche, analgesiche, toniche, antisettiche, diuretiche e colagoghe. Viene impiegata per aromatizzare vini, acquaviti e liquori. Ben nota è la grappa all’asperula.  Specie usata in omeopatia. Rara e localizzata in alcuni boschi freschi dei rilievi più elevati.

 

Stramonio Datura stramonium L. subsp. stramonium   Solanaceae

Alla solanacea vengono ascritte proprietà antidrotiche (arrestano o diminuiscono la sudorazione), allucinogene e sedative. È specie TOSSICA e può provocare gravi avvelenamenti, anche mortali, quindi assolutamente da non usare in automedicazione. Viene impiegata in omeopatia nel trattamento degli stati nevrotici. Frequente negli incolti e nei campi a riposo estivo.

 

Stramonio metello Datura innoxia Mill.   Solanaceae

La specie, secondo vari autori, possiede proprietà anticolinergiche (capaci di curare l’incontinenza urinaria). È altamente TOSSICA, da non usare in automedicazione. Viene usata in omeopatia nella cura delle afflizioni al sistema nervoso. Coltivata, presente casualmente negli incolti.

 

Stregona annuale Stachys annua L. (L.) subsp. annua   Lamiaceae

Alla stregona annuale vengono attribuite proprietà antipiretiche, vulnerarie, toniche e mucolitiche. Specie infestante i campi di cereali, soprattutto nella parte meridionale dei Colli; rara negli stessi ambienti in pianura.

 

Stregona comune Stachys officinalis (L.) Trevis.   Lamiaceae

Le foglie e i fiori della stregona comune trovano ampie indicazioni fitoterapiche per le loro proprietà vulnerarie, amarotoniche, stomachiche e stimolanti dell’apparato gastroenterico. Questi vengono considerati efficaci anche come espettoranti, emmenagoghi e febbrifughi. Specie usata in omeopatia nella cura di varie afflizioni, in particolare quelle del sistema nervoso. Frequente in collina ai margini dei boschi termo-mesofili.

 

Stregona dei boschi Stachys sylvatica L.   Lamiaceae

Alla stregona dei boschi vengono ascritte proprietà diuretiche, emmenagoghe, sedative e antispasmodiche. Specie frequente sui rilievi, nelle siepi e nei caspuglieti; rara nelle siepi in pianura.

 

Stregona germanica Stachys germanica L. s.l.   Lamiaceae

La lamiacea, in passato, trovava impiego come antibatterico, antivirale e disinfettante. Le proprietà antisettiche sembrano oggi confermate. Specie rara e localizzata in una cava a Bastia. A forte rischio di estinzione sugli Euganei, necessita di urgenti interventi di protezione.

 

Stregona gialla Stachys recta L. subsp. recta   Lamiaceae

Alla stregona gialla vari autori attribuiscono proprietà stomachiche, espettoranti, emmenagoghe, febbrifughe e vulnerarie. Entità frequente nei prati aridi e ai margini di boscaglie termofile sui rilievi.

 

Stregona palustre Stachys palustris L.   Lamiaceae

La stregona palustre, nella medicina popolare, trovava impiego nella regolazione delle funzioni uterine, nella cura dolori articolari e della gotta e come antisettico. Sembrano oggi confermate proprietà emmenagoghe, diuretiche e antisettiche. Specie usata in omeopatia. Comunissima nelle sponde di fossi e dei canali alla base dei Colli.

 

Stregonia montana Stachys montana (L.) Peruzzi & Bartolucci  Lamiaceae

Secondo indagini compiute da studiosi turchi, gli estratti di stregonia montana hanno proprietà antibatteriche. Specie usata in omeopatia. Frequente nei prati aridi della zona meridionale dei Colli.

 

Succiamele prataiola Orobanche lutea Baumg.   Orobancaceae

All’orobancacea vengono attribuiti principi ipotensivi. Specie molto rara; parassita di fabacee sui rilievi.

 

Tamerici Tamarix gallica L.   Tamaricaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà, antianemiche, diaforetiche e astringenti. Viene usata in omeopatia. I gemmoderivati vengono ritenuti utili contro varie malattie di origine virale e le sindromi emorragiche. Le tamerici crescono rarissime in alcune zone argillose alla base nord-orientale dei rilievi; sono, invece, frequenti al margine della Laguna a Codevigo.

 

*Tamaro Dioscorea communis (L.) Caddik & Wilkin   Dioscoreaceae

Il tamaro, in particolare nella radice, contiene principi emetici, purgativi, emolitici e risolventi. Le varie parti, a eccezione dei giovani germogli, contengono principi tossici che possono provocare gravi avvelenamenti. In particolare sono velenose mortali le bacche. Specie da non usare in alcun modo per automedicazione. In omeopatia viene indicata nella cura di numerose affezioni, tra cui quelle dell’apparato digerente e quelle dell’apparato genitale femminile. Comune nei cespuglieti e ai margini delle boscaglie termofile sui rilievi, ma rara in pianura. I giovani getti vengono consumati cotti in vari modi. Un tempo, tra i bambini del Distretto era in uso assaggiare i germogli di tamaro crudi.

 

Tanaceto Tanacetum vulgare L.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà amarotoniche, digestive, antielmintiche, astringenti, anticefalgiche, febbrifughe e vulnerarie. Specie contenente principi TOSSICI e quindi da non usare in automedicazione. In omeopatia, associata al tabacco e al luppolo trova impiego nella cura della ritenzione urinaria. Sporadica ma, localmente, diffusa lungo i sentieri boschivi e negli incolti erbosi. L’infuso di tanaceto si usa per combattere gli acari.

 

*Tarassaco comune Taraxacum sect. Taraxacum; Taraxacum sect. Ruderalia H.Øllg. & Štěpánek   Asteraceae

Le piante del genere Taraxacum hanno proprietà toniche, stomachiche, diuretiche, epatobiliari, antiemorroidarie, lassative e anticatarrali. Da esse si ricavano farmaci omeopatici indicati per le affezioni a carico dell’apparato digerente. Sono notissime erbe alimentari, usate ovunque. Nel Distretto, vengono impiegate come componenti delle erbe da lessare e saltare in padella; talvolta quando sono molto giovani vengono messe anche nelle insalate miste. Con i capolini si prepara il cosiddetto “miele di tarassaco”. Entità comunissime nei luoghi erbosi, negli incolti e nelle chiarie boschive. Taxa affini: Taraxacum sect. Erythrosperma (H. Limbd.) Dahlt., Taraxacum sect. Palustria (H. Limbd.) Dahlt. Si tratta verosimilmente di Taraxacum tenuifolium (Hoppe & Hornsch.) W.D.J. Coch, un’entità a forte rischio di estinzione nel Distretto Euganeo e da non cogliere assolutamente.

 

Tasso Taxus baccata L.   Taxaceae

Il tasso secondo vari autori, possiede proprietà vermifughe, antispasmodiche, espettoranti e antireumatiche. L’intera pianta, però, a parte la polpa che circonda i semi, è VELENOSA, in particolare i semi e la radice. Gli avvelenamenti provocati dai semi sono LETALI. La morte avviene per paralisi cardiocircolatoria e sono rarissimi i casi di sopravvivenza. L’uso di derivati di tasso è assolutamente da evitare in fitoterapia. Specie impiegata come rimedio omeopatico. Coltivata come pianta ornamentale in tutto il Distretto; inselvatichita, localmente, nei boschi sui rilievi e nei parchi in pianura.

 

Terebinto Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus   Anacardiaceae

La trementina di chio, un composto che si ricava dalla corteccia ha proprietà balsamiche, astringenti, antisettiche urinarie, emostatiche ed espettoranti. Viene usata come rimedio omeopatico. Il terebinto è frequente nella boscaglia termofila nella zona meridionale dei Colli.

 

Toccamano Sherardia arvensis L.   Rubiaceae

Nella medicina popolare il toccamano veniva usato come epatoprotettivo e per la cura dell’idropisia. Attualmente non trova impieghi in fitoterapia. Comunissimo nei luoghi erbosi. Dalle radici si estrae un colorante rosso.

 

Tiglio selvatico Tilia cordata Mill.   Malvaceae

Al tiglio selvatico vengono attribuite proprietà diaforetiche, calmanti, sedative, antispasmodiche, vasodilatatrici, astringenti, anticatarrali, antireumatiche, emollienti, bechiche e antisettiche del cavo orofaringeo. Specie impiegata come rimedio omeopatico utilizzato nella cura dell’insonnia, nel trattamento degli stati di stress e ansia, e come diuretico. Poco frequente nei boschi freschi alle quote più alte in collina.

 

Tiglio nostano Tilia platyphyllos Scop. subsp. platyphyllos   Malvaceae

Il tiglio nostrano, analogamente a T. cordata, trova impiego come antispasmodico, antireumatico, espettorante, calmante e sedativo. Viene usato per trattare la tachicardia, i dolori articolari, le congestioni bronchiali, gli stati ansiosi e l’insonnia. A livello topico, per le sue proprietà emollienti, trova impiego nella cura degli arrossamenti della pelle e le infiammazioni degli occhi. Come rimedio omeopatico viene utilizzato contro l’insonnia, nel trattamento degli stati di stress e ansia e come diuretico. Poco frequente nei boschi mesofili in collina. All’interno di popolazioni miste di T. cordata e T. platyphyllos, talvolta, si può osservare il tiglio ibrido Tilia x vulgaris Hayne. Nei parchi e lungo i viali viene frequentemente coltivato, insieme ai suoi ibridi, Tilia americana L., essenza dalle proprietà analoghe a quelle delle due specie autoctone sopra elencate.

 

Timo, serpillo: timo goniotrico Thymus pulegiodes L. s.l.; timo di Innsbruck Thymus oenipontanus H. Braun   Lamiaceae

Alle numerose specie appartenenti al gruppo del serpillo (nome generico dato a questo gruppo di piante nei trattati erboristici) vengono attribuite proprietà antisettiche del tessuto cutaneo. I preparati per uso interno sono considerati stimolanti, digestivi, vermifughi e diuretici. Vengono reputati attivi anche sull’apparato respiratorio con funzioni mucolitiche e antisettiche. Le foglie possono essere utilizzate per dare aroma a varie pietanze. Le specie del gruppo di T. serpillum si usano per preparare farmaci omeopatici. T. pulegiodes e T. oenipontanus sono piante entrambe comuni in collina; la prima si può osservare anche nei tratti aridi degli argini erbosi dei corsi d’acqua in pianura.

 

*Topinambur Helianthus tuberosus L.   Asteraceae

Al topinambur vengono attribuite proprietà galattogene, stomachiche, toniche, colagoghe e diuretiche. Questo viene, anche considerato efficace per attenuare i disturbi provocati dall’insufficienza cardiaca. I tuberi, di ottimo sapore, sono considerati ipoglicemizzanti e quindi attivi come coadiuvanti nella cura del diabete. Specie usata in omeopatia. Inselvatichita con frequenza negli incolti.

 

Tragoselino comune Pimpinella saxifraga L.   Apiaceae

All’apiacea vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti, espettoranti, digestive, antinfiammatorie, antispastiche e antisettiche del cavo orofaringeo. Specie usata in omeopatia. Frequente nei prati soleggiati sui rilievi e lungo argini erbosi in pianura.

 

Tragoselino maggiore Pimpimella major (L.) Huds.   Apiaceae

Il tragoselino maggiore trova indicazione come digestivo, diuretico, antinfiammatorio, espettorante e disinfettante del cavo orofaringeo. L’olio essenziale, estratto dalle radici, viene impiegato come aromatizzante di liquori e caramelle. Specie frequente lungo le sponde erbose dei fossi.

 

Tribolo Tribulus terrestris L.   Zygophyllaceae

Il tribolo è considerato medicinale per le sue proprietà stimolanti e antiossidanti. Viene presentato come un poderoso stimolatore delle prestazioni sessuali maschili. Trova impiego in omeopatia. Raro, presente in zone con suolo ricco in scheletro (Ferrovia BO-PD) alla base dei rilievi. Comune lungo il litorale veneto.

 

Trifoglio arvense Trifolium arvense L.   Fabaceae

Il trifoglio arvense trovava impiego in fitoterapia in quanto gli venivano attribuite proprietà astringenti e diuretiche. Attualmente viene poco utilizzato. Trova impiego come rimedio omeopatico. Non infrequente sui rilievi, lungo i margini boschivi luminosi, su suolo vulcanico.

 

Trifoglino legnoso Lotus dorycnium L.   Fabaceae

Al trifoglino legnoso vengono attribuite proprietà antibatteriche, sedative, antispasmodiche e antinfiammatorie. Specie frequente soprattutto nei prati aridi e ai margini di boscaglie termofile sui rilievi; molto rara in pianura.

 

Trifoglio rosso Trifolium pratense L. subsp. pratense   Fabaceae

Il trifoglio rosso, secondo studi recenti, è un potente fitoestrogeno naturale che arreca forti benefici alle donne in menopausa. Gli vengono attribuite proprietà bechiche, espettoranti, diuretiche, vulnerarie e antispasmodiche. Sembra essere efficace anche nel combattere l’ipertrofia prostatica e l’invecchiamento della pelle e delle mucose. Trova utilizzo nelle cure omeopatiche. La pianta può essere messa nelle insalate crude e nelle minestre. Sugli Euganei le specie appartenenti al genere Trifolium sono numerose.

 

Trifoglio bianco, trifoglio ladino Trifolium repens L. subsp. repens   Fabaceae

Il trifoglio bianco ha proprietà analoghe a quelle del trifoglio rosso: bechiche, espettoranti, diuretiche, vulnerarie e antispasmodiche. Viene usato in omeopatia. Comune nei prati umidi e negli alvei dei collettori campestri.

 

Trifoglio rosseggiante Trifolium rubens L.   Fabaceae

Al trifoglio rosseggiante vengono attribuite proprietà espettoranti, digestive, astringenti, antinfiammatorie del cavo orofaringeo e della pelle. I preparati sembrano efficaci contro la raucedine. Specie frequente sui rilievi, ai margini dei boschi termofili, su silice.

 

Trifoglio sotterraneo Trifolium subterraneum L.   Fabaceae

Nella pratica delle medicina popolare la specie, in passato, veniva applicata alle piccole ustioni della pelle per calmare il dolore. Comune nelle zone dirupate, ai margini della boscaglia termofila, nelle colline sopra Battaglia; rara sul M. Venda.

 

Trombetta dei morti Craterellus cornucopioides L.   Cantharellaceae

Alla trombetta dei morti vengono attribuite proprietà diuretiche. La specie è un buon fungo commestibile. Poco frequente sui rilievi.

 

Tuja  Thuja orientalis  L., sin. Platycladus orientalis   Cupressaceae

Alle specie del genere Thuja vengono attribuite proprita curative delle malattie della pelle, dell’emicrania e degli stati ansiosi. I gemmoderivati di T. orientalis vengono indicati come emostatici. Un farmaco omeopatico a base di tuja viene impiegato nella cura dell’Alzheimer. Specie coltivata e, casualmente, inselvatichita su muri.

 

Tulipano dei campi Tulipa sylvestris L.   Liliaceae

Il tulipano dei campi ha proprietà emetiche. Ingerito, oltre al vomito, provoca anche la diarrea. Da non usare in alcun caso per automedicazione. Specie rara, localizzata in poche stazioni puntiformi sui rilievi; da proteggere in quanto nel Distretto rischia l’estinzione.

 

Tussilagine Tussilago farfara L.   Asteraceae

La tussilagine ha proprietà espettoranti, astringenti e lenitive. A livello topico, per le sue proprietà dermopurificanti, viene usata contro le dermatiti, le erisipele, gli eczemi e i foruncoli. Secondo studi recenti contiene principi epatotossici e, di conseguenza, i suoi preparati sono considerati inidonei a essere ingeriti. Viene usata in omeopatia. Frequente, soprattutto su suolo argilloso, negli incolti erbosi umidi.

 

Valeriana comune Valeriana officinalis L. s.l.; Valeriana di Wallroth Valeriana stolonifera Czern. subsp. angustifolia Soó  Caprifoliaceae

La radice di valeriana ha proprietà sedative, calmanti e ipnotiche. È utile nei casi di insonnia, ansia e stress. In passato le venivano attribuite proprietà emmenagoghe, diuretiche e antisettiche del cavo orofaringeo, ma questi effetti non vengono confermati nella moderna farmacopea. Pianta usata in aromaterapia e in omeopatia per la cura dell’insonnia e degli spasmi della laringe e dell’apparato digerente. Nel Distretto, tra le due entità menzonate, soprattutto in pianura, sembra essere più frequente Valeriana stolonifera. subsp. angustifolia. Assai rara nelle zone con ristagno idrico, in collina, cresce Valeriana officinalis L. subsp. nemorensis (B.Turk) F.Martini & Soldano.

 

Valeriana rossa Centranthus ruber (L.) DC. subsp. ruber   Caprifoliaceae

La valeriana rossa sembra possedere proprietà sedative, blandamente ipnotiche, spasmolitiche intestinali e antispasmodiche. Viene usata in omeopatia. Rara, presente in zone rupestri sui rilievi e su muri in pianura.

 

Veccia dolce Vicia sativa L.; Veccia nera Vicia angustifolia L.; Veccia cuoriforme Vicia cordata Wulfen ex Hoppe Fabaceae

Le specie del gruppo della veccia dolce trovano indicazione come antiedematose. Le foglie e i fiori, crudi o cotti, sono considerati commestibili, ma non sembra trovino stimatori nei Colli. Nel Distretto le tre diverse specie crescono  nei luoghi erbosi. Tra queste la più comune è Vicia angustifolia L.

 

Vecciarini Securigera varia (L.) Lassen   Fabaceae

La fabacea ha proprietà cardiotoniche ma contiene principi tossici e il suo uso è stato abbandonato. Frequente nei luoghi erbosi e ai margini dei boschi.

 

Vedovelle annuali Jasione montana L.   Campanulaceae

Nella medicina popolare le vedovelle annuali venivano ritenute espettoranti, digestive, astrigenti e vulnerarie. Mancano, però, riscontri effettivi sulle loro proprietà terapeutiche. Specie poco frequente, esclusiva di zone silicee con scarsa pedogenesi, prive di cotica erbosa, ricche in scheletro, sui rilievi.

 

Vedovelle dei prati Globularia bisnagarica L.   Plantaginaceae

Alle vedovelle dei prati vengono riconosciute proprietà stimolanti simili a quelle del tè. Assunte in dosi eccessive, però, queste, secondo vari autori, possono risultare TOSSICHE. Specie frequente, localmente, in collina su prati aridi insediati in zone calcaree con scarsa pedogenesi.

 

Vedovina selvatica Scabiosa triandra L.   Dipsacaceae

La vedovina selvatica viene indicata come sedativa degli spasmi bronchiali e stimolatrice della secrezione di saliva. Specie comune nei luoghi erbosi soleggiati o aridi.

 

Ventaglina dei campi Aphanes arvensis L.   Rosaceae

La ventaglia dei campi trova indicazione fitoterapica in quanto le vengono ascritte proprietà rinfrescanti, astringenti, diuretiche, lenitive ed emollienti delle vie urinarie. Specie comune nei luoghi erbosi magri soggetti a frequenti sfalci.

 

Verbasco a candelabro Verbascum pulverulentum Vill.   Scrophulariaceae

Al verbasco a candelabro vengono attribuite proprietà diaforetiche, lenitive, diuretiche, antispasmodiche, antinfiammatorie, astringenti, antiossidanti, bechiche ed espettoranti. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente ingeriti. Specie poco frequente, presente negli incolti e nei cespuglieti termofili nella zona meridionale dei rilievi.

 

Verbasco barbastio Verbascum phlomoides L.   Scrophulariaceae

Al verbasco barbastio  vengono attribuite proprietà antispasmodiche, astringenti, diuretiche, antiossidanti, diaforetiche, lenitive, bechiche ed espettoranti. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente ingeriti. Specie comune negli incolti e ai margini delle vie.

 

Verbasco polline Verbascum blattaria L.   Scrophulariaceae

Al verbasco polline vengono attribuite proprietà sedative, emollienti e mucolitiche. Specie frequente negli incolti con suolo umido.

 

Verbasco tasso barbasso Verbascum thapsus L. subsp. thapsus   Scrophulariaceae

Secondo numerosi autori il tasso barbasso svolge un’azione diuretica, astringente, espettorante, lenitiva, antinfiammatoria e rilassante. I fiori possono essere usati per preparare lozioni schiarenti dei capelli. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente usati. Specie usata in omeopatia come antinevralgico ed espettorante. Poco frequente negli incolti. Altre specie presenti nel Distretto: Verbascum blattaria L., Verbascum lychnitis L., Verbascum phoeniceum L., Verbascum chaixii Vill., Verbascum alpinum Turra. Tutte le entità euganee appartenenti al genere Verbascum sembrano esplicare, in varia misura, i medesimi effetti curativi.

 

Verbena Verbena officinalis L.   Verbenaceae

Alla verbena vengono attribuite proprietà antispasmodiche, sedative, digestive, carminative, antisettiche, antinfiammatorie, febbrifughe, galattofore, diuretiche, coleretiche e blandamente toniche. I cataplasmi vengono applicati sulle parti dolenti per mitigare i dolori articolari e nevralgici. La specie è uno dei “Fiori di Bach”, ritenuta attiva negli stati emotivi. Viene usata in aromaterapia e in omeopatia come antireumatico e antidolorifico. Comune negli incolti e nei coltivi.

 

Verga d’oro Solidago virgaurea L. s.l.   Asteraceae

Secondo vari autori l’asteracea possiede proprietà diuretiche, amare, detersive, astringenti e vulnerarie. Viene usata come rimedio omeopatico contro le affezioni delle vie urinarie e altri disturbi. Specie frequente ai margini dei boschi in collina.

 

Verga d’oro maggiore Solidago gigantea Aiton s.l.   Asteraceae

Alla verga d’oro maggiore vengono attribuite proprietà catartiche, diuretiche e febbrifughe. Specie rara nel Distretto, presente lungo qualche corso d’acqua alla base dei rilievi, ma largamente infestante e invasiva in vare parti della Pianura Veneta.

 

Veronica acquatica Veronica anagallis-aquatica L. subsp. anagallis-aquatica; Veronica catenata Pennell. Plantaginaceae

Alla veronica acquatica vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, antinocicettive, epatoprotettive, coleretiche, cardioprotettive, ipoglicemizzanti, antiossidanti, lassative, antispasmodiche, antiscorbutiche. A livello topico, in passato, questa trovava applicazione contro le scottature e le piaghe della pelle. Le foglie delle giovani rosette basali e la parte più tenera degli apici non ancora fioriti del caule si possono consumare nelle insalate miste. Entità frequente nei fossi e nei tratti terminali dei rii collinari.

 

Veronica a foglied’edera Veronica hederifolia L. subsp. hederifolia   Plantaginaceae

La veronica con foglie d’edera trovava applicazione nella medicina popolare in quanto le venivano attribuiti principi diaforetici, astringenti emollienti e diuretici. Viene detta efficace contro lo scorbuto. Comunissima ovunque: siepi, boschi, incolti, luoghi erbosi.

 

Veronica beccabunga Veronica beccabunga L.   Plantaginaceae

Alla veronica beccabunga vengono ascritte proprietà digestive, rinfrescanti, vitaminiche, aperitive, toniche, espettoranti e antispasmodiche. Le foglie giovani, dal sapore piccante, possono essere messe nelle insalate miste. Specie usata in omeopatia. Frequente nei tratti terminali dei rii che scendono dai Colli e nei corsi d’acqua in pianura.

 

Veronica comune Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys   Plantaginaceae

La pianta fiorita di veronica comune è considerata efficace in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà emollienti, stomachiche, astringenti e diuretiche. Entità comune nei luoghi erbosi. Specie simile: Veronica teucrium L.

 

Veronica officinale, the svizzero Veronica officinalis L.   Plantaginaceae

La veronica officinale incontra varie applicazioni fitoterapeutiche in quanto le vengono attribuite proprietà depurative, eupeptiche, digestive, antireumatiche, diuretiche, antimicrobiche, antiossidanti, antiasmatiche e fluidificanti del catarro bronchiale. È indicata come collutorio orofaringeo e nelle infiammazioni degli occhi. Viene usata in omeopatia nella cura delle affezioni dell’apparato respiratorio e degli eczemi. Frequente ai margini dei boschi freschi su suolo acido in collina. Specie simile: Veronica serpyllifolia L. subsp. serpyllifolia.

 

Veronica comune Veronica persica Poir.   Plantaginaceae

Alla veronica comune vengono attribuite proprietà amaro-aperitive, digestive, diaforetiche, toniche, espettoranti, antireumatiche e antigottose. Specie comunissima negli incolti erbosi, negli incolti e nei coltivi. Specie simili: Veronica arvensis L., Veronica polita Fr., Veronica triphyllos L.

 

Veronica lucida Veronica polita Fr.   Plantaginaceae

La veronica lucida non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Le foglie hanno un sapore dolciastro e sono ritenute commestibili. Specie comune nei coltivi, sui muri e, in generale, sui suoli disturbati.

 

Vilucchio Convolvulus arvensis L.   Convolvulaceae

Al vilucchio vengono attribuite proprietà lassative, antisettiche dell’epidermide, antipiretiche, colagoghe e toniche della digestione. Specie usata in omeopatia. Comunissima nei luoghi erbosi, negli incolti e nei coltivi.

 

Vilucchione Calystegia sepium L. subsp. sepium   Convolvulaceae

Le foglie e le radici del vilucchione sono considerate coleretiche e lassative. Specie comune, soprattutto lungo le sponde alberate e nei canneti.

 

Vilucchio bicchierino Convolvulus cantabrica L.   Convolvulaceae.

Il vilucchio bicchierino viene indicata in fitoterapico per le sue proprietà lassative. Frequente sui rilievi, ai margini dei boschi termofili e nei prati aridi.

 

Vincetossico Vincetoxicum hirundinaria Medik. subsp. hirundinaria   Apocynaceae

Il vincetossico nella medicina popolare, in passato, trovava impiego per le sue proprietà diuretiche, diaforetiche depurative e sudorifere. Con i suoi derivati si curavano gli edemi di origine cardiaca e renale. Specie TOSSICA che può provocare crampi, vomito, salivazione abbondante, diarrea, paralisi cardiaca e morte. Da non usare, in alcun caso, per uso interno in fitoterapia. A livello topico viene detto efficace come vulnerario. Trova impiego come rimedio omeopatico nella cura dell’ipertensione. Comune ai margini dei boschi termo-mesofili e nei cespuglieti soleggiati sui rilievi; rara in pianura.

 

Viola bianca Viola alba Besser s.l.,   Violaceae

Alla viola bianca vengono attribuite proprietà emollienti, diuretiche, bechiche ed espettoranti. Specie comune in collina ai margini dei boschi mesofili e nelle siepi; meno frequente nelle siepi e nelle sponde alberate in pianura.

 

Viola montana Viola canina L. subsp. ruppii (All.) Schübl. & G. Martens   Violaceae

Alla viola montana vengono attribuite proprietà antitussive e mucolitiche. Entità poco frequente ai margini chiari e dirupati di boschi mesofili sui rilievi.

 

Viola irta Viola hirta L..   Violaceae

Alla viola irta vengono attribuite proprietà diuretiche e antinfiammatorie. Specie poco frequente in frammenti di prato, ai margini di boschi chiari, sui rilievi (M. Mottolone-M. Ventolone, M. Venda-M. Baiamonte).

 

Viola mammola Viola odorata L.   Violaceae

Alla viola mammola vengono attribuite proprietà calmanti, antinfiammatorie, disintossicanti, lassative, espettoranti, bechiche e astringenti. Le radici vengono indicate per gli effetti emetici. Lo sciroppo di violette sembra esplicare buoni esiti antitussivi e anticatarrali. I fiori possono essere aggiunti alle insalate miste o usati per fare sciroppi o canditi. Specie usata in omeopatia per la cura dei dolori reumatici e dell’artrosi. Comune nei luoghi erbosi e nelle siepi. Specie simile: Viola suavis M. Bieb. s.l.

 

Viola matronale Hesperis matronalis L.   Brassicaceae

Alla viola matronale (che nulla ha a che fare con le viole), da alcuni autori, vengono attribuite proprietà stimolanti, antiscorbutiche e diuretiche. Specie usata in omeopatia. Negli Euganei è stata osservata una sola volta in zona Pianzio a Galzignano, sicuramente accidentale. È presente nelle vicine colline di Montegalda.

 

Viola di Rivinus Viola riviniana Rhb. Violaceae

Alla viola di Rivinus vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Specie frequente nei margini luminosi dei boschi mesofili in collina.

 

Viola silvestre Viola reichenbachiana Jord. ex Bureau   Violaceae

Alla viola silvestre vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Specie comune nei boschi freschi in collina; poco frequente nelle siepi e nei parchi storici in pianura.

 

Viola tricolore, pansè Viola tricolor L. subsp. saxatilis (F.W. Schmidt) Jan; Viola tricolor L. subsp. tricolor   Violaceae

I fiori pansè sono noti in fitoterapia come diuretici, depurativi, espettoranti ed emollienti. I loro derivati, applicati a livello topico, sembrano avere un’azione attenuante sulle foruncolosi. I pansè vengono utilizzati in omeopatia. La prima sottospecie è diffusa, localmente, in zone sassose o rupestri soleggiate, mentre è presente in tutto il Distretto, ma sempre sinantropica, la seconda.

 

Viola dei campi Viola arvensis  Murray   Violaceae

La viola dei campi è nota in fitoterapia per le sue proprietà emollienti, espettoranti, bechiche e depurative. Specie frequente, localmente, sui rilievi nei campi, in particolare in quelli adibiti a colture annuali; rara in pianura.

 

Violaciocca gialla Erysimum cheiri (L.) Crantz   Brassicaceae

Ai semi della violaciocca gialla sono attribuite proprietà cardiotoniche. Il loro uso prolungato può arrecare danni rilevanti al sistema nervoso, quindi non vanno assolutamente impiegati in automedicazione. La specie trova uso in omeopatia nella cura delle infiammazioni del cavo orale. Coltivata a scopo ornamentale. Accidentale su muri.

 

Violaciocca rossa Matthiola incana (L.) R.Br. subsp. incana   Brassicaceae

Alla violaciocca rossa vengono attribuite proprietà cardiotoniche ed emollienti. Specie coltivata per ornamento. Accidentale su muri e muretti a secco.

 

Viperina comune Onosma echioides (L.) L. s.l.   Boraginaaceae

Alla viperina comune, in passato, venivano attribuite vari effetti curativi, tra cui astringenti e antiemorragici, ma nessuno di questi è stato confermato dalla ricerca sperimentale. Dalla radice si ricava un colorante rosso per i tessuti. Specie presente sporadica nei cespuglieti termofili, su suolo sedimentario, nella zona meridionale dei rilievi.

 

*Visciolo Prunus cerasus L.   Rosaceae

I frutti (visciole o marasche) e i peduncoli del visciolo sono considerati depurativi, diuretici, disintossicanti, lassativi e capaci di combattere l’eccesso di colesterolo. Secondo alcuni studi contengono delle sostanze che conciliano il sonno. Vengono usati per preparare marmellate, sciroppi e un liquore detto maraschino. Specie usata in omeopatia. Coltivata e ampiamente inselvatichita, nelle siepi e nei coltivi, localmente, sui rilievi. Presente sporadica anche in pianura.

 

*Vite comune, vite europea Vitis vinifera L. subsp. vinifera   Vitaceae

La vite europea, secondo numerosi autori, ha proprietà capillotrope, cardioprotettive, drenanti, vasoprotettrici, antispasmodiche e antiossidanti. Viene abitualmente indicata nella cura dell’insufficienza venosa. Trova uso in gemmoterapia e in omeopatia. È uno dei “Fiori di Bach”. La specie è ampiamente coltivata in numerose varietà e solo casualmente si trova inselvatichita presso i luoghi di coltura o all’interno di cespuglieti insediati su vigneti abbandonati. Non va mai colta nei vigneti in quanto trattata con fitofarmaci che possono provocare gravi avvelenamenti. Lungo i fossi sono frequentemente spontaneizzate (spesso confuse con la vite europea) viti di origine americana, entità che vengono ovunque usate come pertainnesti delle varietà della vite europea, in particolare: Vitis riparia Scheele e Vitis rupestris Michx.. Si tratta, però, soprattutto di individui di origine ibrida, in particolare Vitis berlandieri x riparia e, più raramente, Vitis riparia x rupestris. Coltivata per l’uva fragola e molto raramente inselvatichita si trova un’altra vite americana: Vitis labrusca L.

 

Vite del Canada Parthenocyssus quinquefolia (L.) Planch.   Vitaceae

Alla vite del Canada vengono ascritte proprietà lassative e diuretiche. La specie trova impiego in omeopatia. A livello topico si utilizza contro le eruzioni cutanee. Frequentemente inselvatichita e in espansione negli incolti, nelle siepi e ai margini di boschi degradati.

 

Viticcini autunnali Spiranthes spiralis (L.) Chevall. Orchidaceae

La piccola orchidea non trova impiego in fitoterapia. Viene usata come rimedio omeopatico. Rara nei prati aridi della zona meridionale dei Colli. Come le altre orchidacee è specie protetta e non va assolutamente raccolta.

 

Vulneraria Anthyllis vulneraria L. subsp. carpatica (Pant.) Nyman   Fabaceae

La vulneraria, secondo vari autori, possiede proprietà astringenti, depurative e diuretiche. È ritenuta efficace come cicatrizzante delle ferite. Viene utilizzata come farmaco omeopatico in ambito oncologico. Frequente sui rilievi, nei prati aridi, ai margini di boschi termofili e nei cespuglieti soleggiati.

 

Jucca Yucca filamentosa L.   Agavaceae

La specie trova uso in fitoterapia in quanto le vengono attribuite numerose proprietà tra cui funzioni anticolesterolemiche, antinfiammatorie e antibatteriche. Sembra efficace nel trattamento delle forfora e dell’alopecia. Viene usata in omeopatia. Inselvatichita, a partire da piante coltivate, sul M. Ricco. Specie affine: Yucca gloriosa L.

 

Jucca Yucca gloriosa L.   Agavaceae

Alla Jucca vengono attribuite proprietà colagoghe, coleretiche e antinfiammatorie della cute. Specie coltivata per ornamento e raramente inselvatichita negli incolti.

 

Zafferanastro Sternbergia lutea (L.) Ker Gawl. ex Spreng.   Amaryllidaceae

Lo zafferanastro è una specie tossica e non trova impiego in fitoterapia. Viene usata come rimedio omeopatico. Presente, rara, qua e là nei luoghi erbosi, ma copiosissima sulla Collina di S. Elena a Battaglia.

 

Zigolo comune Cyperus longus L.   Cyperaceae

Allo zigolo comune vengono attribuite proprietà rinfrescanti. Specie diffusa nei fossi, nelle scoline campestri e ai bordi degli stagni in pianura.

 

Zigolo dolce Cyperus esculentus L.   Cyperaceae

Ai tuberi dello zigolo dolce vengono attribuite proprietà digestive, diuretiche ed emmenaghe. Questi vengono usati per preparare la famosa bevanda spagnola detta horchata de chufa. Specie molto rara nel Distretto Euganeo ma comunissima lungo i grandi fiumi del basso Veneto e in varie altre aree.

 

Zigolo infestante, erba pepa Cyperus rotundus L.   Cyperaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà antifebbrili, antinfiammatorie, toniche, diuretiche, stimolanti e carminative. Osservata poche volte in pianura quale avventizia effimera.

 

Zucca Cucurbita maxima Duchesne; Cucurbita moschata Duchesne ex Poir.   Cucurbitaceae

Alle zucche vengono attribuite proprietà antidiabetiche, antinfiammatorie, diuretiche (vengono considerate utili nella cura della ipertrofia prostatica benigna), lassative, antiossidanti ed emollienti della pelle. Le zucche vengono largamente coltivate in numerose varietà e si osservano accidentalmente inselvatichite, in particolare, in aree spondicole e golenali.

 

Specie officinali e alimurgiche del Padovano non presenti nel Distretto Euganeo

Ambretta comune Knautia arvensis (L.) Coulter   Dipsacaceae

All’ambretta comune vengono attribuite proprietà astringenti, diuretiche e depurative. Specie usata come rimedio omeopatico . Frequente lungo gli argini del Brenta, dell’Adige e di alcuni corsi d’acqua minori.

Asparago marittimo Asparagus maritimus Mill.   Asparagaceae

L’asparago marittimo ha le stesse proprietà del comune asparago. In cucina, però, rivela un sapore un po’ più amaro . Entità esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo, ma non rara in zona.

 

Assenzio di campo  Artemisia campestris L. subsp. campestris  .Asteraceae

Nella a medicina popolare all’assenzio di campo venivano attribuite proprietà stomachiche, colagoghe, emmenagoghe, abortive, antisettiche, toniche e oftalmiche. Specie comune sui terrazzi alluvionali del Brenta.

 

Assenziolo marittimo Artemisia caerulescens L.   Asteraceae

Si suppone che, analogamente alle altre entità appartenenti al genere Artemisia, l’assenziolo marittimo abbia proprietà toniche, stimolanti, colagoghe ed eupeptiche. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo, ma non rara in zona.

 

Astro marino Tripolium pannonicum (Jacq) Dobrocz s.l.   Asteraceae

All’astro marino vengono attribuite proprietà mucolitiche, toniche e astringenti. Specie diffusa nella barena del tratto lagunare padovano a Codevigo.

 

Atriplice portulacoide Halimione portulacoides (L.) Aellen   Amaranthaceae.

All’atriplice portulacoide non vengono attribuite particolari proprietà medicinali. Le foglie giovani sono considerate commestibili. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone adiacenti, a Codevigo.

 

Balsamina dell’Himalaia Impatiens glandulifera Royle   Balsaminaceae

La balasmina dell’Himalaia viene considerata attiva come calmante negli stati di frenesia, impazienza, stress e ansia. È uno dei “Fiori di Bach”. Esclusiva delle zone golenali alberate del Brenta nel tratto dell’alta pianura.

 

Billeri amaro  Cardamine amara L. s.l.   Brassicaceae

Al billeri amaro vengono attribuite proprietà diuretiche, antianemiche, antiscorbutiche, espettoranti e depurative. Sembra che, in passato, questa sia stata utilizzata come coadiuvante nella cura del diabete. Le foglie giovani, simili a quelle del crescione d’acqua, ma un po’ amare, si possono utilizzare nelle insalate crude. Tritate si possono impiegare per preparare salse piccanti. Specie esclusiva delle sponde delle rogge con acqua sorgiva dell’Alta Padovana.

 

Cardo giallastro Cirsium oleraceum (L.) Scop

Nella medicina popolare il cardo giallastro veniva usato per fare bagni lenitivi dei dolori reumatici. Non raro lungo le rogge con acqua sorgiva nell’Alta Padovana.

 

Cerfoglio dei prati Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. subsp. sylvestris   Apiaceae

Al cerfoglio dei prati vengono attribuite proprietà toniche. Specie rarissima nel Padovano, osservata lungo un fosso a Torreselle, nel parco di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta e lungo un fosso a Conche.

 

Cresta di gallo minore Rhinanthus minor L.   Orobancaceae.

La specie sembra possedere proprietà oftalmiche. Esclusiva dell’argine dell’Adige, soprattutto nel tratto tra Castelbaldo e Piacenza d’Adige, dove si osserva copiosissima. Lungo l’Adige è presente anche l’affine Rhinantus alectorolophus (Scop. ) Pollich, mentre lungo il Brenta è diffuso Rhinanthus freynii  (Sterneck) Fiori.

 

Enula bacicci Limbarda crithmoides (L.) Dumort.   Asteraceae

L’asteracea contiene vari oli essenziali ma non trova particolari indicazioni in fitoterapia se non per blande proprietà diuretiche. Le foglie giovani, pur essendo un pò amare, sono ritenute commestibili. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari e dei canaletti salsi vicini.

 

Finocchio marino, erba di S. Pietro Crithmum maritimum L.   Apiaceae

L’erba si S. Pietro è ritenuta stomachica, depurativa, diuretica e carminativa. I germogli e le foglie tenere sono commestibili. Specie usata in omeopatia. Nel Padovano si osserva, localizzata, lungo gli argini della Valle Morosina a Codevigo.

Kiwi Actinidia deliciosa (A. Chev.) C.F. Liang & A.R. Ferguson   Actinidiaceae                                                                            Ai frutti del Kiwi, ricchi di vitamina C, vengono attribuite varie proprietà benefiche, in particolare lassative e antiossidanti. La specie viene largamente coltivata. Inselvatichita è stata osservata sui murazzi del Canale Naviglio presso La Specola a Padova.

Maggiorana Origanum majorana L.   Lamiaceae                                                                                                                                   La maggiorana, secondo vari autori, ha proprietà rilassanti, diuretiche, analgesiche, carminative, antinfiammatorie, antiossidanti, digestive, espettoranti, antispasmodiche, antisettiche e sedative. A livello topico l’olio essenziale viene considerato utile contro i dolori articolari e le contratture muscolari. Le foglie vengono largamente usate per insapidire varie pietanze ed entrano come componente di varie ricette. Specie impiegata in omeopatia come calmante, antispasmodico e ipotensivo. Coltivata; osservata casuale nelle ghiaie della golena del Brenta a Grantorto.

Olmaria comune Filipendula ulmaria (L.) Maxim.   Rosaceae                                                                                                     Alla specie vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, diuretiche e antispasmodiche. Tradizionalmente questa è ritenuta utile usata dei dolori articolari, e nei casi febbri. Nella medicina popolare veniva usata per curare la cellulite e l’obesità ma mancano, rispetto a queste applicazioni, conferme sperimentali della sua efficacia terapeutica. Specie esclusiva dell’Alta Padovana, zona dove cresce lungo le sponde delle rogge con acque fresche di risorgiva.

Piantaggine barbatella Plantago coronopus L.   Plantaginaceae

Alle foglie della piantaggine barbatella vengono attribuite proprietà depurative e digestive. Quelle della rosetta basale e carnose, si usano nelle insalate crude. Vengono consumate anche cotte nelle frittate, nei ripieni per le torte salate, nelle zuppe e nelle minestre. Entità esclusiva del bordo lagunare e delle zone adiacenti a Codevigo.

 

Ravastrello Cakile maritima Scop.   Brassicaceae

Al ravastrello vengono attribuite proprietà aperitive, digestive, carminative e diuretiche. Questo un tempo veniva utilizzata come antiscorbuto. Le foglie possono essere usate nelle insalate o lessate e saltate in padella. I semi sono adatti a  preparare salse aromatiche. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo.

 

Romice scudato Rumex scutatus L.   Polygonaceae

Al romice scutato vengono ascritti principi lassativi e rinfrescanti. Le foglie sono commestibili. Specie presente molto rara, per fluitazione, esclusivamente negli accumuli ghiaiosi incoerenti della golena del Brenta nell’alta pianura padovana.

 

Salicornia Salicornia procumbens Sm. sin: Salicornia Veneta Pign & Lausi   Amaranthaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà antiscorbutiche e depurative. Il succo, data la forte concentrazione di iodio viene ritenuto attivo contro l’ipotiroidismo. È una buona pianta commestibile che può essere consumata cruda e cotta. Può essere utilizzata per condire la pasta e i risotti. Specie comune, a Codevigo, nei bordi lagunari soggetti a marea. Presente anche nei contigui suoli salsi di bonifica. Specie simile: Salicornia perennans Willd. subsp. perennans

 

Salsola soda, roscano Salsola soda L.   Amaranthaceae

Nella medicina popolare l’infuso delle foglie di roscano era impiegato nei casi di calcolosi renale.
Le foglie ed i fusti molto giovani vengono largamente usati in cucina sia cotti che crudi. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone salse di bonifica adiacenti, a Codevigo.

 

Sedano Apium graveolens L.   Apiaceae

La pianta di sedano è tonico-energetica con bassissimo contenuto calorico, adatto alle diete dimagranti. Le vengono attribuite proprietà diuretiche, regolatrici della pressione sanguigna, emmenagoghe, carminative, antireumatiche, digestive e vulnerarie. Specie largamente coltivata e ampiamente usata in cucina. Nel Padovano è stata osservata inselvatichita solo a Grantorto e a Codevigo, lungo le sponde di fossati in mezzo ai coltivi. Nelle bassure salse delle zone lagunari è stata vista varie volte nel Rodigino e nel Veneziano.

 

Suaeda marittima Suaeda maritima (L.) Dumort.   Amaranthaceae

Alla suaeda marittima vengono attribuite proprietà antiossidanti ed epatoprotettive. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone salse di bonifica adiacenti, a Codevigo.

 

Verbasco sinuoso Verbascum sinuatum L.   Scrophulariaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà diuretiche, bechiche ed espettoranti. Nella medicina popolare questa veniva usata come antiemorroidario, antiasmatico e antigottoso. Specie esclusiva delle zone vicine al bordo lagunare ma rara nel Padovano; comune, invece, nella fascia costiera rodigina e Veneziana.

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Rassegna Bibliografica sulle piante medicinali e Alimurgiche

Pur proponendo solo una piccolissima parte di quello che propone la pubblicistica e rimanendo, volutamente, soprattutto nell’ambito di pubblicazioni in italiano, abbiamo cercato di offrire al lettore una panoramica di opere, fitoterapiche, alimurgiche ed etnobotaniche, anche storiche, tale, si spera, di incuriosire chi, come noi, è un semplice interessato, ma altresì atta a i fornire stimoli a chi vuole iniziare ad approfondire con attenzione gli aspetti della medicina legati all’utilizzo delle piante. Alcuni dei libri segnalati propongono cure mediche non accettate dalla medicina ufficiale. Ci è parso utile, tuttavia, indicarli per offrire l’opportunità a chi accede al nostro sito di farsi un’idea complessiva degli orientamenti oggi in auge per quanto riguarda l’uso delle piante nella cura delle malattie. Ogni opera indicata, pertanto, ha il significato di una semplice segnalazione e in NESSUN caso esprimiamo condivisione di contenuti.

venzale Coriaria myrtifolia L.   Coriariaceae

La specie è tossica e non ha particolari indicazioni fitoterapiche. Trova impiego come rimedio omeopatico. Presente inselvatichita in una stazione puntiforme lungo la strada Arquà-Monte Fasolo.

 

*Sorbo ciavardello Sorbus torminalis (L.) Crantz.   Rosaceae

Nella medicina popolare il sorbo ciavardello era usato contro la colite e la dissenteria. Attualmente gli vengono attribuite proprietà astringenti. I frutti sono commestibili e vengono impiegati per preparare un’acquavite aromatica e profumata. Possono anche essere utilizzati per fare sciroppi e marmellate. Specie comune nei boschi in collina; solitamente, però, a causa della ceduazione, presente con individui di piccola taglia e quindi poco fruttiferi.

 

*Sorbo domestico Sorbus domestica L.   Rosaceae

I frutti del sorbo domestico sono indicati come astringenti intestinali, rinfrescanti e antinfiammatori. Quando sono ben maturi si usano per fare marmellate, sidro e liquori. I gemmoderivati vengono utilizzati come tonici della parete venosa nella cura delle varici. Specie a lenta crescita, frequente nei boschi caldi dei rilievi del Distretto, ma a causa della ceduazione, raramente presente con individui di grande taglia. Non cresce sugli Euganei, contrariamente a quanto apparso in letteratura in passato, il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.), una specie facilmente confondibile con il sorbo domestico quando questo si presenta allo stato vegetativo o privo di frutti.

 

Sorbo montano Sorbus aria (L.) Crantz. subsp. aria   Rosaceae

Il sorbo montano, secondo vari autori, ha proprietà astringenti e antinfiammatorie intestinali. I frutti sono adatti a fare marmellate e bevande fermentate. Specie rara, presente nei boschi soprattutto sul M. Venda.

 

Sparviere a ombrella Hieracium umbellatum L.   Asteraceae

Lo sparviere a ombrella non incontra particolari indicazioni in fitoterapia. Trova utilizzo come rimedio omeopatico.

Frequente ai margini dei boschi termo-mesofili e nei cespuglieti termofili in tutta l’area dei rilievi.

 

Spergularia comune Spergularia rubra (L.) C. Presl.   Caryophyllaceae

Alla specie vengono ascritte proprietà diuretiche e anticalcolose. Alcuni autori indicano gli infusi come calmanti dei dolori legati all’urinazione. A livello topico la spergularia comune è ritenuta efficace sul viso, contro le macchie della pelle. Si ritiene che abbia proprietà antifungine. Molto rara sui rilievi, presente in zone dirupate, con limitata pedogenesi (M. della Madonna, M. Rua) e prive di cotica erbosa.

 

Speronella consolida, fiorcappuccio Delphinium consolida L. subsp. consolida   Ranunculaceae 

In passato la speronella consolida era usata in fitoterapia per la cura di varie patologie in quanto ritenuta in possesso di virtù diuretiche, vulnerarie, depurative ed eupeptiche. Attualmente, per l’alta tossicità dei principi attivi, il suo uso in fitoterapia è stato quasi abbandonato. Non deve essere fatto alcun utilizzo dei derivati di speronella per automedicazione. Specie usata in omeopatia. Presente nei campi di cereali ma in regresso a causa dei diserbi. Specie tossiche affini: Delphinium fissum Waldst. & kit. subsp. fissum, Delphinium ajacis Schur.

 

Speronalla peregrina Delphinium peregrinum L.   Ranunculaceae

La speronalla peregrina non trova particolari indicazioni in fitoterapia. Specie TOSSICA. Trova impiego esclusivamente in omeopatia. Non rara su calcare nei prati aridi e nei campi di cereali del settore meridionale dei Colli. Da non cogliere in quanto i Colli Euganei sono uno dei pochi luoghi in cui è presente in Italia.

 

Spina di Cristo Paliurus spina-christi Mill.   Rhamnaceae

La spina di Cristo viene considerata diuretica, antilitiasica vescicale, depurativa e ipoglicemizzante. Viene impiegata come rimedio omeopatico. Localmente comune nella boscaglia termofila in collina.

 

Stellina comune Asperula cynanchica L.   Rubiaceae

I derivati della stellina comune vengono ritenuti efficaci nella cura delle tonsilliti, delle prostatiti, nell’angina pectoris e nell’ipotensione arteriosa. Specie comune, localmente, nei prati aridi o ai bordi della boscaglia termofila sui rilievi.

 

Stellina odorosa Galium odoratum (L.) Scop.   Rubiaceae

Alla rubiacea vengono attribuite proprietà antispasmodiche, analgesiche, toniche, antisettiche, diuretiche e colagoghe. Specie usata in omeopatia. Rara e localizzata in alcuni boschi freschi dei rilievi più elevati.

 

Stramonio Datura stramonium L. subsp. stramonium   Solanaceae

Alla solanacea vengono ascritte proprietà antidrotiche (arrestano o diminuiscono la sudorazione), allucinogene e sedative. È specie TOSSICA e può provocare gravi avvelenamenti, anche mortali, quindi assolutamente da non usare in automedicazione. Viene impiegata in omeopatia nel trattamento degli stati nevrotici. Frequente negli incolti e nei campi a riposo estivo.

 

Stramonio metello Datura innoxia Mill.   Solanaceae

La specie, secondo vari autori, possiede proprietà anticolinergiche (capaci di curare l’incontinenza urinaria). È altamente TOSSICA, da non usare in automedicazione. Viene usata in omeopatia nella cura delle afflizioni al sistema nervoso . Coltivata, presente casualmente negli incolti.

 

Stregona annuale Stachys annua L. (L.) subsp. annua   Lamiaceae

Alla stregona annuale vengono attribuite proprietà antipiretiche, vulnerarie, toniche e mucolitiche. Specie infestante i campi di cereali, soprattutto nella parte meridionale dei Colli; rara negli stessi ambienti in pianura.

 

Stregona comune Stachys officinalis (L.) Trevis.   Lamiaceae

Le foglie e i fiori della stregona comune trovano ampie indicazioni fitoterapiche per le loro proprietà vulnerarie, amarotoniche, stomachiche e stimolanti dell’apparato gastroenterico. Questi vengono considerati efficaci anche come espettoranti, emmenagoghi e febbrifughi. Specie usata in omeopatia nella cura di varie afflizioni, in particolare quelle del sistema nervoso. Frequente in collina ai margini dei boschi termo-mesofili.

 

Stregona dei boschi Stachys sylvatica L.   Lamiaceae

Alla stregona dei boschi vengono ascritte proprietà diuretiche, emmenagoghe, sedative e antispasmodiche. Specie frequente sui rilievi, nelle siepi e nei caspuglieti; rara nelle siepi in pianura.

 

Stregona germanica Stachys germanica L. s.l.   Lamiaceae

La lamiacea, in passato, trovava impiego come antibatterico, antivirale e disinfettante. Le proprietà antisettiche sembrano oggi confermate. Specie rara e localizzata in una cava a Bastia. A forte rischio di estinzione sugli Euganei, necessita di urgenti interventi di protezione.

 

Stregona gialla Stachys recta L. subsp. recta   Lamiaceae

Alla stregona gialla vari autori attribuiscono proprietà stomachiche, espettoranti, emmenagoghe, febbrifughe e vulnerarie. Entità frequente nei prati aridi e ai margini di boscaglie termofile sui rilievi.

 

Stregona palustre Stachys palustris L.   Lamiaceae

La stregona palustre, nella medicina popolare, trovava impiego nella regolazione delle funzioni uterine, nella cura dolori articolari e della gotta e come antisettico. Sembrano oggi confermate proprietà emmenagoghe, diuretiche e antisettiche. Specie usata in omeopatia. Comunissima nelle sponde di fossi e dei canali alla base dei Colli.

 

Stregonia montana Sideritis montana L.   Lamiaceae

Secondo indagini compiute da studiosi turchi, gli estratti di stregonia montana hanno proprietà antibatteriche. Specie usata in omeopatia. Frequente nei prati aridi della zona meridionale dei Colli.

 

Succiamele prataiola Orobanche lutea Baumg.   Orobancaceae

All’orobancacea vengono attribuiti principi ipotensivi. Specie molto rara; parassita di fabacee sui rilievi.

 

Tamerici Tamarix gallica L.   Tamaricaceae

La specie possiede proprietà, antianemiche, diaforetiche e astringenti. Viene usata in omeopatia. I gemmoderivati vengono ritenuti utili contro varie malattie di origine virale e le sindromi emorragiche. I tamerici crescono rarissimi in alcune zone argillose alla base nord-orientale dei rilievi; sono, invece, frequenti al margine della Laguna a Codevigo.

 

*Tamaro Dioscorea communis (L.) Caddik & Wilkin   Dioscoreaceae

Il tamaro, in particolare nella radice, contiene principi emetici, purgativi, emolitici e risolventi. Le varie parti, a eccezione dei giovani germogli, contengono principi tossici che possono provocare gravi avvelenamenti. In particolare sono velenose mortali le bacche. Specie da non usare in alcun modo per automedicazione. In omeopatia viene indicata nella cura di numerose affezioni, tra cui quelle dell’apparato digerente e quelle dell’apparato genitale femminile. Comune nei cespuglieti e ai margini delle boscaglie termofile sui rilievi, ma rara in pianura. I giovani getti vengono consumati cotti in vari modi. Un tempo, tra i bambini del Distretto era in uso assaggiare i germogli di tamaro crudi.

 

Tanaceto Tanacetum vulgare L.   Asteraceae

All’asteracea vengono attribuite proprietà amarotoniche, digestive, antielmintiche, astringenti, anticefalgiche, febbrifughe e vulnerarie. Specie contenente principi TOSSICI e quindi da non usare in automedicazione. In omeopatia, associata al tabacco e al luppolo, trova impiego nella cura della ritenzione urinaria. Sporadica ma, localmente, diffusa lungo i sentieri boschivi e negli incolti erbosi. L’infuso di tanaceto si usa per combattere gli acari.

 

*Tarassaco comune Taraxacum sect. Taraxacum; Taraxacum sect. Ruderalia H.Øllg. & Štěpánek   Asteraceae

Le piante del genere Taraxacum hanno proprietà toniche, stomachiche, diuretiche, epatobiliari, antiemorroidarie, lassative e anticatarrali. Da esse si ricavano farmaci omeopatici indicati per le affezioni a carico dell’apparato digerente. Sono notissime erbe alimentari, usate ovunque. Nel Distretto, vengono impiegate come componenti delle erbe da lessare e saltare in padella; talvolta quando sono molto giovani vengono messe anche nelle insalate miste. Con i capolini si prepara il cosiddetto “miele di tarassaco”. Entità comunissime nei luoghi erbosi, negli incolti e nelle chiarie boschive. Taxa affini: Taraxacum sect. Erythrosperma (H. Limbd.) Dahlt., Taraxacum sect. Palustria (H. Limbd.) Dahlt. Si tratta verosimilmente di Taraxacum tenuifolium (Hoppe & Hornsch.) W.D.J. Coch, un’entità a forte rischio di estinzione nel Distretto Euganeo e da non cogliere assolutamente.

 

Tasso Taxus baccata L.   Taxaceae

Il tasso secondo vari autori, possiede proprietà vermifughe, antispasmodiche, espettoranti e antireumatiche. L’intera pianta, però, a parte la polpa che circonda i semi, è VELENOSA, in particolare i semi e la radice. Gli avvelenamenti provocati dai semi sono LETALI. La morte avviene per paralisi cardiocircolatoria e sono rarissimi i casi di sopravvivenza. L’uso di derivati di tasso è assolutamente da evitare in fitoterapia. Specie impiegata come rimedio omeopatico. Coltivata come pianta ornamentale in tutto il Distretto; inselvatichita, localmente, nei boschi sui rilievi e nei parchi in pianura.

 

Terebinto Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus   Anacardiaceae

La trementina di chio, un composto che si ricava dalla corteccia ha proprietà balsamiche, astringenti, antisettiche urinarie, emostatiche ed espettoranti. Viene usata come rimedio omeopatico. Il terebinto è frequente nella boscaglia termofila nella zona meridionale dei Colli.

 

Toccamano Sherardia arvensis L.   Rubiaceae

Nella medicina popolare il toccamano veniva usato come epatoprotettivo e per la cura dell’idropisia. Attualmente non trova impieghi in fitoterapia. Comunissimo nei luoghi erbosi. Dalle radici si estrae un colorante rosso.

 

Tiglio selvatico Tilia cordata Mill.   Malvaceae

Al tiglio selvatico vengono attribuite proprietà diaforetiche, calmanti, sedative, antispasmodiche, vasodilatatrici, astringenti, anticatarrali, antireumatiche, emollienti, bechiche e antisettiche del cavo orofaringeo. Specie impiegata come rimedio omeopatico utilizzato nella cura dell’insonnia, nel trattamento degli stati di stress e ansia, e come diuretico. Poco frequente nei boschi freschi alle quote più alte in collina.

 

Tiglio nostano Tilia platyphyllos Scop. subsp. platyphyllos   Malvaceae

Il tiglio nostrano, analogamente a T. cordata, trova impiego come antispasmodico, antireumatico, espettorante, calmante e sedativo. Viene usato per trattare la tachicardia, i dolori articolari, le congestioni bronchiali, gli stati ansiosi e l’insonnia. A livello topico, per le sue proprietà emollienti, trova impiego nella cura degli arrossamenti della pelle e le infiammazioni degli occhi. Come rimedio omeopatico viene utilizzato contro l’insonnia, nel trattamento degli stati di stress e ansia e come diuretico. Poco frequente nei boschi mesofili in collina. All’interno di popolazioni miste di T. cordata e T. platyphyllos, talvolta, si può osservare il tiglio ibrido Tilia x vulgaris Hayne. Nei parchi e lungo i viali viene frequentemente coltivato, insieme ai suoi ibridi, Tilia americana L., essenza dalle proprietà analoghe a quelle delle due specie autoctone sopra elencate.

 

Timo, serpillo: timo goniotrico Thymus pulegiodes L. s.l.; timo di Innsbruck Thymus oenipontanus H. Braun   Lamiaceae

Alle numerose specie appartenenti al gruppo del serpillo (nome generico dato a questo gruppo di piante nei trattati erboristici) vengono attribuite proprietà antisettiche del tessuto cutaneo. I preparati per uso interno sono considerati stimolanti, digestivi, vermifughi e diuretici. Vengono reputati attivi anche sull’apparato respiratorio con funzioni mucolitiche e antisettiche. Le foglie possono essere utilizzate per dare aroma a varie pietanze. Le specie del gruppo di T. serpillum si usano per preparare farmaci omeopatici. T. pulegiodes e T. oenipontanus sono piante entrambe comuni in collina; la prima si può osservare anche nei tratti aridi degli argini erbosi dei corsi d’acqua in pianura.

 

*Topinambur Helianthus tuberosus L.   Asteraceae

Al topinambur vengono attribuite proprietà galattogene, stomachiche, toniche, colagoghe e diuretiche. Questo viene, anche considerato efficace per attenuare i disturbi provocati dall’insufficienza cardiaca. I tuberi, di ottimo sapore, sono considerati ipoglicemizzanti e quindi attivi come coadiuvanti nella cura del diabete. Specie usata in omeopatia. Inselvatichita con frequenza negli incolti.

 

Tragoselino comune Pimpinella saxifraga L.   Apiaceae

All’apiacea vengono attribuite proprietà diuretiche, astringenti, espettoranti, digestive, antinfiammatorie, antispastiche e antisettiche del cavo orofaringeo. Specie usata in omeopatia. Frequente nei prati soleggiati sui rilievi e lungo argini erbosi in pianura.

 

Tragoselino maggiore Pimpimella major (L.) Huds.   Apiaceae

Il tragoselino maggiore trova indicazione come digestivo, diuretico, antinfiammatorio, espettorante e disinfettante del cavo orofaringeo. L’olio essenziale, estratto dalle radici, viene impiegato come aromatizzante di liquori e caramelle. Specie frequente lungo le sponde erbose dei fossi.

 

Tribolo Tribulus terrestris L.   Zygophyllaceae

Il tribolo è considerato medicinale per le sue proprietà stimolanti e antiossidanti. Viene presentato come un poderoso stimolatore delle prestazioni sessuali maschili. Trova impiego in omeopatia. Raro, presente in zone con suolo ricco in scheletro (Ferrovia BO-PD) alla base dei rilievi. Comune lungo il litorale veneto.

 

Trifoglio arvense Trifolium arvense L.   Fabaceae

Il trifoglio arvense trovava impiego in fitoterapia in quanto gli venivano attribuite proprietà astringenti e diuretiche. Attualmente viene poco utilizzato. Trova impiego come rimedio omeopatico. Non infrequente sui rilievi, lungo i margini boschivi luminosi, su suolo vulcanico.

 

Trifoglino legnoso Lotus dorycnium L.   Fabaceae

Al trifoglino legnoso vengono attribuite proprietà antibatteriche, sedative, antispasmodiche e antinfiammatorie. Specie frequente soprattutto nei prati aridi e ai margini di boscaglie termofile sui rilievi; molto rara in pianura.

 

Trifoglio rosso Trifolium pratense L. subsp. pratense   Fabaceae

Il trifoglio rosso, secondo studi recenti, è un potente fitoestrogeno naturale che arreca forti benefici alle donne in menopausa. Gli vengono attribuite proprietà bechiche, espettoranti, diuretiche, vulnerarie e antispasmodiche. Sembra essere efficace anche nel combattere l’ipertrofia prostatica e l’invecchiamento della pelle e delle mucose. Trova utilizzo nelle cure omeopatiche. La pianta può essere messa nelle insalate crude e nelle minestre. Sugli Euganei le specie appartenenti al genere Trifolium sono numerose.

 

Trifoglio bianco, trifoglio ladino Trifolium repens L. subsp. repens   Fabaceae

Il trifoglio bianco ha proprietà analoghe a quelle del trifoglio rosso: bechiche, espettoranti, diuretiche, vulnerarie e antispasmodiche. Viene usato in omeopatia. Comune nei prati umidi e negli alvei dei collettori campestri.

 

Trifoglio rosseggiante Trifolium rubens L.   Fabaceae

Al trifoglio rosseggiante vengono attribuite proprietà espettoranti, digestive, astringenti, antinfiammatorie del cavo orofaringeo e della pelle. I preparati sembrano efficaci contro la raucedine. Specie frequente sui rilievi, ai margini dei boschi termofili, su silice.

 

Trifoglio sotterraneo Trifolium subterraneum L.   Fabaceae

Nella pratica delle medicina popolare la specie, in passato, veniva applicata alle piccole ustioni della pelle per calmare il dolore. Comune nelle zone dirupate, ai margini della boscaglia termofila, nelle colline sopra Battaglia; rara sul M. Venda.

 

Trombetta dei morti Craterellus cornucopioides L.   Cantharellaceae

Alla trombetta dei morti vengono attribuite proprietà diuretiche. La specie è un buon fungo commestibile. Poco frequente sui rilievi.

 

Tuja  Thuja orientalis  L., sin. Platycladus orientalis   Cupressaceae

Alle specie del genere Thuja vengono attribuite proprietà curative delle malattie dela pelle, dell’emicrania e degli stati ansiosi. I gemmoderivati di T. orientalis vengono indicati come emostatici. Un farmaco omeopatico a base di tuja viene impiegato nella cura dell’Alzheimer. Specie coltivata e, casualmente, inselvatichita su muri.

 

Tulipano dei campi Tulipa sylvestris L.   Liliaceae

Il tulipano dei campi ha proprietà emetiche. Ingerit, oltre al vomito, provoca anche la diarrea. Da non usare in alcun caso per automedicazione. Specie rara, localizzata in poche stazioni puntiformi sui rilievi; da proteggere in quanto nel Distretto rischia l’estinzione.

 

Tussilagine Tussilago farfara L.   Asteraceae

La tussilagine ha proprietà espettoranti, astringenti e lenitive. A livello topico, per le sue proprietà dermopurificanti, viene usata contro le dermatiti, le erisipele, gli eczemi e i foruncoli. Secondo studi recenti contiene principi epatotossici e, di conseguenza, i suoi preparati sono considerati inidonei a essere ingeriti. Viene usata in omeopatia. Frequente, soprattutto su suolo argilloso, negli incolti erbosi umidi.

 

Valeriana Valeriana officinalis L., Valeriana wallrothii Kreyer.    Caprifoliaceae

La radice di valeriana ha proprietà sedative, calmanti e ipnotiche. È utile nei casi di insonnia, ansia e stress. In passato le venivano attribuite proprietà emmenagoghe, diuretiche e antisettiche del cavo orofaringeo, ma questi effetti non vengono confermati nella moderna farmacopea. Specie usata in omeopatia e in aromaterapia. Presente nei luoghi umidi, soprattutto in pianura; sembra essere più frequente, però, l’affine: Valeriana wallrothii Kreyer.

 

Valeriana rossa Centranthus ruber (L.) DC. subsp. ruber   Caprifoliaceae

La valeriana rossa sembra possedere proprietà sedative, blandamente ipnotiche, spasmolitiche intestinali e antispasmodiche. Viene usata in omeopatia. Rara, presente in zone rupestri sui rilievi e su muri in pianura.

 

Veccia dolce Vicia sativa L. s.l.   Fabaceae

La veccia dolce trova indicazione come antiedematoso. Nel Distretto è presente in tre diverse sottospecie nei luoghi erbosi. Tra queste è comune V. sativa subsp. nigra (L.) Ehrh..

 

Vecciarini Securigera varia (L.) Lassen   Fabaceae

La fabacea ha proprietà cardiotoniche ma contiene principi tossici e il suo uso è stato abbandonato. Frequente nei luoghi erbosi e ai margini dei boschi.

 

Vedovelle annuali Jasione montana L.   Campanulaceae

Nella medicina popolare le vedovelle annuali venivano ritenute espettoranti, digestive, astringenti e vulnerarie. Mancano, però, riscontri effettivi sulle loro proprietà terapeutiche. Specie poco frequente, esclusiva di zone silicee con scarsa pedogenesi, prive di cotica erbosa, ricche in scheletro, sui rilievi.

 

Vedovelle dei prati Globularia bisnagarica L.   Plantaginaceae

Alle vedovelle dei prati vengono riconosciute proprietà stimolanti simili a quelle del tè. Assunte in dosi eccessive, però, queste possono risultare TOSSICHE. Specie frequente, localmente, in collina su prati aridi insediati in zone calcaree con scarsa pedogenesi.

 

Vedovina selvatica Scabiosa triandra L.   Dipsacaceae

La vedovina selvatica viene indicata come sedativa degli spasmi bronchiali e stimolatrice della secrezione di saliva. Comune nei luoghi erbosi soleggiati o aridi.

 

Ventaglina dei campi Aphanes arvensis L.   Rosaceae

La ventaglia dei campi trova indicazione fitoterapica in quanto le vengono ascritte proprietà rinfrescanti, astringenti, diuretiche, lenitive ed emollienti delle vie urinarie. Specie comune nei luoghi erbosi magri soggetti a frequenti sfalci.

 

Verbasco a candelabro Verbascum pulverulentum Vill.   Scrophulariaceae

Al verbasco a candelabro vengono attribuite proprietà diaforetiche, lenitive, diuretiche, antispasmodiche, antinfiammatorie, astringenti, antiossidanti, bechiche ed espettoranti. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente ingeriti. Specie poco frequente, presente negli incolti e nei cespuglieti termofili nella zona meridionale dei rilievi.

 

Verbasco barbastio Verbascum phlomoides L.   Scrophulariaceae

Al verbasco barbastio  vengono attribuite proprietà antispasmodiche, astringenti, diuretiche, antiossidanti, diaforetiche, lenitive, bechiche ed espettoranti. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente ingeriti. Specie comune negli incolti e ai margini delle vie.

 

Verbasco polline Verbascum blattaria L.   Scrophulariaceae

Al verbasco polline vengono attribuite proprietà sedative, emollienti e mucolitiche. Specie frequente negli incolti con suolo umido.

 

Verbasco tasso barbasso Verbascum thapsus L. subsp. thapsus   Scrophulariaceae

Secondo numerosi autori il tasso barbasso svolge un’azione diuretica, astringente, espettorante, lenitiva, antinfiammatoria e rilassante. I fiori possono essere usati per preparare lozioni schiarenti dei capelli. I semi sono TOSSICI e non vanno assolutamente usati. Specie usata in omeopatia come antinevralgico ed espettorante. Poco frequente negli incolti. Altre specie presenti nel Distretto: Verbascum blattaria L., Verbascum lychnitis L., Verbascum phoeniceum L., Verbascum chaixii Vill., Verbascum alpinum Turra. Tutte le entità euganee appartenenti al genere Verbascum sembrano esplicare, in varia misura, i medesimi effetti curativi.

 

Verbena Verbena officinalis L.   Verbenaceae

Alla verbena vengono attribuite proprietà antispasmodiche, sedative, digestive, carminative, antisettiche, antinfiammatorie, febbrifughe, galattofore, coleretiche e blandamente toniche. La specie è uno dei “Fiori di Bach”, ritenuta attiva negli stati emotivi. Viene usata in aromaterapia e in omeopatia come antireumatico e antidolorifico. Comune negli incolti e nei coltivi.

 

Verga d’oro Solidago virgaurea L. s.l.   Asteraceae

Secondo vari autori l’asteracea possiede proprietà diuretiche, amare, detersive, astringenti e vulnerarie. Viene usata come rimedio omeopatico contro le affezioni delle vie urinarie e altri disturbi. Specie frequente ai margini dei boschi in collina.

 

Verga d’oro maggiore Solidago gigantea Aiton s.l.   Asteraceae

Alla verga d’oro maggiore vengono attribuite proprietà catartiche, diuretiche e febbrifughe. Specie rara nel Distretto, presente lungo qualche corso d’acqua alla base dei rilievi, ma largamente infestante e invasiva in varie parti della Pianura Veneta.

 

Veronica acquatica Veronica anagallis-aquatica L. subsp. anagallis-aquatica; Veronica catenata Pennell. Plantaginaceae

Alla veronica acquatica vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, antinocicettive, epatoprotettive, coleretiche, cardioprotettive, ipoglicemizzanti, antiossidanti, lassative, antispasmodiche, antiscorbutiche. A livello topico, in passato, questa trovava applicazione contro le scottature e le piaghe della pelle. Le foglie delle giovani rosette basali e la parte più tenera degli apici non ancora fioriti del caule si possono consumare nelle insalate miste. Entità frequente nei fossi e nei tratti terminali dei rii collinari.

 

Veronica a foglie d’edera Veronica hederifolia L. subsp. hederifolia   Plantaginaceae

La veronica con foglie d’edera trovava applicazione nella medicina popolare in quanto le venivano attribuiti principi diaforetici, astringenti emollienti e diuretici. Viene detta efficace contro lo scorbuto. Comunissima ovunque: siepi, boschi, incolti, luoghi erbosi.

 

Veronica beccabunga Veronica beccabunga L.   Plantaginaceae

Alla veronica beccabunga vengono ascritte proprietà digestive, rinfrescanti, vitaminiche, aperitive, toniche, espettoranti e antispasmodiche. Le foglie giovani, dal sapore piccante, possono essere messe nelle insalate miste. Specie usata in omeopatia. Frequente nei tratti terminali dei rii che scendono dai Colli e nei corsi d’acqua in pianura.

 

Veronica comune Veronica chamaedrys L. subsp. chamaedrys   Plantaginaceae

La pianta fiorita di veronica comune è considerata efficace in fitoterapia in quanto le vengono attribuite proprietà emollienti, stomachiche, astringenti e diuretiche. Entità comune nei luoghi erbosi. Specie simile: Veronica teucrium L.

 

Veronica officinale, the svizzero Veronica officinalis L.   Plantaginaceae

La veronica officinale incontra varie applicazioni fitoterapeutiche in quanto le vengono attribuite proprietà depurative, eupeptiche, digestive, antireumatiche, diuretiche, antimicrobiche, antiossidanti, antiasmatiche e fluidificanti del catarro bronchiale. È indicata come collutorio orofaringeo e nelle infiammazioni degli occhi. Viene usata in omeopatia nella cura delle affezioni dell’apparato respiratorio e degli eczemi. Frequente ai margini dei boschi freschi su suolo acido in collina. Specie simile: Veronica serpyllifolia L. subsp. serpyllifolia.

 

Veronica comune Veronica persica Poir.   Plantaginaceae

Alla veronica comune vengono attribuite proprietà amaro-aperitive, digestive, diaforetiche, toniche, espettoranti, antireumatiche e antigottose. Specie comunissima negli incolti erbosi, negli incolti e nei coltivi. Specie simili: Veronica arvensis L., Veronica polita Fr., Veronica triphyllos L.

 

Veronica lucida Veronica polita Fr.   Plantaginaceae

La veronica lucida non trova particolari applicazioni in fitoterapia. Le foglie hanno un sapore dolciastro e sono ritenute commestibili. Specie comune nei coltivi, sui muri e, in generale, sui suoli disturbati.

 

Vilucchio Convolvulus arvensis L.   Convolvulaceae

Al vilucchio vengono attribuite proprietà lassative, antisettiche dell’epidermide, antipiretiche, colagoghe e toniche della digestione. Specie usata in omeopatia. Comunissima nei luoghi erbosi, negli incolti e nei coltivi.

 

Vilucchione Calystegia sepium L. subsp. sepium   Convolvulaceae

Le foglie e le radici del vilucchione sono considerate coleretiche e lassative. Specie comune, soprattutto lungo le sponde alberate e nei canneti.

 

Vilucchio bicchierino Convolvulus cantabrica L.   Convolvulaceae.

Il vilucchio bicchierino viene indicata in fitoterapico per le sue proprietà lassative. Frequente sui rilievi, ai margini dei boschi termofili e nei prati aridi.

 

Vincetossico Vincetoxicum hirundinaria Medik. subsp. hirundinaria   Apocynaceae

Il vincetossico nella medicina popolare, in passato, trovava impiego per le sue proprietà diuretiche, diaforetiche depurative e sudorifere. Con i suoi derivati si curavano gli edemi di origine cardiaca e renale. Specie TOSSICA che può provocare crampi, vomito, salivazione abbondante, diarrea, paralisi cardiaca e morte. Da non usare, in alcun caso, per uso interno in fitoterapia. A livello topico viene detto efficace come vulnerario. Trova impiego come rimedio omeopatico nella cura dell’ipertensione. Comune ai margini dei boschi termo-mesofili e nei cespuglieti soleggiati sui rilievi; rara in pianura.

 

Viola bianca Viola alba Besser s.l.,   Violaceae

Alla viola bianca vengono attribuite proprietà emollienti, diuretiche, bechiche ed espettoranti. Specie comune in collina ai margini dei boschi mesofili e nelle siepi; meno frequente nelle siepi e nelle sponde alberate in pianura.

 

Viola montana Viola canina L. subsp. ruppii (All.) Schübl. & G. Martens   Violaceae

Alla viola montana vengono attribuite proprietà antitussive e mucolitiche. Entità poco frequente ai margini chiari e dirupati di boschi mesofili sui rilievi.

 

Viola irta Viola hirta L..   Violaceae

Alla viola irta vengono attribuite proprietà diuretiche e antinfiammatorie. Specie poco frequente in frammenti di prato, ai margini di boschi chiari, sui rilievi (M. Mottolone-M. Ventolone, M. Venda-M. Baiamonte).

 

Viola mammola Viola odorata L.   Violaceae

Alla viola mammola vengono attribuite proprietà calmanti, antinfiammatorie, disintossicanti, lassative, espettoranti, bechiche e astringenti. Le radici vengono indicate per gli effetti emetici. Lo sciroppo di violette sembra esplicare buoni esiti antitussivi e anticatarrali. I fiori possono essere aggiunti alle insalate miste o usati per fare sciroppi o canditi. Specie usata in omeopatia per la cura dei dolori reumatici e dell’artrosi. Comune nei luoghi erbosi e nelle siepi. Specie simile: Viola suavis M. Bieb. s.l.

 

Viola matronale Hesperis matronalis L.   Brassicaceae

Alla viola matronale (che nulla ha a che fare con le viole), da alcuni autori, vengono attribuite proprietà stimolanti, antiscorbutiche e diuretiche. Specie usata in omeopatia. Negli Euganei è stata osservata una sola volta in zona Pianzio a Galzignano, sicuramente accidentale. È presente nelle vicine colline di Montegalda.

 

Viola di Rivinus Viola riviniana Rhb. Violaceae

Alla viola di Rivinus vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Specie frequente nei margini luminosi dei boschi mesofili in collina.

 

Viola silvestre Viola reichenbachiana Jord. ex Bureau   Violaceae

Alla viola silvestre vengono attribuite proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Specie comune nei boschi freschi in collina; poco frequente nelle siepi e nei parchi storici in pianura.

 

Viola tricolore, pansè Viola tricolor L. subsp. saxatilis (F.W. Schmidt) Jan; Viola tricolor L. subsp. tricolor   Violaceae

I fiori pansè sono noti in fitoterapia come diuretici, depurativi, espettoranti ed emollienti. I loro derivati, applicati a livello topico, sembrano avere un’azione attenuante sulle foruncolosi. I pansè vengono utilizzati in omeopatia. La prima sottospecie è diffusa, localmente, in zone sassose o rupestri soleggiate, mentre è presente in tutto il Distretto, ma sempre sinantropica, la seconda.

 

Viola dei campi Viola arvensis  Murray   Violaceae

La viola dei campi è nota in fitoterapia per le sue proprietà emollienti, espettoranti, bechiche e depurative. Specie frequente, localmente, sui rilievi nei campi, in particolare in quelli adibiti a colture annuali; rara in pianura.

 

Violaciocca gialla Erysimum cheiri (L.) Crantz   Brassicaceae

Ai semi della violaciocca gialla sono attribuite proprietà cardiotoniche. Il loro uso prolungato può arrecare danni rilevanti al sistema nervoso, quindi non vanno assolutamente impiegati in automedicazione. La specie trova uso in omeopatia nella cura delle infiammazioni del cavo orale. Coltivata a scopo ornamentale. Accidentale su muri.

 

Violaciocca rossa Matthiola incana (L.) R.Br. subsp. incana   Brassicaceae

Alla violaciocca rossa vengono attribuite proprietà cardiotoniche ed emollienti. Specie coltivata per ornamento. Accidentale su muri e muretti a secco.

 

Viperina comune Onosma echioides (L.) L. s.l.   Boraginaaceae

Alla viperina comune, in passato, venivano attribuite vari effetti curativi, tra cui astringenti e antiemorragici, ma nessuno di questi è stato confermato dalla ricerca sperimentale. Dalla radice si ricava un colorante rosso per i tessuti. Specie presente sporadica nei cespuglieti termofili, su suolo sedimentario, nella zona meridionale dei rilievi.

 

*Visciolo Prunus cerasus L.   Rosaceae

I frutti (visciole o marasche) e i peduncoli del visciolo sono considerati depurativi, diuretici, disintossicanti, lassativi e capaci di combattere l’eccesso di colesterolo. Secondo alcuni studi contengono delle sostanze che conciliano il sonno. Vengono usati per preparare marmellate, sciroppi e un liquore detto maraschino. Specie usata in omeopatia. Coltivata e ampiamente inselvatichita, nelle siepi e nei coltivi, localmente, sui rilievi. Presente sporadica anche in pianura.

 

*Vite comune, vite europea Vitis vinifera L. subsp. vinifera   Vitaceae

La vite europea, secondo numerosi autori, ha proprietà capillotrope, cardioprotettive, drenanti, vasoprotettrici, antispasmodiche e antiossidanti. Viene abitualmente indicata nella cura dell’insufficienza venosa. Trova uso in gemmoterapia e in omeopatia. È uno dei “Fiori di Bach”. La specie è ampiamente coltivata in numerose varietà e solo casualmente si trova inselvatichita presso i luoghi di coltura o all’interno di cespuglieti insediati su vigneti abbandonati. Non va mai colta nei vigneti in quanto trattata con fitofarmaci che possono provocare gravi avvelenamenti. Lungo i fossi sono frequentemente spontaneizzate (spesso confuse con la vite europea) viti di origine americana, entità che vengono ovunque usate come pertainnesti delle varietà della vite europea, in particolare: Vitis riparia Scheele e Vitis rupestris Michx.. Si tratta, però, soprattutto di individui di origine ibrida, in particolare Vitis berlandieri x riparia e, più raramente, Vitis riparia x rupestris. Coltivata per l’uva fragola e molto raramente inselvatichita si trova un’altra vite americana: Vitis labrusca L.

 

Vite del Canada Parthenocyssus quinquefolia (L.) Planch.   Vitaceae

Alla vite del Canada vengono ascritte proprietà lassative e diuretiche. La specie trova impiego in omeopatia. A livello topico si utilizza contro le eruzioni cutanee. Frequentemente inselvatichita e in espansione negli incolti, nelle siepi e ai margini di boschi degradati.

 

Viticcini autunnali Spiranthes spiralis (L.) Chevall. Orchidaceae

La piccola orchidea non trova impiego in fitoterapia. Viene usata come rimedio omeopatico. Rara nei prati aridi della zona meridionale dei Colli. Come le altre orchidacee è specie protetta e non va assolutamente raccolta.

 

Vulneraria Anthyllis vulneraria L. subsp. carpatica (Pant.) Nyman   Fabaceae

La vulneraria, secondo vari autori, possiede proprietà astringenti, depurative e diuretiche. È ritenuta efficace come cicatrizzante delle ferite. Viene utilizzata come farmaco omeopatico in ambito oncologico. Frequente sui rilievi, nei prati aridi, ai margini di boschi termofili e nei cespuglieti soleggiati.

 

Jucca Yucca filamentosa L.   Agavaceae

La specie trova uso in fitoterapia in quanto le vengono attribuite numerose proprietà tra cui funzioni anticolesterolemiche, antinfiammatorie e antibatteriche. Sembra efficace nel trattamento delle forfora e dell’alopecia. Viene usata in omeopatia. Inselvatichita, a partire da piante coltivate, sul M. Ricco. Specie affine: Yucca gloriosa L.

 

Jucca Yucca gloriosa L.   Agavaceae

Alla Jucca vengono attribuite proprietà colagoghe, coleretiche e antinfiammatorie della cute. Specie coltivata per ornamento e raramente inselvatichita negli incolti.

 

Zafferanastro Sternbergia lutea (L.) Ker Gawl. ex Spreng.   Amaryllidaceae

Lo zafferanastro è una specie tossica e non trova impiego in fitoterapia. Viene usata come rimedio omeopatico. Presente, rara, qua e là nei luoghi erbosi, ma copiosissima sulla Collina di S. Elena a Battaglia.

 

Zigolo comune Cyperus longus L.   Cyperaceae

Allo zigolo comune vengono attribuite proprietà rinfrescanti. Specie diffusa nei fossi, nelle scoline campestri e ai bordi degli stagni in pianura.

 

Zigolo dolce Cyperus esculentus L.   Cyperaceae

Ai tuberi dello zigolo dolce vengono attribuite proprietà digestive, diuretiche ed emmenaghe. Questi vengono usati per preparare la famosa bevanda spagnola detta horchata de chufa. Specie molto rara nel Distretto Euganeo ma comunissima lungo i grandi fiumi del basso Veneto e in varie altre aree.

 

Zigolo infestante, erba pepa Cyperus rotundus L.   Cyperaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà antifebbrili, antinfiammatorie, toniche, diuretiche, stimolanti e carminative. Osservata poche volte in pianura quale avventizia effimera.

 

Zucca Cucurbita maxima Duchesne; Cucurbita moschata Duchesne ex Poir.   Cucurbitaceae

Alle zucche vengono attribuite proprietà antidiabetiche, antinfiammatorie, diuretiche (vengono considerate utili nella cura della ipertrofia prostatica benigna), lassative, antiossidanti ed emollienti della pelle. Le zucche vengono largamente coltivate in numerose varietà e si osservano accidentalmente inselvatichite, in particolare, in aree spondicole e golenali.

 

Specie officinali e alimurgiche del Padovano non presenti nel Distretto Euganeo

Ambretta comune Knautia arvensis (L.) Coulter   Dipsacaceae

All’ambretta comune vengono attribuite proprietà astringenti, diuretiche e depurative. Specie usata come rimedio omeopatico . Frequente lungo gli argini del Brenta, dell’Adige e di alcuni corsi d’acqua minori.

Asparago marittimo Asparagus maritimus Mill.   Asparagaceae

L’asparago marittimo ha le stesse proprietà del comune asparago. In cucina, però, rivela un sapore un po’ più amaro . Entità esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo, ma non rara in zona.

 

Assenzio di campo  Artemisia campestris L. subsp. campestris  .Asteraceae

Nella a medicina popolare all’assenzio di campo venivano attribuite proprietà stomachiche, colagoghe, emmenagoghe, abortive, antisettiche, toniche e oftalmiche. Specie comune sui terrazzi alluvionali del Brenta.

 

Assenziolo marittimo Artemisia caerulescens L.   Asteraceae

Si suppone che, analogamente alle altre entità appartenenti al genere Artemisia, l’assenziolo marittimo abbia proprietà toniche, stimolanti, colagoghe ed eupeptiche. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo, ma non rara in zona.

 

Astro marino Tripolium pannonicum (Jacq) Dobrocz s.l.   Asteraceae

All’astro marino vengono attribuite proprietà mucolitiche, toniche e astringenti. Specie diffusa nella barena del tratto lagunare padovano a Codevigo.

 

Atriplice portulacoide Halimione portulacoides (L.) Aellen   Amaranthaceae.

All’atriplice portulacoide non vengono attribuite particolari proprietà medicinali. Le foglie giovani sono considerate commestibili. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone adiacenti, a Codevigo.

 

Balsamina dell’Himalaia Impatiens glandulifera Royle   Balsaminaceae

La balasmina dell’Himalaia viene considerata attiva come calmante negli stati di frenesia, impazienza, stress e ansia. È uno dei “Fiori di Bach”. Esclusiva delle zone golenali alberate del Brenta nel tratto dell’alta pianura.

 

Billeri amaro  Cardamine amara L. s.l.   Brassicaceae

Al billeri amaro vengono attribuite proprietà diuretiche, antianemiche, antiscorbutiche, espettoranti e depurative. Sembra che, in passato, questa sia stata utilizzata come coadiuvante nella cura del diabete. Le foglie giovani, simili a quelle del crescione d’acqua, ma un po’ amare, si possono utilizzare nelle insalate crude. Tritate si possono impiegare per preparare salse piccanti. Specie esclusiva delle sponde delle rogge con acqua sorgiva dell’Alta Padovana.

 

Cardo giallastro Cirsium oleraceum (L.) Scop

Nella medicina popolare il cardo giallastro veniva usato per fare bagni lenitivi dei dolori reumatici. Non raro lungo le rogge con acqua sorgiva nell’Alta Padovana.

 

Cerfoglio dei prati Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. subsp. sylvestris   Apiaceae

Al cerfoglio dei prati vengono attribuite proprietà toniche. Specie rarissima nel Padovano, osservata lungo un fosso a Torreselle, nel parco di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta e lungo un fosso a Conche.

 

Cresta di gallo minore Rhinanthus minor L.   Orobancaceae.

La specie sembra possedere proprietà oftalmiche. Esclusiva dell’argine dell’Adige, soprattutto nel tratto tra Castelbaldo e Piacenza d’Adige, dove si osserva copiosissima. Lungo l’Adige è presente anche l’affine Rhinantus alectorolophus (Scop. ) Pollich, mentre lungo il Brenta è diffuso Rhinanthus freynii  (Sterneck) Fiori.

 

Enula bacicci Limbarda crithmoides (L.) Dumort.   Asteraceae

L’asteracea contiene vari oli essenziali ma non trova particolari indicazioni in fitoterapia se non per blande proprietà diuretiche. Le foglie giovani, pur essendo un po’ amare, sono ritenute commestibili. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari e dei canaletti salsi vicini.

 

Finocchio marino, erba di S. Pietro Crithmum maritimum L.   Apiaceae

L’erba si S. Pietro è ritenuta stomachica, depurativa, diuretica e carminativa. I germogli e le foglie tenere sono commestibili. Specie usata in omeopatia. Nel Padovano si osserva, localizzata, lungo gli argini della Valle Morosina a Codevigo.

Kiwi Actinidia deliciosa (A. Chev.) C.F. Liang & A.R. Ferguson   Actinidiaceae                                                                            Ai frutti del Kiwi, ricchi di vitamina C, vengono attribuite varie proprietà benefiche, in particolare lassative e antiossidanti. La specie viene largamente coltivata. Inselvatichita è stata osservata sui murazzi del Canale Naviglio presso La Specola a Padova.

Maggiorana Origanum majorana L.   Lamiaceae                                                                                                                                   La maggiorana, secondo vari autori, ha proprietà rilassanti, diuretiche, analgesiche, carminative, antinfiammatorie, antiossidanti, digestive, espettoranti, antispasmodiche, antisettiche e sedative. A livello topico l’olio essenziale viene considerato utile contro i dolori articolari e le contratture muscolari. Le foglie vengono largamente usate per insapidire varie pietanze ed entrano come componente di varie ricette. Specie impiegata in omeopatia come calmante, antispasmodico e ipotensivo. Coltivata; osservata casuale nelle ghiaie della golena del Brenta a Grantorto.

Olmaria comune Filipendula ulmaria (L.) Maxim.   Rosaceae                                                                                                     Alla specie vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, diuretiche e antispasmodiche. Tradizionalmente questa è ritenuta utile usata dei dolori articolari, e nei casi febbri. Nella medicina popolare veniva usata per curare la cellulite e l’obesità ma mancano, rispetto a queste applicazioni, conferme sperimentali della sua efficacia terapeutica. Specie esclusiva dell’Alta Padovana, zona dove cresce lungo le sponde delle rogge con acque fresche di risorgiva.

Piantaggine barbatella Plantago coronopus L.   Plantaginaceae

Alle foglie della piantaggine barbatella vengono attribuite proprietà depurative e digestive. Quelle della rosetta basale e carnose, si usano nelle insalate crude. Vengono consumate anche cotte nelle frittate, nei ripieni per le torte salate, nelle zuppe e nelle minestre. Entità esclusiva del bordo lagunare e delle zone adiacenti a Codevigo.

 

Ravastrello Cakile maritima Scop.   Brassicaceae

Al ravastrello vengono attribuite proprietà aperitive, digestive, carminative e diuretiche. Questo un tempo veniva utilizzata come antiscorbuto. Le foglie possono essere usate nelle insalate o lessate e saltate in padella. I semi sono adatti a  preparare salse aromatiche. Specie esclusiva del bordo delle valli lagunari a Codevigo.

 

Romice scudato Rumex scutatus L.   Polygonaceae

Al romice scutato vengono ascritti principi lassativi e rinfrescanti. Le foglie sono commestibili. Specie presente molto rara, per fluitazione, esclusivamente negli accumuli ghiaiosi incoerenti della golena del Brenta nell’alta pianura padovana.

 

Salicornia Salicornia procumbens Sm. sin: Salicornia Veneta Pign & Lausi   Amaranthaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà antiscorbutiche e depurative. Il succo, data la forte concentrazione di iodio viene ritenuto attivo contro l’ipotiroidismo. È una buona pianta commestibile che può essere consumata cruda e cotta. Può essere utilizzata per condire la pasta e i risotti. Specie comune, a Codevigo, nei bordi lagunari soggetti a marea. Presente anche nei contigui suoli salsi di bonifica. Specie simile: Salicornia perennans Willd. subsp. perennans

 

Salsola soda, roscano Salsola soda L.   Amaranthaceae

Nella medicina popolare l’infuso delle foglie di roscano era impiegato nei casi di calcolosi renale.
Le foglie ed i fusti molto giovani vengono largamente usati in cucina sia cotti che crudi. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone salse di bonifica adiacenti, a Codevigo.

 

Sedano Apium graveolens L.   Apiaceae

La pianta di sedano è tonico-energetica con bassissimo contenuto calorico, adatto alle diete dimagranti. Le vengono attribuite proprietà diuretiche, regolatrici della pressione sanguigna, emmenagoghe, carminative, antireumatiche, digestive e vulnerarie. Specie largamente coltivata e ampiamente usata in cucina. Nel Padovano è stata osservata inselvatichita solo a Grantorto e a Codevigo, lungo le sponde di fossati in mezzo ai coltivi. Nelle bassure salse delle zone lagunari è stata vista varie volte nel Rodigino e nel Veneziano.

 

Suaeda marittima Suaeda maritima (L.) Dumort.   Amaranthaceae

Alla suaeda marittima vengono attribuite proprietà antiossidanti ed epatoprotettive. Specie esclusiva del bordo lagunare e delle zone salse di bonifica adiacenti, a Codevigo.

 

Verbasco sinuoso Verbascum sinuatum L.   Scrophulariaceae

Alla specie vengono attribuite proprietà diuretiche, bechiche ed espettoranti. Nella medicina popolare questa veniva usata come antiemorroidario, antiasmatico e antigottoso. Specie esclusiva delle zone vicine al bordo lagunare ma rara nel Padovano; comune, invece, nella fascia costiera rodigina e Veneziana.

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Rassegna Bibliografica sulle piante medicinali e Alimurgiche

Pur proponendo solo una piccolissima parte di quello che propone la pubblicistica e rimanendo, volutamente, soprattutto nell’ambito di pubblicazioni in italiano, abbiamo cercato di offrire al lettore una panoramica di opere, fitoterapiche, alimurgiche ed etnobotaniche, anche storiche, tale, si spera, di incuriosire chi, come noi, è un semplice interessato, ma altresì atta a i fornire stimoli a chi vuole iniziare ad approfondire con attenzione gli aspetti della medicina legati all’utilizzo delle piante. Alcuni dei libri segnalati propongono cure mediche non accettate dalla medicina ufficiale. Ci è parso utile, tuttavia, indicarli per offrire l’opportunità a chi accede al nostro sito di farsi un’idea complessiva degli orientamenti oggi in auge per quanto riguarda l’uso delle piante nella cura delle malattie. Ogni opera indicata, pertanto, ha il significato di una semplice segnalazione e in NESSUN caso esprimiamo condivisione di contenuti.

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